RIVISTA POPOLARE DI Po-Ii tic a, e Scienze Sociali Direttore: Prof. NAPOLEONI~ UOLAJANNI (Deputato al Parlamento) Esce in Roma il 15 e il 30 d'ogni mese 11.a.Jia: a11110 lire 6; semestre lire 3,50 - Estero; anno lire 8; sem1.:stre lire 4,50 Un numero separato Cent. ao Amministrazione: Corso Vittorio EmmmelP, n. 0 115 - NAPOLI Anuo Xli - Nnm. 12 ABBONAMENTO POSTALE .. ltoma, 30 Giugno 1906 Raccomandiamo caldamente ai moltissimi abbonati ai quali scade l'abbonamento a fine Dicembre di vo lerlo rinnovare in tempo. Preghiamo poi tutti gli abbonati ·ed amici lettori della Rivista di volerci procurare qualche nuovo abbonat) e di favorirci pochi ma buoni indirizzi di abbonabili. I rnernbt1i eminenti della '' Oatna ,, i. Ivan Petrunkievitch, rapp. di Tver (Leader del movimento degli Zemstvo); 2. Conte Heyden rapp. di Pskoff; 3 . V. Nabokoff, rapp. di Pietroburgo ( uno dei capi del Partito Democratico costituzionale); 4. M. A. Stakhovitch (del Centro); 5. A. F. Aladin (Leader deli'Estrema); 6. I. Rozditcheff; 7. Principe Pietro Dolgorukoff, rapp. di Kursk; 8. S. Muromtseff (Presidente della Duma); g. Prof. Ma,cim Kovalevsky, rapp. di Kharkoff. -
• 310 RIVISTA POPOLARE SOMMARIO: Ritratti dei membri più eminenti della (( Duma n Noi: Gli avvenimenti e g·lf nomini: (li riscatto delle meridionali - fn difesa di Edoado Pantano - Dreyfus e AnJrè: le gest;-1del militarismo francese - [I Consorzio obbligatorio per gli zolfi Italiani - L'anarchia russa I libri che hanno formato l'educazione del Labour Party in Inghilterra. L'influenza di Mazzini - Stillicidio liberistico) - Latini ed Anglo sassoni (I giudizi)-f-'a B,lvlsta: La grande discussione nella Camera francese - Dr. N. Colajanni: Dalla Banca Romana all'Inchiesta sulla marina- Filippo Gurviz: La Duma e l'attuale situazione politica in Russia - Prof. Vincenzo Ulargiu: Fogazzaro all'indic<.: - Giovanni Carano-Donvito: La Quistione dell'Assicurazione operaia in Germania: Le Riforme· La nuova Società per l'assicurazione operaia in Francoforte - Adone Nosari: Bios ! - Angelo Crespi: La storia del (< beef trust n di Chicago - Luigi Pirandello: Tutto per bene -- ltivista delle IUvls(;e: Nascita e morte della triplice (La l<evue) - Capitale e lavoro in un consorzio obbligatorio per gli zolfi di Sicilia (Riforma Sociale) - 11 riordinamento amministrativo delle Ferrovie. Un Ministero delle Ferrovie? (Le Ferrovie Italiane) - Un appello ai milionari nord-americani (North American Review) - li problema servile (Positivist Review) - La conferenza pan americana (American Review of l<e11iews)- Verso la fratellanza umana (Review of Re11iews) - Recensioni. GLI ftVVENIMENTI e GLI UOMINI --------•. ·- - - - --- Il riscatto delle meridionali. -Dopo i Comizi e le proteste dei ferrovieri in favore del riscatto delle Meridionali sono venn te le proteste delle Camere di Commercio e i comizi ..... dei capitalisti e dei loro rappresentanti. Quest' ultimo movimento è stato iniziato dalla Camera di Commercio di Genova - cioè dal centro degli affari e dell'affarismo. Francamente la cosa comincia a diventare molto seria e i dubbi che abbiamo manifestato nell'ultimo num 0 ro sulla convenienza da parte dello Stato di venire al riscatto oggi li sentiamo più tormentosi che mai. Troppo la vogliono i banchieri e gli affaristi; troppo la vuole la Società ..... Dunque, gatta ci cova. Non bisogna dimenticare due precedenti ; 1 ° La società delle meridionali è quella stessa. del ladro pa sticcio parlamentare, che prese nome da BaRtogi e Suirnni sin dal momento della sua costituzione nel 1862; 2° I caporioni delle Società nel 1885 quando il ministro Genala, d'infausta e detestabile memoria, lasciò trascorrere il tempo utile per fare il riscatto alle buone condizioni di allora, gongolarono di gioia e tennero nn lauto banchetto per· festeggiare il lieto avvenimento. E oggi desiderano il riscatto ..... Perciò comincia ad impressionarci la persistenza , rara tra gli Italiani, colla quale l' on. Saporito Ricca continua a combattere fieramente il riscatto. Egli per la terza volta è tornato nella Nuova Antologia del 16 giugno ad occuparsi del grave argomento e con legittima soddisfazione ricorda: che la s11a opposizione condusse le Meridionali il 15 maggio 1905 ad una prima concessione di L. 2,907,000 che per 60 anni rappresentava una somma di 114 milioni sulla baae legale delle convenzioni del 1885; che colla convenzione del 26 marzo scorso le Meridionali fecero un'altra concessione di un altro milione all'incirca all'anno, portando così la rinunzia sP.mpre sulla base delle Convenzioni succennate a 234 milioni. Di fronte a queste cifre possono rimanere d11bbi snlla disonestà delle Convenzioni del J 86 ! e del 1885? Non avevano cento ragioni i democratici del ternpo a gridare : allo scandalo? L' on. Saporito-Ricca ricorda altresì, che le Meridion.ali avevano consentito al riscatto a condizioni assai migliori per lo Stato di quelle di oggi nel 1874, nel 1876, nel 1877 e nel 1881. Non si comprende, quindi, perchè nella Camera ci siano stati dei deputati che abbiano sorriso sprezzantemente quando il nostro amico Chiesa rammentò le proposte oneste e radicali di riscatto avanzate da Spaventa ed accettate dalla Società nel 1876. L'on. Saporito invece propone che il riscatto si faccia alle condizioni del 1881. A quest' ultima proposta ha rivolto acute critiche il professore Graziadei nell'Avanti I Ma. egli stesso, chn parrebbe il più convinto partigiano del riscatto immediato riconosce che si dovrebbero ottenere ulteriori miglioramenti sulla Convenzione Carmine.Sonnino, che gli è servita come punto fisso di partenza per la comparazione tra i benefizi del riscatto e del non riscatto. Egli spera un nuovo e definitivo miglioramento; ma melanconicamente concbiude: « con che diverrà sempre più « vero l'assioma che il riscatto è un cattivo affare, ma « il non riscatto ... uno peggiore». L'assioma, pur troppo, scaturisce dalla sit11azione che le concessioni primitive del 1862, le successive, le convenzioni del 1885 ed al tre concessioni posteriori che si annodano alle infa:1ste agitazioni dei ferrovieri nel 1901-902, hanno creato alla Società delle meridionali. Per indurre quest'nltima ad un nuovo miglioramento è necessario che il governo s'inspiri a quel dilemina eh' era stato posto nella relazione della minoram:a (Pantano-Alessio) sulla legge 17 giugno 1905 presentata da Ferra ri s e Carcano eh' era tutta a benefizio delle Società. Il dilemma diceva: o riscatto a patti equi o conC01'1'e11zlaegittima ed onesta fra la Rete di Sta,to e la Rete delle me1·idionali. La rehzione degli on. Pantano ed Alessio dimostrava la possibilità della concorrenza vittoriosa. Il governo dell' on. Giolitti, che dispone di una enorme maggioranza, che ba piena fiducia in lui, prtò esercitare la pressione necessaria sulla Società delle meridionali; esso conseguendo un nuovo miglioramento nel riscatto farà in gran parte dimenticare il malo modo, con cui riafferrò il potere colla crisi del 17 maggio. + In dlf"esa di Edoardo Pantano. - Uno dei più antichi rep11bblicani del Mezzogiorno e che porta un nome glorioso, Gennaro Bovio, cad11to il Ministero Sonnino ha pubblicato un opuscolo - ll Ministro Pantano e la quistione 1"epubblicana (1) - che riesce 11na difesa completa dell'ex ministro di agri col tura e commercio e che perde efficacia