272 RIVISTA POPOLARE • alle borgate, daj ricoveri alle chiese, sospiroso sempre della calma interiore, sentendosi sempre solo. « Io sono troppo solo! E' tanto dolofoso vivere in un mondo nuovo, con spente tutte le aspirazioni, ruminando ricordi di morte! Nasce la Vita, viene la Morte, e nel lontano confine, non vi sono limiti che separino la Morte della Vita». Ma ·dove? dove la rassegnazione? Il Daniele· del Mutìoz si estasia << nelle chiese, in questi focolari di preghiera e di riposo; sente la poesia delle immagini create con tutto il fcbrile ardore di una . razza delirante; sente palpitare in qucll' aria le anime torturate e· denudate di guanti, afflitti dalla tristezza della vita, si rifugiano in quelle solenni ombre per mandare al cielo un gemito e una supplica infantile; sente passare, come raggi di luce, le anime visionarie di Giovanni della Croce, di Ignazio di Lojola, di frate Luigi da Leone, di Teresa di Gesll, si perde, al fine, in un sogno che gli permette vedere, come punti di fuoco, occhi dilatati e ardenti, mani bianche e pure, gigli, carni martiri;,;zate, ferree volontà sulle passioni, romitorii, tìori di amore del dolce Francesco di Assisi i>. Ma trova quivi la rassegnazione? o non piuttosto siamo ben lungi dalla schopcnhauriana rassegnazione? La vita contemplativa può esserne la fonte o non piuttosto l' insidia tesa all' anima perchè senta pi Ll grave il tedio e l'oppressione umana? Un misticismo selvaggio è che inquieta questo uomo e lo esaspera e gli dà una fede di pessimista; un misticismo che sanguina pcrchè non salva dalla morte. Dopo la· 1cttura dei libri di Teresa di Gesù, prorompe:« Sì, glorioso spirito incendiato dal fuoco delle visioni, molto è bello comunicare spiritualmente. Tornare allo stato divino della prima adolescenza, quando l' anima si perde e si astrae, il corpo si sente aereo e limpido, e ciò che pi:ù è lontano 3pparisce translucido e chiarissimo. Ma perchè se ne va quel tempo beato? >>. « La ragione!. .. Il più raffinato congegno di tortura che i pazzi abbiano creato, il castello più solido che abbiamo cretto le vacuità! E il progresso, la perfezione umana, questi sogni puerili e assurdi, ben più che una felicità sono un tormento. Però è il misticismo la pura religione dello spirito? o è la religione dell' io convertito in .Dio? o l'adorazione di sè e il timore della morte? o la sede dell'ideale? o una prrvcrsione dell'armonia della vita? oppure la religione dello sconforto e dell'abbandono della terra? i> L' incessante dubiare, la Gevole acuta angoscia che penetra fibra e fibra, l'incertezza continua assidua, gravano tra le pagine del libro come L1n'ombra obliqua, sempre, sempre; anche attraverso le meravigliose descrizioni di paesaggi che l' artista alterna per alleviare, senza dubbio, la pena profonda che assorbe ogni pensiero. A q ualc proda approderà il nebbioso personaggio? Forse qualche cosa vi è pure che tende ad affratellare gli uomini e a quietare gli spiriti: s'illude, ora, Daniele in una fede più umana che lo congiunga strettamente alla vita e alla terra e questa fede, forse, trova « in una sala grande, dalle cui pareti pendono meleseguiti i ritratti di Kroopotkine, di Bakounine, di Malatesta, di Gorki, di Tolstoi, un quadro con le feroci effigi dei martiri di Chicago e alcune brevi iscrizioni e sentenze di amore di p~ce di giustizia i>. E' facile immaginare dove ora siamo. << In guell' agglomerazione di operai giov·ani e vecchi, dalle facce pallide e sbarbate, appassite, indecise, dagli occhi ad ora ad ora lampeggianti di luci profonde, dalle labbra scolorite e secche, tra quegli uomini dei quali nessuno è