Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XII - n. 13 - 15 luglio 1906

352 RIVISTA POPOLARE Ma da questo quadro le condizioni psicologiche si affacciano cosi connaturate alla umana natura, e alle circostanze d'ambiente, che si ribadisce e si riafferma l'inefficacia dei mezzi eroici e della legge stessa, che non hanno la vìrt.ù di cangiare questa natura. Nè la lontana evoluzione morale e intellettuale, prima che raggiunga nn grado altissimo di sviluppo potrà porvi riparo. Se questa legge di fenomeni sociali ha dunque le sue. radici nelle condizioni psicologiche attuali, le contingenze e le modalità di qualche fatto sporadico , in cui siansi potute evi tare conseguenze funeste, sono accidentali e affatto casuali. ♦ .E allora percbè non tentare di evitare i contatti tra folla e forza, smettendo queste dimostrazioni piazzaiuole che non hanno alcun contenuto nè pratico nè morale? Non pratico, perchè nella esaltazione degli animi, si perde l'obbiettivo logico ed economico, cui tendono le conquiste civili del lavoro. Non morale, perchè anche sui caratteri non veramente saldi, de1 quali si compone in magg·oranza la folla, esercitano triste influenza le circostanze d' ambiente e _la suggestione della condizione economica. Sono anche inutili perchè non mai nelle piazze, ma nei comizii, si determinano gli obbiettivi e i mezzi di resistenza, con le discussioni e le deliberazioni. Ormai le associazioni operaie, le leghe di resistenza, le Camere di lavoro hanno tale libero sviluppo e largo organamento, e così facile la propagazione per il miglioramento deJle condizioni delle classi proletarie, che le manifestazioni pubbliche sono davvero superflue. Ed è curioso noture, che la più potente arma di resistenza del proletariato, cioè lo sciopero, è decretato nei convegni di pochi, non nelle dimostrazioni pubbliche; e senza bisogno di agitazioni scapigliate i fer-- rovieri tradussero in fatto le due più potenti leve collettive: lo sciopero e l'ostruzionismo ferroviarii. A che dunque continuare in queste disordinate manifestazioni di piazza, quando il sopprimerle risparmia inutili sacrifici i di vi te umane? In fatti solo cosi si rende l' intervento della pubblica forza impossibile: e le resistenze pel -raggiungimento dei fini supremi delle lotte sociali, si effettuano nel campo della legittimità; ed in questo campo, ogni legge, cbo ostacolasse il libero sviluppo di forze organiche, sarebbe reazionaria. Se il risultato della lotta è in ragion diretta della virtù tenace della costanza; questa s' ingargliardisce senza sforzi quando è sorretta da giusta causa, e combattuta con mezzi legittimi. Nè ci pare seria obbiezione la difficoltà di frenare le moltitudini, perchè torna assai più agevole consigliarle alla prudenza prima, piuttosto che dopo, quando discese nelle piazze, la eccitazione si è fatta più intensa, e l' ossessione più acuta. D'altronde si è letto, che in uno dei convegni testè tenuti a Torino, uno degli oratori pronunciò queste parole: e E siate calmi l quest'ordine non ve lo impone nesc suna autorità, ma ve lo intimiamo noi e sapremo e farlo rispettare mediante i notri incaricati! > E l'ordine fu serbato. Se dunque· queste dimoslrazioni sono prive di efficacia, sono pericolose per le conseguenze ; se cou la loro elisione si evita il contatto della folla con la forza armata, e si rendono impossibili gli eccidii, se i fini delle lotte possono conseguirsi e i mezzi adoprarsi al1' infuori di esse, il persistere con ostinazione può dimostrare: primo, la speranza di raggiungere più facilmenta gli scopi desiderati con mezzi d'intimidazione ; secondo, l' incertezza del consenso unanime di tutti i lavoratori, donde la sottomissione dei dissidenti con la sopraffazione, non col convincimento. Ma cosi non può darsi motivo a credere che le stesse conquiste proletarie si strappino più con violenza, che non si raggiungano per intrinseca virtù di diritto? Cosiffatte conquiste non sarebbero nè civili, nè degne. ♦ A tal punto penserà sorridendo il benevolo lettore che io abbia, fino ad nn certo segno, tentato di risolvere il problema come padre Cristoforo, il quale rispondeva a Don Rodrigo : il mio debole parere sarebbe che non vi fossero nè sfide, ne portatori, nè ba. stonate? Io non giudico: ma os~ervo che la tendenza degli spiriti moderni sulla questione del duello starebbe a dimostrare che padre Cristoforo poteva anche aver ragione. A vv. EMANUELE Pou ~TBèèON~INI èBTTBRi:RI XXIX. Heine - Capelli biondi - La conquista del Paradiso - Gli uccelli - La piccola fonte - li libro delle leggende - Storia dell' Arte - Annunzi letterari - Annunzi storici - Annunzl filosofici - Miscellanea. Arrigo Heine era già ben conosciuto ed amato fra noi, anche di profani delle bellezze un pò ostiche della favella teutonica, per le versioni e le divulgazioni dello Zendrini, del Massarani, del Chiarini, del Carducci, del Teza e del Menasci, e di molti altri eruditi e dilettanti ; ma non se ne aveva ancora in Italia, eh' io sappia, una così ricca e bella antologia prosastica e poetica , come queste PAGINE se EL TE e tradotte dal professore Antonio Cimino Foti, che pubblica ora a Milano la benemerita casa Pallestrini. Antico e fer.vidissimo ammiratore e cultore del grande umorista germanico parigino, io mi sono immediatamente gittato sul libro , al suo primo arrivo , come sur una ghiotta preda, e non l'ho lasciato che all'ultima pagina, stanco e non.,... sazio: posso dunque dire, senza esitazione, che la versione del Foti è eccellente, se solo a lettura finita ho pensato all' interprete, mentre fino a quel momento avevo provata la costante illusione di essere direttamente a tu per tu col Poeta. E dico il Poeta , perchè tale, continuamente, egli è anche in prosa : poeta romantico e popolare, satirico e sentimentale, filosofico ed umoristico , fantastico e naturalista , colorista e chiaroscurista, amaro e salato come la volubile onda che egli cantò.

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