RIVISTA POPOLARE 351 attacchi del pangermanismo, gli renderemo impossibile il trionfo, per il maggior bene della. giustizia, del pro gresso, della pace e della libertà del monclo ! VITTORIO RACCA Le pubblichedimostrazioni e i conflittinellelotte-tra capitalee lavoro Quando le lotte sociali pervengono allo stato acuto e le dimostrazioni operaie si spandono per le vie e per le piazze, suscitando conflitti con la forza pubblica, si tende da molti, con lo studio dei dolorosi fenomeni a ) rimuoverne le cause. Ma, contro ogni buon volere, i fatti sono a dimostrare la quasi impossibilità di scongiurare queste collisioni sciagurate, e l'esame delle condizioni psicologiche delle due masse tra loro cozzanti conferma l' insolubilità del problema. A parte, innanzi tutto, la sentenza che sostiene soltanto l'equilibrio delle condizioni economiche e l'educazione morale delle masse poter rimediare ai mali. Assai tempo correrà innanzi che il disagio cessi , e lungo e faticoso è il progresso educativo, che importa sia duplice: morale, perchè freni le passioni; intellettuale, perchè sviluppando la facoltà del criterio, restringa al minimo esponente la forza della suggestione. Concessa pure l' ipotesi che possa raggiungersi tal grado di perfezione materiale e morale, il fenomeno po~rà. allora scomparire e con esso il problema. E invece oggi che il quesito incalza, e occorre esaminare le con~izioni attuali d.ella psiche collettiva, per non uscire di carreggiata. Da.li' una parte , basta la suggestione , come pur troppo gli .avvenimenti dimostrano, di un diritto che si creda, ed è tal-volta , contrastat) o deluso, per indurre nelle folle una sovreccitazione nervosa che può travolgere ogni sentimento di educazione ed onestà personale. È stato osservato, e con ragione, da acuti indagatori di q nesta psiche colletti va , che il numero è in ragione inversa della reHponsabili tà individuale; che la neutralizzazione dei caratteri personali, prodotta dal contagio psichico, indebolisce i centri inibitorii t . . . velati dalla passione e rinforza gl' .istinti di reazione acuiti dalla molla potente dell'interesse. Questi particolari stati di animo producono q ·1ella ubb1'iacatU1·a m01·ale, che è il più grave incitamento al disordine: ubb'riac,itu1'a m01·ale , che· ( ove non temessimo di uscire dai limiti di questo studio, potremmo dimostrare con fatti) pervade anche le moltitudini colte ed educate, quando sono ossessionate da un'idea, che si tende a far prevalere. . Conseguenza di cotesta ubbriacatura morale, specialmente quando le folle discese nelle piazze s' inebbriano dello spettacolo che dà la forza intimìdatrice del numero, è una specie di fatuità dello spfrito, per la quale una malintesa vanagloria eccita a commettere azioni, che la coscienza degli stessi autori riprova, non appena la riflessione riconquista il campo perduto. Allorchè dunque passando dai comizii alla piazza, rl diritto collettivo minaccia di tramutarsi da forza morale in materiale e violenta, sorge il pericolo della tranquillità pubblica, e la necessità della sua tutela. È giu~cofor~a ~ersuadersene, anche per la ragione, che negli stati di grave eccitamento, le allucinazioni e le_ ili usioni sono facilissime, cosi che il più futile motivo, il più lieve ostacolo, e spesso niuna causa apparente trascina ad atti disperati. N è bisogna trascurare un altro elemento perturbatore, nei tumulti della piazza: il sollevarsi delle scorie schit1mose dei bassi fondi per· trar partito d' ogni pericolosa cir costanza. L'apparire di questo elemento provocatore che d. , ' come 1sse uno scrittore geniale, fa pensare istintivamente a quegli immondi animali che escono dalle loro tane, quando sentono in lontananza F odore di ·un corpo in putrefazione , rende più che possibili assai probabili, se non inevitabili, l'eccesso e la vi~lenza, si che legittima l'intervento della forza armata. Questo stato di necessità è cosi evidente e per l' esempio dei fatti cosi costante, che non p:ò eose:i; mut~t~ d_ai ~·im~dii eroici, come lo sciopero generale, le dimissioni dei deputati socialisti, l'ostruzionismo in Parlamento ; mezzi che tendono ad .ottenere dal governo promesse di non intervento della pubblica forza alle quali niuna Autorità, abbia pur mutilata la co~ scienza dei proprii doveri , può condiscendere o consentire. Non può efficacemente provvedervi neppur lo schema di legge proposto recentemente dai deputati socialisti, svolto dall'on. Turati emesso in considerazione dalla Camera dei Deputati, il quale lascia contingente e precario il giudizio sul momento opportuno al richiamo d~ll~ forza armata , e non elide l' inconveniente gravissimo del contrasto, tra cittadini, di violenza contro violenza. D' altra parte, la forza armata, che entra in campo per necessità di resistenza, quantunque stretta dalla disciplina, benchè assicurata dalla propria superiorità. offensiva, è in istato di tensione psicologica, tra la responsabilità e il pericolo. Questa tensione, che si riverbera di necessità sul sistema nervoso. altera la pe1·cezione, cagiona come uno stato d'angustia, vela )a riflessione, e deprime tra le facoltà morali, quello specialissimo coraggio, che affronta intrepidamente la via del dovere, contro l' influenza del pericolo e la forza. degl' impulsi interiori, che fomentano la reazione. In quei casi poi ove la forza armata è in numero' e~iguo, - nel mezzogiorno vi sono città di oltre quarantamila abitanti, ove la forza. è rappresentata da sei carabinieri - vi si aggiunge la tema di esser fa cilmente sopraffatti, donde la maggior frequenza dei conflitti. Non è poi a tacere di un altro elemento che nella educazione militare, s'infiltra esageratamente, per incessante massaggio morale: il sentimento del prestigio dell' m·ma, che crediamo nei contatti tra le masse e la forza sia, talvolta, una di quelle energie che cospira all'intolleranza e alla prevenzione, da cui scaturiscono allarmi intempestivi e perniciosi.
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