.. RIVI.STA POPOLARE 305 minato, sotto pena di decadenza. Quando si pensa che, appunto per opere e.li pul?blica utilità, quali conduttur(, <l'acqua, risanamenti, strade ecc. e per l' istruzion<.;, lo Stato non si perita di gravare la mano sui C0muni, oberandone le finanze oltre ogni credere, si capisce sempre più come questi abbiano, non solo il diritto , ma anche il preciso dovere (massime di fro ite ai contribuenti) di esigere quanto loro spetta in base alla legge c.lallo Stato stesso formata. E anche un' altra cosa vogliamo dire. Nei tempi nostri si parla sempre di autonomia comunale e si vuole che i Comuni siano sempre più affrancati dalla vigilanza, dalla tutela, dalla soggezione, insomma, verso lo Stato. ln tutto ciò v' è molto di vero, sebbene s'incorra facilmente alle volte in qualche eragerazione ; ma è certo che la rivendicazione di cui par I liamo costituisce un punto incontroverso, facendo valere il quale, possono i Comuni affermare la loro autonomia. E ciò non solo perchè a vendo maggiori mezzi a loro disposizione, potranno maggiormente svolg<.;re la loro attività , ma perchè, rivendicando quella rendita, rivendicano non tanto ciò che .:; loro attribuito dalla legge, quantq ciò che, anche indipendentt.:inente dalla legge , sretterebbc toso di pien diritto. Infatti i beni delle Corporazioni religiose, come già altra volta osser vammo, a vevano bensì una destinazione superiore certo al luogo dove_ erano posti, ma avevano anche uno scopo d'utilità locale , e anche di destinazione locale , per così dire , che non si può in alcun modo negare. Anzi diciamo che, se le Corperazioni religiose fossero stat<.; soppesse in un tempo in cui lo Stato non avesse avuto ur - gente bisogno di ristorare , in ogni modo, le sue finanze, i beni in qut:stione avrebbero dovuto in massima parte ricadere ai Comuni, perchè erano gli enti a cui profitto anc.lavano questi beni. E si può dire che i monasteri, i conventi, era110 immedesimati coi luoghi dove erano posti, ne formavano , · sotto ogni aspetto, per così dire , parte integrante, e certo, pei rispetti del!' assistenza e della beneficenza pubblica, dell' istruzione e anche, in certi limiti, delle opere d' utilità pubblica, il monastero , il convento , sia pure con forme non sempre consone allo spirito dei tempi e con intendimenti strettamente ..:onnei;si al proprio vantaggio, si aggiungeva, o sostituiva , al Comune. Ora che i monasteri, i conve;:nti nella forma legale che avevano, sono spariti, i Comuni si debbono sostituire in Lutto a loro; di qui l'attribuzione ai Comuni d'una parte dei loro beni. E i Comuni debbono portare nella rivendicazione dei loro diritti per rispetto a questi beni non solo il concetto di richiedere ciò che loro è dovuto, ma anche ciò che legittimamente sarebbe in m.isura maggiore ricaduto a loro, e che solo una legge positiva, nella quale lo scopo fiscale oscurò il savio apprezzamento degl' interessi e dei motivi morali e dei diritti storici, ridusse al quarto. ll Comune moderno, grande o piccolo che sia, ha un' importanza molto maggiore di quella che aveva il Comune an- , teriormente alla formazione del Regno. Nei gruppi sociali, massime nei medii e nei piccoli, altri enti giuridici, massime le Corporazioni religiose, svolgevano la loro attività accanto alla sua e spesso lo oscuravano, lo mettevano in seconda linea, certa~ente per alcuni servizii gareggiavano con lui e anche lo sopravanza vano. Ora non più; esso , specialmente nei medii e nei piccoli gruppi sociali , è rimasto solo, sono cresciute la sua importanza, la sua dignità, ma sono cresciuti anche i suoi doveri . Di questi deve avere una piena ed esatta coscienza, e noi credia'11o che, nella maggior parte dei casi , la abbia, percht; essa forma il contenuto morale della tanto invocata autonomia, senza cui essa si riduce a un 11ome va110sen;a soggetto. Ebbene , ne diano i Comuni italiani la prova, rivendicando i loro diritti sul quarto della rendita dei beni delle