per la sua cronologia fantastica e per lo smodato desiderio di mettere innanzi la propria persona. . Nella prefazione egli avverte: « la prova della democratizzazione delle Istituzioni, proclamata da Francesco Orispi, come principio e fine della riforma dello Stato Italiano e da Giuseppe Mazzini intesa come mezzo per l' unità e indipendenza e come principio della nazionalità italiana, non pnò essere negata da nessuno, se essa è una necessità storica acquisita alla legge imperante della evoluzione. In questa prova, che le ist,ituzioni fanno per conto proprio, I a democrazia non corre alcun pericolo perchè ogni grado di prova segna una sua conquista, senza che essa possa arrestarsi davanti ad alcun grado del progresso infi nito.... Ora se un uomo apparisca, che voglia tutto sè stesso sacrificare all' esperimento di questa prova, perchè non accordargli libertà d'azione r > A coloro che aspramente giudicarone Pantano, Gennaro Bovio ricorda le parole di Mazzini : « i pm·titi f01·ti non insultano, confutano j reprimono non calun · ni, mo j depl01·ano, non att,ribuiscono ad essi delitti gratititi • e quelle più antiche di Robespierre: « im uomo è in ufficio"ì Basta questo per calunnia1·lo ... » • • . Al gruppo parlamentare repubblicano in ispecie ri- (l) Napoli L. Pier1·0 e figli L. 2.
RIVISTA POPOLARE 311 sponde: PassHti, voi del partito, dal campo rivoluzionario s11 ri II el lo del la evoluzione, non avete al tra nrma pnssibile da brandire, se non quella della legalità - che in mano dPgli avversari spesso è pugnale-, nè altra lotta possibile dn. ingaggiare. se non quella delle conqui::;te dei pn bblici poteri , come sono costit11iti. - Ora percliè mai chi trn voi, che più allunga il braccio nel!' nd,)pP.rare l'arma e più allinga e af fretta il passo nel g-uc1dagnar terreno, deve essere ritenuto cfo,ertore pintto-ito che pit1 coraggioso e anche· vincitore? - Sono for.-;e contati i passi e misurati gli atti dell'azione in CJUPsti cimenti, che vogliono parere battaglie e 8)110 gil)Rtre? Quali i limiti designati su fJ nesto terreno, q na li le colonne d'Ercole, che nes:rnn Alessandro, tra voi, può varcare o abbattere senza essere insegnito o !\drlitato come fuggitivo?• A Gennaro Bl)vio premeva vedere Pantano alla prova ... Ma il Minister,1 di c11i faceva parte Pantano cadde prima che potesse for tram·1tare in legge i snoi importanti progetti improntati tutti alla Rpirito nuovo. Comt1nque unA indicazinne sn ciò che Ri!.?.nifirasse il passag-gio di P,rnt.ano al potere si ebbe: nell' &.ccanimento con cui l' aggredirono i reazionari per ispec11lazione come Monte Guarnieri, i reazionari sinceri come Santini, la marmaglia ignobile dei De Bellis che lecca ci 11otidianamen te le mani degli ex repubblicani Fortis, Marcora, De Marinis ec. e che si scandalizzò della pre!'lenza al potere di Edoardo Pantano; nella difesa Hchietta e calorosa che dell'opera sua fece tutto il partito socialista, da Ferri a Bissolati,-l'aggressione canap;liesca di uno gnomo napolitano non conta e fu bollatn. da Enrico Ferri per q nello che era - ; nel]' attitudine stessa del gruppo parlamentare repubblicano. Il quale quando venne l'ora di condannare o di ass1lvere il ministero, di cui faceva parte Ed,Jardo Pantano o si astenne o votò in favore come fecero Celli, Valeri e Vallone. + Dreyf'us e Andrè: le gesta del militarismo francese. - L'.'.1.Corte di Cassazione francese in seguito '\ fatti nuovi ha. ripreso in esame il processo Dreyfn:; ; il quale da vero g-alantuomo non si contentò dell'amnistia, ma desi11era la completa riabilitazione lega.le. Quella morale il mondo civile, e non la sola Francia, glie!' ha accordata sin da quando si conobbero i procedi1nenti scelleratamente fraudolenti adopera.ti dai g -imiti e dal militarismo francese. La protesta umana in s110 favore fu solenne, grandiosa: la formulò Zola nel famoso: J'accuse I La lunga minuziosa requisitoria del ProJ. Generale pre·sso la Cassazione ba giustificato pienamente ciò che il mondo civile aveva intuito: la condanna di Dreyfns fu una infr1mia organizzata dallo Stato mag• giore dell'esercito francese; infamia che fu espiata da uno solo dei maggiori responsabili delle falsità e delle L:alunnie scellerate !amiate contro il prigioniero dell'isola del Di avolo: espiata, ripetiamo, col suicidio del colonnello Henry. In tutti gli episodi di q nel drammatico processo venne fuori lo zampino dei gesuiti e del clericalismo alleato col militarismo. Ma quest'ultimo ora é stato messo alla gogna da chi poteva farlo con la maggiore conoseenza possibile dei fatti: dal Generale Andrè. L'ex ministro della gnerra nelle memorie che ha cominciato a pubblicare Le Matin e che suscitano tanto interesse e tanti scandali ha narrato còme e perchè il Prel:!idente del Consiglio dei Mini~tri Waldeck-Ronssea11 lo chiamò al ministero della guerra in sostituzione del Generale Gallifet. Risulta dalla sua pubblicazione che l' esercito francese era nelle mani dei ge:;ui ti e dei nemici della repubblica e che egli, André, ha sai vato la Francia da qualche nuovo 18 Brnmaio o 2 Dicembre, che avrebbe preparato e resa necessaria qualche nuova e terribile rivoluzione. I conservatori, che hanno trovato dei complici nella stampa inglese e specialmente nel Globe, si mostrano scandalizzati dalle rivelazioni del Generale Andrè. Noi invece lo lodiamo. Un accusato--e tale é stato per q nalche tempo l'ex ministro della Guerra- ha il diritto di difendersi ; non solo, ma egli ha il dovere di smascherare i nemici numerosi, potenti e pericolosi della libertà che si sono annidati :;ino a poco tempo fa sotto il manto della repubblica in Francia. Sotto q nesto aspetto le rivelazioni del Generale André completano la dimostrazione cbe Panl Sahatier ha fatto esaurientemente delle intenzioni ultra-reazionarie del clero francese : clero e stato maggiore cospiravano sfacciatamente per abbattere la repubblica e non sono riusciti che ad accelerare la marcia del socialismo. Pio X può mandare la benedizione pontificia ai snoi rappresentanti intransigenti in Francia : sarà quella che si dà ai moribondi, in exfremis. + Il Consorzio obbligatorio per gli zolfi Itallanl.-Richiamiamo l'attenzi0ne dei nostri lettori sull'articolo del signor Gallina che presentiamo nella rubrica delle Riviste delle riviste e che si occupa del I a quistione , che sarà forse ri:;oluta dal Parlamento quando sarà pubblicato questo numero della Rivista. Il signor Gallina si chiarisce partigiano della libera concorrenza; con ciò egli, senza saperlo, dà una mano a quella ineffabile Camera di Commercio di Messina che in nome dei principi e deg I i .. . in te ressi dei banchieri che ne fanno parte ridusse alla più squallida miseria la regione zolfifera della S:cilia organizzando un vergognoso trust al ribasso. che esercitò incontrastato dominio per l' anarchia della produzione ~ per la miseria e mancanza di capitali della maggior parte dei piccoli e medi coltivatori di miniere. Qnesto trust non può nuocere alla nazione perchè lo zolfo si consuma in grandissima parte all'estero. Non è possibile che i direttori del trust si ubbriachino elevaniio i prezzi al di là di un certo limite perchè in vari mercati spuntano già i concorrenti che li ridurrebbero alla ragione. In quanto alla concorrenza in genere bene avrebbe fatto il Gallina ad avvertire· che egli non si riferiva