RIVISTA POPOLARE 317 litti. Quanti conobbero il Labriola sanno che se egli avesse vista ·dimen tkata una minima particella dell'opera sua, non avrebbe tardato un istante a protestare ed a reclamare. ♦ Guido Podrecca con la verve e colla abilitéÌ. polemica che gli c;;ono abituali lu rievocato tutti gli episodi della Banca Romana, che fanno torto a Giolitti per concluderne che in nome della moralità pubblica e privata gl' Italiani non dovrebbero dargli quartiere e dovrebbero eliminarlo definitivamente della vita politica nostra. A me particolarmente dopo avere ricordato l'episodio del Delegato Montalto -- un funzionarìo tanto onesto quanto coraggioso - nell' A-vanti! del 20 giugno osserva : « E l'uomoche « architettavatutta questa roba da far drizzare i ca- « pelli sarebbe - come dice ora l'arnica Colajanni - « migliore della sua fama. Ma allora cosa oèc< corre nella nostra Italia per farsi la fama di tristi e< persone? » Sono di accordo con l'rrmico Podrecca sulla anestesia completa o incompleta degli italiani ; e so - pratutto sulla loro grande facilità a dimenticare. Ho deplorato, ho stigmatizzato molte volte questi difetti della psiche collettiva di nostra gente, che non è, però, esclusiva e caretteristica dei soli italiani. Nel caso speciale si devono fare alcune distinzioni <li non scarso valore. Per tutto ciò che riguarda la Banca Romana in molti degli errori; ed anche delle colpe commesse, Giovanni Giolitti ebbe dei complici alcuni dei quali eminenti. Quanti i complici in vario grado e l'ambiente dimostrai in 'l3anche e Parlamento. Certamente la parte rappresentata da Giolitti, che era ministro degli Interni , fu più prominente; la sua responsabilità fu maggiore. Ma da questo alla assoluzione degli altri e alla condanna perpetua di un solo ci corre molto. E da questa differenza di trattamento scaturisce la debolezza, la inefficacia del1' attuale campagna intrapresa da Podrecca, C' è di più. Gl' italiani tutti hanno dimenticato !l passato non remoto; lo han no dimenticato specialmente i socialisti che in questo momento credono grottescamente essere isoli vindici della mornlità pubblica. Dimenticarono gl' italiani; dimenticarono sopratutto i socialisti e quasi tutti gli uomini del1' Estrema sinistra : perchè ebbero solidale con loro Giovanni Giolitti nella riunione della Sala rossa in dicembre 1894; perchè lo ebbero solidale con loro nell'ostruzionismo nel 1900; perchè lo videro coraggiosamente continuare l'opera di Saracco dal 1901 al 1904 nell'instaurare e consolidare il regime della libertà di riunione, di associazione e di sciopero, da cui tanto giovamento trassero i socialisti in un primo tempo ; di cui abusarono dopo ed abusandone iniziarono la propria decadenza Or:t se Giovanni Giolitti fosse il mostro che Guido Podrecca, l'Avanti! ed altri minori giornalisti socialisti dipingono ed additano aìl' esecrazione dei contemporanei, non dovevasene accettare la collaborazione in un'opera di sante rivendicazioni, non dovevasi con lui stabilire alcun rapporto amichevole, non dovevasi mai accordargli Lt fiducia, l'appoggio, la lode smisurata, che per alcuni anni gli vennero accordati proprio dai socialisti, o da alcuni socialisti, che oggi vorrebbero inabissarlo e lo vorrebbero dannato alla pubblica esecrazione. Sarebbe spiegabile, anzi lodevolissima, l'attitudine presa dai moralisti severi del partito socialista se fatti nuovi fossero intervenuti per determinare il cambiamento. Ma no : la condanna di Giolitti si pronunzia in nome dei fatti vecchi , pei quali c'è la prescrizione non solo, ma qualche cosa, che rappresenta anche .di più di un'amnistia, cioè la solidarietà e la cooper:izione in un'opera alta di pubblico interesse · Di nuovo non e' è stato che il modo scorretto adoperato dai suoi luogotenenti per riafferrare e rimettere nelle sue mani le redini del governo. Questo fatto nuovo io ho stigmatizzato tanto, se non più vivamente, dei socialisti. Ma i socialisti errarono ieri accettando quella solidarietà e quella cooperazione e si ricredono oggi lealmente? Non credo all'errore· di ieri e alla leale resipiscenza di oggi. Credo soltanto che oggi i socialista ritornano all' attacco violento non per la utilità generale e per il bene pubblico, ma per lo interesse particolare ed esclusivo del proprio partito. Il movente del resto è stato riconosciuto dagli stessi socialisti con una franchezza ed una ingenuità piuttosto uniche che rare. La confessione ha contribuito e contribuisce, giov,t ripeterlo, a togliere efficacia alla campagna dell' Avanti! e di Guido Podrecca. Dissi che non giudico un errore passato l'attitudine mantenuta dai socialisti verso Giolitti sino al" 1904 e senza giustificare il mio giudizio colle varie considerazioni che potrei esporre mi pare più conveniente limitarmi a ricordare due casi analoghi, per dimostrare che i socialisti non dimenticarono il passato di Giolitti per accidenti, ma per metodo e per un alto in te resse politico ; e che qualche altro, che in questo momento si ricorda e si esalta dette loro un esempio del genere. Gli errori di Sonnino nel 1899-900 durante il ministero Pelloux furono assai gravi ; nè io , nè i socialisti gli risparmiammo biasimi severissimi. L' Avanti! e L' Asino di q11ell' epoca sono pieni di articoli violentissimi, che designavano Sonnino all' odio e al disprezzo del pubblico e lo dipingevano come un mostro - nè più nè meno come oggi dipingono Giolitti. Ebbene: dopo sei anni appena tutto fu dimenticato e i socialisti divennero amici e sostenitori - nella misura consentita dalle loro teorie e dalla loro tattica - del ministero Sonnino. Di Felice Cavallotti in questo momento si rammenta col dovuto onore la campagna sostenuta sulla quistionemorale contro Crispi; ma Felice Cavallotti aveva accordato la sua amnistia a Francesco Crispi quando questi presento il proprio ministero in dicembre 1893 passando sopra ai ricordi del distacco da Mazzini nel 1864, della condotta equivoca durante l' affare Lobbia e il processo del Gazzettino Rosa per le vergogne della Regia Cointeressatadei tabacchi, del ministero durato del 1887 al 1891 , che fu politicamente cd economicamente il 15iù di astroso che si abbia avuto l' Italia; e forse non avrebbe pubblicata la sua lettera famosa sulla quistionemorale, non ostante la losca faccenda del cordone I-Ierz, se le considerazioni oltraggiose del Fanfulla, che gli furono fatte leggere da me e da Garavetti innanzi ,tl portone di Montecitorio non lo avessero posto nella necessità, che a Jui generosissimo riusd oltremodo dolorosa, di passare per un volgare diffamatore se 110:1 avesse accettata
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