Corporazioni re!igiose. Tutti i comuni grandi o piccoli , hanno proporzionalrnente un identico interesse materiale in qui;sta riV<.;ndicazione; ma indubbiamente i Comuni piccoli ha 11110, pilL che il grande interesse morale in tale rivendicazione. cl pie colo gruppo sociale, il Comune è rimasto l'unico ente pub blico, ha una grande missione da compiere, grandi doveri da adempiere, e tanto meglio li adempirà, quanto più sarà conscio dei suoi diritti , fino nell' allennarli e nel farli valere presso e anche contro lo Stato e le Amministrazioni da lui istituite e a cui egli ha allì<lata la cura e la tutela di grand~ interessi sociali. Spetta ai Comuni dimostrare che nè lusinghe, nè minaccie, nè inganni, valgono contro di loro, percht; essi hanno pr<.;ciso il senso retto del loro diritto <.;,-\ella loro dignit~t, e nella tu tela rigida dei loro interessi verso, e anche contro lo Stato, vedono la consacrazione della loro autono-nia, della yuali tutti egualrncnte, grandi e piccoli, sento1h> di essere e sono real mente d<.;gni. ( L<i11iste dei co1111t11i, delle proJJi11cie e delle opere pie. 20 maggio-5 giugno). ♦ R. /Ja,·,11s: L,a lotta contro l'Alcoolismo in 8ca11lllnavla,. -- Un giorno nel 1823, gli studenti d' Upsala aspet tavano con impazienza entusiastica per fargli una serenata l'arrivo di Esaias T<.;gner, il gran poeta svedese la cui e< Leg ge11da di Frit!tjof >> è un ornamento della letteratura del mondo. li Tcgner era professore in Lund , e candidato p<.;r il vcsco vato in Wexiii. La sua carozza finalmente giunse, ma vuota; dietro, veniva il carro d'un contadino che portava il profcs sore, ubbria<.:o fracido. Per via tutti quelli che lo incontravano avevano voluto onorarlo , offrendogli da bere, lìnchè il professore si trovò in tale condizione che si dovè sommini strargli una doccia di acqua fredda prima che fosse pronto a ricevere il saluto progettato. Quest'incidente è caratteristi..:o dei costumi dello svedese di quel tempo, che sarebbero an ..:ora gli stessi , se nessuno non ne fosse stato s<.:andalizzato. In quel tempo la Svezia era il paese più ubbriacone del mondo e la orvegia non era molto meglio. Il consumo di acqua vite era di 46 litri ali' anno per persona : gli operai erano spesso pagati in parte o interamente in liquori. Dopo il 1830 sorsero le prime associazioni anti alcoolistiche, furono deriRc da ogni parte, ma perseverarono. Poi Pietro~\Viesdgren, poeta, predicatore e storico-letterato, divenne I' "postolo della tempe ranza, spinto a questo nuovo lavoro dall' in..:idente della con danna a morte di un giovane che aveva ucciso la moglie in un attacco di ubbriachezza. I viaggi di \Vieselgren e i discorsi ebbero così buon successo, che i suoi nemici cercarono di eccitare il re contro di lui , insistendo con \Vieselgren violava una vecchia legge cli lesa maestà , condannando la fabbricazione della branda , che era fabbricata nelle tenute del re. Ma Carlo Giovanni arrabbiato rispose: e< Che è mio affare reale, - fabbricare la branda? n - e poco mancò che mandasse a rotoloni I' offensore , che il domestico dovè tirar via. el 1855 l'agitazione per la temperanza cominciò a rice vere la sanzione delle leggi; piccole distillerie furono soppresse, una grossa tassa imposta sui liquori, e venne data ai comuni l'autorità di sopprimere la vendita al minuto. Ben presto le licenze vennero ritirate in intere provincie; nel 1888 fu ap · provata una legge che restringeva il numero delle concessioni di vendita al minuto a una per ogni 18000 abitanti. Ora ci sono parecchie centinaia di migliaia di temperanti e nel parlamento esiste un partito della temperanza di 60 membri. Nel 1896 non vi erano più che 27 vendite al minuto <li branda e 128 bettole. fl consumo individuale scese nel '94 a 6.6 litri di branda incluse le città. La lotta nelle città fu più difficile ma fu vittoriosa alla fine, per quanto con migliore successo in Norvegia che in lsvezia.
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