a quella delle piriti: se lo zolfo nativo dovesse sostituire questo minerale da cui si estrae l'acido solforico per usi industriali, si potrebbero chiudere le miniere di Sicilia perché i salari dovrebbero discendere al disotto di quelli della fame del periodo anteriore alla istituzione dell'Anglo-siciliana, che provò con dieci anni di vita prospera ai signori commercianti di Messina che l'estero poteva comprare ad un prezzo molto superiore a quello , cui l'aveva ridotto il trust al ribasso. Il Consorzio potrebbe ridurre i salari degli operai l Certo i conduttori e i proprietari potrebbero, nel loro interesse, averne l'intenzione. Ma gli operai delle miniere cominciano ad adoperare bene l'arma dello sciopero e saprebbero difendersi. Essi del resto sanno che col Consorzio di peggio di q II ello ehe loro toccò col regime della libera concorrenza non potrebbe toccare : fu qnesto infausto regime che li ridnsse alla più squallida miseria. Al pericolo d'altronde si potrebbe ovviare lasciando allo Stato una larga ingerenza nella gestione del Consorzio. Il Gallina lo propone; e noi l'accettiamo. + L'anarchia russa. - Il pogroma, cioè la strage di Ebrei, di Bielostock organizzato, come i precedenti, dai funzionari dello Stato, e tutti gli avvenimenti, che si continuano a svolgere in Russia fanno temere che l' anar;hia continuerà nell'Impero degli Czars. La. Douma ha preso una decisa attitudine di resistenza, ed ha mostrato colle sne di::icu::;sioni che contiene nel suo seno uomini di grande valore, la cui esiste.iza non
312 RIVISTA POPOLARE era nemmeno lontanamente sospettatà prima che s1 riunisse; ma il governo resiste sempre e pare rncamminato verso la definitiva perdizione. Ma se il governo cedesse; se la Doumri ottenesse un ministero a base parlamentare, di cni farebbero parte i membri più eminent,i della 111edesimaappartenente al gruppo democratico-costituzionale, si potrebbe vivere sic.uri che l'anarchia cesserebbe? Noi ne dubitiamo seriamente: troppo numerosi e gravi sono i problemi che prem0no, troppo scatenato sono le passioni degli Stati più bassi saturi di odio e desiderosi di miglioramenti rapidi, perchè si possa sperare che l'ordine ristabilito in alto e al centro possa ottenersi in basso e nella vastissima superficie dell'Impero. Quali siano le condizioni in basso i nostri lettori potranno rilevarlo dalla lettera che traduciamo· letteralmente togliendovi soltanto quelle indicazioni , che potrebbero farne riconoscere l'autore e eh' è la seguente: Oarn Signore, La dolorosa crisi che traversa il m,o 1-><1.esde og111 sua industria rurale o di officina mi ha imµedito Ji rispondere prima alla vostra cortese lettera dt::l 13 maggio. Ho cercato, ma senza risultato, un colla boratore per voi a Varsavia e a Pietroburgo ma credo che potrete. trovare nel giornale tedesco, PetersbU'rge1· He1·ald dati molto esatti per formarvi un'idea della spaventost\ anarchia nella quale, sempre più, s'inabissa, la Russia. . Un cittadino di un paese civile non potrebbe ima- . grnare come si può vivere, per esempio, in una città dove a mezzogiorno le principali strade presentano spes~o. lo spettacolo di lotte tra briganti e persone svahg1ate senza che nè la polizia nè il pubblico intervengano. Voi non potete comprendere come nn fiacre nel quale si trovi un brigante gravemente ferito e quattro compagni che lo sostengono, possa traversare nelle ore del dopopranzo , una distesa di vie uguale - secondo la topografia di Napoli - a quella che passa tra la Galleria. ed il Palazzo di Capodimonte, senza essere notato dalla polizia di una città di oltre un milione di abitanti. Il Governo e la maggior parte del popolo intelligente in Russia vanno a tastoni tra le tenebrt:ì, senza programma, senza pensiero del domani. Io son malato di disperazione: dopo aver fatto molti passi inutili ho dovuto infine abbandonare il paese percbè il partito anarchico vuole disfarsi dei rappresentanti dell'industria e prender per forza e gratuitamente le officine , senza a vere ne la preparazione necessar~a a migliorare le cose nè il gusto di far lavoro seno. Nelle provincie centrali della Russia gl' industriali hanno avuto il buon senso di rispondere allo sciopero anarchico con una serrata generale; a Lodz e a Varsavia dove gl' industriali souo di nazionalità diverse, cominciano appena preliminari di trattative per organizzare una linea di condotta. Il coltello il revolver ' , la bomba sono i piacevoli mezzi di per:iuasione usati dai socialisti per inaugurare la nuova èra di progresso. Voi credete che un simile caos non potrà durare ; che la macchina governativa cesserà bento:ito di funzionare anche rapporto alle fonzioni più semplici, per esempio, il pagamento degli stipendi agli agenti civili e militari nelle multiple ramificazioni dei servizi pubblici. Notate che il nostro bilancio non ha che una parte minima di imposte dirette, che le ferrovie, che il monopolio dell'alcool producono grosse somme e le spese più utili possono essere ritardate. Il disastro che ci ha colpito avrebbe potuto non avvenire; ma per ciò sarebbe occorso buon volere e previdenza alla testa del governo. Al contrario, per arginare il torrente delle aspirazioni del popolo verso la civiltà e la libertà durante circa un mezzo secolo non si è fatto che opporre una diga formidabile di atti autocratici e di stupido dispotismo burocratico. I colpi di cannone di Mukden e di altri siti, scuotendo l' aria, hanno sconquassata la diga e noi assistiamo ad una terribile inondazione. Noi cerchiamo nel la farmacopea .della storia gli nni, nelle dottrine del socialismo, gli altri, i mezzi per scongiurare o per ingrandire il disastro. Se noi non troviamo nn uomo di genio che tagli con un colpo di sciabola le difficoltà in cui si dibatte un popolo semibarbaro; che dia la direttiva ai fiotti devastatori dell'inondazione, io non oso far previsioni pel nefasto avvenire Da anni ed anni si predice la catastrofe ma ci siamo cullati nella speranza che il buon senso del governo e del popolo avrebbe saputo scongiurarla ..... Aggradite, ecc. + I libri che hanno formato l' educazione del Labour Party in Inghilterra. L'influenza di Mazzini. - - William Stead ha fatto una delle sue interessanti inchieste: ha domandato ai 61 deputati che formano il Labou1· Pm·ty nel Parlamento inglese qua.li sono gli autori, che maggiormente li hanno impressionato ed hanno esercitato una influenza decisiva sul proprio carattere e sulle proprie convinzioni. Quarantacinque dei 51 interrogati risposero e la Review of Reviews (giugno) pubblica le rispettive risposte. Stead, che ha raccomandato giustamente q nesta inchiesta ai lettori della propria rivista cosi riassume i risultati: e In queste lettere sono diversi interes- « santi aspetti. Il primo e più sorprendente di tutto e è il morfo franco con cui molti esprimono la loro e gratitudine alla Bibbia come al libro che ~aggior · « mente Ii ha aiutati. Per un pm·tito che p1·op1.tgna « l' educazione secolare questo fatto in ve1·ità è degno « di nota. Il secondo è il fatto che sugli uomini del « lavoro Dickens è il romanziere che ha esercitato « maggior influenza. Il terzo è che Henry George ha « fatto una gr~nde impressione sulla men te dei lavo- « ratori inglesi. Ruskyn e Carlyle , Jllfazzini e J ohn e Stuart Mill hanno influenzato molti; ma Milton col " Pilg,.im's