Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XII - n. 11 - 15 giugno 1906

,. 290 RIVISTA POPOLARE Lo ricordino facili tribuni che risolvono tutti i giorni - a tavola - la questione sociale, e nei comizii oltraggiano Mazzini con volatine e pistolotti che risparmierebbero al gran Genovese, se veramente ne conoscessero l'opera altissima e ne intendessero lo spirito: e si persuadano che l'ostinarsi prima dell'ora _opportuna in certo genere di propaganda è come mietere prima che le messi sian mature. Chè se poi il giuoco inumano si prolunghe_rà ancora da una parte e dall'altra fino a esaurir del tutto le pazienze popolari, si rinnoveranno allora a breve scadenza, inevitabilmente, fatalmente, nuove e più cruenti ribellioni; e i soli, i veri responsabili saranno coloro che sfruttano senza misura e senza umanità le fatiche dei lavoratori sardi; co- · loro che ne sfruttano ignobilmente, per fini proprii, l'ignoranza; e il governo che tollera, g uando non sfrutta, l'una e l'altra infamia. Queste cose, Onorevole Colajanni, andavano dette chiaramente e con la massima franchezza. Saranno esse ascoltate? Saranno intese? Non avendo sufficiente autorità per sperarlo, io le ho dette a Lei che di autorità ne ha moltissima, e però mi rimetto al Suo giudizio. Mi riprenda e mi corregga se le mie considerazioni Le paiono errate. Cordialmente La saluto. Roma, Giugno 1906. CARLO DE ANGELIS Nota. - Uscendo la Rivista il I s e il :,o di ogni mese, l'articolo ha dovuto necessariamente comparire dopo altri, scritti sullo stesso argomento, ch'esso aveva preceduti. - Rilevo, a ogni modo, che tanto il Tacchini del Corriere della Sei-a, quanto il Lucatelli del Secolo, scrivono ai rispettivi giornali-con felice comprensione e intuito dall'ambiente sardo - che alle sanguinose sommosse avvenute nell' isola sono tutt'altro che estranee le questioni politiche e amministrative. Il Prof. Graziadei (al quale rispose protestando, con poca forza persuasiva, l'ing. Bertolio, presidente dell'Associazione mineraria Sarda con sede a Iglesias) mette in rilievo nd Giornale d'Italia le tristissime condizioni dei minatori in Sardegna, vlttime di ogni ferocia sfruttatrice che va dall'insufficienza dei salari al trnck-system. - li prof. Coletti (intervistato ~al Giornale d'It.) spiega molto chiaramente come sia stata possibile l'insurrezione contro i caseifici che pur rappresentano un coefficiente non dubbio del risorgimento agricolo sardo. Le vio- •lenze, afforma l'egregio professore!, seguite per suggestione di esempio, facilitate dal malcontento dei contadini , degli incettatori di formaggio ali 'ingrosso e al minuto, e dei consumatori, costituiscono uno di quei fenomeni di crisi di lesioni di interessi, di disoccupazione, di miseria ecc. fatali nel mondo economico, i quali avvengono ovunque e sono sempre avvenuti sopratutto nei periodi in cui un'eco11omia stazionaria comincia a subìre rinnovamenti e trasformazioni che tendano ad evolverla verso uno stadio economico superiore. E finalmente l'on. Valeri nell'intervista avuta col giornale La Vita così si esprime circa le cause che originarono i conflitti: (( Dirò, ad esempio, che a Cagliari ebbero principio per la agitazione del rincaro dei viveri prodotto da ragioni diverse, comprese quella dell'esportazione; a Bonorva la causa precipua va ricercata nella cattiva amministrazione comunale, che tassa barbaramente a rovescio, facendo pagare di più a chi non ha, e di meno a chi potrebbe pagar meglio. La miseria poi, verame11te stragrande, di quei poveri montanari è stato altro potente incentivo; essi, soltanto perchè avevano saputo che in altre località le popolazioni inveirono contro i caseifici, senza rendersene ragione alcuna, se la presero col caseificio locale, che è beneficio per essi stessi, non solo, ma per l'isola tutta. . Completamente diverse invece sono le cause dei disordini a Quartu S. Elena. Qui il benessere, la ricchezza è tale che la augurerei non soltanto al resto dell'isola, ma a tutta l'Italia. Le devastazioni barbariche di Quartu contro il tram che modernamente e comodamente