Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XII - n. 6 - 31 marzo 1906

RIVISTA POPOLARE DI Poli tic a, Lettere e Scienze Sociali . Uir,~ttore: Prof. NAPOLEONE COLA.JANNI (Deputato al Parlamento) Esce in Roma il 15 e il 30 d'ogni mese Italia: anno lirè H; semestre lire 3,50 - Estero: anno lire 8; semestre lire 4,50 Un numero separato Cent. 30 Amministrazione: Corso Vittorio Ernanuele, ·,i.0 115 - NAPOLI An110 X ll - Nurn. 6 ABBONAMENTO POSTALE ltoma, 31 1'1arzo 1H06 SOMMARIO: Noi: Gli avvt,ulment.i e g·li nomini: (Verso la fine della Triplice? - Ancora conflitti tra soldati ~ scioperanti! - La catastrofi.! di Courrières. Gl'incerti dei lavora10ri e il certo dei capitalisti - Progetti libera'li - Giustizia militare e giusti,:ia .:1vile in Francia - La reazioni:! in Russia eJ in Ungheria). - Latini cd Anglo-Sassoni Ji N. Colajanni - La ltlvtsta: li dissidio socialista - lvanoe Bonomi: La crisi del Partito socialista - Enrico Leone: Un 1c bel caso n di politica socialista - Paolo Morbell i: Ancora del l'ingombro delle stazioni ferroviarie - Lo Zotico: Pel dazio sul grano (Stillicidio /i;eristico) - Luigi Minuti: Il ìvlazzinianismo di Jessie White Mario - Sperime11talismo sociale (La sta• tistica della popolazione povera a Parigi) - Pio Viazzi: li colore - Mario Pilo: Stelloncini l .ettt!rari - lti vista delle lUvfste: La refezione scolastica in lnghilterra (Fort11ight(v Revieiv) - Linee generali di una antropologia delle classi povere (La Revue Socialiste) - I socialisti tedeschi e la guerra (.lllouvement Socialiste) - Discutendo di liberis~o. Al direttore della lib~rtà economica (L:r. Ubertà Economica) - Verso I' ideale della Review of Reviews: I' unione angloamericana (Review of Reviews) - I sindacati di funzionari (Rev11e politique et padamentaire)- li movime11Lo cooperativo in rapporto al risveglio agricolo nazionale (Bolletti110 degli Ag,-icoltori). Raccomandlamo caldamente ai pochi abbonati dello scorso anno che non si sono ancora messi in regola coll'arp.ministra:tione di farlo colla massima sollecitudine e ai moltissimi, ai quali scade l'abbonamento a fine Dicembre di volerlo rinnovare in tempo. Preghiamo poi tutti gli abbonati ed amici lettori della Rivista a volerci procurare qualche nuovo abbonat" ed a favorirci pochi ma buoni indirizzi di abbonabili. GLI Pr VVENI1'1ENTI e GL1 UOMINI Verso la fine della Triplice? - I giornali tedeschi ed au1-itriaci :-;onn di un grande malumore per la condotta di Visco11ti Venosta nel Congres::10 di Algesiras. Le cattive azi1 ni, e01111ue::1:-edal uostro rappresentante sono uote: egli pèr evitare, sino ai confini del!' impo~sibile, che la famosa conferenza rnarocchinAsi riso) ve:,se in 1111 pericolo~issimo fiasco, dalla c11irottura zarupillasse un torrente di 8angue uruano fece una p1·oposta. conciliativ:1, the rc,ndeva sempre più facile e possibile l'intesa t.ra la Francia. e la Germania sui due punti più coutroversi: la Banca e !tt Polizia da eserc:tari:;i nel Marocco. Yenuti ai voti contro la proposta del ra.pµresenta.nte dell'Italia restarono sole, so lP-tte, l' Au8tria e la Germania. Inde frae. Il signor di Tatten bach, 1111prepotente degno della fiducia del]' Imperatore Tartarin, mettendo da parta tutti gl' jnfingit11en ti deplorna tici, non nascose il suo pessiLDo umore contro il Visconti Ven.osta, cbe immemore della etlistenza. della Triplice alleanza, facf'ndo uua pr0posta che dispiaceva alle due alleate, la feriva mortalmente. Il ma