164 RIVISTA POPOLARE man, i socialisti belgi e il Segretariato socialista internazionale .proposero di convocare subito l' Ujjiciv i11ter11a 1io11ale socialista , la Direzione del partito socialista tedesco fu la sola a non dare la sua adesiont:. E i socialisti tedeschi rifiutarono di riunirsi in congresso coi socialisti francesi nel Belgio come pròposero Ansecle, Vanderwelde ed Huysmans; e rifiutarono in gennaio di quest'anno di discutere la proposta d1 sciopero generale per evitare la guerra col pretesto che essi erano occupati nelle discussione pel suffragio universale in Prussia. Non il formalismo burocratico e regolamentare ma lo spirito della democrazia socialista tedesca è contrario ad una intesa internazionale per una azione antimilitarista ed antiguerresca. I sociaiisti tedeschi sono stati di una inerzia riprovevole nell'affare del MaroccÒ. Pure non evitarono l'accusa di essere antipatriotti solo perchè Bebel in dicembrt pronunziò nel Reichstag un discorso antimilitarista. Biso$na però ricordare cht in quel discorso l'antimilitarismo era un contorno, un accessorio. Egli aveva rivendicato al proletariato il diritto di sce gliere le guerre a suo talento. Aveva criticata la diplomazia nello affa1e del Marocco, ma non aveva opposta la classe lavoratrice all'entità borghese, che si chiama la patri<? ed aveva fatto capire che il proletariato avrebbe dato il suo appoggio in una guerra , purchè prima gli si dasse il suffraggio universale in Prussia. I sentimenti della democrazia sociale tedesca sono tali che anche questo discorso poco, rivoluzionario di Bebel lasciò fredda la stampa sociali~ta. Solo la Leip 1iger Volks 1eitrmg cercò di alzarne il tono e di commentarlo in senso favorevole allo sciopero generale ed all'insurrezione in cas~ di guerra. E solo due altri giornali si occuparono di questo articolo. · E' inutile illudersi: nel suo insieme la democrazia socialista 'tedesca non ama l'antimilitarismo. La diraione al Partito e il Vorwdrts suo organo centrale più volte dichiararono che non volevano entrare nella via dell'antimilitarismo. I più internazionalisti si augurano che l'esercito francese o la flotta inglese schiaccino l'esercito o la flotta della Germania. Essi sperano che la distruzione delle forze imperiali per opera dei nemici esterni possa fare scoppiare la rivoluzione sociale. D' onde deriva la paralisi e la incapacità ad ogni sforzo di questo esercito formidabile socialista che conta tre milioai di elettori ed oltre un milione di sindacati 7 Dall' assenza totale di fiducia in sè e di spirito rivoluzionario. I socialisti tedeschi sanno ancora di essere minoranza e sanno del pari che i loro avversari non sono timidi e rassegnati, ma che agirebbero energicamente tutti insieme onde schiacciare ogni tentativo rivoluzionario, e che il fallimento di questo tentativo li priverebbe dei diritti di cui godono, ne scioglierebbe le organizzazioni e li farebbe tornare in dietro di molti anni. C' è del vero in queste giustificazioni; ma si esager?- molto questa verità. Sola ia forza cosciente di sè stessi è un fattore storico decisivo. Ma la conJizion.:: preliminare di ogni forza cosciente ~ lo spirito di sacrifizio. Un movimento che persegue l' emancipazione della classt operaia non perde soltanto la propria efficacia, ma anche la sua ragione di essere, quando comincia a pesare i sacrifizi e ad averne paura. In questa guisa i governanti non lo temeranno mai. La paura di perdere i suoi elettori e le sue economie : tale è la legge sup,·ema del partito socialista tedesco. E' questa paura che spiega la sua stratt!gia indolente e la sua passività. E' questa paura, che facendo del partito socialista tedescomalgrado le sue risorse proJigiose di uomini e di danaro-il partito più debole dei partiti socialisti , ci spiega la sua attitudine nelle quistione della guerra e del militarismo. (Mo11veme11t Socialiste 15 febbra:o). ♦ Pio ViaHi: Discutendo éU liberismo. A I direttot·e deJia liberta economica.