Progres, Robinson Ci·usoe, Burns, Shak- « speare e Walter Scott occupano il primo posto. » Queste conclusioni dello Stead pei lettori italiani hanno bisogno di essere completate. La lettura delle risposte dei deputati inglesi, -0he sono lavoratori autentici - i lavoratori italiani costrinsero alla dimissione un lavoratore autentico, Pietro Chiesa, che li rappresentava bene a Montecitorio .... ! - insegna éhe essi hanno una larga coltura: superiore a quella di molti deputati italiani appartenente non solo al partito socialista, ma anche alla nostra grassa borghesia; uno, I. Johnson, un minatore del Northumberland, che ha. frequentato la scuola di metodisti, dichiara di aver letto ..... Dante, sebbene con minor profitto di Shakspeare. Molti hanno letto .Marx, Smitu, Sµencer, Darwin, Webb, De Laveleye , Huxley, 'l'orold eec. Noi abbiamo il dovere di conoscere i nomi dei deputati lavoratori inglesi, che manifestano la loro riconoscenza a Giuseppe Mazzini. Eccoli: C. Fenwick, minatore del Northumberland; W. Johnson lavoratore della terra e minatore del War'Yickshire; F. :M:1:i.ddisonc,ompositore del Lincolnshire ; J ames Parker , lavoratore del Lincolnshire; Henry Vivian, falegname del Devonshire. F. Maddison scrive esplicitamente a Stead: « &,. « devo nominar·e uno speciale sc1·ittore a cui sono mag « gio1·mente obbligato questo· è quello di Giuseppe lVJaz- "' zini, specialmente pei suoi Doveri dell' uomo. Egli « ha formato il mio pensiero politico, economico e re- « ligioso e nessuno alti-o ha conq1.tistatocosi completa- « mente il mio consentimento. I>
RIVISTA POPOLARE 213 Leggendo questa confessione mentre come italiani e come repubblicani abbiamo provato una grande soddisfazione , ci siamo pure vergognati pensando che sono pochi i lavoratori italiani, che hanno letto Mazzini e che sono moltissimi - per non dire tutti - i socialisti nostri, compresi i deputati, che hanno deriso, cal ·mniato e ·condannato Giuseppe Mazzini..... senza leggerlo e senza conoscerlo. Se andassero un poco a scuola dei deputati inglesi del Labour party .... + . Stillicidio liberistico . ..L. Nel numero prossimo pubblicheremo una risposta di Luigi Fontanarusso ali~ divagazioni liberistiche del Signor Giretti. Nor Latini ed Jtnglo-sassoni di N. COLAJANNI (1 ) I giudizi Renato Lavallée disse nel nostro ultimo congresso che verrà un giorno in cui i popoli si aggrupperanno per continenti, per genti o per grandi fam:glie umane distinguentesi solo dal colore. Il Colajanni va più lontano : egli stima che le razze « si andranno assimilando e ravvicinando sempre maggiormente pe' loro bisogni, i loro sentimenti , la loro mentalità e che finiranno pa costituire l'umanità che non è ancora, ma .che ci apparisce in un continuo diJJenire >>. Io non credo, per conto mio, alla realizzazione di tanto bel sogno. Ma credo, per lo meno, come l' A., che è impossibile di separare le diverse inAuenze che hanno contribuito a formare il carattere di una naliorie e sopratutto di isolarne l'elemento etnico, per conchiudere colla superiorità o I' inferiorità di tale o di tale altra razza. Così la pretesa superiorità degli Anglo-sassoni è dovuta u a circostanze speciali come la scoperta del nuovo mondo sopravvenuta quando essi erano da parecchi secoli agricoltori o guerrieri che il mare non aveva mai tentato. E questa circostanza speciale è dovuta alla scoperta di Colombo, un latino. n L'Inghilterra declina pei falli commessi, per l'arroganza dei suoi produttori, per.i suoi metodi arretrati. E dal punto di vista delle operazioni finanziarie , la pia7Za di NewYork ha già sorpassata in importanza quella di Londra. Più ancora che non creder alla decadenr_a delle r.azze latine, il Colajanni non crede ali' azione prepondera11te dei fattori fisici. Egli respinge come insufficientemente scientifiche tanto le idee di Metchnikoff sull' influenza dei grandi fiumi, quanto quelle di Ratzel sull' azione dell' ambiente e le affermazioni recise del Demolins sul!' importanza della via che i popoli hanno seguita. Le deduzioni di questi scritt0ri gli sembrano tanto p• ·co solide quanto le fantasie (( dei romanzieri della scienza penale >> che costruiscono dei calendari del delitto ed inventano una geografia ed una climatologia dei delitti. l fattori dell' evoluzione sociale sono estremamente complessi : fattori fisici, fattori antropologici, fattori propriamente sociali, istituzioni civili e politiche, educazione e religione debbono esser tenuti in debito conto. li libro del Colajanni aiuterà i lettori a dar la giusta parte a ciascuno di essi. ( in Re/orme Sociali! dd 16 dicembre 1905). GEORGES BLONDEL (1) Presso la Rivista Po pola,·e. Prezzo L. 6; legato in tela e oro L. 8. Per gli abbonati L. 2,75. Per l'estero L. 1 in più. Ai nostri abbonati che non fanno la collez.ione della Rivista e che vogliono mandarci il N. 0 7 del!' anno IX, il N.0 15 del!' anno X ed i 1V. 2 e 3 del/' q.nno corrente, daremo in carnbio un libro del valore di cent. 50 da scegliersi nell' elenco dei libri di premio di ediz.ione della Rivista. LA GRANDEDISCUSSIONE nella Camera fi•ancese Per unanim; consenso il duello oratorio Clemenceau-Jaurès pel pubblico numeroso che vi assisteva e per i milioni di lettori di giornali, che ne videro riprodotte le forme materiali> è stato un grande ed ineffabile godimento intellettuale; tale che dalle tribune, contro la consuetudine costante, i tratti più scintillanti della eloquenza diversa dei due grandi oratori furono fragorosamente applauditi. La grande discussione, però, non è stata soltanto un godimento intellettuale; ma è _stata pure una ricca sorgente di insegna1-nenti per tutti e per gli Italiani in ispecie. La materia del dibattito? Importante intrinsecamente e per le circostanze attuali: Clemenceau difendeva la propria condotta durante gli scioperi, esponeva il programma del partito radicale , criticava il programma socialista. Inversa, naturalmente era la parte del Jaurès. Il discorso e la replica di Jaurès, opportunamente sono stati integralmente riprodotti in due numeri dell'Avanti I (24 e 25 giugno), che certamente sa-- ranno stati letti dai nostri amici. Ci sembra più conveniente, quindi, dare i punti principali del discorso di Clemencea u. + Un lato del duello Jaurès-Clemenceau interessa particolarmente gl' Italianj : quello della libertà del lavoro e dell'intervento dette truppe negli scioperi. Clemenceau , riprendendo la tesi del Bietry, che era riuscito tanto ostico ai socialisti, che in lui vedevano il compagno transfuga, sostenne che ogni operaio il quale desidera di lavorare ha diritto al lavoro, ribattendo la tesi di Jaurès, che vuole in sostanza accordato agli scioperanti il diritto d' imporre la loro volontà ai crumiri. « La situazione, disse il ministro della repubblica, non è uguale fra i .due concorrenti: l'operaio che vuole lavorare lotta per la vita ; l' altro lotta per migliorare il proprio benessere. Del resto gli ultimi scioperi avevano per iscopo di ottenere una diminuzione di ore di lavoro e non un aumento di salario ». Egli nega che si possa dare il nome di operai a coloro che colpirono il tenente Latour o che saccheggiarono le case dei lòro compagni ; afferma, malgrado la smentita dei socialisti, che la popolazione attaccò i soldati e rimprovera ai capi dei socialisti di non insegnare alla classe operaia il rispetto alle leogi, dond~ in lui il proposito di difendere ali oper,J malgrado i socialisti e contro di essi. JaL~rès aveva detto che l'ordine a Parigi non era minacciato, Clemenceau gli rispose leggendo un ordine del oiorno votato in una riunione della b d . Borsa del Lavoro in cui si invitavano i irnostrantl a impedire cccon tutti i mezzi >) ai camerati che volevano lavorare <li attuare il loro proposito. « Bisoonava dunque mantenere l'ordine. Può chiamarsi qu~sto aoire contro la classe operaia? - domandò l'oratore~). E volto verso Jaurès, il ministro degli interni rispose agli applausi che venivano da tre quarti circa della Camera, dicendo : . - Quelli che agiscono contro la classe operaia sono coloro che la incoraggiano a credere che ovunque si trovi un operaio che non rispetta la legge
