RIVISTA POPOLARE 295 gata allo spazio e al tempo. In sè, non vi è tempo, e quindi non vi è nè passato , nè presente , nè avvenire » (1). ♦ A questo punto abbiamo modo di cogliere l'aberra- ~ione mentale di qnesti metafisici. Essi hanno ragione. Ma hanno ragione come q11eigiuocatori di scacchi che consacrano tempo ed ingegno a corrispondere da un capo all'altro del mondo intorno a un salto del cavallo o una mossa della torre, chiusi nella loro scienza ir- ·reale e senza attinenze con checchessia di concreto. t»nche costoro sono ragionatari finissimi, acuti ed esa tti. Ma il loro ragionamel_lto si aggira a vuoto circa entità e posizioni fantasmagoriche. Più : gli idealisti €Stremi hanno ragione, ma hanno una ragione inutile; essi sciupano un'enorme energia intellettnale a inve stigare come sono le cose in un altrn mondo, a porre le leggi di u_na diversa a,tmosfera mentale, a scervel1 arsi per scoprire con che cusa si potrebbe respirare nel la luna, dove non c' è aria, in vece che coi polmoni. Essi sono affetti da una malattia che si potrebbe definire colla parola con cui un nostro amico pragmatista qualificava la paura dei castighi d'oltre tomba: l' ete· rocosmomania, la mania J' un altro mondo. La qual eosa se volessimo usare il gergo metafisicò, esprirem no col dire : cio che è trascendentale è trascendente. Sebbene solo ora questo nuovo idealismo cominci a <liffondersi in Italia, noi sentiamo nell'aria che è prossimo il sorgere di quello steS::ìOsenso di nausea intellettuale contro di esHo che traspira già dalle pagine impazienti con cui dieci anni fa il Fouillèe confutava i maestri degli idealisti estremi nostrani, il Renonvier, il Boutroux , il Bergson (2). L' ultimo dei qnali, per ~sempio, il più intrepido costruttore di palazzi logici ehe sembrano reali e sono giuochi di luce, taglia un capello in quattro per ristabilire la libertà morale, e vi riesce sostenendo che noi siamo liberi quando , al momento di compiere un atto, il no8tro lo profondo, l'Ompendo la crosta che le suggestioni, le insistenze, i consigli, le pressioni dell'ambiente e delle consuetudini hanno deposto sul nostro spirito, risale alla superficie, e si produce in noi una specie di rivolta, e noi ci decidiamo all' atto senza nessuna ragione, senza nessun motivo determinante (quindi all'infuori del determinismo) , perchè allora l'atto emana dalla nostra intera personalità, e quindi è libero! (3). Il che è il 'contrario del vero: perchè se mai sarebbe libero l'atto compiuto in contraddizione con questo nostro io profondo , con questa nostra personalità (passioni dominanti, istinto fondamentale) e compiuto invece dietro l'indicazione della pura ragione, della ragione fredda, astratta, teoretica, non ancora trapa8sata in energia di sentimento. L'ete1'ocosmornania metafisica risponde dunque bensì alla verità, ma ad una verità, assolutamente estranea (l) Deussen - Les Elemeo.ts de la Métaphysique (trad. Nyssens, Perrio., 1899, § ì4, pag. 49. (2) Fouillpe - Le mouvement idéaliste et la réa ~tion con tre la science positive (Alcan, 1896) Livre IV. (3) Be1•gson - Essai sur les donné-:s immédiates de la conscience (Alcan 1904), png. 128-133. alla mente umana. E ciò basta per dar ragione nelle sue linee fonda men tali alla concezione posi ti vista. Noi non possiamo che e8sere positivisti, perchè siamo animali di questo pianeta e fatti cosi . perchè insomma siamo nomini. Questo idealismo estremo sta per provocare nuovamente contro ogni idealismo un Keine llfetaphysik mehr più formidabile di quello che seguì le grandi costruzioni hegeliane. GrnsEPPE RE~sr L'Africa per gli Africani Per un1intervista conGeorgSchweinfurth ( 1) Si è voluto fare un casus belli di alcune idee puramente scientiiìche espressemi dall' illustre africanista tedesco Prof. Georg Sch,Yeinfurth in una intervista su l'Eritrea e la Tripolitania da me pubblicata nei num. 77 e 78 del Giornale cc L' Ora ». La stampa politica us,1 com'è a scrutare sempre misteri arcani negli occhi di quell'eterna Sfinge che è il Governo, e a fissare lo sguardo indagatore. negli ambienti torbidi di Montecitorio, si compiacque quasi intessere una sottil trama di argomentazioni di politica internazionale su dei giudizii dettati allo scienziato tedesco da serene osservazioni e da lunghe esperienze scientifiche, e perciò privi di ogni sottinteso nazionalista. Pareva poi che questa polemica finalmente si assopisse, quando nel N. 122 dell' Ora il sig. Luigi Ribolla Nicodemi torna ancora a ridestare la questione con una breve lettera aperta in cui inneggiando alla feracità dell'Eritrea conchiude con la laconica asserzione gratuita: cc Lo Schweinfurth non è stato sincero >). Ora, scacciando ogni passione, senza preconcetto alcuno, facendomi con una mano velo alle pupille, io mi domando: Cosa importa all' uo,110 della Scienza l'interesse di questo piuttosto di quell'altro stato? ei tutto osserva e pondera spassionatamente per trarne poi delle conseguenze per il bene degli umani , dimentico pure delle convenzionali barriere che dividono le divene genti. Ma che farci t il nostro secolo è caratterizzato proprio da ciò, un senso critico acuito fino all'aridezza coesiste con un candore ingenuo che giunge fino alla balordaggine. E a quest'ansia febbrile da cui -tutti purtroppo siamo invasi, di esercitare cioè la critica indistintamente su uomini e cose, parecchi non hanno saputo resistere, e non volendo risparmiare alle forche caudine della confutazione il Prof. Schweinfurth, hanno messo su parole e parole creando spesso una confusione di paesi è di nomi; e qualcuno, nella foga del dire, ha per'duto la serenità ed ha trovato financo da discutere sul valore dell'illustre scienziato, universalmente noto, e per aver rivelato fra i primi al mondo il cuore dell'Africa e per il contributo di conoscenze e di osservazioni originali portate alla paleontologia, alla geologia e alla botanica. Fu alle lievi vibrazioni telegrafiche che annunziavano una spedizione di scienziati tedeschi in Tripolitania e una fantastica concessione che la Sublime Porta avrebbe fatto alla Germania per la ( r) Pubblicando questo articolo non intendiamo giurare sulla sincerità del viaggiatore tedesco; l'inframm-:ttenza tedesca ci è sospetta. Lo pubblichiamo , im·ece , perchè risponde a ciò che noi pensiamo della Tripolita,1ia. N. d. R.
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