RlVISTA POPOLARE mando 8tati d'assedio e gettando quotidianamente nelle prigioni centinaia di cittadini. Quale può essere ora il compito della Duma? Essa ha esaurito i mezzi legali che eran in suo potere e comprende che i futuri lavori non saran possibili coll' attuale ministero. V' è solo una via per la risoluzione del!' odierno conflitto: la Duma dovrebbe sciogliersi e rimettere nelle mani del popolo il destino della Russia. Il governo teme di restare da un momento all'altro senza la Duma, cioè, seuza il modo di dare l' illusione di uno Stato costituzionale, di una monarchia parlamentare. Per tal modo verrà tosto a chiarirsi il vero stato delle cose; cadrà l' etichetta del costituzionalismo che era stata appiccicata con mano frettolosa - e così i veri, secolari nemici si troveranno di fronte. Ma la Duma, cqme noi sappiamo continua i suoi lavori, e quella apparente contraddizione ha una base forte e ragionevole. Le forze rivoluzionarie del paese da gennaio - periodo il più acuto della lotta con il governo - si sono piuttosto diminuite che accresciute. La metà dei cittadini più atti vi si trova nell~ prigioni, l' altra è impotente di fronte agl' immensi mezzi del governo; quindi per avere la sicurezza di una vittoria finale nell' imminente ;~ngninoso conflitto è assoluta.mente necessario di trarre sull'arena della rivoluzieue nuove fresche forze: - i contadini. Questo appunto è lo scopo attuale della Duma. Discutendo il progetto della riforma agraria, con"' dannato a pri01·i dal governo, la Duma svolgerà avanti ai contadini il programma delle innovazioni necessarie ' e loro additerà le forze che si oppongono all'attuaazione di esso. Questo progetto risponde ai bisogni della popolazione agricola, e senza dubbio la Russia contadina verrà in aiuto della Russia cittadina: avanti a questa immane coalizione il governo dello Zar dovrà chinare il capo. Questo, noi ripetiamo, è il compito che si prefigge la Duma nel momento attuale. Ottanta milioni di contadini, uniti alla popolazione dell~ città tutte della Russia, troveranno una via pronta e diretta all' acquisto e alla difesa dei loro sacr-osan ti diritti. Si preparono in Russia degli avvenimenti che faranno tremare il mondo ... FILIPPO Gm\v1z Fogazzaroall'indice La questione Fogazzaro, lungi dal passare inosservata, come avrebbe desiderato qualcuno, ba dato luogo a vive e animate discussioni e ha suscitato un alto clamor di proteste, specialmente da parte dei giovani, in nome della patria e della coltura nazionale non meno che della libertà di pensiero e di coscienza; e ciò conforta grandemente, perchè fa bene sperare delle nuove generazioni, gelose depositarie del retaggio dei grandi e d'ogni futuro progresso civile e politico. Ma nella lizza, ed in favor del Fogazzaro, è entrato un venerando maestro; il senatore Alessandro D'Ancona, suscitando in molti un senso di sconforto e di pena. Hanno risposto, strenuamente confutando le ragioni del D'Ancona, il prof. Giuseppe Tarozzi dell'Università di Palermo, e Rastignac della Tribuna; ma io voglio, col dovuto rispetto di tutti, invitare umilmente l'illustre critico e letterato a mettere e considerare la questione entro questi altri termini: 11 Fogazzaro scrisse il Santo liberamente, cio"è;-con piena coscienza del suo ministero di scrittore e d'artista, che detta ciò che dentro amor gli va significando; senza restrizioni mentali, senza. incubi o preoccupazioni di sorta, se non quella di non tradire il vero artistico, qual si presenta alla sua fantasia creatrice? Volle egli darci, secondo i suoi criteri estetici, un'opera d'arte, libera, indipendente, sovrana, come libera, indipendente, sovrana è l'arte inspitatrice: o credette di svolgere una tesi filosofico-religiosa, non pur secondo i propri convincimenti ma in servizio d'un dogma estraneo al suo spirito, falsando~ così sè stesso e l'arte? Se dobbiamo rispondere affermativamente alla prima domanda, come sarebbe da presumersi, il Fogazzaro, lungi dal sottomettersi al deliberato della Congregazìone dell'Indice e ritrattarsi abiurando, avrebbe dovuto difendere impavido l' opera sua da ogni intromissione, da ogni profanazione, come già fece il Bonghi, molto a proposito citato dal Rastignac, per la sua Vita di Gesù Cristo che pur non era un'opera d' atte, in cui è plasmata tutta la coscienza dello scrittore, ma di critica e di storia, cioè, puramente oggettiva. Ma v' ha di più, vale a dire, di peggio. Agli studenti del Circolo Universitario di Bergamo il Fogazzaro telegrafa: « ... Confìdo che il tèmpo dimostrerà come io sia stato sempre coerente a me stesso, come coloro che oggi mi cembattono avrebbero dovuto chiedere la mia uscita dal Consiglio superiore, quando pubblicai il Santo, per non dire degli altri libri nei quali affermai la mia fede cattolica ... »; e al Circolo Universitario di Pisa: « ... Chi si combatte realmente oggi è l'autore del Santo, che con un atto debito di disciplina si è riaffermato cattolico. Se un cattolico non può essere membro del Consiglio superiore, tesi un po' difficile a dimostrare, bisognava combattermi prima ... ». Dunque è esplicito: il Fogazzaro, più che un'opera d'arte, libera, indipendente, sovrana, volle svolgere una tesi fìlosof:co-religiosa, e non secondo i propri convincimenti, bensì ad usum delphini, cioè in servizio di un dogma inconsciamente estraneo al suo spirito, falsando così sè stesso e l'arte; perchè, se avesse inteso scrivere secondo i propri convincimenti, non avrebbe àccettato nessun giudice della sua coscienza, ed accettando a giudice un estraneo, egli ha rinnegato sè stesso, s' è esautorato; vale a dire, s'è confessato uomo senza autorità propria, senza una fede propria, che non ha libertà nè coscienza dei suoi atti, un irresponsabile, un acefalo, e come tale, indegno di appartenere a qualunque consesso d'uomini liberi e pensanti. Il torto quindi, più che all'arte, che non ne morrà certo, anzi ne sciala, l'ha fatto a sè stesso; poichè il signor Fogazzaro dovrebbe capire che non si vuole mica la sua esclusione dal Consiglio superiore, perche cattolico (è inutile equivocare e spostare la questione), bensì perchè non è un uomo libero e responsabile, conscio di sè e dei suoi atti, neppure della sua fede di cattolico, perchè , scrivendo ii Santo, mentre scriveva secondo i propri convincimenti, credeva d'interpretare il dogma cattolico, e visto che no, s'affrettò a ritrattare quei con vi nei men ti.
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