Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XII - n. 14 - 31 luglio 1906

388 RIVISTA POPOLARE l'operaio che lavora a forfait, non impedisce che i probi-viri intendano per cottimista l' imprenditore di cui nella legge al l'art. 7 e diano a questo individuo i bendizi che la leggevo. leva riservati all'operaio, e lo esonerino dei gravami che la legge imponeva agli imprenditori. Il Colajanni derime tutte le difficoltà con la proposta di tabelle fisse di salari nei soli rispetti dell' assicu_razione. Là proposta è di una praticità grandissima. Ma, quando mai s'è potuto fare una cosa pratica dal nostro legislatore o dalla nostra burocrazia ? Per ora è forse la via più spiccia quella di sot • toporre alla Corte di Cassazione _ il problema di definire i I cottimista , muovendo ricorso contro una sentenza dei probiviri, e chiedendo alla Cassazione di riconoscere nel cottimista, quando non t'.: operaio che lavori da solo a fo1Jait la figura dell' imprenditore di cui all'art. 7 della legge. A me pare che per le ragioni addotte dal Colajanni non possa essere dubbio il rc;sponso ddla Cassazione e che venga riconosciuto che non è salario, ma profìtto, nd senso specifico di questo termine, il guadagno che viene fatto da chi occupa quale cottir~ista a sua dipendenza altri lavoratori , sia che diriga il lavoro , sia ~he lo abbia procurato e a se medesimo e a loro, sia che egli anticipi la mercede rispetto all'epoca in cui la pagherebbe I' impresario principale, sia che assuma su di sè il rischio derivante dalle variazioni nel prezzo del prodotto del lavoro, sia che lesini sul guadagno degli operai e guadagni una semplice dif ferenza. Il saiario e la retribuzione del lavoro che viene compiuto dall'operaio con la propria forza muscolare, laddove il profitto è la retribuzione che sa procurarsi chi combina e dirige fattori di produzione , cioè, nella specie, lavoratori. (Giornale degli eco11omisti, maggio). + R. Murl"i: 11 programma socialisca alla camera francese. - Mentre non si sa ancora se il Vaticano permetterà alla Chiesa francese di fare l'esperimento leale della nuova legge di separazione e il partito monarchico chiede, per i suoi fini, la resistenza ad oltranza, il governo e la maggioranza ai quali ha arriso così liberale la vittoria nelle ultime elezioni non sembrano preoccuparsi molto dell' incognita; e le prime sedute della nuova camera son state occupate in gran parte da una vivace disputa Jaurés- Clemenceau sul programma massimo e minimo socialista e sui doveri di un governo radicale-socialista. L' occasioni.! è buona pe, guardare m viso quest' idea socialista, illustrata da uno dei più eloquenti parlamentari <lei partito. E, per la brevità, ci contenttremo di stabilire alcune pro posizioni, com..: per tìssare i limiti della questione td i criti::rii per risolverla. 1 •0 La critica della società presente, per quanto acuta e radicale, 11011 giustifica di per se svia il principio colletti1,ista dell' aboli:r_io11deella proprietà privata, se non si include nella critica una teoria /i/oso.fica e sociologica la quale permetta di fare delle previ:;ioni, stabilendo una certa legge di successione dei fenomenti di classe, giuridici, politici. Una di tali teorie è la marxistica; ma il Jaurés in tutta la esposizione del suo pensiero, uon ha fatto appello al marxismo : egli appella anzi continuamente a quelle idealità astratte di giustizia, di progresso, <li uguaglianza che tanti continuano a<l usare anche dopo aver gettata tanta ombra e tanta confusione sul loro valore e significato fiiosofico; idealità che valsero a Jaurés il rimprovero de' suoi compagni materialisti. 