il tipo della razza fortemente modellato, puramente selvaggio; tutti i degeneri prodotti delle città, umanità cresciuta in luoghi senza luce e senza aria, figure di miseria e stimoli di fame i> il nostro Daniele si sente invaso da una profonda tenerezza e parla loro con amorosa semplicità, infondendo nei loro cuori un'onda di speranza e di pace, accarezzando l'anima loro con la soave armonia delle parole e., come si congeda, lo prende il bisogno del loro abbraccio e del loro smorto sorriso. . . J:.,;Diqui veramente il germe di una pietà piL1umana e più meritoria del.la sterile contemplazione per le cose soprasensi bili. Dopo tante affannose ri ccrch e, dopo inutili ambascc, dopo lunghe e aride peregrinazioni, qualche cosa nella vita si trova che aspetta il riscatto e la rc~fonzionc. Il Cristo dei cattolici è un Cristo puramente platonico se i suoi ministri chiudono nelle chiese e nei confessionali il grande ministeso della liberazione umana cd è un cadavere la parola quando non l'accompagna l'azione magnanima che esprime. · Daniele è un imbelle. li sentimento del dolore umano che non gli manca e gli si agita nel cuore, come una fiamma, lo riattacca tenacemente al 111 isticismo, non l'allontana di un passo, la conduce alla Natura e al Vangelo. << Lo ,spettacolo di una umanità sconsolata che agonizza e si contorce disperatamente nel fondo oscuro delle città, mentre fuori di tanta ombra, Ja Natura sempre bella e sempre consolatrice apre le braccia inutilmente i> è la considerazione fugace che si muove nel suo fragile pensiero. << Sul paesaggio febbrile delle nostre anime sta il paese eternamente sereno della vera vita, e l'uomo lo dispregia immemore della sua immensità, e con mani tremanti fabbrica un mondo in cui tutte le fronti si spezzano e tutte le anime si dissolvono i>. Parole meravigliose che l'allontanano çlall' uomo per portarlo verso la gran Madre, la Natura altrice. <e Tra gli alberi annosi che rinnovano incessantemente l'essenza della propria vita, nella interminabile solenne maestà dell' immenso e dell' amore, sotto il cielo diafano che fa trasparente ciò che più è lontano, nella più rude semplicità giace l'anima profonda delle cose, e da essa originano in sovrana pace e in armonia immensa le chiare. sorgenti della vira ». Insomma è la pietà egoistica che c1 porta lontani lontani dal suo ambito vero e dai suoi veri uffici, non altrimenti che la voglia del cielo _astrae il deboletto . cuore di qualche uomo e lo fa sulla terra eremitano. Quale la finalità?; Paz ! Pace! E dalle remote altitudini dello spirito, a cui solamente giungono le nubifere aquile e solameritc i cieli carezzano, il Diamcle, che a ventisette anni sente invecchiare lo spirito e la fronte e non ha districato l' enigma oscurissimo della propria vita torna al grande libro, all' unico libro, e legge: << Dopo .mi mostrò un limpidissimo ruscello di acqua di vita, risplendente come cristallo, e sgorg3va dal trono di Dio i>. << Nel centro di quel luogo e sui margini del ruscello cresceva l'albero della vita, che portava dodici frutti, dando ogni mese il suo frutto; e le foglie dell' albero erano per la salute delle nazioni i>. « Io sono l'Alfa e l'Omega, il principio e la fìne, il primo e l'ultimo». <e E lo Spirito e la Sposa dicono: Vieni. E colui che ode dica: Vieni. E colui che è assetato, venga. E colui che vuole, prenda acqua di vita -i>. Ecco la meta a cui perviene l'anima sezionata dal Mu1ìoz: una meta biblica, di contemplatore, di consigliere, non di apostolo. Vi aspirano pure coi loro romanzi Dora Melegari, Hall Caine e Marie t
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