314 RIVISTA POPOLARE e il diritto là v1 sia la classe operaia ; coloro che mostrano come nemico il Governo incaricato di mantenere l' ordine e che deve ,mantenerlo poichè l'emancipazione degli operai deve compiersi nell'ambito legale; sono coloro che fanno credere al popolo che gli scioperanti, qualunque cosa. facciano, non hanno mai torto. « L'educazione sociale non è questione di parole, essa si fa coi fatti ; la classe operaia sarà degna dell'emancipazione il giorno in cui i suoi atti saranno conformi al suo diritto. I discorsi non conducono il mondo : se no, da lungo tempo il sermone della montagna sarebbe realizzato. Io ho cercato di fare questa educazione ; non vi ho incontrato laggiù, signor Jaurès. Se le vostre parole signor Jaurès si fossero aggiunte alle mie, quante disgrazie sarebbero state evitate! Ma dominato da tutta l'altezza della vostra concezione socialista non avete il potere di evocare con la vostra bacchetta dei palazzi di fate. Io sono l'artigiano modesto della cattedrale che reca una pietra oscur,1 ali' insieme dell'opera e che non vedrà mai il monumento che innalza. « Sembra che dicendo cosi io abbassi la parte che. rappresento: nel mio pensiero invece l'ingrandisco, poichè i vostri palazzi fantasmagorici svaniscono nelle nuvole al contatto con la realtà, mentre m1 giorno la grande cattedrale repubblicrina lancierà i suoi culmini nel cielo ». - •· Clemenceau che precedentemente aveva interrotto Vaillant aflermando che aveva b~asimato l' impiego preventivo della forza ma che riteneva assurdo poter consentire che gli operai possano rubare e saccheggiare senza essere repressi ed aveva giudicato una tale pretesa roba da potersi sostenere in un ospedale di matti volle stabilire la diflerenza di condotta tra la propria e la condotta dei precedenti ministri sotto i quali vi erano stati negli scioperi dei feriti e degli uccisi senza che Jaurès in quelle occasioni avesse interpellato e biasimato da vicino o da lontano. Lui in nessuna circostanza, nè a Lens, nè a Parigi, nè nell'Herault; nè ad Hennebon dette ordini che potessero far credere che volesse soflocare le classi operaie e volto a J aurès soggiun,e: « Vedete signor Jaurès, se foste ministro degli interni-una sventura arriva tanto facilmente-lascereste voi gli operai scioperanti saccheggiare le case degli operai che lavorano? Voi fareste ciò che ho fatto io 'e inviereste delle truppe e si troverebbe un Grifluelhes che assiso sullo stesso seggio che voi occupate vi volgerebbe i rimproveri che voi rivolgete a me ». Ed a Jaurès che ricordava la risposta dallo stesso Clemenceau data a Ferry, il ministro della repubblica con insistenza domanda : « Mai ho rimproverato a Ferry di mantenere l'ordine e di impedire agli scioperanti di saccheggiare le case dei lavoratori ». « Ma io vi chiedo : se voi foste al mio posto il giorno in eui si saccheggia la casa di un operaio ; ditemi si o no, se voi farete proteggere l'ordine? Non rispondete? Non rispondendo voi avete risposto ». Clemenceau aveva buon giuoco su <questo punto : si sa che il suo primo atto appena nominato. ministo fu quello di portarsi tra gli scioperanti nel Nord per iscongiurarli di astenersi dalla violenza promettendo alla sua volta di non fare i11tervenire le truppe; promessa che non potè esserè mantenuta perchè gli operai 11011 avevano accettato i suoi sa vi ed onesti consigli. Le accuse dei socialisti furono del resto assai ingiuste perchè il contegno della forza pubblica era stato dapertutto longanime e corretto e si erano evitati sanguinosi conflitti. Ciò in gran parte per le istruzioni da lui date il cui spirito si può rileva re da queste precise dichiarazioni, che farebbero rabbrividire i nostri sciocchi ed imprevidenti sostenitori dd principio di autorid e che sono state brillantemente commentate cb 'R._astignac nella Tribuna in un brillante articolo sul dominio della ragione. Ecco le dichiarazioni, di cui c'è una idea nella circolare di Giolitti ai prefetti: «... Lo sciopero continuava a Parigi, e la mia attenzione vigilava su tutti i conflitti. Inchieste sopra inchieste si facevano sui più piccoli fatti , e quasi sempre contraddittorie. Spesso io dovevo convincermi che gli scioperanti avevano ragione;allora gli agenti eranopuniti. A proposito di queste punizioni, qualche volta il Capo della pubblica sicurezza mi osservava che se si dava troppo spesso torto agli agenti, questi avrebbero finito col non pigliare più interesse· al servizio. Perseveriamo - io risposi - a dare ragione a quelli che hanno ragione. E cosi fu fatto ». Rastignac come commento finale e sperimentale a questi onesti, umani e utili criteri di governo riporta questo episodio storico assai istruttivo e meritevole di essere conosciuto : « Nella rivoluzione di Vienna del 1848, un giorno scese, in istato di violenta eccitazione, dal palazzo reale l'arciduca Massimiliano d'Este, ordinando allo ufficiale che comandava le truppe in piazza di far fuoco contro i dimostranti che avanzavano. L'uffi- . ciale si riufitò di obbedire, adducendo che non gli pareva opportuno, e in ogni modo egli non avrebbe ricevuto ordini che dall'imperatore. Indignato, l'arciduca Massimiliano si volse allora al cannoniere, e diede a lui direttamente l'ordine del fuoco. Ma lo ufficiale mettendosi dinnanzi alla bocca del cannone - Non senza -- egli disse - che prima egli faccia fuoco contro il suo superiore... >) « Per quell'atto di audacia e di prude::::za insieme, fu risparmiata l'invasione e l'incendio del castello ». « E il giorno dopo, il Giornale Ufficiale invece della aspettata destituzione, annunziò la promozione del tenente che aveva saputo col suo sangue freddo e sulb sua responsabilità, impedire un disastro ed una carneficina ». « Perchè per il ministro o per il soldato che risparmino il sangue dei cinadini, vi è sempre un posto d'onore nell'ordi~e del giorno della civiltà». + Clemencea u da buon schermitore non si limitò alla difesa : per difendersi attaccò. Espose il programma dei radicali e sottopose a critica mordace quello di Jaurès .. In quanto al programma del ministro radicale non e' era da attendersi novità: nelle sue grandi linee era conosciuto. Riaffermò l'idea dell'imposta sul reddito, oggi invocata d1 Jaures, che l' aveva combattuta nel 1884 ; sostenne il ritorno alla nazione dei grandi monopoli finora posseduti dall'industria privata, il riscatto delle ferrovie, il contratto collettivo di lavoro, la giornata di otto ore da ottenersi gradualmente infine la ferma intenzione di progredire, di riformare continuamente e ..