I nmore veune co11statato. dai corrispondenti dei giornali italiani, fram:esi e tedeschi. Esso indica. chiaramente che la Germania aderendo alla Conferenza di Alge::iiras inteso rappresentare una triste commedia: s' incamrninò verso il luogo dove doveva discutersi della pace per cercarvi un pretesto onde venire alla gue1·1·a. ~ alla guerra voleva venire forte del la sua alleanza coll'Austria e coll' Italia. Il passo, quindi, del no.stro rappresentante .ne svelò il giuoco scellerato e in pari temµo la isolò di fronte al mondo civile e ne sottolineò la t.remenda responsabilità nel caso che si dovesse venire ad uno spaventevole confii tto e11roµeo. Insomma il malurnore del Sire di Germania e del suo Tattenbacb. colui che organizzò tutta la faccenda del Marocco, rassomiglia a qnello che µuò provare un brigante, il quale invita un galantuomo a par?le per una partita. di piacere, ma colla intenzione, arrivato sul luogo, di averlo complice in un assassinio, Quando il brigante si accorge che non può contare sulla complicità del compagno ingannato, monta su tutte le furie ,pel colpo mancato. Tutte le chiacchiere, tutti i sofismi, tutti i rimproveri delle Vossische Zeitung, delle KtJlnische Zeitung, delle 111ontagsRevue, delle Deutsche Allgmcine Zeitung ere ecc. non possono mutare i fatti ; non possono far condannare il compagno galantuomo, l' Italia che si rifiuta di seguire il compagno brigante, la Germania, che ingannandolo, lo vorrebbe complice in un gran.de delitto. E il grande delitto, la guerra, si vorrebbe compierlo per una meschina cosa, per un poveris.:1imo pretesto, qual' è il Marocco? Altra volta. abbiamo dimostratoe l' articolo nostro venne riprodotto non solo in Italia, ma anche ali' estero - che non era possibile che per cento milioni all' anno di commercio, da ripartirsi tra i paesi del mondo intero, si potesse provocare una guerra tra poche nazioni della sola Europa il cui commercio ammonta a circa. sessanta miliardi. La :,ola ipotesi apparisce enormemente, scelleratamente bestiale. Il Marocco per la Gertoania non è che un ignobile pretesto: Guglielmo II sbarcò a Tangeri perchè vuole intervenire nel Mediterraneo; provocò la Francia pcrchè egli montò sulle furie vedendo che la repubblica aveva riannodato cordiali relazioni coli' Inghilterra da un lato e coll' Italia dall'altro. ~gli la vuole isolata; non può tollerare di saperla in bnona compagnia. Eppure dovrà ingoiare l' amara pillola percbè oramai l' Imperatore di Germania si è reso tanto odioEsoin Europa colle sue smargias::1ate e colle sue provocazioni quanto Napoleone 1° e Napoleone 3°. Contro di lui i;i collegherà il mondo civile ; e ci penserà d11e volte prima di provocare una guerra, nella quale non potrebbe più contare nemmeno sull' Italia. Certamente può contare ancora sull'Imperatore d' Austria se non sull'Impero Austro-Ungarico. lYia coi guai della corona di Santo Stefano non sappiamo quale aiuto potrebbe portargli Cecco Beppe. 11 suo appetito intanto, non ostante gli anni avanzati non vieue meno: i suoi organi proclamano che in virtù dei principi accampati dalla Francia in Africa, l' Austria può accampare uguali pretede nei Balcani e sopratntto nel!' Albania ... Ecco, quindi, che il brigantaggio dei due nostri al

