286 RIVISTA POPOLARE L'opera della Durna <e La Duma ha diritto di propone e di emanare progetti che riguardano l' aboli1ione di leggi esistenti, e l'istituzione di leggi nuol'e. Questi progetti tutta1•ia non possono i,~frangere le basi dell'ordinamento dello Stato, stabilite dalle leggi fondamentali >>. Questo uno dei vari i articoli con i quali, il ro d'agosto dell' 811110 scorso lo Tsar dichiarava che il popolo HL1sso avrebbe il suo parlamento: <e La Duma >>. Bisogna non dimenticare che la legge fondanientale dello Stato Russo è che lo Tsar è arbitro della legge; autocrate, è lui che la fa. E difatti nel manifesto che convocava per le elezioni alla Duma si diceva chiaramente: <e E perci<'.Jche, mantenendo la legge fondamentale che conserva il potere autocratico, abbiamo giudicato opportuno di istituire una Gossudarstvennaja Duma ». Questa la volontà dello Tsar e dei Granduchi, dei Generali e degli alti funzionarii che gli stanno intorno. Sembra però che la volontà della Duma sia diversa. Il vecchio Pobiedonostezeff - feroce ma lucida intelligenza di tiranno - aveva detto allo Tsar: Resisti l Egli considerava che il sangue sparso dal popolo inerme, in quel fatale 22 di gennaio che n~l la storia Hussa passerà col nome di Domenica sanguinosa, non era stato sufficiente ~ debellare le velleità liberali del popolo; che un altro, dieci altri massacri ci volevano, ma concessioni no, neppur una, per quanto minima, per quanto illusoria potesse apparire. Il vecchio procuratore del Santo Sinodo sapeva che l'edificio putrido dell'autocrazia crollerebbe il giorno che lo Tsar permettesse al popolo di discutere con altri che i Cosacchi massacratori, i carcerieri, e il boia. Ed il vecchio Pobiedonostezeff aveva ragione. Aveva ragione, ma i tempi erano maturi per gli eventi nuovi e le parole di lui, che fino alla vigilia erano state ascoltate, apparvero inopportune, ed egli dovette scendere dall' alto ufficio, cd assiste ora, impassibile, all'avverarsi della profezia che egli aveva fatta allo Tsar: Se cedi dovrai cedere tutto. E sembra che la Duma la intenda veramente così. In v.erità lo Tsar ed i suoi consiglieri-pur non seguendo alla lettera il consiglio dell'apostolo del1' autocrazia, nè pigliandone sul serio la lugubre previsione-cercarono in qualche modo di frustrare le speranze e l'attesa dql popolo e fu necessario il grandioso sciopero generale che per 5 giorni paralizzò la vita della Russia perchè il Piccolo Padrespaventato e vinto dalla ribellione dei 1ìgli -si decidesse a mantenere la promessa fatta tre mesi avanti. Il 30 otrobre uscì l'Ukase che convocava le el.ezioni alla Duma. Ed il 10 maggio p. p. i rappresentanti ·del popolo Russo si sono riuniti, la prima volta, a parlamento. Ora appar chiaro che la volontà della Duma è diversa da quella dello Tsar, e più chiaro ancora si vede che il vecchio Pobiedonostezeff aveva ragione. Lo Tsar dovrà cedere tutto. La Duma ha già avuto il tempo di affermare tre volte - in tre solenni occasioni - che essa ha una volontà sua - indiriz:;_o in risposta al discorso del trono-; che essa VL10l governare il paese esigE-ndo che i ministri sieno nominati fra i componenti della Duma - discorso Rodicheff invocante le dimissioni del Governo-; che essa è chiamata e decisa a risolvere gravi e grandi questioni sociali-discorso di Alady·ne su la questione agraria; disc<n-so Nabohoff' proponente l'abolizione della pena di mo1·te. Siamo soltanto al principio, e già i conB itti sono scoppiati, I.a Duma si urta al protocollo, la Duma si urta all'etichetta, la Duma si urta ai ministri dello Tsar. Per ora soltanto ai suoi ministri. Il giorno che essa si urterà allo Tsar - e sarà quando vorranno scioglierla, e lo vorranno - la Duma dovrà scegliere fra il Piccolo Padre che massacra , e i figli che chiedono giustizia. E sembra che, fin d'ora, la coscienza netta, chiara, tagliente della loro opera, della loro ragione d' essere , della natura del loro ufficio questi rappresentanti del popolo Russo l'hanno portata con se dalle loro provincie; l'hanno attinta nei Mir e nelle Zemstwo i contadini; nelle fabbriche gli operai; nelle università gli intellettuali e l'hanno portata intatta in seno alla grande assemblea ove l' anima grande, e la grande necessità del popolo Russo si mo1>trano a luce meridiana. E, cosa degna di nota e che smentisce le dichiarazioni che Katzoff, gentiluomo di camera dello Tsar, fece giorni sono a proposito dei Mugjcks, i contadini Russi si rivelano a noi sotto un carattere nuovo, assumono dinanzi al nostro spirito una personalità tutta diversa, più alta di quella che eravamo soliti considerare come la loro. Noi occidentali, ci siamo abituati-ed in questa ignoranza ci hanno mantenuto le interessate dichiarazioni dei sostenitori dell'autocrazia-ci siamo abituati a considerare il contadino Russo come un bruto superstizioso, fanatico del suo Tsar, felice nella ignoranza e nella obbedienza, rassegnato fatalisticamente alla sua perenne e insaziata farne. Invece ecco Aladyne, un contadino, Lazarlko, un contadino, Joseff un contadino, Ledelnikoff un contadino Cosacco, che parlano come potrebbero parlare i più evoluti fra i nostri operai; e che ci espongono i desiderata e le petizioni dei loro elettori, i quali desiderata, le quali petizioni non accennano punto a supina obbedienza, a crassa ignoranza, a inerzia a fatalismo di rassegnati; ma sibbene a volontà, rispettose sì ma ferme e decise; tanto decise che sott' esse· si sente bollire il fiotto della rivoluzione. Il buon senso parla in loro, ma la risolutezza e la chiarezza delle idee, nella franchezza delle espressioni, altresì. Parlando del Consiglio dell'Impero, cui dovrà toccar la sorte della Camera stellata sotto Carlo 1° d'Inghilterra, Rikheff, un contadino trova uti'espressione sign ifican tissima e forte. cc Il Consiglio dell'Impero è una trave marcia su la quale si è voluto costruire i1 nuovo edificio dello Stato >>. E' chiaro? Si viene alla compos1z10ne dei gruppi politici (forse la parola è poco adatta ma non ce n'è un altra) nella Duma ed ceco che i contad~ni s' avvicinano e si stringono al gruppo del lavoro - Partito della Fatica - e mentre da un lato danno un indice chiaro di ciò che sono ed intendono essere, diventano un freno alle impazienze troppo vivaci di quei socialisti - quasi anarchici - che siedono alla Duma con loro. Si arriva alla discussione della questione agraria ed uno di essi accenna che egli e tutti i suoi colleghi vedono la questione oltre che nei dettagli anche nel suo complesso. Non è soltanto questione di terra, è anche questione di libertà. cc Mi hanno detto al villaggio - dice questo rappresentante: - Va e muori o riportaci della terra. Ma credete voi che si possa godere la terra primo di essere liberi? No: e noi dunque vogliamo anche la libertà ». Chi avrebbe mai pensato che quella orgati.izza ..
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