178 RIVISTA POPOLARE Pensano più a conquistare l'Emilia, come nel secolo XV? Perchè la Venezia e l'Emilia fanno ~arte adesso di un unico Stato. Ora l'unione degli :Stati attuali di Europa potrebbe facilmente comPiersi come si è compiuta l' .r.nione degli antichi Stati d'Italia. Nuova prova che i grandi possono benissimo rinunziare alla conquista e che queste non sono una necessità inelutta~ile proveniente dalla natura delle cose. Ma si dirà: vi sono esempi di popoli che desiderano gli acquisti territoriali. Si pensi all' entusiasmo dell'Inghilterra all' .epoca della guerra del Transwaal. · A ciò rispondo che realmente in certi inomenti le passioni popolari possono essere ecci tate Hcl senso militarista. Se Chamberlain l'avesse voluto la quistione tra l'Inghilterra e il Transwaal sarebbe stata regolata facilmente e il popolo inglese non avrebbe rovesciato Chamberlain se avesse agito in senso diverso da quello in cui agì. Si sarebbe anzi rallegrato dell'esito pacifico di tale affare corne si rallegrò dell'esito paciGco di Fashoda nel l898. Ma anche ammettendo che certi individui in mezzo alle classi popolari stiano per l'appropria- . zione dei territori i dei vicini , ciò mostra soltanto che questi individui s'ingannano e ch'è necessario d'illuminarli sui loro veri interessi. 11 risultato di ogni guerra è un accrescimento d' imposte anche quando essa è fortunata; a più forte ragione quando essa è disgraziata. Gli inglesi pagano 200 milioni all'anno cl' imposte di più dopo la guerra del Trans,Yaal; i Giapponesi 400 milioni di più dopo la guerra di Manciuria. E' assurdo il sostenere che le masse del popolo possono essere più prospere quando esse devono abbandonare allo Stato una maggior quantità del_ proprio reddito di prima. Ogni conti·ibuentc è come uno schiavo dello Stato. Ma nessuno sicuramente potrà affermare che è più vantaggioso per lo schiavo lavorare tre giorni della settimana pel suo signore anzicbè due. Tutto lo sforzo degli individui e dei partiti che vogliono il bene delle masse popolari deve dunque tendere a dimostrare che l'anarchia internazionale non è affatto van taggiosa e che essa non è più conforme alle leggi della natura di quanto lo sia l'anarchia nel seno di uno Stato. Quando tale convinzione sarà. generale l'anarchia internazionale sembrerà insopportabile. Essa susciterà l'odio e la collera come i privilegi della nobiltà e il dispotismo dei re. L'anarchia internazionale è il più brutale attentato che possa commettersi contro i diritti del1' uomo e del cittadino. Sicuramente ciascuno di noi si rivolterebbe profondamente se sentisse dire che l'Imperatore del Giappone ha riunì to 300000 dei suoi sudditi, persone onorevolissime e innocenti di ogni delitto e li ha fatti fucilare. Intanto l' Impe-- ratore del Giappone ha compiuto un atto perfettamente simile facendo fucilare 300000 Giapponesi dai soldati Russi ( 1). Dal punto di vista delle nostre convenzioni sociali l'atto è diverso; ma dal punto di vista delle realtà concrete esso è esattamente rasso111igliante. Il Mikado ha fatto uccidere 300000 Giapponesi per ottenere certe soddisfazioni personali. Questo è proprio un attentato contro la vita dei suoi comp~- trioti; ed è quindi un attentato contro il loro diritto più primordiale, ch'è quello di vivere. D'altra parte i 400 milioni di nuove imposte in- ( r) L' illustre autore, certamente non per malinteso patriottismo, ma perchè vive in Russia non ha tratto l'esempio .dall'Impero degli Czars anzichè da quello del Giappone. N. d. R. Hitti al suo popolo non sono altro in foncto che una serie di confische, quindi un'appropriazione dei beni altrui pel suo vantaggio personale (?), e quindi un attentato diretto contro il diritto di proprietà. Considerare l' anarehia internazionale come un attentato violento contro i diritti dell' uomo e del cittadino e non come uno stato di cose conforme alle legge della natura: ecco la salvezza dei popoli! A poco a poco c'incamminiamo verso il momento in cui questo punto di vista diverrà generale. Per parte mia l'anarchia intern~zionale mi rivo_lta pro_- fondamente perchè sono perfettamente convinto che essa è mantenuta unicamente dai grandi del mondo e potrebbe essere soppressa in un solo anno. Disgraziatamente le persone che pensano come me non formano ancora la maggioranza in mezzo alle nazioni. Ma il loro numero aumenta tutti i giorni, in primo luogo pei progrèssi del socialismo, e in secondo luogo per la grande forza eh' è la democratizzazione delle società civili. I diseredati di e uesto mondo acquistano sempre più l'istruzione e. cominciano a comprendere i loro veri interessi. Le masse popolari hanno ormai l'accesso al potere politico col suffragio che tende a divenire dapertutto universale. Si può dunque sperare che in un avvenire che non sembra troppo remoto, il popolo imporrà la sua volontà, sopprimerà l'abbietta anarchia che lo rovina e la sostituirà coll'ordine giuridico internazionale che solo potrà assicurare il maximum di benessere realizzabile sulla terra. G. Novrcow Scuola vecchia e vita nuova Le due lettere di un Italiano di Nuova Y01·k, pubblicate qualche tempo fa in questa Rivista, contengono - per ciò che ri~ua.rda il mortifero infli1sso della cultura classica sui giovani italiani che nelle scuole si dovrebbero preparare alJa vita - osservazioni non nuove forse nella sostanza, benchè un po' paradossali, nnove certo - almeno per questioni di simil genere, discusse solitamente con accademica nebbiosa gravitàper la forma simpaticamente scapigliata con cui sono espresse. È cosa qavvero assurda, per dir poco, che, mentre la società umana in questi ultimi tempi ha cambiato tanto profondamente i suoi metodi di vita, le sue idee, Je sue aspirazioni, mentre tutto, con evoluzione rapida, si trasforma intorno a noi, la scuola sia rimasta ferma sopra regole e istituti che potevano logicamente giustificarsi parecchi secoli addietro , o , Re si è un poco modificata , cedendo alle esigenze dei tempi nuovi e accogliendo di mala voglia una o due delle scienze moderne, sia restata, in ogni modo, per <piòche ne costituisce la sostanza, q11al'era quando si andò formando per soddisfare i bisogni dei nostri lontani antenati. La scuola è ancora, presso noi che aspiriamo ad essere un popolo attivo, vigoroso, moderno, quella fucina di ctiltura umanistica che serviva in altri tempi a fabbricare uno stuolo di fannulloni, destinati in maggior parte, a popolare le corti e a servire, se voi ti alle lettere, d'ornamento ai principi, a governare, se datisi · alla politica, uno stato dove il popolo contava come zero e gli interessi principali da studiare si riducevano
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