- Caro GioJ/annini - Mi chieJ1 gentilmente un articolo. Ho pensato di trasmetterti invece una serie di domande che rappresentano altrettanti dubbi sorti in ' me in questo periodo faticoso di critica intorno ad una quantità di postulati scientifici, semplici e chiari, che mi parevano poco tempo addietro rappresentar la evidenza, ed erano invece stati di fede. Eccoti le domande : ra Non 'ti pare che sia una restrizione artificiosa ed arbitraria consideraTe il problema del libero scambio, isolandolo da tutta la concezione liberistica nel campo economico e sociale 9 2a Non appaiono per la massima parte non immuni da que - sto peccato' originale (e 4uindi vulnerabili sul terreno della realtà concreta) le critiche mosse al protezionismo , limitate alla pura considerazione degli scambi commerciali fra le varie nazionalità ? 3a Non vi sono , anche fra regione e regione nello 3tesso, Stato, degli equipollenti protezionistici? 4a Non ne risulta che l' economia attuale è basata sulla pro - tezione, cioè sul fatto che alterandosi, consapevolmente o non, e con provvedimenti legislativi ed ordinamenti politici ed amministrativi d'ogni sorta, il meccanismo naturale della produzione e della distribuzione delle merci e derrate, la pratica si rivolse nel costituire gruppi economici i qua li indiretta men te prelevino un'imposta più o meno grande sovra una quantità notevole di altri cittadini ? 5a Per esempio, la tassa sul sale in Italia, aumentando artihcìalmente il costo di produzione dell' uva , non costituisce una protezione a rovescio (a parità di tutte le altre condizioni) di fronte ai produttori spagnuoli che non la pagano'? 6a Per esempio ancora , la facilità delle comunicazioni , la molteplicità di vie d' ogni sorta nel!' Alta Italia , consentendo al p1:oduttore una maggior emancipazione dal negoziante , ed aumentando il ricavo delle derrate e diminuendo la quota di guaàagno dell'' intermediario, 11611 costituisce una protezione di fronte ai produttori del mezzogiorno a cui l'intermediario può imporre condizioni più gravi ? 7a Non è una protezione avere a minor prezzo la carta bollata per litigare, o l'aver dalla procedura consentiti minori rinvii all'esito della causa, in confronto d'un altro paese? 3a Ed è concepibile una libertà di commercio, intesa come naturalità degli scambi e della concorrenza, ove non sia ide;;- tità di condizioni monetarie e i rapporti fra Stato e Stato siano alterati, per esempio, dal!' aggio sull'oro? 9a Non accade sempre, o quasi sempre, nella pratica, che !'in· vocazione al libero scambio non dissimuli il proposito di conser-- vazione delle protenzioni più o meno larvate che tornano comode, e l'eliminazione di quelle che disturbano? 10:1 Del resto , in un regime di libertà non assolutamente integra[e , è concepibile un provvedimento liberistico che non sia uno spostamento di protezione da una serie di rapporti ad una serie di altri rapporti? r r a E non è un caso delicato di coscienza fare il paladino del libero scambio, quando non si è ben certi di assecondarne .le particolari affermal-ioni con crete che toccassero interessi a noi particolarmente vicini'? 12:1 Non è quindi forse meglio opporsi, quando n'è il caso, ad una data manifestazione protezionista contrastandola sul terreno delle utilità concrete specifiche , sul terreno magari della equità ndla distribuzione dei vantaggi e dei pesi fra le varie categorie di cittadini, volta per volta, piuttosto che richiamandosi ai principi i. del libero scambi0? r 3a D'altra parte, è po,sibile concepire uno spostamento di grandi interes:;i, siano pure parassitari, senza valutare anche le conseguenze indirette di questo spostamento '/ r4a E così·, la questione del libero scambio, non diventa, in pratica, una questione di adattamento relativo per il minore <lei mali?
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==