RIVISTA POPOLARE -327 turbargli la pace della casa, la buona armonia con la moglie ... Ma come farlo intendere al Verona, che non voleva aecor gersi neppuro della freddezza con cui Silvia, ora, lo accoglieva? Col crescer degli anni, Ginetta cominciò a dimostrare una passione vivissima per la musica. Ed ecco il Verona, due e tre volte la settimana, pronto con la vettura per condurre la ragazza a questo o a quel concerto; e spesso durante la stagione lirica, veniva a congiurar con lei, a metterla su, perchò inducesse con le sue graziette il babbo e la mamma ad accompagnarla a teatro, nel palco già fissato per lei. Il Lori, angustiato, imbarazzato, sorrideva; non sapeva dir di no, per non scontentare l'amico e la figliuola; ma, santo Dio, il Verona avrebbe d'Jvuto comprendere eh' egli non poteva , così spesso : la spesa non era soltanto por il palco e per la carrozza : Silvia dovova pure abbigliarsi, non poteva far cattiva figura. Sì , egli ormai ora capodivisione, aveva già un discreto stipendio; ma non aveva certo denari da buttar via. Era tanta la passione per quella ragazza, che il Verona non avvertiva a queste cose e uon s' avvedeva neppure del sacrifizio che doveva far Silvia, certe sere, rimanendo sola a casa, con la scusa cho non si sentiva bene. E così fosse sempre rimasta a casa ! Una di quelle sere, ella ritornò dal Costan-ti in preda a continui brividi di freddo. La mattina dopo tossiva, con una fobbre violenta. E in capo a tre giorni moriva d' una fierissima polmonite. IV. Per la violenza fulminea di quella morte , Martino Lon restò dapprima quasi più sbigottito che addolorato. Venuta la sera, il Verona, come urtato da quell' attoni - mento angoscioso, da quel cordoglio muto , che minacciava d' annientarsi, di vanire nell' ebetudine, lo spinse fuori della , camera mortuaria, lo forzò a recarsi dalla figlia, assicurandolo che sarebbe rimasto lui, là, a vegliare tutta la notte. Il Lori si lasciò mandar via ; ma poi, a notte albt, silenzioso com' un ombra, ricomparve nella camera mortuaria e vi trovò il Verona con la faccia affondata nella sponda d\)l letto su cui giaceva, rigido, cereo, il cadavere. .. Dapprima gli parve che, vinto dal sonno, il Verona avesse reclinato lì la testa, inavvertitamente; poi, osservando meglio, s'accorse che il corpo di lui era scosso a tratti, come per singhiozzi soffocati. Allora il pianto, il pianto che finora non aveva potuto rompergli dal cuore, assalì anche lui, furiosamente, vedendo piangere così l'amico. Ma questi, di scatto, gli si levò contro, fremebondo, trasfigurato; e - com' egli, convulso, gli tendeva le mani per abbracciarlo - lo respinse, proprio lo respinse con fosca durezza, con rabbia. DJveva ~entirsi in gran parte responsabile di quella sciagura, perchè proprio lui, tre sere prima, aveva forzato Silvia ad andare a teatro; ed ora non gli reggeva l'animo a veder scffrire in quel modo l'amico. Così pensò il Lori, per spiegarsi quella violenza ; pensò che il dolore può diversamente su gli tomini : atterra certuni ; arrabbia cert' altri. E nè le visite senza fine degli impiegati subalterni, che lo amavano come un padre, nè le esortazioni del Verona, che gl' indicava la figliuola smarrita nella pena o costernata per lui, valsero a s,.moterlo da quella specie d'annientamento in cui era caduto, come se il mistero cupo e crudo di quella morte improvvisa lo avesse circondato. diradandogli tutt'intorno la vita. Gli pareva, ora, di veder tutto diversamente, e che i ru - mori gli arrivassero come di lontano, e le voci, le voci stesse a lui più note, quella de l' amico, quella de la propria figliuola, avessero no suono eh' egli non aveva mai prima avvertito. Cominciò cosi man mano a sorgere rn lui da quell'attonimento come una curiosità nuova, ma spassionata, per il mondo che lo circondava, che prima non gli era mai apparso nè aveva conosciuto così. Era mai possibile che Marco Verona fosse stato sempre com' egli lo vedeva ora? Finanche la persona, l' aria del volto gli sembravano diverso. E la sua stessa figliuola? Ma corno ! Era ella davvero già cresciuta di tanto? o dalla sciagura, tutt' a. un tratto, era balzata fuori un' altra Ginetta, così alta, esile, un po' fredda , segnatamente con lui ? Sì, somigliava nelle fattezze alla madre, ma non aveva quella grazia che, in gioventù, accondeva, illuminava la bellezza della sua Silvia ; e perciò taote volte Ginetta non pareva neanche bella. Aveva la stessa impel'iosità della madre, ma senza quegl' impeti franchi, senza scatti. Ora il Verona veniva con -più scioltezza quasi ogni giorno a casa del Lori; spesso rimaneva a desinare o a cenare. Egli aveva finalmente compiuto la podorosa opera scientifica concepita e iniziata da Bernardo Asconsi, e già atten- · dova a mandarla -a stampa in una magnifica edizione. :\folti giornali ne recavano le prime notizie, e di alcuno fra le più importanti conclusioni avevano anche preso a discutere animatamente le maggiori riviste non solo italiane ma anche straniere, lasciando così preveder la fama altissima , a cui tra breve quoll' opera sarebbe salita. li merito d-=ilVerona, per il proseguimento di essa e per le nuove ardite deduzioni tratte dalla prima idea, fu - dopo la pubblicazione-riconosciuto universalmente non inferiore a quello dello stesso Ascensi. Ne ebbo gloria questi; ma asrni più il Verona. Da ogni parte gli fioccarono plausi e onorificenze. Tra le altre, la nomina a senatore. Nou aveva voluto averla subito dopo la sua uscita dal mondo parlamentare; la accolse ora di buon grado, perchè non gli veniva per il tramite della politica. Martino Lori, in quei giorni, pensando alla- gioja, all' esultanza che avrebbe provato la sua Silvia nel veder cosl glorificato il nome del padre, s' indugiò più a lungo nelle visite che ogni sera, uscendo dal Ministero, soleva fare alla tomba della moglie. Aveva proso ormai quest'abitudine; e andava anche d' inverno, con le cattive giornate, a curar le piante attorno alla gentilizia. a rinnovare i lumini nella lampada; e parlava pian piano con ìa morta. La vista quotidiana del camposanto e le riflessioni eh' essa gli suggeriva, gl' improntavano sempre più di squallore il volto. Tanto la figlia quanto il Verona avevano cercato di distoglierlo da questa abitudine; egli dapprima aveva negato come un bambino colto in fallo; poi, costretto a confessare, aveva alzato le spalle, sorridendo pallidamente. - Non mi fa nulla ..... Anzi è per me un conforto, - aveva detto. - Lasciatemi andare. Tanto, se fosse ritornato a casa, subito dopo l' ufficio, chi vi avrebbe trovato? Giornalmente il Verona veniva a prendersi Ginetta. Non se ne lagnava lui, no ; anzi era gratissimo
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