RIVlSTA POPOLARE 203 essere- sfruttata a fìne di bene e per salv;ire vite umane. Un :dtro mostro, più gig:rntesco dd Vesuvio, l' Etna, vomitava lave roventi; Nicolosi, un grosso paese era minacciato d' in_vasi~ne imminente; gli abitanti non sapevano dec1ders1 ad abbandonarla e non as~oltavano consigli e preghiere di coloro che prevedevano imminente il disastro, che sarebbe costata la vita a migliai:1 di persone. Ma c' era sul luogo un altro porpoc1to, il Cardinale Dusmet, arcivescovo di Catania. Egli allora per decidere gli abitanti religiosissimi ad abbandonare iJ luogo si valsi:! Jella religione ed ordinò che i S:mti ed il Santissimo uscissero fuori dall'abitato. Gli uomini abbandonati dalle divinid non esitarono a seguirle .... Tra il 1779 e il 1906 s1 e visto che c' è stato un peggioramento nelìa esplosione di malefic:t e degradante superstizione ; tra il 1779 e il 1906 ci è un secolo di progressi sciètitifìci, di pr0gresso intellettuale, di diffusione ddlc civiltà; tra il 1779 e il 1906 infine c'è stata l'entrata di Garibaldi e di Vittorio En1111anuele 2° in Napoli e il trionfo di una rivoluzione, che doveva iniziare una vita nuova e riparare l'azione moralmente devastatrice di tanti secoli di tirannide e del malgoverno Borbonico. Che cosa ha fatto questo preteso governo riparatore in quarantacinque anni per elevare intellettu;ilmente e moralmente queste popolnioni? Nulla, proprio null:1 di vvluto e di cosciente; se qualche passo inn:ìl1zi si è fatto è stato per cause che hanno agito automaticamente: strade, giornali; servizio militare, viaggi dal Nord al Sud e viceversa ... Sotto qualche aspetto si puo atfermare che vi sia stato peggior;1mento : i Borboni , ad esempio, di fronte al P:1.pa ebbero sempre un contegno più fiero dei Sabaudi. nel 1815, ritornato dalla Sardegna in Piemonte, ordinò che cerimoniale, cariche, usi, fu11zioni e funzionari ritornassero com'erano prima del .1789.... Allora si tornò indietro di 24 :umi ; oggi di 47 anni ! Al Gaudenzi che portò nella Camera l' aflare èlell'assistenza del Duca al miracolo di S. Gennaro si .rispose eh' era incivile ed illiberale il sindacare un uomo per le sue opinioni religiose, il negare ad un alto personaggio ciò che 1w11 si nega ad un qualsiasi cittadino. La risposta fu balorda. Se il Duca di Aosta vuole essere considerato come qualsiasi altro cittadino del Regno esca dai Palazzi reali, che sono di proprietà della Nazione; rinunzi al grado di comandante del X corpo di armata, che gli dà tanto prestigio e che ne fa un alto funzionario dello Stato. Torni cittadino privato e noi· ne rispetttremo le. convinzioni, ne ammireremo lo spirito di carità e non saremo costretto a biasimare chi vorremmo incondizionatamente lod,ue per l'attività, per l'abnegazione e per la filantropia spiegata nel1' occasione del disastro vesuviano. Francamente un generale che va io Chiesa per aspettare in ginocchio il miracolo di S. Gennaro potrà essere un bravo generale del Papa ; ma non potrà mai ess~re un generale dell'esercito italiano, che ieri combattè e domani potd tornare a combattere contro gli amici e gli alleati del Papa. La Rivista Una breve nota. Un membro del Consiglio Comunale di Napoli ha proposto che venisse murata una lapide a perenne ricordo dell' opera del Duca di Aosta. Eugenio Guarino, il segretario della Borsa del Lavoro l' ha fatto immediatamente seguire da quest' altra, che può sembrare una caricatura della prima, ma che ha un fondo di giustizia : venga innalzato un monumento a: pompieri che in occasione del disastro vesuviano hanno messo in cimento ia vita propria per salvare quella degli altri. Benissimo! A Napoii più che nel resto del continente meridionale era necessaria un' azione energica ed educatrice per elevare le masse superstiziose , per - rin vigori re I a borghesi a fiacca , per seppellire un a ================================= aristocrazia degenerata. Nulla o poco di bene si fece pel passato in tale direzione; molto di male si fa da un anno in qua da un alto rappresentante del1'ltalia nuova. Noi preghiamo i lettori di ricordare ciò che abbiamo scritto altra volta a proposito della devota assistenz:1 del Duca e della Duchessa di Aosta al miracolo di S. Gennaro. Oggi si è potuto vedere che b nostra protesta era giustificata ed opportuna. E' enorme, è incalcolabiie l'azione che esercit:l lo spettacolo di un altissimo person:1ggio che ostenta solennemente la propria credenza nelle più sciocche superstizioni; si ricordi ciò che Bagehot e Spencer hanno scritto sulb gener:tle tendenza degli inferiori a modellare le proprie convinzioni e la propria azione su quelle dei superiori. Si aflerma che la Duchessa sia caritatevole ; è così e b lodiamo. Ma essa per un poco di pane che somministra allo stom.aco dei poveri dù all'anima loro una buona dose di veleno facendosi accompagn;1re sempre da qualche monaca, a preferenza Crancese ; ma essa ha rimesso io uso forme e salamelecchi degradanti , che bellamente furono stigmatizzate da Monicelli nell'articolo sulla zarnpa leccata. A conti fatti il Duca e la Duchessa di Aosta imita110 quel povero scimunito di Carlo Felice che Si è pubblz'cata la 2.a .Jj/dz'zz'onedell'opera del nostro Direttore: Latini e 1\nglo=sassoni (Razzeinferiori e Razzesuperiori) Pi'ù che una seconda edizione, l'opera può dirsi interamente rifatta ed aumentata di parecchi' capitoli'. L'elegante e grosso volume di 500 pagine, in ottavo, si: vende presso ta nostra A·m'lnz·- ni'strazione a Lire 6. Gli' abbbonati· i·n regola coi paga1ne7J,tz~ possono avere l'opera per L. 2, 75 z·n brochure e per L. 4, 75 rz'legata elegantmnente i·n tela ed oro. Per gli" abbona# dell'Estero ai· detti prezzi vanno a_qgz'unti·ceni. 75 per le spese postalt'. A semplice rz'chiesta l' Ammi'ni'strazz'onc spedisce l'Indice analitico dell'opera.
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