Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XII - n. 12 - 30 giugno 1906

RIVISTA POPOLARE 213 Leggendo questa confessione mentre come italiani e come repubblicani abbiamo provato una grande soddisfazione , ci siamo pure vergognati pensando che sono pochi i lavoratori italiani, che hanno letto Mazzini e che sono moltissimi - per non dire tutti - i socialisti nostri, compresi i deputati, che hanno deriso, cal ·mniato e ·condannato Giuseppe Mazzini..... senza leggerlo e senza conoscerlo. Se andassero un poco a scuola dei deputati inglesi del Labour party .... + . Stillicidio liberistico . ..L. Nel numero prossimo pubblicheremo una risposta di Luigi Fontanarusso ali~ divagazioni liberistiche del Signor Giretti. Nor Latini ed Jtnglo-sassoni di N. COLAJANNI (1 ) I giudizi Renato Lavallée disse nel nostro ultimo congresso che verrà un giorno in cui i popoli si aggrupperanno per continenti, per genti o per grandi fam:glie umane distinguentesi solo dal colore. Il Colajanni va più lontano : egli stima che le razze « si andranno assimilando e ravvicinando sempre maggiormente pe' loro bisogni, i loro sentimenti , la loro mentalità e che finiranno pa costituire l'umanità che non è ancora, ma .che ci apparisce in un continuo diJJenire >>. Io non credo, per conto mio, alla realizzazione di tanto bel sogno. Ma credo, per lo meno, come l' A., che è impossibile di separare le diverse inAuenze che hanno contribuito a formare il carattere di una naliorie e sopratutto di isolarne l'elemento etnico, per conchiudere colla superiorità o I' inferiorità di tale o di tale altra razza. Così la pretesa superiorità degli Anglo-sassoni è dovuta u a circostanze speciali come la scoperta del nuovo mondo sopravvenuta quando essi erano da parecchi secoli agricoltori o guerrieri che il mare non aveva mai tentato. E questa circostanza speciale è dovuta alla scoperta di Colombo, un latino. n L'Inghilterra declina pei falli commessi, per l'arroganza dei suoi produttori, per.i suoi metodi arretrati. E dal punto di vista delle operazioni finanziarie , la pia7Za di NewYork ha già sorpassata in importanza quella di Londra. Più ancora che non creder alla decadenr_a delle r.azze latine, il Colajanni non crede ali' azione prepondera11te dei fattori fisici. Egli respinge come insufficientemente scientifiche tanto le idee di Metchnikoff sull' influenza dei grandi fiumi, quanto quelle di Ratzel sull' azione dell' ambiente e le affermazioni recise del Demolins sul!' importanza della via che i popoli hanno seguita. Le deduzioni di questi scritt0ri gli sembrano tanto p• ·co solide quanto le fantasie (( dei romanzieri della scienza penale >> che costruiscono dei calendari del delitto ed inventano una geografia ed una climatologia dei delitti. l fattori dell' evoluzione sociale sono estremamente complessi : fattori fisici, fattori antropologici, fattori propriamente sociali, istituzioni civili e politiche, educazione e religione debbono esser tenuti in debito conto. li libro del Colajanni aiuterà i lettori a dar la giusta parte a ciascuno di essi. ( in Re/orme Sociali! dd 16 dicembre 1905). GEORGES BLONDEL (1) Presso la Rivista Po pola,·e. Prezzo L. 6; legato in tela e oro L. 8. Per gli abbonati L. 2,75. Per l'estero L. 1 in più. Ai nostri abbonati che non fanno la collez.ione della Rivista e che vogliono mandarci il N. 0 7 del!' anno IX, il N.0 15 del!' anno X ed i 1V. 2 e 3 del/' q.nno corrente, daremo in carnbio un libro del valore di cent. 50 da scegliersi nell' elenco dei libri di premio di ediz.ione della Rivista. LA GRANDEDISCUSSIONE nella Camera fi•ancese Per unanim; consenso il duello oratorio Clemenceau-Jaurès pel pubblico numeroso che vi assisteva e per i milioni di lettori di giornali, che ne videro riprodotte le forme materiali> è stato un grande ed ineffabile godimento intellettuale; tale che dalle tribune, contro la consuetudine costante, i tratti più scintillanti della eloquenza diversa dei due grandi oratori furono fragorosamente applauditi. La grande discussione, però, non è stata soltanto un godimento intellettuale; ma è _stata pure una ricca sorgente di insegna1-nenti per tutti e per gli Italiani in ispecie. La materia del dibattito? Importante intrinsecamente e per le circostanze attuali: Clemenceau difendeva la propria condotta durante gli scioperi, esponeva il programma del partito radicale , criticava il programma socialista. Inversa, naturalmente era la parte del Jaurès. Il discorso e la replica di Jaurès, opportunamente sono stati integralmente riprodotti in due numeri dell'Avanti I (24 e 25 giugno), che certamente sa-- ranno stati letti dai nostri amici. Ci sembra più conveniente, quindi, dare i punti principali del discorso di Clemencea u. + Un lato del duello Jaurès-Clemenceau interessa particolarmente gl' Italianj : quello della libertà del lavoro e dell'intervento dette truppe negli scioperi. Clemenceau , riprendendo la tesi del Bietry, che era riuscito tanto ostico ai socialisti, che in lui vedevano il compagno transfuga, sostenne che ogni operaio il quale desidera di lavorare ha diritto al lavoro, ribattendo la tesi di Jaurès, che vuole in sostanza accordato agli scioperanti il diritto d' imporre la loro volontà ai crumiri. « La situazione, disse il ministro della repubblica, non è uguale fra i .due concorrenti: l'operaio che vuole lavorare lotta per la vita ; l' altro lotta per migliorare il proprio benessere. Del resto gli ultimi scioperi avevano per iscopo di ottenere una diminuzione di ore di lavoro e non un aumento di salario ». Egli nega che si possa dare il nome di operai a coloro che colpirono il tenente Latour o che saccheggiarono le case dei lòro compagni ; afferma, malgrado la smentita dei socialisti, che la popolazione attaccò i soldati e rimprovera ai capi dei socialisti di non insegnare alla classe operaia il rispetto alle leogi, dond~ in lui il proposito di difendere ali oper,J malgrado i socialisti e contro di essi. JaL~rès aveva detto che l'ordine a Parigi non era minacciato, Clemenceau gli rispose leggendo un ordine del oiorno votato in una riunione della b d . Borsa del Lavoro in cui si invitavano i irnostrantl a impedire cccon tutti i mezzi >) ai camerati che volevano lavorare <li attuare il loro proposito. « Bisoonava dunque mantenere l'ordine. Può chiamarsi qu~sto aoire contro la classe operaia? - domandò l'oratore~). E volto verso Jaurès, il ministro degli interni rispose agli applausi che venivano da tre quarti circa della Camera, dicendo : . - Quelli che agiscono contro la classe operaia sono coloro che la incoraggiano a credere che ovunque si trovi un operaio che non rispetta la legge

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