RIVISTA POPOLARE 315 di non farsi confondere dalla tattica soci,tlista nel blocco conservatore e reazionario, perchè il ra~licalismo come ha liberato la Franci:t dall'oppressione della Chiesa la libererà dell'oppressiane economica. Clemenceau , però , non si limitò a questo, ma pose la antinomia tra socialismo e individualismo. Il nome della tradizione repubblicétna disse ba un ideale da continuare e perseguire, tellenJo come punto di p:utenza tutto il passato glorioso della razza umana. - « Voi , egli continuò , vi rinchiudete , signor Jaurès, i11 un quadro dogmatico mentre il nostro ideale è la rifioritura dell' individuo e ciò facendo noi seguiamo le tradizioni del partito repubblicano. Voi_ avete invocato l'esempio dei grar1di rivoluzionari ; avete detto: fate come essi, prendete un partito. Da l~rngo tempo io ho preso partito contro di voi per lo sviluppo dell' individuo per la giustizia e per la libertà. · « Ecco il programma che noi opponiamo alla vostra concezione dogmatica. La Rivoluzione francese ha voluto il contrario di quanto voi volete; essa ha proclamato i diritti dell' uomo; sta a noi continuare l' opera se ne siamo degni e se possiamo farlo ». Ma qui non c' era che una piccola osservazione da fargli: tutto il programma radicale svolto e da svolgere e la negazione cieli' .individualismo teorico nor:1 è che una attuazione del programma minimo socialista. Questa la verità. Aveva più ragione quindi, quando gli disse: il vostro programma pratico è il nostro; voi ce lo avete preso dalla tasca! ♦ Era più facile combattere il socialismo integrale e intransigente come programma di realizzazione prossima e immediata. Cominciò dalla critica del1' unificazione , che si sa quale umoristica cosa sia in Italia. - « L' unificazione è, sog.giunse l' eloquente ministro, a parer mio , la cattolicizzazione del socialismo; è la prepotenza di una oligarchia governante sulla democrazia operaia che mira all'emancipazione. Voi seguite l' esempio di coloro che per propagare il Vangelo hanno fatto di una parola di libertà un sanguinoso ordigno di repressione. Pero non solamente il cattolicismo è stato vinto nelle ultime elezioni ; lo spirito demagogico medesimo è stato bandito dallo spirito umano. Noi non contribuiremo a ristabilirlo; nel dominio economico noi vogliamo in tutto e anzi tutto la libertà e nou permetteremo una organizzazione che secondo le parole ricordate da Gerault-Richard ci porrebbe nel caso di pensare per procura». « Non è più fortunata la formula soCÌalista del1' espropriazione con o senza indennità. Non si deve giudicare la società attuale sopra due cifre: una che rappresenta l' estrema ricchezza e l' altra l' estrema povertà e di limitare le controversie sociali a due ipot.esi di societa diverse. La discussione <l' altronde st.: questo punto cardinale bisogna rimandarlo a quando Jaurés, uscendo dal vago e dal1' indeterminato abbandonando il critiçismo sempre facile, presenterà un piano completo di nuovo ,1ssetto sociale ». Infatti questo invito insidioso di Clemenceau era · logico che venisse da parte sua perchè Jaurés sin dal discorso di Limoges, nell' ottobre 1905, erasi impegnato a presentare un vasto testo legislativo in cui sarebbero annunziati i criteri del collettivismo e il modo di metterli in pratica. Alla vigilia delle elezioni generali aveva riaflermato di voler presentare un progetto di legge, una specie di codice del lavoro emancipato e organizzato con disposizioni legislative precise e çoordinate , dalle quali sarebbe risultato che l' organizzazione collettivista non minaccerebbe nessun interesse essenziale, nèssun diritto, nessuna libertà, che darebbe un grande slaneio all' iniziativa degli individui e dei gruppi, che « rispetterebbe pienamente la proprietà dei contadini e, ben lungi dal nuocerle, le verrebbe invece in aiutù, liberandola da molti carichi de_ll'imposta, dall' ipoteca, daH'usura, dalla difficoltà della vendita dei prodotti, assicurandola contro i flagelli e proteggendola contro Je crisi ». Questo ottimismo comodo alla Pangloss era del ciarlatanismo elettorale. Jaurés, perciò non si lasci_ò prendere all' amo e continuò a fare della critica della società attuale; critica che non fu sempre esatta nella esposizione delle condizioni della Francia e delle trasformazioni avvenute fatta da Vaillant, e su cui noi ritorneremo. Jaurés fu magnifico quando tuonò sulle 1400 vittime di Courrieres ancora non vendicate e che egli contrappose abilmente alle poche vittime della violenza dei lavoratori. In quanto alla espropriazione borghese con retto senso storico osservò : - Se dunque, o signori, io ho dichiarato che mi era impossibile di dire con certe1.za come nella trasformazione sociale, nella rivoluzione sociale, si produrrà l'espropriazione generale della proprietà capitalista, se la si farà con indennità, o senza indennità, non è già che sopra questo punto il mio pensiero sia incerto e il mio proposito esitante ; ma perchè in questa materia, i programmi, anche i più netti, le volontà anche le più deliberate, sono subordinate alla forza degli eventi. Voi ne avete avuta la µrova nella grande rivoluzione francese, la q □aie ha cominciato col decretare l' espropriazione con indennità, il riscatto della maggior p:trte dei diritti feudali, e che in seguit0, trascinata ed esasperata dalla battaglia, ha proceduto all' espropriazione senza indenni d. E proseguendo, dopo aver accennato alla lotta grandiosa che si com batte in questo momento in Russia fra la Duma che propone di dare la terra ai contadini mediante indennità agli attuali proprietari, ed il Governo russo che si oppone ostinatamen te, ritorna al caso della Francia e dke: - Come strapperete voi i mezzi di produzione alla classe privilegiata ? Voi lo potete, o signori, voi lo potete, senza disordini, senza violenze, senza spogliazione, senza confusione. Voi lo potete coi mezzi giuridici e coi mezzi sociali di cui disponete presentemente. Fin da oggi voi potete, se voi lo volete) finirla col regime delle classi, collo sfruttamento del lavoro per mezzo del capitale, collo sfruttamento dell' uomo per mezzo dell' uomo;· fino da oggi voi potete applicare a tutta la proprietà c,tpitalista la legge che è nei vostri codici, la leg-: ge di espropriazione per causa di utilità pubblica, mediante una giusta indennità. - Noi rimandiamo all' Avanti ! per la conoscenza dell' intero discorso di Jaurès, degno di lui. Cre-
