Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XII - n. 10 - 31 maggio 1906

RIV1STA POPOtAllt 259 teuza. dei mezzi escogitati dal partito socialista italiano per impedirli. dimostra altresì che la impulsività d~lle masse nostre raggi unge le proporzioni della hestialità. Si sa che i popoli i1uparano poco dalla storia e che scorso 11n dato nnmero di anni, quanti sono sufficienti a fare Beomparire gli attori di ·rn dato dramma e i a ca1:cellare il ricordo da.Ila me111oria dei disce11Jenti, quelli ripet,mo gli stessi errori e le stesse colpe che furono scontate amaramente e pnniti severamente. In Ital:a invece l'esperienza quotidiana a ·nulla serve; colpe o errori si ripetono da 11ngiorno all'altro senza che la conoscenza dei loro esiti valga a rattenere 1111 solo attore dal · rappresentare la s,rn parte tragica. Si direbbe che gli avvenimenti si svolgano in un luog9 senza che notizia dei 111edesi1ui arrivi a pochi chilometri di distanza. che si svolgano con nna terribile autonomia e colla più assoluta indipendenza tra loro ; si direbbe che non ci 8ia no giornali che li dP-t1crivano, comizi ed oratori ardenti che li cotnmP-n• ti110, Camere e deputati che li dii:;cutano; si direbbe che ne,isuno legge, nessuno ascolta, ·uess11no comprende A apprende; si direbbe almeno che la memoria di ciò che avvienè non esista , neppure allo ~tato rudimentale e che il bagno nel fiume Lete si ripeta per le grandi collettività in ogni giorno del!' anno ed in ogui ora del giorno. Se si leggesse, si asc0ltas:::1e, si comprendesse, si apprendesse, si ricordasse, allora le masse dei malcontenti saprebbero che i loro sconnessi e inconsiderati movimenti terminano sempre in un modo e colla peggio per loro, che lasciano sul terreno morti e fe. riti e danno largo contingente di arrestati, di processati e di condannati; e sapendo tutto ciò si asterrebbero dal provocare gli episodi tragici e criminosi, di cui ci occupiamo. D'onde la conclusione che sul nostro paese da alcuni anni in quà passa rovinoso e irresistibile 1111 vento di follia, che impaurisce quanti ne sentono il rumore e ne calcolano le devastazioni. La conclusione potrebbe riuscire desolante; potrebbe far dit11Jerare dell'avvenire del nostro paese e da.re ragione ai pessimisti nostrani e stranieri che ne cantano con morbosa compiacenza la degenerazione e la inferiorità. Ma se la storia è inutile per le masse dalla bestiale impnlsi\'ità aggravata dalla grande miseria non può e nou deve esserlo per quanti la conoscono e sanùo trarne ammaestramenti. La storia infatti insegna che in Inghilterra, nel paese della legalità e dove più innegabile e più colos:::1aleè il progresso politico ed economico, abbiamo avuto due periodi contrassegnati da tumulti e da repressioni perfettamente analoghi ai nostri. Durarono circa quindici anni i moti del Luddismo; ù urarono ci rea dieci anni i Il.loti del ca,rtisrno; durarono per circa ottant'anni q11elli più complessi dell'Irlanda! .... ~ come durante le aberrazioni pel Luddismo s' indisse la guerra contro le macchine e contro gli opifici; cosi oggi in Sardegna s' inveisce contro i casei(-ici contro i tram elettrici .... Ma quet1to confronto non suggerisce, però, altre melanconiche rifle1:1sioni? Uertamente. L'Italia per le sue condizioni inlellettuali, morali ed economiche si trova oggi, agli inizi del secolo XX, dove si troviwa l' Inghilterra sino a sessant'anni or sono. Ma è questa forse una novità.? Non siamo tutti couvinti di tale verità e da un pezzo? I maggiori pericoli e i maggiori dolori per l' Italia vengono intanto da questo contrasto: i bisogni, i desideri, le aspirazioni delle masse lavoratrici, in seguito all' azione della stampa, dei contatti coi viaggiatori e all' attiva e µrecipitosi,. e imprudente propaganda socialista, sono quali potrebbero essere tra i !JOpoli più civili; la potenzialità economica per soddisfarli è molto di sott0 di qn_ella dei