Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XII - n. 12 - 30 giugno 1906

318 RIVISTA POPOLARE l' incauta sfida che gli venne dell' antico giornale della Corte. A questo punto una osservazione s' impo~e :_sulla vita privata di Giolitti e di Sonnino ma1 s1 elevarono sospetti; su quella di Crispi, invece, se ne dissero di tutti i colori. A tutti e tre e da Cavallotti e dai socialisti venne accordata F amnistia suo-li errori antecedenti della· loro vita pubblica. Che cosa insegnano questi tre precedenti? Sono la applicazione e la conferma di quella diflerenza che prevale tra moralità pubblica e moralità privata e che induce a giudicare diversamente gli uomini e a prendere verso di essi un' attitudine diversa a seconda che a loro si possono _addebitare e rimproverare colpe ed errori attinenti alla vita pubblica o alla vita ·privata. La distinzione in Italia più brutalmente venne formulata da Scipio Sighel~ ; ma scrittori anche più avanzati, come ad esemp10 il De Lanessan, l'hanno posta, l'hanno spiegata ed hanno dat0 le ragioni della loro diversa evoluzione. Non in Italia soltanto, ma quasi dapertutto, s'indulge verso gli errori e le colpe politiche, su di essi si stende facilmente il velo dell' obblio ; si è più severi e spesso inesorabili per gli errori della vita privata, per le colpe contro la privata moralità. Sarebbe bene che questa distinzione tra moralità politica e moralità privata non ci fosse; dobbiamo augurarci che essa scompaia; dobbiamo cooperarci affinchè sia raggiunta tale alta finalità, che eserciterà una enorme benefica influenza sulla•·vita e sulla evoluzione sociale. Ma non possiamo non riconoscere che essa attualmente esiste e dal sin qui detto risulta all'evidenza che sono sfati proprio i socialisti italiani ad uniformare i propri giudizi e la propria condotta alla esistenza di siffatta sconcordan1.a. E qui potrei por termine alle osservazioni, s_uggeritemi dal rimprovero cortese, ma amaro, che 111h1a mosso l'amico Podrecca. Ma non posso fare a meno, alla mia volta di chiedergli: perchè,amicocaro, ti scandalizzi di me che ho scrittoche Giolitti è migliore della sua fama e non ti levi indignato contro Turati e contro Ferri, che gli rivolsero lodi più sperticate? A te potrei ricordare - e l'ho fatto altra volta nella Rivista - che giudicai Giolitti come uomo privato assai benevolmente e doverosamente - quando più aspra era la lotta tra me e lui , e in quel libro 'Banche e Parlamento, in cui documentai rigorosamente gli errori e le colpe dell'uomo politico, che non attesi di vede::-lo tornare al potere per difenderlo molti anni or sono contro Crispi. A te ho poi il dovere di rammentare che quando mi convinsi degli errori di Giolitti il 20 Novembre 1892 sino a buona parte del mese al Luglio 1893 portai le mie accuse apertamente nella Camera dei Deputati. Perchè non ve le portano oggi Ferri o Turati o Morgari o Bissolati? Se i socialisti sono convinti che oggi Giolitti sia divenuto o ritornato un mostro devono affermarlo nella Camera. Nel 1892-93 si può dire che sostenni solo contro quasi tutta la_Camera la campagna della Banca romana ; la mia voce fu spesso soffocata ·dagli urli degli avv~rsari; dietro di me non e' era un partito; nella stessa Estrema sinistra, pochissimi, proprio pochissimi - tra i quali Bovio, Vendemini, Cel li, Merlani - mi sorressero; dai socialisti, eh' erano alla Camera non ebbi alcun segno di attiva ed efficace solidarietà. Ben diversa è oggi la situazione dei deputati socialisti: hanno giornali di~usi, c_o~ti~uiscono un partito compatto e formato d1 uomini d1 grande valore che sono conosciuti e rispettati nella Camera. Mane::; a loro, che hanno tanto largo seguito nel paese, il coraggio di formulare quelle accu~e,. che da me arrivato da poco tempo a Montecttono e senz'altra forza che quelb della mia coscienza, furono portate alla Tribuna parlamentare? Gridare al ladro nel giornale e tacere in Pariamento dove sarebbe maggiore il dovere di parlare - via! è contraddizione assai più mostruosa e deleteria che non sia quella tra la q10r~1lità pubblica e la moralità privata. ♦ Sarò assai breve nd rilevare le malinconiç di Tommaso Monicelli. Egli in un articolo pubblicato neÌI' Avanti! del 21 Giugno dopo avere ricordato la inanità del mio appello ;11la repubblica sul feretro di Felice Ca va llotti deplora vivamente che sia diminuito quello spirito che indusse il poeta della democrazia a combattere la bella battaglia sulla quistioner?orale e constata eh~ o~rni n~lla can:p:1gna_ sulla manna da guerra manco l adesione di quelli stessi partiti che un tempo nutrirono l' opera del Cavallotti; e che a combattere quest'ultima lotta furono un uomo (Ferri) ed un giornale (l'Avanti), _sali, contro amici e compagni,contro affini e avversari. Se da principio l'amico Monicelli non avesse fatto esplicitamente· il mio nome per coinvolgerlo evidentemente tra coloro che meritano biasimo per avere lasciato soli l' uomo e il giornale nella lotta presente, non interverrei nella discussione, tanto è chiaro che l'accusa che egli rivolge agli amici e agli affini è priva di fondamento ed è contrari:1 alla verità. Il Monicelli con imperdonabile leggerezza per esaltare l'uonioe il giornale del suo cuore dimenticae ne aveva l'obbligo preciso, _giacchè si era riferito . all'abbandono degli amici di Cavalloni - che l'inchiesta sulla M:1rina ebbe sempre l'appoggio più caloroso del Secolo, che fu l' organo per così dire ufficiale dell'indimenticabile lottatore che riposa ;1 Dagnente; oltre che dal Secolo fu sostenuta con grande vigore da molti altri giornali che non hanno che vedere col socialismo, con Ferri e coll' Avanti ! E' ingiustizia enorme il dimenticare che Ferri e l' Avanti! non sarebbero riusciti ad ottenere in un documentoufficiale il trionfante coronamentoalla lunga campagna, senza l' opera imparziale , perseverante, onesta della Commissione d'inchiesta e sopratutto di quel Leopoldo Franchetti, che prima di Ferri e dell'Avanti! aveva denunziato il marcio che c'era nella marina, con una p~rsistenza e con un calore che parvero a molti il prodotto di una fissazione morbosa. Del resto se gli avversari politici avessero lasciato soli Ferri e l'Avanti - ciò che non è - si potrebbe dire che ciò sarebbe avvenuto perchè cos1 vollero i protagonisti della campagna. Essi, a giudicarne dalle parole del Monicelli, non vollero fare una campagna nello interesse della nazione e della moralità, ma un semplice episodio della lotta di classe. Quale meraviglia se quanti non parteggiano per le teorie socialiste o pel metodo della lotta di classe, li avessero lasciati soli ? Per parte mia infine ricordo all'amico Monicelli, ~

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