316 ltIVlSiA POPOLA-Rh menceau che concluse il suo meraviglioso discorsu; « Si dovrebbe sentire che vi è fra tutti i repu hblicani, un vincolo coti.1u11e: il desiderio profondo di giustizia sociale che anima tutto il !)artito repubblicano. Non bisogna dimenticare che qualunque discordia è pericolosa perchè gli avversari della repubblica sono in agguato contro di noi. Potremo anche separarci qua_ndo l'opera comune sarà compiuta; ma fino a che quest'oper:i non è stata coronata dall'ultimo fastigio ; fino a tanto che rimarranno dei punti comuni del programma repubblicano da realizzare, rimarremo uniti. E non sarà certamente dal mio labbro, che uscirà la p~1rola della discordia ». Si potrebbe dire meglio ? La Rivista diamo, però, utile di dare il brano in cui egli quasi raccogliendo l'invito alla concordia fatto da Clémenceau per non dare agio ai nemici della repubblica di rialzare la testa, dice: « Non illudetevi; l'era delle difficoltà eccezionali è cominciata, e il còmpito che state per cominciare è malagevole. Incontrerete un maximum di resistenza e non potrete vincerla che con un maximum di azione col programma massimo nella maggioranza repubblicana. Finora avete vinto le forze del passa tu, le forze della Chiesa, per quanto potenti, soltanto mercè le forze combinate della democrazia operaia e rurale e di una larga parte del!J democrazia repubblicana. Non faccio a questa borghesia l'ingiuria di credere che quando i suoi privilegi della ricchezza saranno minacciati, essa passerà tutta intera al partito della reazione; ma sareste ingenui se pensaste di contare per la vostra grande opera • sul concorso assoluto di tutti coloro che vi hanno □ Il B R 11'1 h· t Il • sostenuto nell'opera anticlericale. Vi sarà della paura, aa anca~mana ncurns a SU amanna vi saranno defezioni e debolezze: ma ciò non scema l'imperiosa necessità di realizzare le riforme, ma per ciò appunto i socialisti per collaborare col Governo vogliono prima intendersi chiaramente sul programma. Tanto più che le dichiarazioni ministeriali non hanno lo slancio ve'rso le alte cime che Clemenceau vuole loro comunicare, e la cattedrale ministeriale manca della guglia »•••. ccIl rifiuto dell' insieme del peso delle imposte che a cagione dei vizi del sistema sociale sono divorate per due terzi d,1 spese non destinate al lavoro è - dice - una protesta contro la società iniqua di cui il bilancio è un emblema. Ma quando dovrete far votare riforme e procurarvi le risorse necessarie mediante imposte conformi al nostro ideale democratico e sociale, mai vi verremo meno. Non cercate d'imporci arbitrariamente,· cd in pre~ cedenza, delle condizioni per noi inaccettabili di spostare le responsabilità. Repubblicani con passione quanto socialisti riformatori, e riformisti nel metodo quanto rivoluzionari negli scopi , ci associeremo a qualunque sforzo di riforma , a condizione che sia serio ed efficace. Sta a voi il decidere ». E la concordia sarà possibile ancora per lungo tempo tra radicali e socialisti; tanto più che Jaurès da le sue preferenze al metodo evolutivo. Questo metodo rende ridicola la profezia di Guesde che vede l' avvento del collettivismo nell'anno 1910: previsione che è stata trovata sbalordi toia anche da un vecchio rivoluzionario come Amilcare Cipriani. Egli dichiara nella 'PetiteRepublique (19 giugno): « Francamente confesso che non la credevo « cosi prossima. Pensez..,donc , encorequatre ans, et « patatrac, ça y est ! >) E lo stesso Cipriani deride il tentativo di redigere uno schema della societù futura, sebbene dia prova del suo relativo ottimismo affermando che fra venti anni h repubbiica potrà essere stabilita in Italia, in lsp:1g11a, nel Belgio e in Russia e che in Francia vi sarà un gabinetto interamente socialista. « Ma per arrivare, a questo, egli conclude, vi sarà. pur troppo ! molto sangue versato ! » Noi rinunciamo al mestiere di profeta ; ma tenendoci al presente confermiamo ancora una volta che per evitare la rivoluzione s'impongono le riforme ; e che per ottenere le riforme è necessaria l'unione tra repubblicani e socialisti. Questa necessità vogliamo riaffermare colla parola calda di CleAgli amici' dett' Avanti/ Nell'Avanti I in occasione della campagna fatta d.ill'amico Podrecca contro Giolitti ed a proposito della inaugurazione del monumento a Cavallotti in ·Milano in un articolo di t. m. (Tommaso Monicelli?) è stato fatto.più volte il mio nome a titolo di cronaca o per muovermi qualche dolce rimprovero e per farmi segµo a sottile ironia. Rispondo; non per amore di polemica, ma per rettificare notizie inesatte ; per commentare situazioni diverse ; per mettere il pubblico in condizione di giudicare esattamente della responsabilità individuali, dei meriti e dei demeriti dei partiti politici; per contribuire alla educazione politica del nostro paese, che non può progredire se non è basata sulla verità e sulla sincerità. Rispondo, perchè con insistenza sono stato stuzzicato e se più oltre tacessi il mio silenzio verrebbe erroneamente interpretato · o come acquiescenza . agli· errori divulgati o come confessione tacita di meritare le punzecchiature. ♦ Comincio da una rettifica, che ha soltanto un valore storico. L'amico Podrecca nella denunzia degli scandali della Banca Romana assegna. un merito ad Antonio Labriola, che non ebbe. Podrecca prese per verità inco!)testabili le bavarderies, di cui quotidianamente si compiaceva Antonio Labriola nei crocchi che si f rmavano attorno a lui al Cafiè Aragno Non c'è una parola di vero su ciò che sarebbe avvenuto tra me e Labriola, e narrato, certamente in tutta buona fede, dal simpatico direttore dell'Asino. Nulla, assoluta men te nulla io devo a Labriola. I a copia dell'inchiesta Biagini, dal senatore Alvisi consegnata a Wollemborg, da quest'ultimo venne depositata nelle mani dei redattori del Giornale degli Economisti ed in nome di costoro pervenne a ni.e per mezzo di Maffeo Pantaleoni. A Labriola venne imprudentemente confidato il segreto credo del Prof. Mazzola; e Labriola lo confidò ..• a tutti i frequentatori del Caftè Aragno. Tutto ciò è stato da me narrato nei minimi dettagli nel libro: Banche e Parlamento che fu messo in vendita a Roma ed a Milano dai F.lli Treves precisamente nel mattino del giorno 23 novembre 1893, alquante ore prima che nella Camera dei Deputati avvenisse la lettura della relazione del Comitato dei sette e la caduta del primo ministero Gio-
