354 RIVISTA POPOLARE devota le grandi braccia consolatrici. Ma, dicevo, tra il punto di partenza e quello di arrivo è molto diversa la via : questo Stefano Baldi questo mediocre poeta megalomane, è tutt'altro tipo dal protagonista di Hauptmann : è più tronfio e meno ingenuo, più duro e meno giusto, pm vuoto è meno simpatico; invece la moglie, Teresa, è più bellina e più carina di Catarinetta , e , nella sua deficienza intellettuale e sociale, molto meno scipita di lei, molto meno tale da giustificare il contegno altezzoso e quasi sprezzante del marito ; infine la intrusa , la conquistatrice, non è qui la donna colta, la laureata, I' intellettuale, che conquista quasi senza volerlo e senza saperlo, tutta I' anima dello scienziato tedesco: è una avventuriera qua - lunque, una principessa equivoca, una maliarda inverniciata di spiritualità da salotto, scintillante di signorilità superficiale, e nulla più : sicchè meglio giova ad accentuare la decisa inferiorità del protagonista italiano in confronto al tedesco : inferiorità, intendiamoci bene, non artistica, non estetica, ma og gettiva, psicologica ; artisticamente, anzi, il dramma nostrano è forse superiore al forestiero , e non· ha altro torto , al mio occhio, se non di venir dopo; superiore, perchè più vivo, più caldo, più agitato, più rapido; e perchè, anche, c'è dentro un quarto e nuovo e originalissimo personaggio, quello del factotum di Stefano , il povero Valentino , così poco bello e così tanto buono, così cosciente della propria miseria, e così ricco, invece, di penetrazione , di criterio e di finezza ... ; e perchè infine, mentre il dramma tedesco lascia insoddisfatti e perplessi, e non dà alcuna soluzione, nemmeno approssimativa, al problema che impianta, qm:sto, per quanto a tristissima fine, anzi appunto per ciò, conduce il lettore o lo spettatore a qnesta conclusione precisa: che, grandi o piccini che si sia, illustri od oscuri, forti o deboli, nulla al mondo vale più dell'amore d'una donnina buona e cara, sia essa una letterata o un'analfabeta, sia una duchessa od una sartina, abbia pratica del gran mondo o si regoli solo secondo il buon criterio della sua natura gen tile : questa « piccola fonte , di felicità è la sola che dà acqua pura , fresca , sana e perenne; le altre, magari monumentali, dell' arte, della politica, della scienza o della finanza, rallegrano la vista, riempono per un momento la pupilla di fantasmi otgogliosi, ... ma non levan la sete. * << Le leggende sono quasi voci lontane che ci chiamano, ci dicono di fermarci e di ascoltarle: parlano in tono così sem · plice ed infantile, che appena si può scernere se siano dette 0 cantate , ma il loro fascino è irresistibile. Esse mostrano che il cuore dell'uomo t sempre umano, che anche nei petti ruvidi e selvaggi vi sono aneliti al bene .... » Con questa felice epigrafe del Longfellow s'apre fL LIIIRODELLRLEGGENDE,di Aristide Manassero ( Roma , Casa Editrice Nazionale), che ne compren<le infatti sette quella greca di Callimaco , secon - do la quale il grande artista , per essere nata sulla fossa della sua amatissima Assiotea una pianta di acanto, ne aveva ormai talmente impressi nella retina gli eleganti frastagli, che guardando una sera I' Acropoli gli parve che tutti i capitelli, i fregi, gli acroteri ne fossero vivifìcati e fioriti, onde l'idea nuova e geniale del più bello ed agile stile corintio ; poi , la leggenda medievale del Trovatore di Blaye, che ancora una volta ci narra I' amore di Jauffrè Rude! e di Melisenda contessa di Tripoli, la quale poi qui ci appare mtenta a ricamare I' arazzo con le geste del suo bello e infelice signore , nella bianca cella del chiostro, in vista della tomba di lui, presente così in ogni istante ad ogni suo atto; poi, ancora, la leggenda orientale del Dotce Veleno, dell'inebbriante vino greco che il sultano innovatore Abd- Ullah lbn-Auf fa venire segretamente, in barba ai divieti del Corano, al suo serraglio, e che compie anche il miracolo, per un