296 R I V I S T ,\ P O P O L A R E pesca delle spugne in quelle plaghe africane, fu, dico, a queste notizie d' incerta fonte, che si cominciò ad architettare tutto un edificio di sospetti. Si volle vedere allora un secondo fine nelle idee ·manifestate dal Prof. Schweinfurth, che sern brarono un' abile mossa diplomatica; il dotto africanista divenne un semplice agente coloniale al servizio di opinioni e di interessi della sua patria e si gridò al pericolo del nostro avvenire coloniale nell'Africa settentrionale, e vi fu qualcuno che viJe financo una nube passare sull'orizzonte della nostra politica internazionale e preconizzò una nuova e non lontana conferenza ..... di Algesiras per la Tripolitania. Ma fortunatamente questa nube è scomparsa subito, e adesso pare che la calma e la tranquillità degli ozi i beati della pace sia tornata nell'animo di tutti. A scacciare ogni dubbio è valsa poi -1' interrogazione dell'on. Moschini al Ministro degli Esterisvoltasi alla Camera nella seduta del 3 p. p. - e le dichiarazioni del Sottosegretario on. Di Scalea. Egli assicurava infatti che alle informazioni assunte dal Ministero degli Esteri risultava che nessuna concessione per la pesca delle spugne sia stara fatta alla Germania, che nessuna spedizione germanica si prepari in Tripolitania, e che alcun iradè per facilitare la spedizione germanica in parola sia stato accordato dalla Turchia. Dichiarava quindi infondate le voci corse in qùesti giorni nella stampa internazionale dei fatti menzionati. Smentite adunque qu·este dicerie, l'eçj.ificio di dubbi, di timori e di sospetti di una colonizzazione tedesca in Tripolitania, che giusto in ciò aveva le fondamenta, precipita inesorabilmente. ♦ Adesso è il caso perciò di esumare le accuse e le confutazioni che si son fatte al Prof. Schweinfurth, ed esaminarle spassionatamente per far rilevare quanto attendibili siano le smentite che si son volute dare al dotto tedesco. Iniziava la polemica il capitano L. Bassano, il quale con un articolo pubblicato su L'Ora pretendeva mettere le cose a posto in Tripolitania. E~li ci dava un antologia di belle desc'rizioni e di reminiscenze di viaggi spigolate qua e là dalle note del Tumiati, dell' Haimann, del Vignassa, del Nlamoli, del Della Casa e di altri; ma l'egregio capitano, preoccupandosi molto di mostrare quell'arida plaga africana come la terra promessa degli i tali ani, confondeva la Tripolitania con la Cirenaica, mentre di quest'ultima non si fa menzione alcuna nell'intervista. E il Prof. Schweinfurth, a questo proposito, in una sua recente lettera da Tunisi mi diceva: « 11 capitano Bassano menziona nel suo articolo la Cirenaica accanto alla Tripolitania, mischiando così due obbietti diversi. Noi non abbiamo parlato della Cirenaica, ma della Tripolitania, un paese a sè, un Vilayet proprio. 11 signor Bassano, fra l'altro, volendo richiamare la 1·igife attenz.ione degli italiani su un certo pessimismo dello scìenziato tedesco - secondo lui - inteso a distogliere fa nostra attività da quelle terre così vicine alla patria , trova modo di introdurre un apprezzamento del Prof. Sch,\'einfort in questi termini: <e Che gli stranieri - illustri o no - (quasi sempre illustri , per noi, quando sono stranieri) parlino o scrivano nella guisa del signor Schweinfurt, non meraviglia ... etc. >> Io penso che il capitano Bassano, che pure mostra di avere varie conoscenze di opere di viaggiatori e di viaggi, ignori completamente le opere del Prof. Schweinfurt. lo non starò qui a fare l'apologia dell'illustre scienziato tedesco, che è gloria. del mondo, e dinanzi a cui si chinano riverenti tutti i cultori di scienze, che da un polo all'altro riconoscono il grande valore delle sue scoperte geogratìche e antropologiche compiute nel continente africano, ma ricorderò solo , per chi abbia Yoglia di conoscere un pò ed apprezzare l'opera varia del viaggiatore insigne, « Nel cuore de l'Africa >). Da tutte le opere di Schweinfurth si ril~va anche come egli nelle sue scoperte sia stato sempre animato dal nobile principio umanitario di scrutare nel grembo della atura e di svelarne i misteri e gli ascosi tesori per il bene dell'umanità intera, per_ l'utile dell'uomo e noi1 per l'interesse di questa o di quell'altra nazione. Tali uomini vedono molto più in là degli angusti confini di uno stato o di un paese, la loro patria è il mondo, la loro famiglia l'umanità; e a questa suprema religione dell'ideale essi sacrano tutta la loro vita di studii, tutte le loro energie. Prova si è infatti eh' egli, Schweinfurt, or fa un quarto di secolo, prese viva parte all'iniziativa di una colonizzazione italiana. in Cirenaica, e vi si dedicò con nobilè entusiasmo e con vero slancio, com' ei suole in tutte le sue intraprese. Questa iniziativa ricorda anche l' Haimann nell'opera eh' ei dedica giusto allo Sch\\'einfurth, cui attribuisce la scoperta (per l'Italia) di q~esta antica provincia di civilizzazione. Fu dunque G. Schweinfurt che per primo avvisò di ciò gli italiani, e mi sorprende che il Velite e il Bassano di tanto non abbiano fatto menzio"ne alcuna nei loro articoli contradditorii. Dopo questo io credo che può a un italiano essere permesso di sconoscere le opere di Georg Schweinfurth, ma non misconoscerne il valore scientifico e la sincerità dei giudizii. ♦ Ma a parte tutto ciò poi, chi voglia rendersi conto del valore che hanno le asserzioni del capitano Bassano, prenda una carta speciale della Tripolitania, ad esempio quella pubblicata dal Camperio, dove le parti coltivate e coltivabili 1;0110 marcate in verde, allora ognuno constaterà facilmente quanta poca estensione abbiano questi luoghi e come si perdano nell' immensità della regione. 11 Bassano parla ad esempio, come prova di fertilità, di 400,000 palme che esistono nel solo territorio di Misurata, quando tutto ciò effettivamente non è altro che la prova di un'oasi. Un numero uguale di palme si trova anche nell'oasi di Gabes. E a questo proposito il Prof. Schweinfurth esclamava: <e Avete trovato già in un paese qualsiasi italiani capaci di vivere della coltivazione delle palme? Le palme sono fatte per gli arabi. Il s·agit d' y aller. Andate e provate ed allora vedrete se da qui a 100 anni le mie asserzioni saranno impallidì te dinanzi alla verità >). In un'altra lettera più recente, dall'interno della Tunisia l'illustre scienziato tedesco mi scriveva: <e Vi ho dato già la mia opinione sull'articolo contradditorio del cap. B::1ssano; oggi, in faccia agi i arti col i di Velite e del giornale <e L · Ora )),. debbo ri peterc ancora gLrnnto bo detto. <e Nella nostra intervista non si fa menzione alcuna della Cirenaica; a che serve adunque ripetere quanto io ho scritto nel tempo passato sul porto Tabrouk? Questo resta tale e quale._ Come adungue il Velite, dopo aver parlato di Tabrouk, può Jomandare, indirizzandosi a me: E' ciò in buona fede? Io sto sempre in difesa del principio: «L'Africa è per gli africani i). Poco mi curo se l'opera della Germania si dimostri in antitesi con le idee svolte
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