popoli che si prendono a modello e che s1 vorrebbero imitare: l' Ino-hilterra ha nna ricchezza privat:t di 300 1nilùl1'di ~d un reddito _ann110 di circa trentaci11que miliardi e l' Itdia, tra si e no, ha una ricc)ieua privata di 65 miliardi ed un reddito ann110 che non arri va a dieci miliardi secondo i calcoli 1,iù genero-;i ; e iufine i modi e i mezzi che si aduperano per domandare e conseO'uire g_li. '.3-gognati. miglioramenti sono q1ielli dei popoh inc~v,h, la ?m mentalità è arretrata, la cui organizzaz10ne e sohdarieta oono appena iniziali, il cui analfa-- beti~mo in media è del 50 °/0 e arri \·a al 75 e ali' 80 °/0 precisamente nelle regioni dove più frequenti sono i tumulti e le repressioni sangi1inose ... Ecco i contrasti fatali che riescono ai ris11ltati tragici, che tutta la rettorica 8tupida o malevola di alc11ni medici improvvisati non possono impeJirc. L' uso delle armi e l' intervento della forza pubblica nei conflitti tra capitale e lavoro: l'esempio dei popoli civili. - Nel Divenire socùtle a.bb,amo letto coti di:ipiacere in un ar• ticolo di EuriL:o Leone sull' ultimo adopero ge11erale questo brano, t:he uon ci :iare.nmo atte.:.1,>da une\ persona colta fld acuta come l11i: e La µroposta che quale cuno di noi aveva avanzato sulle c,Jlo1111e dell'Avanti! e di dare la dCure ~dle radice proibendo l' intervento e della foru nelle contei:;e econo1u che, non parve nepe pm· degna di con,;iderazione per la sua audacia - « /'orse iynJra,ndo che ùi G~rm1 .inie ed Inghilter,·a e quella proibizione è yià c'>slume acquisito della, cie viltà capitalista ! • Noi che abbiamo stima di Enrico Leone, delle cui collaboraz1011e uun di nido ci ouuriamo, deploriamo che egli, contro la verità, po:;sa ribt1d1re pregiudizi ed er rori pericolo:;i, perchè oerniuauo cdii e preparano altri eccid1i, senza. atfrettare di 1m ora I' avvento del collettivismo e del i:;indacali:Hno. Se la ciVtltà C'ipitalistica non ric·wre più alle armi nei conflitti tra capita.le e lavoro egli è cbe la civiltà lavoratrice uon rende µiù 11ecc1s,ari gl'interventi della. forza annata. Il Belgio è tra i paesi civili; uia. nel ~886, q11an·Jo a cagione delltt. deficiente 01·~aniz1.G1.zioue 1 lavoratori ri~ordero alla violenza, le truppe intervennero, ci furono morti e feriti co:.ne in 1ta.lia. In } 1 rancia O1emcrncea.1 contando s dia. civiltù lavora,tdce aveva promesso per:;Jnalmente s.tl luogo dello SL:iopeto, che le trnppe non si sarebbero fatte vedere; ma ad arrestare le violenze f.1 costretto a mntare avviso. In Inguilterrd., dopo lungue disc.1s:::1ionisi riconobbe tacitamente uegl1 scioperi la legittimità del picketing; ma questo ha tanto da fare colle minacce, colle bastonate, colle sas:iate, colle devastazioni e cogli incendi degli scioperanti italiani quando il diavolo lrn. da fi:1.rn coli' ac1ua santa. Per la Germania abbiamo ripetuto-e come evita.re la ripetizione quando gli avvenimenti e i giuJizi erronei si rinnovano nella identica condizione della prima volta? - ciò che Mora11dottt, .!!'erri, ~isrier diTeLtore del Vorwarts - 1' organo utficialt:l del socialisu10 tedesco! - hanno detto e 8Critto Bùll' a.ttitudine tra.nq uilla, pacifica, civile dei hwora.tori, elle nc1n renJt:l affatto necessario l' intervento della truµpa. Sul costume acquisito della civiltà capitalistica, in Germania abbiau.10 citato il risultato delle tre interviste avute dal signor .K:lgardo .H.osa: col comaudante la guarnigione di Mulhaim, col Dr. Baare direttore generale del sindacato capitalistico di gS:,en e di .Bochum e col presidente del sindacato operaio della We - sttalia, Ora crediamo opportuno riferire testualmente la conclusione che il Rosa tira dalle concordi dichia• razioni dei tre individui, che rappretJentano i tre elementi diversi, che duvrebbero agire nei conflitti tra capitale e lavoro: e Tirando i conti, scrive il Rosa al

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