RIVISTA POPOLARE 345 p~·ivata! Perchè, d_i fr?nte a certe verita qui crèvent !es yeux, d~ceva lo Zola! e inutile qu~lun_que dimostrazione: chi nega o è- ~1eco,. o, pegg~o ancora, _fati _cieco. In Sardegna, lo sanno tutti 1 sardi e molti non sardi , s1 fanno perfino le atagioni teatrali a base di politica I Figurarsi se in questi ultimi torbidi è mai possibile che la politica dormisse! Carte in tavola. A parte l'opinione mia, che non piace al signor Cao, come spiega egli i giudizì del Tacchini (Con·iere della Sera) e dal Lucatelli (Secolo) i 9ualì affamano concordemente che alle sang~inose sommosse solio tutt'altro che estranee le questioni politiche cd, ammi11i$ll"ative'! Come spiega che l'avvocato Ferdinando Fara, sardo e dimorante in Sard.:gna, abbia pubblicamente dichia:-ato al sullodato corrispondente del Corriere della Sera che chi escludeva le ragioni politiche e amministrative, o non aveva capi!o nulla dei moti, o non conosceva uomini e cose, o a 11evainteresse a dire il contrario? Come spiega fmalmente che l'on. Valeri nella sua intervista con La Vita abbia potuto dire testualmente che « le barbatiehe devastazioni dipesero dalla ignoranza in cul dalle classi dirigenti sono tenuti i lavoratori, da dissidi nelle classi dù·igenti per l' ammirlistra 1ione comunale e anche dalla sobilla- -rione di pochi abilmente qt1anto criminosamente fatta sulle masse ignorantissime? e che nell'intc!rno deH'isola, poi, e nei piccoli centri specialmente, le classi dirigenti hanno quasi tutta la responsabilità dei tragici fatti? » Sì noti che l'on. Valeri è di parte popòlare, di quella appunto che secondo il Cao, ha fatto investigazioni e studi amorevoli sulle cause dei moti ! E quando tutto ciò non bastasse, a provare e he i disordini furono per lo meno in egual mist11a provocati dal fattore eco• nomico e dalla bramosia ardente di sbalzar avversari dai loro stalli, basta leggere le tiritere del signor Cao sul consiglio Comunale e Provinciale di Cagliari (rimpicciolenti una questione d' indole generale e complessa che riguarda tutta l'isola alle meschine proporzioni delle lotte etettorali di una città' ove lamenta l'assenza di un qualunque partito d'opposizione. Fatto dice i1 Cao, che ad onta (< dell'atonia completa e deplorevole della vita pubblica, della profonda indifferenza generale per le dottrine politico sociali , della desolante unanimità dei detentori delle cariche pubbliche ecc., ecc:, ecc. >> avrebbe determinato il piccolo 89 cagliaritano, per quanto il Cao martelli,- e pour causel-sul tasto falso delle folle anonime delle fulle acefale dei moti spontanei e così via. Di politi..:a , dunque , se n' è fatta, se ne fa e se ne farà ancora , e non ci sarebbe da dolersene troppo se non fosse cattiva politica. Di questo io mi dolevo nell' articolo precedente nel quale chiedevo, non restrizioni o accomodamenti nella propaganda (come vorrebbe far credere il Cao) ma ordine, ml!todo, serietà e sincerità. Favorisca rileggere il mio avversario: << Dirozziamola , levighiamola questa grezza anima sarda prima di volervi incidere sopra una qualunque parola che sintentizzi un principio , un ideale politico o un simbolo di dottrina nuova, per mo~o che il lavoro ne riesca più agevole e sicuro e non si esasperino i caltivl istinti volendo sviluppare le buone qualità, e non si facciano dei violenti volendo fare degli uomini coscienti ». Queste le preziosità teoretiche, le restrizioni retrive che mi fecero collocare dal mio Minosse un gradino al di sotto di Pobiednoseff ! s' accomodi pure il signor Cao; io non protesto. Mi difende il buon senso dei lettori. Ciò che piuttosto non gli lasceremo passare è quella sua 11 rispettosa sorpresa » verso l' On Colajanni per aver la Rivista pubblicato un concetto così imrnoderno e irra1ionale come il mio I Adagio I qui la presunziont va a braccetto con la quasi completa ignoranza del fermo preciso indirizzo della J<ivista .... che il signor Cao ,w~z legge: perchè s' egli la leggesse saprebbe che l' On. Calajanni, col suo solito imperturbabile coraggio, disse sulla sua Sicilia verità ben più scottanti di quelle da me dette sulla Sardegna; saprebbe che per l'ultimo sciopero generale la Rivista abbe franche, coraggiose parole di biasimo