Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XII - n. 12 - 30 giugno 1906

316 ltIVlSiA POPOLA-Rh menceau che concluse il suo meraviglioso discorsu; « Si dovrebbe sentire che vi è fra tutti i repu hblicani, un vincolo coti.1u11e: il desiderio profondo di giustizia sociale che anima tutto il !)artito repubblicano. Non bisogna dimenticare che qualunque discordia è pericolosa perchè gli avversari della repubblica sono in agguato contro di noi. Potremo anche separarci qua_ndo l'opera comune sarà compiuta; ma fino a che quest'oper:i non è stata coronata dall'ultimo fastigio ; fino a tanto che rimarranno dei punti comuni del programma repubblicano da realizzare, rimarremo uniti. E non sarà certamente dal mio labbro, che uscirà la p~1rola della discordia ». Si potrebbe dire meglio ? La Rivista diamo, però, utile di dare il brano in cui egli quasi raccogliendo l'invito alla concordia fatto da Clémenceau per non dare agio ai nemici della repubblica di rialzare la testa, dice: « Non illudetevi; l'era delle difficoltà eccezionali è cominciata, e il còmpito che state per cominciare è malagevole. Incontrerete un maximum di resistenza e non potrete vincerla che con un maximum di azione col programma massimo nella maggioranza repubblicana. Finora avete vinto le forze del passa tu, le forze della Chiesa, per quanto potenti, soltanto mercè le forze combinate della democrazia operaia e rurale e di una larga parte del!J democrazia repubblicana. Non faccio a questa borghesia l'ingiuria di credere che quando i suoi privilegi della ricchezza saranno minacciati, essa passerà tutta intera al partito della reazione; ma sareste ingenui se pensaste di contare per la vostra grande opera • sul concorso assoluto di tutti coloro che vi hanno □ Il B R 11'1 h· t Il • sostenuto nell'opera anticlericale. Vi sarà della paura, aa anca~mana ncurns a SU amanna vi saranno defezioni e debolezze: ma ciò non scema l'imperiosa necessità di realizzare le riforme, ma per ciò appunto i socialisti per collaborare col Governo vogliono prima intendersi chiaramente sul programma. Tanto più che le dichiarazioni ministeriali non hanno lo slancio ve'rso le alte cime che Clemenceau vuole loro comunicare, e la cattedrale ministeriale manca della guglia »•••. ccIl rifiuto dell' insieme del peso delle imposte che a cagione dei vizi del sistema sociale sono divorate per due terzi d,1 spese non destinate al lavoro è - dice - una protesta contro la società iniqua di cui il bilancio è un emblema. Ma quando dovrete far votare riforme e procurarvi le risorse necessarie mediante imposte conformi al nostro ideale democratico e sociale, mai vi verremo meno. Non cercate d'imporci arbitrariamente,· cd in pre~ cedenza, delle condizioni per noi inaccettabili di spostare le responsabilità. Repubblicani con passione quanto socialisti riformatori, e riformisti nel metodo quanto rivoluzionari negli scopi , ci associeremo a qualunque sforzo di riforma , a condizione che sia serio ed efficace. Sta a voi il decidere ». E la concordia sarà possibile ancora per lungo tempo tra radicali e socialisti; tanto più che Jaurès da le sue preferenze al metodo evolutivo. Questo metodo rende ridicola la profezia di Guesde che vede l' avvento del collettivismo nell'anno 1910: previsione che è stata trovata sbalordi toia anche da un vecchio rivoluzionario come Amilcare Cipriani. Egli dichiara nella 'PetiteRepublique (19 giugno): « Francamente confesso che non la credevo « cosi prossima. Pensez..,donc , encorequatre ans, et « patatrac, ça y est ! >) E lo stesso Cipriani deride il tentativo di redigere uno schema della societù futura, sebbene dia prova del suo relativo ottimismo affermando che fra venti anni h repubbiica potrà essere stabilita in Italia, in lsp:1g11a, nel Belgio e in Russia e che in Francia vi sarà un gabinetto interamente socialista. « Ma per arrivare, a questo, egli conclude, vi sarà. pur troppo ! molto sangue versato ! » Noi rinunciamo al mestiere di profeta ; ma tenendoci al presente confermiamo ancora una volta che per evitare la rivoluzione s'impongono le riforme ; e che per ottenere le riforme è necessaria l'unione tra repubblicani e socialisti. Questa necessità vogliamo riaffermare colla parola calda di CleAgli amici' dett' Avanti/ Nell'Avanti I in occasione della campagna fatta d.ill'amico Podrecca contro Giolitti ed a proposito della inaugurazione del monumento a Cavallotti in ·Milano in un articolo di t. m. (Tommaso Monicelli?) è stato fatto.più volte il mio nome a titolo di cronaca o per muovermi qualche dolce rimprovero e per farmi segµo a sottile ironia. Rispondo; non per amore di polemica, ma per rettificare notizie inesatte ; per commentare situazioni diverse ; per mettere il pubblico in condizione di giudicare esattamente della responsabilità individuali, dei meriti e dei demeriti dei partiti politici; per contribuire alla educazione politica del nostro paese, che non può progredire se non è basata sulla verità e sulla sincerità. Rispondo, perchè con insistenza sono stato stuzzicato e se più oltre tacessi il mio silenzio verrebbe erroneamente interpretato · o come acquiescenza . agli· errori divulgati o come confessione tacita di meritare le punzecchiature. ♦ Comincio da una rettifica, che ha soltanto un valore storico. L'amico Podrecca nella denunzia degli scandali della Banca Romana assegna. un merito ad Antonio Labriola, che non ebbe. Podrecca prese per verità inco!)testabili le bavarderies, di cui quotidianamente si compiaceva Antonio Labriola nei crocchi che si f rmavano attorno a lui al Cafiè Aragno Non c'è una parola di vero su ciò che sarebbe avvenuto tra me e Labriola, e narrato, certamente in tutta buona fede, dal simpatico direttore dell'Asino. Nulla, assoluta men te nulla io devo a Labriola. I a copia dell'inchiesta Biagini, dal senatore Alvisi consegnata a Wollemborg, da quest'ultimo venne depositata nelle mani dei redattori del Giornale degli Economisti ed in nome di costoro pervenne a ni.e per mezzo di Maffeo Pantaleoni. A Labriola venne imprudentemente confidato il segreto credo del Prof. Mazzola; e Labriola lo confidò ..• a tutti i frequentatori del Caftè Aragno. Tutto ciò è stato da me narrato nei minimi dettagli nel libro: Banche e Parlamento che fu messo in vendita a Roma ed a Milano dai F.lli Treves precisamente nel mattino del giorno 23 novembre 1893, alquante ore prima che nella Camera dei Deputati avvenisse la lettura della relazione del Comitato dei sette e la caduta del primo ministero Gio-

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==