Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XII - n. 12 - 30 giugno 1906

330 RIVISTA POPOLARE negli avversari un rancore invincibiie. D'altra parte la dinastia doveva i successi che han compiuta I' unità italiana precisa-• mente alla nemica di quelli che avevano iniziata l'opera di redenzione nazionale - cioè alla Germania : e la caduta del1' impero francese , togliendo al Papato la protezione interessata delle Tuilleries cattoliche, le aveva dato la possibilità di conquistare la vera capitale , il simbolo dell' Italia , .senza colpo forire. Gli Hohenzollern, insomma, menarono a termint: l' unità italiana; e di poi essi erano divenuti gli arbitri dei destini del continente europeo. Sarèbbe stata una follia di non mostrare riconoscenza esplicita ad amici così preziosi. Ma non è con la riconoseenza che si fa la polit:ca; ma certo con interessi di altro germe. Ora, l'occupazione di Roma che poteva ragionevolmente sollevare contro i Sa voi a l' indignazione di altre dinastie cattoliche e che effettivament<! alimenta va la sorda ostilità degli Absburgo, aveva avuto la conseguenza straordinaria di pungere proprio chi aveva tutte le buone ragioni per rimproverare al papato di essersi posto al servizio d'un regime oppressivo che una rivoluzione avea dovuto uistruggere. La leggenda che la Francia non avrebbe mai perdonato l' occupazione di Roma e che non appena rigenerata avrebbe ristabilito il potere temporale magari con la forza delle armi, nacque in Francia, nel clero francese che la lanciò - e, quel che è peggio, il governo lasciò dire. E almeno pa quindici anni, cioè in tutto il tempo in cui il popolo italiano poteva credere che il popolo francese appoggiava sinceramente l'attitudine papista del governo, la Francia non contò amici in Italia che fra i preti i monaci e quelli che erano rimasti clericali. È spiegabile quindi l'attitudine sospettosa del governo· italiano verso la Francia e il suo avvicinamento sempre più intimo col trionfatore di Sèdan : ed è certo che l' Italia si trovava contro una triplice alleanza inconsciente formata dalla Francia, dall'Austria e dai clero romano, contro la quale doveva prendere le sue precauzioni. Si spiega quindi benissimo l'entusiasmo dell'Italia ufficiale per la triplice nei primi anni della sua esistenza. Ma per comprendere il deca - dimento ulteriore di questa alleanza basta notare come la politica della dinastia italiana era tutta opposta, se non alla opinione pubblica , certo alle tendenze sentimentali e intellettuali del popolo italiano. Solo l'atteggiamento papista del governo francese aveva potuto scusare agli occhi della folla l'accoppiamento con l' Austria sotto l'egida germanica: ma I' influenza intellettuale e morale della Francia sussisteva ad onta di tutto; e dovunque gli italiani venivano direttamente in contatto col popolo francese l'. antica intimità delle folle amiche chiaramente si manifestava. Certo è che una simpatia misteriosa ha sopravvissuto fra i popoli di Francia e di Italia e che un' animosità non meno pronunziata è continuata ad esistere fra gli itaiiani e gli austriaci in un tempo in cui i governi italiano e francese erano virtualmente obligati a combattersi, mentre gli Asburgo potevano contare, per ogni conflagrazione, magari antipaticissima al popolo italiano, su l'assistenza effettiva della dinastia che aveva fondato la nuova Italia su le ruine dell'impero austriaco. L'opinione popolare austro- ungherese. - Non c' è bisogno di molte prove per far comprendere fino a quel punto l' alleanza austro-italiana era contraria alle idee popolari dei due popoli. La qual cosa appare tanto più chiara se si considera I' attitudine delle popolazioni austriache più che quella degli italiani. Gli austriaci si son sempre superbamente disinteressati del1' Italia. Solo una pkcola minoranza non ha mai cessato di dire il suo pensiero contro q uell' accoppiamento ibrido : cioè i popoli di lingua italiana, nel Tirolo, nell' [stria, nella Dalmazia , che non hanno mai cessato di considerar I' alleanza come un'astuta garenzia presa dagli Absburgo contro la loro speranza