2. Le trasformar_ioni economiche elle vanno avJJenendo nella società contemporanea 11011 giustificano la pre11isione della prossima o remota sparir ione della proprietà p, iv:ita. Ciù è stato largamente provato, da Bernstt:in e da altri, nelle polemiche sulla cris; dd marxismo. li capitale non si accumula, ma tende anzi a distribuirsi. Le medie fortune aumentano in proporzione maggiore delle grandi. Alcune frazioni de! salariato salgono ai vantaggi della piccola proprietà terriera o industrialè. [I risparmio aumenta e con esso aumenta il capitale indu striale azionario, ripartito fra un numero più o meno grande di persone. Gli stati aumentano rapidamente il loro demanio e i municipii adottano semrre più volentieri alcune forme di so..:ializzazione della proprietà, per speciali moti vi di interesse: pubblico , diminuendo così i! campo di azione della speculazi'one capitalistica e facendo riAuire sul pubblico in forma Ji diminuzione di imt1oste, il reJJito di certe aziencle industriali. Contro certe forme.! di monopolio e di accumulazione capita listica resiste c<l insorgt: la stl.!ssa società borghest: , vale a dire insorge la stessa proprietà privata, che ha così in sè me-- desima un freno agli eccessi. L' on. Jaurés non ha infatti cr~- duto opportuno per la sua tesi far l' analisi dei mutamenti nella distribuzione delle ricchezze in l· rancia; essa gli avrebbe forse dato risultati assai poco favorevoli. 3· l prog,·essi 11el contratto e nelle ore di lavoro, nella tutela dei lavoratori, nell' -organir.r.arione sindacale, nella legisla 1ione sociale sono doi1uti ad u11aJor 1a ideale elle è nella società modenta ed alla quale tutte le classi ~guaimente soggiacciono, alla tendeura verso una più elevata giusti 1ia umana, verso la rivendica 1ione effettiva della di gnità e della libertà umana in ogni uomo. Sarebbe lungo qui dire a quali mutamenti di cultura e di costume sia dovuto questo elevarsi del senso di giustizia e di solidarietà; esso è un fatto psicologico così normale come la diminuzione dell' analfabetismo o del malandrinaggio; poichè va di pari passo col diffondersi delle _idee astratte, con I' al - l'allargarsi, per ciascun individuo, del campo delle sue esperienze , confuse nell' esperienza sociaie, con la crescente fa.. cilità di comunicazioni e di trasporti. La società ci fa più sociali. Il contenuto ideale e spirituale delle nostre coscienze aumenta, per ciascuno di noi, quasi automaticamente. Di qui i numerosi progressi ai quali abbiamo sopra accennato. Essi sono dovuti solo in piccola parte al socialismo o meglio, sono dovuti a causa d'ordine più generale, delle quali il socialismo stesso è solo la manifestazione prima e più notevole. Solo così si spiega come, finchè il socialismo, è stato e continua ad essere , nella sua efficacia pratico, uno sforzo per rimuo - vece certi inconvenienti e vizii sociali che moltissimi sentono, e del collettivismo non si parla che in via teorica e come d' una lontana probabilità, esso ha ed :i vrù il voto di n11me rosi elettori i quali lo abbandonerebbero il giorno in cui fosse nettamente posto il problema della proprietà privata. 4. 0 Il co/lettii,is1110, 1 nel senso stretto della parola, ri111a11e l' ideale del solo proletariat<1 i11d11striale, e 11011 di tutto. Il proletariato agricolo non è mai e in nessun luogo collettivista, Per esso I' ideale rimane pur sempre la coltivazion~ di una terra pro11ria, in antitesi alla presente coltivazione delle: terre altrui. Per quanto si voglia e debba fare una larga, anzi larghissima parti:! ali 'associazione della piccola proprietà rurale, si può stabilire con certel.Za che la comunità agraria e lo sfruttamento della terra per conto di una collettività qualsiasi non può rientrare nei nostri costumi; che anzi l'associazione varrà ad alloatanarci a passi più grandi da quel!' ideale uto pico. f socialisti stessi lo confossano , pure tra incertezze e contraddizioni. Di fronte ai lavoratori della terra, essiaprono come ha fatto lo stesso Jaurés, una falla rovinosa nel loro programma. Anche i piccoli medi ceti artigiani e corn,nc:rciali non sono collettivisti: il loro ideale è ancora l'azienda privata e la pro prietà privata. E , dentro certi limiti t: per certe categorie di merci, essi lottano con vantaggio contro la grande industria e il grande commercio. Si intende poi da s~ che al collettivismo sia profondamente contraria tutta la borghesia indu-

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