tentato suicidio d'una sua odalisca nnamorata e gelosa che lo beve credendolo tossico , di convenirlo alla monogamia; e la leggenda fiorentina di Piccarda Donati, che, condotta suo malgrado dal chiostro pt:nsoso al1' alcova nuziale da Rosellin della Tosa, ottiene dal cielo il ~riste miracolo di coprirsi tutta , prima di notte , d' orribile lebbra, e di spirare disfatta e ripugnante, ma immacolata, fra i gridi di disperazione dello sposo innamoratissimo invano ; e la leggenda tedesca dt:l Diavolo di Paganini , consistente nel rimorso che lo rodeva dentro, d'avere uccisa, in un momento di gelosia feroce, un' amante infedele ; e la leggenda benedittina che si svolge in Santa Scolastica di Subiaco, nel chiostro meraviglioso, lungo la verde valle dell 'Aniene, su per la sdradicciola sassosa , giù per il labirinto bujo del Santo Speco, tra gli ardori profani ed i baci peccaminosi di due amanti che l'imparano cammin facendo dall' umile guida , inconsapevole del singolare commento; ed infine La leggenda delle Leggende, con la quale il giovane indiano Maidwa con'clude che << prima si muterà l'immutabile legge che governa l'universo, prima in cielo non tremoleranno più stelle, e nelle fonde acque marine non vivranno più sguammosi pesci, prima si muterà la vicenda delle stagioni , che fra gli uomini , figli della terra, scompajano i sogni, le illusioni, le chimère ». La Ditta Paravia di Torino ristampa la prima parte, quella medievale , già uscita nel 1902 , del DrsEGNO SToRrco DELL'ARTE ITALIANAdi Giulio Urbini, aggiungendovi ora anche -la seconda, che comprende tutto il glorioso periodo del Rinascimento, cioè i due grandi secoli XV0 e XVl 0 : sicchè non ci resta che da aspettare e desiderare ed augurar prossima I' edi - zione definitiva, che includa pure la terza ed ultima parte, che immagino in preparazione, quella sui secoli XVH0 , XVIII0 e XIX0 , i quali, men celebrati e magnificati nella loro produzione artistica, pure, per la loro più immediata vicinanza cronologica e psicologica al tempo nostro, riescono a noi più viva. mente intere~santi in ogni particolare del:a loro storia. Ho detto << aspettare, desiderare, augurare n, perchè infatti, quando questo manuale sarà compiuto , sarà certamente uno dei migliori, se non il migliore senz'altro, fra i suoi congeneri italiani compilati recentemente ad uso delle scuole medie e della cultura comune: perchè rappresenterà, come già rappre - senta nelle due parti che ho qui sott'occhio, così nitidamente stampate e illustrate d' eccellenti fototipie, il frutto di un lavoro non meno sapiente che paziente, fatto sintetico e geniale dopo lunga ed erudita preparazione analitica , non solo sui libri e sugli esemplari classici , ma pure sulle riviste e sulle pubblicazioni odierne; e, sopratutto, perchè invece di perdersi in minuzie e in quisquilie, in aridi elenchi d' artisti mediocri e d' opere oscure , traccia a grandi e nitide linee i profili estetici delle epoche e delle scuole, segna le genealogie ideali ùcgli stili e degl' ind;riz.zi, dà le ragioni etniche, storiche, climatiche , geograftche delle evoluzioni e delle rivoluzioni del gusto collettivo, cercando di educare quello dei giovani e dei profani più sviluppandone il lato critico e intellt:ttuale , che non l'erudito e mnemonico. E mi sembra di aver detto , anche per la pratica che ho dell'insegnamento di questa materia , il più ed il meglio che possa dirsi di un'opera di simil genere. ik Altri libri ricevuti e letti , e, per questa o quella ragione, raccomandabili (le solite tirannie dello spazio e del tempo mi costringono purtroppo sempre a queste chiuse frettolose): PROFILI E BOZZETTILETTERARI,di Vincenzo Ricca, (Catania, Giannotta): trattaPo. in altrettanti capitoli, di Paul Bourget e ùel suo neo-cattol;cismo, di Jult:s Barbey d'Aurevilly, d' EJouarct Rod , di George Sand in occasione del suo centenario, della critica letteraria fr:inct:se contemporanea, di quel simpa-
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