... • RIVISTA POPOLARE 271 transitoria, l'uomo ha misurato il suo transito con quei detestabili strumenti che percuotono il giorno ad ogni minuto e ci danno la nozione del tempo. In << Vida >)gli orologi sono ricordati e animati dal Muiìoz con tanta sapienza, da suscitare in noi un vivo sentimento di avversione, una vera avversione « per questi oggetti angustissimi - come li chiama Daniele - che ci ripetono instancabili le ore che passano, con lo stesso monotono accento con cui i certosini ricordano insistentemente la morte che si avvicina>). In vero l'ammonizione degli orologi è l'ammonizione stessa della tomba, la fuga della v.ita verso il precipizio delr' ombra. Ricordare l'ora, dice il 'Nilde, è soffermarci sul tempo: le anime superiori devono ripudiare la conoscenza del tempo. Tale ripudio è la preoccupazione massima del Daniele di Jsacco Munoz, un Daniele che è l'eroe di una vita incoerente e frammentaria, plasmata del misticismo cli Cristo e del fanatismo di Teresa di Gest.1, un prodotto di sublime perversione, un frutto delJa generazione decadente; ora acceso di intense passioni e di amori e di fervori, ora nauseato di noia, instabile, incostante, non pago mai, insoddisfatto sempre; alla magnani mi tà pronto e alla viltà; pagano con Vergilio, francescano con il Frate di Assisi, avido soltanto di vii-a, di vita, mentre riconosce d'avere egli stesso infranto la propria ,,ita e di non essere altro-che un cadavere che passa. Il Mutìoz incardina su così fatta instabilità lo studio di quest'anima e ne deduce, come un delirio, l'insaziata prepotente voglia della vit·a, poco importa se essa si svolga sorto il fatale angoscioso dominio. ~ Por qué muero ? Due dovrebbero essere le risposte in contraddizione aperta: la risposta dei tristi e quella degli atei, il volo verso l' eternitit, la dissoluzione nel nulla. oi siamo al cospetto di un mistico, e per me il misticismo rappresenta la religione del dubbio. Tra il certo e l' incerto, con le ascelle alle due grucce, si regge il dubbio, figlio rachitico del bL1io e della penombra. Però il miticismo esercita una influenza speciosa sulle anime che l'abbracciano. Le anime più mistiche sono le più indecise, talvolta le più barbare. N cl bel libro che ci manda la terra di Spagna, il misticismo prevale. E forse è un benefìco reagente per fa penisola del sole e delle opulenti bellezze, delle passioni feroci e degli amori facili, della gioia crudele che ancora applaude e conclama ai toreri come ai tori Il mistici .mo fa più acuto, dopo le insidie della colpa, il bisogno dell' astrazione. Ecco dunque che Daniele, l' avversario della morte, tiene dinanzi a sè « un teschio gelido e terribile, a sommo di un lugubre piedistallo di scagliola imitante una spezzata colonna jonica, e quel teschio anonimo diventa il muto confidente delle sue tristezze, quel teschio comprato all' Ospedale, lesinando sul costo come si usa per le volgari merci >). ei terrori della coscienza, nelle ansie e nelle tensioni spasmodiche dello spirito, è sempre il teschio « che dal piedistallo negro 1 eterno e pertinace, gli sorride sdendato una smorfia allucinante >>. Come si spiegano l'agonia interiore il delirio sopito che ci invadono senza tregua e assaliscono i nostri giorni e tormentano la nostra volontà e ci opprimono ora con fiacchezze e stanchezze, ora ci esaltano con rivoluzioni energiche, ma rransitorie, dopo le quali ci sentiamo abolici come non mai ·r Sono le crisi che il ML11ìoz esamina diligente e paziente, rimovendone le pieghe, non trascurando le sfumature. Egli sa internare nel labirinto dell'anima, che, a volte, intristisce con la monotonia della pioggia, letifica col sole, impaura con l'ombra, riposa con la penombra, benedice o maledice con la solitudine, divaga o disgusta col fragore dei popoli, e, con l'eloquio, nausea o sublima. Per lui sentiamo che tutto quanto riflette la vita da vicino, ci sembra fuori della vita, perchè troppo noi siamo in noi stessi: l'esame intimo, la riflessione, il peso del corpo e la grandezza dello spirito ci fanno o giganti o pigmei. Il mondo ci diventa angusto, l'umanità sempre più enigmatica e puerile: da c10 lo sdegno oraziano per la volgarità profana che ci intornia, ma uno sdegno che non si appaga di obliare in L111 classico cratere di Falerno, perchè morboso, perchè l'educazione del nostro tempo lo ha corrotto e informato di inguaribile infermità. La filosofia platonica insegna che due sono le (Ose, <e le quali devono accompagnare colui dalla << puerizia tutta la vita, il quale sia per vivervi ecce cellcntemen e: la vergogna delle cose brutte, e lo <e studio nelle oneste >) - forse era la pi Ll seqsata - la fìlosolì.a cristiana ha maledetto la carne, ba infamato l'amore e, ~forzandosi di soffocare l'istinto, ha fatto della concuoiscenza una. vera febbre di fornicazione, dell'atto' generatore Lm peccato mortale; la filosolìa liberirista richiamando l'uomo alla propria dignità favorì le passioni ·e ne sfrenò l'irruenza. Da tanti urti, da tante controversie, da tanti sistemi e metodi, sono derivati questi uomini senza anima e senza carattere, queste ombre di uomini vaganti in cerca di un ideale che non trovano mai, perchè l'ideale non comprendono e non intendono, questc esigue parvenze fatte cl i ancm ia e di posa e di noia, che, dopo la turpitudine, si danno in grembo al misticismo, come la cicala rugiadosa, uscita dalla scorza che l'involge, si dà in grembo al sole per frinir~ noiosi~si mamente. ~ V eri tà o menzogne, queste cose si pc nsa no se-_- guendo lo studio del Munoz, tino studio d~nso d1 pagine vitali e di pagine funerali: e il giovane Autore spagnuolo, con la equilibrata saggezza di un provetto artista, ha trapassato con l'osservazione i rnolteplici stati a cL1i soggiace l'anima inferm:1 e moderna del suo Daniele. Però mi domando: i dubbi e le tristezze che maggiormente osservano la chiari tà dell'intelletto, non sono essi forse le potenze che annientano la nostra sana vitalità e prostrano i nostri propositi? Dove la requie? Il cristianesimo - distinguiamolo bene dal misticismo - per sottrarci alle nostre egoistiche pretensioni, ci insegna la compassione, ossia il sentimento del dolore umano, come afferma Arturo Schopenhauer, sentimento che ci fa partecipi dei patimenti altrui e che il melanconico filosofo elcg-gc come unica base della morale. L'egoismo ci rinserra dentro il nostro io, la compassione per contro esercita una funzione associatrice, sociale tra i diversi individui, per modo che, i dolori degli altri passano attraverso il nostro spirito e ce ne fanno pro\_7are come una eco e un riflesso. Compassione ed egoismo sono due stimoli fondamentali della nostra natura: l'uno si riferisce a noi come volontà, l'altro come intelletto. Poichè, però, in nessun modo ci vien fatto sottrarci a quest'universale destino, e la nostra volontà non può far senza intelletto, ne deriva l'unica virtù che è la rassegnazione. Pare che il Daniele di Isacco Muiìoz cerchi questa rassegnazione nei pellegrinaggi attraverso la vita, ora ributtando il suo enorme egoismo, ora .accogliendo un senso largo di altruismo. Passa dagli ospedali alle abitazioni povere, dalle bettole ai convegni socialisti, dalla pianura al monte, dalle città
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