Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XII - n. 11 - 15 giugno 1906

300 RIVISTA POPOLARE TUTTO PER BENE l. La signorina Rilvia Aseensi, venuta a Roma por ottenere il trasferimento dalla scuola normale di Porngia in altra sede - qualunque o dovunque fosso, magari i o Sicilia, magari in Sardegna-·· si rivol~e per appoggio al giovane deputato del c01logio, on. Marco Verona, cho era stato discepolo devotisi-,imo del suo povero babbo, il prof. Asceosi dell'Università di Perugia, illustre chimico, morto da un anno appena per nno sciagurnto accidente di gabinetto. Tura sicura che il Verona, conoscendo bene i motivi per cui ella voleva aodar via dalla città natale, anebbe fatto valere in suo favore la grande autorità che in poco tempo era 1 iuscito ad acquistarsi in Parlamento. Il Verona, difatti , la accolse non solo cortesemente ma con vera benevolenza Ebbe finanche la degnazione di ricordarle le visito che da stud< nto egli aveva fatto al compianto profossoro, perchò ad alcune di questo visite, se non s'ingannava, ella ora stata presente, giovinetta allora, ma non tanto piccolina. se gi:ì - ma si,mro ! - so giiL faceva da segretario al babbo ... La signorina Ascensi, a tal ricordo, s' invennigliò tutta. .Piccolina? Altro che! Aveva nientemeno che quattordiei anni lei, allora .. E lui , 11 on. Verona, qu~:nti poteva averne? Venti, ventidue al più. 011, ella avrebbe potuto ripetergli ancora, parola per parola, tutto ciò eh' egli era venuto a chiedere al babbo in quelle vic;;ite. ll Verona si mostrò dolcntissimo di non aver seguitato gli studii, poi quali il prof. .Asconsi avova saputo ispirargli in r1uel tempo tanto fervore; poi esortò J:1.signorina a farsi animo, poichè ella, al ricordo della sciagura recente , non aveva saput~ trattener lo Jagrimc. Infine, por nwcomandarla eon maggior efficacia, volle accompagnarla-· (ma proprio? seomodarsi fino a tal segno?) - !-Ì. sì, lui in persona volle acuompagnarla al Ministero della Pubblica Istruzione. D' estate, però, erano tutti in vacanza , quell'anno alla l\Iinerva. Per il ministro Bd il sottosegretario di Stato l'on. Verona lo sapeva; ma non credeva di non trovare in ufficio neppure il capodivisione, neppure il caposoziono ..... Dovette contentarsi di parlare col cav. Martino Lori, segretario di prima classe, che reggeva in quel momento lui solo l' intera divisione. Il Lori, scrupolosis:-;imo impiegato, era molto ben visto dai superiori e dai subalte1 ni per la squisita cordialità dei modi, per l' indole mite cho gli traspariva dallo sguardo, dal sorriso, dai gesti , e per la correttezza anche esterna , della persona linda , curata con diligenza amorosa. Egli accolse l' on. Verona con molti ossequi e rosso in volto per la gioja, non solo perchè prevedeva che questo deputato, senza dubbio, un giorno o l' altro , sarebbe stato suo capo supremo, ma perchè veramente da anni era ammiratore fervido dei discorsi di lui alla Camera. Volgendosi poi a guardare la signorina e sapendo ch'era figlia del compianto e illustro professore del!' ateneo perugino, il cav. Lori provò un'altra gioja, non meno viva. Egli nveva poco più di trent' anni, e la signorina Silvia Ascensi aveva un curioso modo di parlare : pareva che con gli occhi - d'uno strano color verde, quasi fosforescenti - spingesse lo parole a entrar bene n0ll'anima di chi l'm-;coltava; e s'accendeva lutta. Rivelava, parlando, un i11gegno lucido o preciso , uo' anima imperiosa; ma quella lucidità man mano era turbata e quella imperiosità vinta e sopraffatta da una grazia irresistibile che le af :ora va in volto, vampando. Ella notava con dispetto che, a poco a poco, le sue parole, il suo ragionamento non avevano più efficacia, p0ichè chi Rt:wa ad ascoltarla ora tratto piuttosto ad ammirar quella grazia e a bearsene. Allora, col volto infocato , un po' per la stizza, un pp' per l'flbrezza che istintivamente o suo malgrado le cagionava il trionfo dolla sua femminilità, ella si confondeva; il sorriso di chi la ammirava si rifletteva, senza che lei lo volesse , anche su le sue labbra; scoteva con una rabbietta il c::ipo. si stringeva ne. le spallo e troncava il discorso, dichiar.1ndo di non saper parlare, ùi non sapersi espri more. - Ma no ! Perchò? Mi pare, anzi, che si esprima benissimo! - s'affrettò a dirlo il c:w. Martino Lori. E promise all\,n. Verona che avrebbe fatto di tutto per contentare la signorina ~ procurarsi il piace1e cli rendere un servigio a lui. Due giorni dopo, Silvia Asconsi ritornò s)la al Ministero. S'era accorta subito cho por il cav. Lori non aveva proprio bisogno di alcun' altra raccomandazione. E con la più ingenua ser.,_plicità del mondo andò a dirgli che non poteva riù ~ssolutamento lasciare Roma : aveva tanto girato in quei tre giorni, senza mai stancarsi, e tanto ammirato le ville solitarie vegliate dai cipressi, la soavità silenziosa degli orti dell' .Aventino e del Celio , la solennità tragica delle rovine e di certo vie antiuhe, come l' A.ppia, e la chiara freschezu del Tevere ... S' ora ·innamorata di Roma, insomma , o voleva esservi trasferita, senz'altro. Impossibile? Percbè impossibile? Sarebbe stato difficile, via! lmpossibilc, no. Dif-fi-cilissimo, là! Ma volendo, via .•. Anche comandcda in qualche classe aggiunta ... Rì, sì. Doveva farle questo piacere ! Sarebbe venuta tante, tante, tante volte a seccarlo, altrimenti. Non lo avrebbe lasciato più in pace ! Un coniando era facile, no? Dunque ... Dunque, la conclusione fu un' altra. Dopo sci o sette di quelle visite, un dopopranzo, il eavaliere Martino Lori si assentò dall'ufficio, s'abbigliò come per le grandi occaRioni o andò a Montecito,io a domat:dare del1' on. Verona. Si guardava i guanti, si guardava le scarpine, si tirava fuori i polsini con le punte delle dita. molto irrequieto, aspettando l' usciere che doveva introdurlo. .A.ppena introdotto, per nascondere l' imbarazzo, prese ,t dir calorosamente ali' on. Verona che la sua protetta ehiedeva proprio l' impossibile, ecco ! -- La mia protetta? - lo interruppe l' on. Ver ..na. - Quale protetta ? Il Lori, riconoscendo addoloratissìmo d' avere usato - scnz' ombra di malizia, però' - una parola cho poteva prestarsi veramente a una ... si, a una malevola interpretazione, s'affrettò a dire cho intondova parlare della signorina .A.sceusi. - Ah, la signorina Ascensi? Ma allora sì, protetta! - gli rispose l'on. Verona, sorridendo e accrescendo l' imbarazzo del povero cav. Martino Lori. - Non ricordavo più d'avergliela raccomandata e non ho indovinato io prima di chi intendesse parlarmi. Io venero la memoria dell'illustre professore, padre della signorina o mio maestro , e vorrei e ho anche Lei, cavaliere, ne proteggesse la figliuola - pro

RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==