RIVISTA POPOLARE 317 litti. Quanti conobbero il Labriola sanno che se egli avesse vista ·dimen tkata una minima particella dell'opera sua, non avrebbe tardato un istante a protestare ed a reclamare. ♦ Guido Podrecca con la verve e colla abilitéÌ. polemica che gli c;;ono abituali lu rievocato tutti gli episodi della Banca Romana, che fanno torto a Giolitti per concluderne che in nome della moralità pubblica e privata gl' Italiani non dovrebbero dargli quartiere e dovrebbero eliminarlo definitivamente della vita politica nostra. A me particolarmente dopo avere ricordato l'episodio del Delegato Montalto -- un funzionarìo tanto onesto quanto coraggioso - nell' A-vanti! del 20 giugno osserva : « E l'uomoche « architettavatutta questa roba da far drizzare i ca- « pelli sarebbe - come dice ora l'arnica Colajanni - « migliore della sua fama. Ma allora cosa oèc< corre nella nostra Italia per farsi la fama di tristi e< persone? » Sono di accordo con l'rrmico Podrecca sulla anestesia completa o incompleta degli italiani ; e so - pratutto sulla loro grande facilità a dimenticare. Ho deplorato, ho stigmatizzato molte volte questi difetti della psiche collettiva di nostra gente, che non è, però, esclusiva e caretteristica dei soli italiani. Nel caso speciale si devono fare alcune distinzioni <li non scarso valore. Per tutto ciò che riguarda la Banca Romana in molti degli errori; ed anche delle colpe commesse, Giovanni Giolitti ebbe dei complici alcuni dei quali eminenti. Quanti i complici in vario grado e l'ambiente dimostrai in 'l3anche e Parlamento. Certamente la parte rappresentata da Giolitti, che era ministro degli Interni , fu più prominente; la sua responsabilità fu maggiore. Ma da questo alla assoluzione degli altri e alla condanna perpetua di un solo ci corre molto. E da questa differenza di trattamento scaturisce la debolezza, la inefficacia del1' attuale campagna intrapresa da Podrecca, C' è di più. Gl' italiani tutti hanno dimenticato !l passato non remoto; lo han no dimenticato specialmente i socialisti che in questo momento credono grottescamente essere isoli vindici della mornlità pubblica. Dimenticarono gl' italiani; dimenticarono sopratutto i socialisti e quasi tutti gli uomini del1' Estrema sinistra : perchè ebbero solidale con loro Giovanni Giolitti nella riunione della Sala rossa in dicembre 1894; perchè lo ebbero solidale con loro nell'ostruzionismo nel 1900; perchè lo videro coraggiosamente continuare l'opera di Saracco dal 1901 al 1904 nell'instaurare e consolidare il regime della libertà di riunione, di associazione e di sciopero, da cui tanto giovamento trassero i socialisti in un primo tempo ; di cui abusarono dopo ed abusandone iniziarono la propria decadenza Or:t se Giovanni Giolitti fosse il mostro che Guido Podrecca, l'Avanti! ed altri minori giornalisti socialisti dipingono ed additano aìl' esecrazione dei contemporanei, non dovevasene accettare la collaborazione in un'opera di sante rivendicazioni, non dovevasi con lui stabilire alcun rapporto amichevole, non dovevasi mai accordargli Lt fiducia, l'appoggio, la lode smisurata, che per alcuni anni gli vennero accordati proprio dai socialisti, o da alcuni socialisti, che oggi vorrebbero inabissarlo e lo vorrebbero dannato alla pubblica esecrazione. Sarebbe spiegabile, anzi lodevolissima, l'attitudine presa dai moralisti severi del partito socialista se fatti nuovi fossero intervenuti per determinare il cambiamento. Ma no : la condanna di Giolitti si pronunzia in nome dei fatti vecchi , pei quali c'è la prescrizione non solo, ma qualche cosa, che rappresenta anche .di più di un'amnistia, cioè la solidarietà e la cooper:izione in un'opera alta di pubblico interesse · Di nuovo non e' è stato che il modo scorretto adoperato dai suoi luogotenenti per riafferrare e rimettere nelle sue mani le redini del governo. Questo fatto nuovo io ho stigmatizzato tanto, se non più vivamente, dei socialisti. Ma i socialisti errarono ieri accettando quella solidarietà e quella cooperazione e si ricredono oggi lealmente? Non credo all'errore· di ieri e alla leale resipiscenza di oggi. Credo soltanto che oggi i socialista ritornano all' attacco violento non per la utilità generale e per il bene pubblico, ma per lo interesse particolare ed esclusivo del proprio partito. Il movente del resto è stato riconosciuto dagli stessi socialisti con una franchezza ed una ingenuità piuttosto uniche che rare. La confessione ha contribuito e contribuisce, giov,t ripeterlo, a togliere efficacia alla campagna dell' Avanti! e di Guido Podrecca. Dissi che non giudico un errore passato l'attitudine mantenuta dai socialisti verso Giolitti sino al" 1904 e senza giustificare il mio giudizio colle varie considerazioni che potrei esporre mi pare più conveniente limitarmi a ricordare due casi analoghi, per dimostrare che i socialisti non dimenticarono il passato di Giolitti per accidenti, ma per metodo e per un alto in te resse politico ; e che qualche altro, che in questo momento si ricorda e si esalta dette loro un esempio del genere. Gli errori di Sonnino nel 1899-900 durante il ministero Pelloux furono assai gravi ; nè io , nè i socialisti gli risparmiammo biasimi severissimi. L' Avanti! e L' Asino di q11ell' epoca sono pieni di articoli violentissimi, che designavano Sonnino all' odio e al disprezzo del pubblico e lo dipingevano come un mostro - nè più nè meno come oggi dipingono Giolitti. Ebbene: dopo sei anni appena tutto fu dimenticato e i socialisti divennero amici e sostenitori - nella misura consentita dalle loro teorie e dalla loro tattica - del ministero Sonnino. Di Felice Cavallotti in questo momento si rammenta col dovuto onore la campagna sostenuta sulla quistionemorale contro Crispi; ma Felice Cavallotti aveva accordato la sua amnistia a Francesco Crispi quando questi presento il proprio ministero in dicembre 1893 passando sopra ai ricordi del distacco da Mazzini nel 1864, della condotta equivoca durante l' affare Lobbia e il processo del Gazzettino Rosa per le vergogne della Regia Cointeressatadei tabacchi, del ministero durato del 1887 al 1891 , che fu politicamente cd economicamente il 15iù di astroso che si abbia avuto l' Italia; e forse non avrebbe pubblicata la sua lettera famosa sulla quistionemorale, non ostante la losca faccenda del cordone I-Ierz, se le considerazioni oltraggiose del Fanfulla, che gli furono fatte leggere da me e da Garavetti innanzi ,tl portone di Montecitorio non lo avessero posto nella necessità, che a Jui generosissimo riusd oltremodo dolorosa, di passare per un volgare diffamatore se 110:1 avesse accettata
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==