trasporta i cittadini a Cagliari per soli r 5 centesimi (con diritto di portare con sè 40 chili di derrate di qualsiasi genere), dipendono dalla ignoran 1 a in cui dalle classi dirigenti sono tenuti i lavoratori, da dissidii nelle classi dirigenti per l' amministra 1 ione comunale, e anche della sobilla,ione di pochi. abilmente q11a11tocriminosa• mente fatta sulle masse ignorantissime. )> E dopo avere affermato che solo nell' Iglesiente, ov' è la grande industria mineraria, si può veramente parlare di lotta fra capitale e lavoro, soggiunge: (< Nell'interno dell'isola, poi, e nei piccoli centri specialmente, le classi dirigenti llanno quasi tutta la responsabilità dei tragici fatti 11. Mi è piaciuto richiamare questi giudizii di persone autorevolissime, non sarde, e superiori a qualunque spirito di parte, sia perchè essi suffragano la modesta opinione mia; sia perchè messa finalmente la questione nella sua vera luce e in term1111prec1s1, si combattono energicamente tutte le cause del maleficio con rimedii pronti efficaci e di benefica azione duratura. C. D. LeCasspeerloinvidoioperailleEsposizioni Mentre la nostra vita politica si dibatte ognora più fra le miserie di ambi:,;ioni insoddisfatte e di interessi delusi , il genio della terza Italia , per fortuna , librandosi in più spirabil acre, si afferma vi ttorioso là do.ve « Milano a nome d'Italia chiama le genti a le pacifiche gare del la.vo1·0I » . E davanti a questo genio, che, nei lunghissimi secoli, spesso tarpato. seppe sempre splendere di ognor più fulgida luce-dalle glorie romane, ai miracoli del rinascimento, via via fino alle promesse ed alle affermazioni dei giorni nostri ; alla contemplazione di questo genio che trionfa sulla insipienza e su Ila malafede delle attuali classi politiche dirigenti , ri tem • priamoci per l'avvento di migliori destini per la patria nostra. Lo Stato moderno - disse pochi giorni fa l' On. Pantano, inaugurando la Esposizione di Milano ---:ha il dovere di aiutare lo elevamento graduale di q nesto popolo di lavoratori, a cui è dovuta tanta parte dello splendore della nostra civiltà. Parole d'oro, certo, alle quali infatti faceva eco pochi giorni dopo la Camera italiana .... approvando e disappr0vando l'Ispettorato del lavoro e dando ampia prova., non 1:>apremmodire se di insipienza, più che di malafede! Ma , per fortuna , i nostri lavoratori , confidando unicamente in sè stessi , nelle proprie innate virtù, anche sotto il regime di Governi patrigni, hanno saputo, p·ff attraverso infinite peripezie, stenti e dolori, lacrime e sangue, conquistare la stima e l'ammirazione dell'uno e dell'altro continente, in tutte le gare del lavoro, da Parigi a S. Lonis, a Milano ! Self-help ! - ecco il motto degli esseri forti e l'avvenire sarà con essi e per essi. E si è ispirandoci a questo criterio che noi vorremmo farci propagatori - fra i nostri operai -- di una istit:1zione pur modesta e di facile attuazione, ma certo di grande utilità, vogliam dire delle « Casse operaie pe1· lo invio di operai alle Espo.i;izioni. l> Purtroppo le moderne Esposizioni. tendono sempre più a divenire uno spo1·t, un'altra fonte di godimenti e divertimenti per le classi più doviziose, mentre ne re1,tano esclusi la più gran parte dei lavoratori che più ne avrebbero diritto, perchè glorie loro. Nè al1' uopo suppliscono sufficientemente le somme erogate da qualche Camera di Commercio ed altri simili enti, o dagl' industriali più illuminati , percbè , ad ogni modo, di esse non profittano mai, o raramente, i liberi operai delle industrie a domicilio, ossia in genere tutti i piccoli operai dei centri secondari, pei quali appunto più forte e sentito è il bisogno della istruzione tecnica. Come sorgerebbero queste Casse? - I nostri operai sono oramai abituati a.i piccoli versamenti settimanali o mensili a favore delle leghe e simili istituzioni di carattere più spesso politico che economico. Potrebbero versare ident,icamente, con non minore proficuità, pochi centesimi alla settimana allo scopo che noi propu-

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