180 RIVISTA POPOLARE talia, culla di tante belle cose, sarebbe· uu' unta but-- tare in aria ciò che costituisce la sua gloria pii.1splendida , che Ja forza più efficace di un popolo consiste nel tener vivo il culto delle sue trad,zioni ~ anch'es:;i cosi , messi su da queste belle parole , comi ncieranno a tirar fuori il retaggio , le memorie , lo sdegno delle ombre dei nostri padri che ci chiamera.nno figli dege· neri, lo scherno degli stranieri a cui dovreoio andare a chiedere il favore di spiegarci una lapide o un manoscritto, come se il non insegnar più il latino e il greco ai futuri ingegneri o farmacisti o ricevitori del registro volesse dire proibirne lo studio· a chi desideràsse passare il tempo fra i manoscritti e le lapidi, e, in ogni modo, come se per uno archeologo di più o di meno dovessimo darci alla disperazione, e fosse preferibile l' essere, come siaruo oggi, inferiore agli stranieri nelle industrie, nella politica, nelle cose che fanno i popoli grandi, ali' esserlo nell'interpretazione di scarabocchi di cui all' umanità non importa Ùn cavolo. Il enito della tradizione ! Non e' è pii.1 bella per un popolo quando, ben osservato, gli serve d'incitamento a vita operosa e gagliarda; non e' è cosa più brutta e più stupida quando lo faccia sdraiare in una contemplazione inane del passato e gli annebbii la vista delle cure e dei bisogni del presente Ciascuno di noi può essere orgoglioso del pr0prio padre o del proprio nonno, quando siano stati uomini forti, intelligenti, temnti, e quest'orgoglio gli sarà immensamente utile se, rendendolo conscio della forza che ha nel sangue, dei tesori che racchiude la sua natura, contribuirà a far lni pure forte, intelligente e temuto. Ma egli sarebbe uno _sciccco se, per desiderio d' uguagliare il padre e I' avo, volesse studiare quel che essi studiarono, aver le idee che essi ebbero, concepir la vita nei tempi nostri come essi, in tempi tanto diversi, la concepirono. E noi italiani siamo appunto ancor oggi così. Noi siamo come quei nobili che rinchiusi, negli aviti palazzi un giorno µieni di gloria, 1-erdono il tempo nella contemplazione dì Atemmi e di diplomi e nel ricordo di antichi splendori, illudendosi d'essere ancora grandi e superiori agli altri uomini; e intanto, fuori, intorno ai loro palaz~i, s'agita e si leva la folla di coloro che nn giorno erano i servi e gli abbietti, e usa del po tere e della forza eh' essi non hanno saputo conservare. Anche noi italiani abbiamo un passato nobile e possiamo sempre, volendo , vantarne, in faccia agli altri popoli, la gloria; ma intanto gli altri popoli, sorridendo dei nostri vanti, ci passano innanzi e raggiungono, in tanti campi, quelle glorie presenti che anche noi, volendo, potremmo conquistare. Il 0ulto delle tradizioni I Meglio è non avere tradizioni se esse servono solo a fermarci sulla strada che dobbiamo percorrere cogli alfa-i popoli, se, inducendoci a cercare la ragione dei nostri vanti e delle nostre glorie nel passato, ci impediscono di chiederle al presente e all' avvenire. Guardate come vivono e come pensano e agiscono i liberi e forti uomini dell' America del Nord ! Come sarebbe grande, esuberante, anche per noi , il sentimento della nostra forza , della nostra ntilità, se potessimo un giorno spingere finalmeute libero, puro, lo sguardo intorno a noi I Ora, per le ::;parupanate rettoriche di alcuni visionari i che lianuo il domicilio nel le nuvole e dei parecchi che, per difendere i loro magri stipendii , s' ostinano a proclamare I; utilità e la necessità della n0ja che impartiscono nelle scnole, abbiamo ancora. gli occhi chiusi, la mente chiusa, siamo un popolo che pensa poco, che lavora poco, e quel poco che fa lo fa perchè cosi vuole la bontà d_ella sua natura, non perchè lo vogliono gli sforzi de' suoi educatori. Si dice : ma la conoscenza di ciò che fn il grande spirito della vita latina e. greca non è sprone efficacissimo a forti l ensieri ed azioni? Non fu la Ri voluzion francese tutta fiorita di ricordi classici? Già, pcrC'hè piacque ai rivoluzionarii di Francia di metter su per un poco le foggie alla Bruto e perchè il 'nome di qualche loro istituzione fu preso a prestito da Roma. dol>biamo ancora sentirci dire che quel grandioso movimento politico sociale derivò unicamente o principalmente dell' infl:ienza dei ricordi clas~ici sulla mente de' s11oi promotori! Vien da riderè e da piangere pensando a quel bel concetto che s'ha ancor oggi da. parecchi della ragion d' essere e d' evolversi dei fenomeni storici e sociali. E perchè è innegabile che qualche cosa, anche per educare il nostro sentimento morale, può apprendersi àallo studio della vita romana e greca. - no11tutta via, come dirò adesso, perchè ciò sia un effetto tutto proµrio e speciale di questo studio - ecco dunque che saremo obbligati a metterci per otto anni sotto il giogo di grammatiche e di ling-ue che più non c'interessano, ecco che dovremo esser privi di altri insegnamenti assai più utili, anche per l' educazione morale nostra, ecco - e questa è la più grossa - c!Je anche quel poco di buono che potremmo apprendere dalla conoscenza della vita latina e greca ci sarà ammannito in modo ineffioace e indigesto. Mutato, invece, profondamente il sistema educativo e istruttivo che ora regola le nostre scuole, noi potremmo beni.:isimo, e con qualche speranza di buoni frutti, insegnare nelle scuole ciò che furono e ciò che fecero i latini e i greci. Ma bisognerebbe far sì che la storia civile e la storia della letteratura e dell'arte non si riducessero, come avviene generalmente oggi, ad essere una filza tediosissima e inconcludente di date e di nomi, e di ventas:;ero invece, specialmente la prima, uno studio sociologico del pas_- sato, più utile certo e forse, per i giovani costretti a seguirlo, assai meno increscioso. Anche così concepito, resta· però sempre innegabile la poca importanza di questo studio di fronte a quelJo di tante discipline moderne. E - non si gridi al paradosso ! - possiamo ammettere una materia storica sociologica svolta nelle nostre scuole preferibilmente col ricorrere allo studio della vita latina e greca, ma se questa preferenza è da accordarsi per la derivazione della civiltà nostra, diretta od indiretta, dai latini e dai greci , per una specie di riguardo , insomma , dovuto a ragioni di lontana parentela , non si deve però giustificarla supponendo che un intrinseco e particolare valore morale sia riposto nella conoscenza della vita di quei popoli. La storia di qualunque nazione, concepita e spiegata nel modo cLe ho detto, può essere
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