reciso proprio per quella che il signor Cao chiama a1ione educatica. Ma e' è di più ! Il signor Cao asserisce in principio del suo scritto eh' egli ha letto il mio articolo sulla Rivista .... mentre invece lo ha letto in una scorretta riproduzione del1' Epoca di Sassad /' I brani eh' egli cita, portanti gli stessi svarioni regalatimi dal giornale sassarese stanno là ad attestarlo ! (questo è un rifarsi ad usura della mia inesattezza sui tram elettrici!!) E dopo ciò, io domando, su che cosa si fonda la rispettosa sorpresa del sig. Cao a proposito della condotta della Rivista che egli non legge? Glielo dirò io : sul falso concetto che un periodico , solo perchè di parte popolare non debba mai dire d v~rità che al popolo, o a certi sedicenti educatori del popolo, 1spacciano· . Per fortun~ I' on. Colajanni è ancora uno dei pochissimi che intendano seriamente come vada esplicata sulle masse l'azione edu_c~ti~a; e però la sua Rivista è campo aperto a tutte le venta sinceramente sentite e coraggiosamente dette. Quanto -~~la mia_ opini~ne'. qualificata d_al sig. Cao un equivoco permc_wso, gli potr~1 dire che sono m ottima compagnia (lo doma~d1 a! nostt"o Dtrettore) ma a qual pro? Egli non mutereb_b~ d_ avv1so p~r questo, ed è naturale , perchè siamo in cond1z10n1 troppo d1vt::rse di osservazione e di serenità : il signor Cao partecipò ai tumulti, dirige un giornale in Sardegna, ed ~ nella vita pubblica (dunque un pochino parte in causa); 10 non partecipai a tumulti, non dirigo giornali in Sardegna, e non sono nella vita pubblica. Roma, Luglio 1906. CARLO DE ANGELlS Ed ora una mia parola. Pubblicai la lettera del De Angelis perchè ad un collaboratore che_ fi~ma las~io tu~ta la libertà e tutta la responsabilità, la pubblicai perche se direttamente mi è ignota la psicologia della Sarde~na, so che essa si rassomiglia moltissimo a quella del mezzogtorno e della Sicilia e mi pareva, da quello che è avvenuto altrove dovesse essere quella indicata dal De Angelis la ?7nesi ..dei moti s~rdi; _la pubblicai perchè, salvo piccole mo dal1ta, c10 che scrisse il De Angelis corrispondeva a quello e~' era stato detto in vari giornali di colore diverso. [n ultimo m1 preme dichiarare che ho interrogato molti Sardi, che conoscono ed ~ma~o I~ loro isola, sull'articolo, che ha provocato la non mutile risposta del Cao, e tranne un solo, tutti la lodarono. Quel solo, che stimo molto, gli rimproverai la facile generalizzazione; ma egli non tenne conto che specificando si ~orr_e il pe~icolo di buscarsi un anno di galera •.. ! Dissi non mutile la risposta del Cao, perchè mi pare rispondente al vero la descrizione di un lato della mentalità del popolo sardo. N. C. Spetrirnentalismo soeiale Sperequazioni regionali straniere nella distribuzione delle· ricchezze Il Parlamento it11.lit:i,nonelle ultime sedute di Giugno e Luglio 1906 ha approvato il disegno di legge presentato dal ministero Sonnino e che venne fatto proprio dal minii::itero Giolitti. Molti s' illudono sulla portata della legge votata e l'on. Generale Dal Verme rilevandone i non pochi difetti nella Camera dei Deputati ebbe a dichiarare che egli ciò non ostante l' avrebbe approvato nella speranza che non si sarebbe parlato più in Italia di N01·d e di Sud. L'indomani l' on. Colajanni tentò disingannarlo facendogli presente che tra le due grandi d:visioni dell' Italia sarebbe rimasta ancora stridente per molti decenni il contrasto nelle condizioni dernogr~fiche , intellettuali , morali ed economiche tra il Settentrione ed il Mezzogiorno d'Italia e che ad attennarlo -- non mai ad eliminarlo completamente - occorreva ancora tutta la buona volontà dei politici italiani, che avrebbero fatto lor prò degli studi ch'era necessario continuare. E questa è la dolorosa verità. Da questa constatazione coloro che non hanno un concetto adeguato della profondità delle differenze tra. le varie regioni , che compongono lo Stato italiano possono trarne argomento per uno sconforto, che intrinsecamente considerato , sarebbe irragionevole. Invece potrebbesi guardare al problema con maggiore serenità rifiettendo che le sperequazioni regionali non sono un malanno della sola Italia, ma. che il problema
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