Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XII - n. 6 - 31 marzo 1906

RIVISTA POPOLARE 147 governativo del Lavoro, trovan~ nel sindacalismo rivoluzionario un'implacabile avversario. Inoltre, dato che il Parlamento deve considerarsi come un organo della borghesia, è naturale che il sindacalismo sia antiparlamentare E::;so, infatti, proclama che l'orgauo per eccellenza della classe operaia è il sindacato e che nel sindacato non nel Parlamento oi difendono gli interessi proletari e si lotta contro la borghesia, 0' è un'agitazione dei ferrovieri per 11nsalario più alto? La lotta -. proclama Leone - non si combatte nella Camera, ma fuori, con la pressione dei sindacati, cioè con lo sciopero generale. Dopo ciò parrebbe che la logica doveHse condurre a questa illazione: che la lotta parlamentare non conta n1dla e che unica arma del proletariato è lo sciopero generale. Ma qui s' arresta ancora incerta la dottrina sindacalista: e mentre alcuni, come il Dì~ale, hanno sa] tato il fosso e si sono confusi con l'anarchismo corporativista, i Labriola e i Leone ammettono ancora la utilità di penetrare nei poteri pubblici per denudarvi gli irreconciliabili antagonismi di classe. Funzione questa affatto negati va, che non pnò mai tradursi in azione positiva. · ♦ Più breve discorso può essere sufficiente a caratterizzare la Destra socialista, ossia i 1·iformisti. 11 loro pensiero si riassume in questa. constatazione storica: l'avvento della democrazia in quasi tutti i grandi paesi d'Europa ha distrutte le antiche formule rivoluzjonarie ed ha permesso la maturazione lenta e graduale del movimento operaio. Così lo Stato non è più il comitato esecutivo della borghesia da quando il suffragio allargato od universale ha introdotto nelle Assemblee legislative i rappresentanti di tutti i ceti e di tutte le classi. E il Governo può quindi essere - come oggi in Francia -- per uove decimi borghese e per un decimo socialista, cioè il programma del Governo, invece d'essere d'una tinta uniforme, può riuscire un mosaico policromo dove anche la rappresentanza proletaria introduce il suo frammento socialista. Questo frammento socialista poi - leggi per la pro tezione dell' operaio , per le pensioni operaie , per lo sviluppo delle cooperative. per la nazionalizzazione delle grandi industrie, ecc. - assume pei riformisti nn va lore ereativo immenso. Il movimento operaio, sospinto da q 11estiaiuti che es:;o chiede ed ottiene, a0q uista di vastità e di attività: e::1Bosi rafforza e si affina, crea i germi degli organi nuovi della produzione e del cousumo, crea le maestranze dell' avvenire ed educa .le capacità tt-cniche per la futura gestione collettiva. Di più, nella sua marcia ascendente, e::;soinfluenza, come fa la calamita col ferro , tutti i ceti affini : intellettuali, professionisti r impiegati, artigiani, piccoli proprietari. Tutti costoro si poiarizzano cosi intorno alle rivendicazioni proletarie . e permettono che il proleta- . t nato penetri sempre più addentro negli orgaui direttivi della società, finchè venga il giorno in cui la coa• 1izione di tutte le forze produttrici - 11Onescluse ·1e forze intellettuali - possa aver ragione dello forze parassitarie e perciò degenerate. Da tale concezione è evidente che deri vauo atteggiarnenti tattici opposti a quelli del sindacalismo rivoluzionario. Il socialismo riformista si giova tanto della pressione esterna quanto dell'azione parlamentare per ottf1nere le riforme che gli giovano, mentre il rivoluzionarismo non crede che alla pressione dello sciopero e reputa le riforme legislative inefficaci ad ogni evoluzione progressiva. Il riformismo chiede allo Stato armi n 10ve pei suoi sindacati, e il rivoluzionarismo non ricouosce lo Stato che per combatterlo. Il riformismo deve nel Parlamento destreggiarsi per ottenere quanto µiù gli è possibile, e il rivoluzionarismo accetta di entrare nel Parlamento soltanto per documentare, con la sua opp')sizione perpetua, l'irreconciliabilità degli antagonismi di classe. Vi è, dunque, fra l'uno e l'altro ben maggiore differenza di quella che non corra fra due opposti partiti borghesi. Ora, di fronte a qnesta diversità sostanziale di azione non è possibile che esista nn vero e proprio Centro socialista. Q11ella frazione centrale, che ba voluto intitolarsi « integralista » quasi a significare che integra la unilateralità dell'uno e dell'altro estremo, è in so- ::;tanza un'appendice o meglio una variante della concezione riformista. E non è difficile darne la prova. Angiolo Cabrini-e con lui il Rigola e il Morgariè uno dei più caldi fautori della legislazione sociale. Egli parteeipa a tutte le maggiori Commissioni delegate a studiare i problemi del lavoro. e in esse egli non si arresta a docun1entare gli antagonismi di classe, ma cerca di strappare quante più concessioni è pos~ si bi]e ottenere J_Jeril movimento operaio. Enrico Ferri poi è evoluzionistc1, per convinzione scientifica. Egli non ha mai aderito n quella dialettica hegeliaua -- così connaturata alla fraseologia marxista - per cui il p1·Ogresso avviene per l' urto dei contrarii, ma è sempre riwasto fedele, auche in sociologia, all'evoluzionismo s penceriano. Dei più tutti , riformisti e centrai oli , ritengono che nel Parlamento occorra fare non solo opera di propaganda ma al tresi opera posi ti va, sospingendo, stimolando, aiutando se occorre, le frazioni rueno reazionarie o piu democratiche della borghesia. La ragione dell' esistenza di questo Centro « integralista • fra la Si•nistra e la Destra del socialismo italiano, non va dunque cercata in una differenza ài concezione e di metodo ma in un'esigenza psicologica. Le schiero che forma1io la nostra organizzazìone operaia non souo dovunque guarite dalle abitudiuì mentali della vecchia demagogia. Per esse il Governo è il newico , e quindi votare per il Governo è tradire il poJJOlo, appoggiare l' autorità - qualunque autorità - è venir meno agli ideali della rivoluzione. Per siffatte masse la concezione posi ti va del socialismo, che pro- _ cede strappando riforme con tattica accorta e che delle riforme fa un' arma per conquiste successive,. riesce una tale novità che non sanno rassegna!'si ad intenderla. Perciò tutte le volte che !'esigenze della tattica vogliono una transitoria alleanza con partiti affin ~ e lllagari con il Governo, occorre che la « novità ,. si presenti come un « caso eccezionale" come un fatto straordinario che va giudicato con criteri straordinari. Tutto l'atteggiamento odierno del Centro, tutto l'ingegnoso sforzo di Enrico Ferri per vincere, girandolo

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