142 RIVISTA POPOLARE leati si smaschera e pare voglia esercitarsi non solo ai danni della . cPrancia, ma anche contro l'Italia che coli' Albania in mano dell' Austria si troverebbe assai a distigio nell' Adriatico. Il brigante più vero e maggiore , Guglielmo 2°, poi al momento opportuno si risolverebbe di dare un calcio alle due alleate per acchiappare Trieste e sbucare nel lVIediterraneo Ed ecco l'avvenimento, che maggiormente ci µreoc cupa e temiamo; a scongiurare il qu~de noi vorrem1uo l'Austria forte ed onesta e nostra buona amica. E tale disgraziatamente non vuole che sia la Corte di Vienna! Ma la sterminata falange dei socialist,i tedeschi oltre t-re milioni di votanti - nulla può per fare intendere la ragione all'Imperatore? Non possono i sociali:;ti tedeschi spiegare quell'azione inten:-;an1ente pacifica che Jaurés esercita in Francia? Pare che nè lo possano, nè lo vogliano! E perchè i nostri amici non credano che noi calunniamo i sociaJisti di Germania, noi li pregh;amo di leggere attentamente l' articolo di Roberto l\lichels, un socialista tedesco, che riproduciamo nella,. Rivista delle riviste. ♦ Ancoraconflitti tra soldati e scioperanti! In seguito ad uno sciopero c'è stato ancora un 111orto a Scorrano ed alcuni feriti a Muro (prov. di Lecce). Così altri anelli della catena dolorosa si sono agy_-innti nella sola Puglia a quelli di Galatina, di Candela, di Nardò, di Francavilla, di Cerignola, di Putignano di Gallipoli, di Oria, di Sava, di Manduria. di Aq llara del Capo, di Foggia, di 'l'aurjsano ec:. ec. l Se noi con la massima serena obbietti vita non a \·essimo più volte sotto vari ministeri, non esclnso qnello Fortis, di cui fummo più decisi avversari_, trattato delle cause di questi tristissimi episodi e dimostrafo che ~ono dovuti alla fatalità delle cose più che alla malvagità degli uomini preposti alla cosa pubblica, oggi ci sentiremmo imbarazzati a dire la nostra parola accusati, come siamo di soverchia simpatia rei Ministero Sonnino. Ma la nostra attitudine precedente crediamo . che debba essere bastevole per imporre silenzio agli sciocchi, che volessero blaterare s1d conto nostro. In quanto ai maligni '.professionali, che vanno da Chauvet ad alcuni socialisti riformisti e rivoluzionari non ce ne preocc11piamo. Essi troverebbero sempre da insinuare e calunniare comunque scrivessimo. Ora la conoscenza esatta delle condizioni rbe generano i sanguinosi episodi ci sospinge a deplorare la retorica vuota e pericolosa dei socialisti e dei repub blicani, che pur di rendere respom;abili degli avve11i · menti gli uomini che pel momento combattono, non esitano a lanciare teorie ed accuse che se essi foRsero al governo domani si ritorcerebbero contro di loro. Noi, perciò, sorridiamo di fronte a certi progetti infallibili per evitare i conflitti, che l'on. De Felice annunzia di voler proporre, come a suo tempo 0i levammo sdegnati contro quei pazzi che per impedire che nello avvenire la vita umana venisse minacciata, provocarono q nel delittuoso sciopero generale, che poteva farne ::,pegnere più che non ne fossero state spente a Buggerrn e a Castelluzzo. Q11el rimedio rassomigliò a quello di un medico che per guarire una epidemia di tifo ave!:lse voluto provocarne una di colera. E come sia stato efficace lo sciopero generale ad impedire i collfiitti san: guinosi tntti sanno ... Per impedirli si dice, - e si dice cosa esatta -- che si deve evitare l'intervento della truppa e dei carabinieri negli scioperi. Ma si deve tener conto delle condizioni intellettuali e morali degli scioperanti nrl mezzogiorno e dello stato di esasperazione in cui li tengono le loro miserande condizioni economiche; perciò