di entrare a far parte della nazione italiana. Certamente, al principio , il governo austriaco ha sentito molta ripugnanza ad ingaggiare un' alleanza con l' Jtalia: ma esso, dovendo premunirsi contro il pericolo 31avo, aveva bisogno della Germania, e questa voleva la Triplice o nulla. D'altea parte, gli Ungheresi c•>minciarono col salutare entusiasticamente la Triplice ; ma grande fu la loro delusione quando si accorsero che pn•prio Guglielmo Il vietava a Francesco Giuseppe di concedere l' instituzione dell' esercito na zionale ungherese e che la Germania utilizzava la Triplice non per altro che per gli interessi tedeschi in Ausrria Ungheria. Così gli ungheresi compresero che di fronte all'fmpero tedesco essi erano alla pari degli slavi oppressi e che la Triplice non era che una combinazione dinastica e che nulla il loro regno aveva da guadagnarci. E mentre I' alleanza con l' Italia era giudicata dal popolo almeno come inutile, quella con la Germania si manifestava sempre più apertamente nociva alla grande maggioranza dei sudditi de 5li Absburgo e destinata u nicamente ad appoggiare l' autorit~t pericolante della dinastia su i sudJiti non tedeschi mediante il prestigio e la forza m1militare degli Hohenzollern. La Triplice e la Germania. - Non si potrebbe del pari ~ostenere che in Germania la Triplice sia stata un accomodamento del governo non appoggiato sulle tendenze popolari. Q_uesta alleanza fu innanzi tutto un mezzo per stabilire un 'effettiva egem.onia tedesca sopra un terzo dell' Europa, amplificando in tal modo il successo del 1870. Gli Hohenzollern non potevano da soli portare a vanti la politica antipansla vistica e e quella mediterranea delle quali avevano bisogno, da una parte per salvaguardare l' avvenire dei Balkani, dall' altra per opporre alla Francia rinascente delle forti barriert; .sul cammino dell'espansione che le restava aperto dinanzi. L'Austria doveva fare l'avamposto dal lato Est: l'Italia doveva diventare una potenza mediterranea di prim'ordine, quindi rivale della Francia e per ciò teneramente attaccata alla Germania. Così questa che, aveva bisogno di riposo interiore, lasciava agli alleati il compito di tenere a bada i suoi nemici. Di fatti il trionfo supremo di Bismarck fu di far volgere contro i suoi alleati le animosità che logicamente avrebbero dovuto toccare la Germania. Perm.ise alla Russia di assumere nei Balkani un' attitudine estremament~ spiacevole per l' Austria, e consigliò alla Francia di applicare le sue nuove forze ali' estensione del suo impero mediterraneo : la Fra11cia cadde nel tranello, e, distogliendosi, se non dall' idea, almeno dalla pratica della rivincita, si ruppe più che mai con l'Inghilterra a causa dell' Egitto· e con I' Italia a causa della Tunisia. frattanto, tìn dal principio, le dinastie che avevano acattato le condizioni d'alleanza imposte da Bismark avrebbero potuto comprendere èhe I' idea fondamentale del Cancelliere era d'avere a sua disposizione degli Stati reputati indipendenti, ma abbastanza deboli per ottemperare seuza discussioni agli ordini germanici. Appunto per ciò la Triplice è cominciata a dive1,tare impopolare in Germania dal giorno in cui i paesi alleati han mostrato qualche velleità di libero arbitrio ed han compiuto atti poi itici nel proprio interesse senza prima chiederne il permesso alla Germania. - È chiaro dunque che, tranne per la Ger-- mania, l'alleanza non era che un accodamento fatto nell' interesse esclusivo Jelle dinastie, reso possibile dal suo carattere misterioso che non permetteva ai popoli austro-ungarici e italiani di discuterne le conseguenze. Appunto questo carattere impopolare della Triplice doveva riuscire fatale alla Germania proprio quando questa avrebbe avuto bisogno di tutte le forze dell'alleanza. Disgraziatamente per gli Hohenzollern questo momento si 2; presentato troppo tardi, in un tempo in cai, per il progresso irresistibile dell'idea del libero arbitrio popolare, la politica di Gabinetto è di continuo intralciata dalle maniftstazioni della volontà popolare, e

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