► RIVISTA POPOLARE 289 e cl' arrestarsi finalmente innanzi alla triste eloquenza ammonitrice dei fatti; e dopo aver con ra- . 1 g1one, imprecato alla vile incuria di tutti i governi senza coscienza, mi par giunta anche per noi l'ora di riconoscere apertamente i nostri torti. E mi spiego subito. In Sardegna si sono svolte fin'ora due azioni parallele: materiale l'una, morale l'altra: entrambe egualmente terribili, perniciose, nefaste. Da un lato la tradizione indolente che cristallizza gran parte delle energie latenti ; l' usura irriducibile che succhia, spreme, dissangua; lo sfruttamento inumano delle società minerarie ; la ferocia del fisco creatore quotidiano di miserie e di disperazioni nuove; l'oblio sistematico e inqualificabile di tutti i governi; l'ignoranza spaventosa che tiranneggia operai, contadini, piccoli proprietari, e non di rado, anche persone le quali pel ceto sociale cui appartengono avrebbero il dovere di essere almeno me- ~iocremente evolute e sono invece tetragone, refrattarie, al disotto del livello comune. Dall'altro lato una furia d'am bizioni, di vanità,. di cupidigic, di mi raggi reconditi , di aspirazioni amministrative e politiche, scatenanti le peggiori facoltà dell'a1ì.imo in lotte accanite, in pettegolezzi volgari, in rancori inestinguibili; tutta una ridda pazza di programmi inattLrnbili, di promesse bugiarde, di propagande precipitose, senz'ordine, senza metodo, senza serietà, che si direbbero fatte per acuire i peggiori istinti umani anzichè per evolverne la coscienza; per screditar l'idea anzichè per farla trionfare. Questo elemento cacciatore e conquistatore di cariche, ha per piattaforma la folla degli operai, dei contadini, dei piccoli proprietari, dei diseredati, dei lavoratori d'ogni sorta; e su essa e per mezzo di essa combatte le virulenti battaglie che dovranno, a seconda de11e sorti e dell'audacia dei combattenti, consegnare il potere a l'uno o all'altro partito. Ma la piattaforma è troppo mobile, tro11po in- !ìda e incerta, perchè composta di gente sempre sofferente e delusa: la più piccola causa, ingrandita dagli odii di parte che vi soffian dentro con furor pronto e costante, provoca perturbamenti e convulsioni nuove, generanti a loro volta nuove battaglie, sempre combattute (beninteso a chiacchiere 1 in omaggio a un ideale politico o a favore del proletariato; ma effettivamente per sfogar rancori municipali, per soddisfare ambizioni e cupidigie malamente dissimulate, o per trar vendette politiche su chi altra volta inflisse ai nuovi assalitori l'amarezza di sconfitte più o meno clamorose. Così si alternano le fortune dei varii partiti politici e amministrativi; si alternano le rappresaglie e le vendette dei vincitori; si sbrama l'avidità di tutti gli spostati di fede posticcia, ricercatori volgari della facile popolarità di un giorno o di una ora : ma la folla , l' immensa folla dei mi seri, dei disperati, dei creduli, degli illusi, dei fidenti, che muta padroni come l' ammalato cambia medicine e in nome della quale si combattono queste grandi battaglie, continua a lamentare, a chiedere a supplicare a piangere sulle crudeli miserie sue. Fino a che un triste giorno, stanca del lungo interminabile cinico giuoco, esasperata da tutti i patimenti, coglie qualunque pretesto le capiti, sia pure il più futile, per lanciare il suo primo ruggito di minaccia, cui segue immediatamente la più selvaggia, la più bestiale, la più cieca delle rivolte, appena l'incauta parola dei soliti tribuni da dozzina cade come triste lievito criminoso in quelle povere anime frenetiche; e allora senza una chiara visione dei fini, passando da ùn estremo all'altro, confondendo nelle aspirazioni intorbidite il possibile coll'impossibile, si sfrena sm1stro e tremendo l'odio contro tutto e contro tutti, e si tira sui soldati (operai di ieri che torneranno ad esserlo domani) come su nemici autentici; s'incendiano staz;ioni ferroviarie; si manomettono, con audacia delittuosa le locomotive; si sfasciano e si gettano in mare i tram elettrici ; s' incendiano i caseifici che rappresentano il primo passo del risorgimento agricolo della Sardegna; si saccheggia, si distrugge, si devasta come in preda a un'orrenda frenesìa d'annientamento; si sparge sangue fraterno; si cade sotto le fucilate con l'ira in cuore e la bestemmia sulle labbra. Questo scempio, quest'aberrazione 1 questa follia è scoppiata in Sardegna! A che cosa vaJsero le vittime cadute e i fiotti di sangue onde s'intrise e si abbeverò la terra sarda? Quale miglioria, quale orientame·nto nuovo determinarono? Nulla è cambiato: nulla cambierà per ora, giacchè non è battagliando per odii .di parte e per ragioni essenz_ialmente amministrative e politiche che si facilita la soluzione di qualunque problema economico; non è scatenando le passioni più torbide che si conseguono le grandi, le serene vittorie del diritto della giustizia. E allora perchè continuare ad ingannarci e ad inga11nare? Si sappiano almeno mettere a profitto le sventure. In Sardegna, non è un mistero per alcuno, la ignoranza è così vasta, così profonda e tenebrosa, in certe regioni specialmente, che il far della politica, imperniando tL1tto attorno a questa corruttrice sudicia baccante 1 è grottesco 1 è ridicolo, è nefasto, è una mala azione commessa in mala fede, che può avere conseguenze incalcolabili nei traviamenti degli spiriti, delle coscienze, e delle intelligen4e. Ben diverso e ben più alto è il compito. Ma esso vuole onestà d'intendi menti, rettitudine di coscienza,- sincera aspirazione al bene comune; cd è imperioso stretto dovere del Governo e di tutti i sardi che copron_o alte cariche pubbliche, che hanno il previlegio dell'ingegno, della coltura, dell'autorità, della ricchezza. Rimuovere al più presto le cause del maleficio con energici provvedimenti umani che rivendichino· giustamente il diritto alla vita di tanti miseri; e combattere tenacemente, senza riposo, senza tregua, ~enza mai darle quartiere, l'idra spaventosa della ignoranza. Educazione, educazione sana, sincera, semplice, vuol essere, che apra la mente e la coscienza; che illumini, che disciplini tutte le facoltà dell'animo. Educazione e sillabario prima di tutto e sopra tutto: il resto - idee, colori politici - verrà poi da sè per naturale attitudine di mente, per naturale aspirazione ed evoluzione della psiche. Dirozziamola, levighiamola questa grezza anima sarda prima di volervi incidere sopra una qualunque parola che sintetizzi un principio, un ideale politico o un simbolo di dottrina nuova, per modo che il lavoro ne riesca più agevole e sicuro e non si esasperino i cattivi istinti volendo sviluppare le buone qualità, e non si facciano dei violenti volendo fare degli uomini coscienti. Nulla è più pericoloso - ha detto Ippolito Taine - che mettere una grande idea in un cervello piccolo. E però il far delle concioni dottrinarie - anche in buona fede - a una folla che per eccesso di sofferenze sente troppo 1 e ragiona troppo poco, e a modo suo specialmente nell'ora del tumulto, può essere fonte di guai e di sciagure non facilmente rimediabili.
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