per. essere logici si deve anche s0stenere il diritto negli scioperanti di attentare alla libertà, alla proprietà, alla vita altrui. Ai soldati non dev'essere lecito di ammazzare ; ed è cosa umana ; rn,t secondo il nuovo diritto sarebbe co:.a del pan umana permettere agli ;:icioperanti di devastare , bastonare ed anche 11ccidere coloro che non si rendessero solidali con loro; sopratntto i padroni e gl' intraprenditori. · Gli scioperanti meridionali, a di,-1:::iimiglianz<di; quel I i tedeschi ricordati da Ferri nel 1904, dimenticano_::;pesso queste 1:mvie parole rivolte da Clemencea 1 agli scioperanti di Lens: voi a-i;eteil dfritto di fm·e sciope1·0, ma avete anche quello di l'ispettm·e colo1'oche non pensano come voi. . Siate calmi, ve ne scongitwo. Se non volete soldati, siate calmi I · Propongano un diritto così fatto socialisti e repubblicani e saranno logici. Noi li ammireremmo come 110mini, che sauno ciò che vogliono ed hanno il coraggio di proclamarlo; noi anche li st>guiremmo se fossimo convinti che il- nuovo dii itto di :::iciopero-- altro che picketing I - conducesse al collettivismo. l\fa dobbia• mo contraddirli e combatterli per0hè siamo persuasi, che ci condurrebbe alla più disastrosa e spaventevole anarchia. Mentre scriviamo, dopo aver letto l'articolo di Ferri nell'Avanti I, in cui attenua di tanto le giuste ed on8ste dichiarazioni i;ue fatte nell'assemblea plenaria della Est,rema in Settembre 1904, dopo lo sciopero geneeale, apprendiamo con quali propo8te il gruppo parlamentare socialista intende impedire la ripetizione degli eccidi e sorridiamo, n0n volendo fare di peggio. Di buono in quelle proposte non c'è che l'assegno da parte dello Stato alle vittime: l'approviamo perchè il 80cc·orso pecuniario andrà a. tanti discrraziati che 80no le vitti me o deJla organizzazione sociale. Qne:-;te vittime drd corpo sociale verrebbero risarcite, sempre in misura inadeguata al danno, col principio del rischio profei:;::1ionale che informa la legge de2:li infortuni. .Rimaniamo assai scettici in q nanto alla parte preminente assegnata alla magistratura. Si ::iache in questi casi la ricerca delle responsabilità è difficili8si:11a anche 88 fatta da volenterosi. Ohe dire :se fatta dagli attuali magistrati? Valga per tutto l'ingnobile condotta della Procura Generale di Palermo nel proces::;o per l'a:-;s::tssinio di Castelluzzo, in --:ui era evidente la colpa del brigadiere dei carabinieri ; condotta ignvbile della 1nagistratura di Palermo, che soltanto dal l'onorevole Co-· lajanni venne lumeggiala nell'Avanti I · La serie dei conflitti sanguinosi nel mezzogiorno e in Sicilia avrà termine quando accanto alla consapevolezza dei propri doveri negli nomini del governo e nelle classi dirigenti e ad una organi½zazione politica valevole a far pagare le colpe ai responsabili :-;i modi fichino radicalmente le condizioni economiche, Ì1Jteltettuali, politiche, morali e de uografiehe di quelle popolazioni. Per tale opera occorrono anni ed anni e q nella che vorrebbe iniziare il ministero Sonnino non potrebbe rappresentare, che una pietri1zza di un editizi·o, che si devé costruire tra pericolose rovine. ♦ La catastrofe di Courrières. Gl' incerti dei lavoratori e il certo dei ca{>italisti. - L' Italia che ha· la dis~razia di non possedere miniere di carbou fos1-1ilenon è stata mai colpita da 11na sven• tura simile a q nella che ha percosso la Franeia Solo nelle miniere di zolfo della Sicil a si avvera qnalche cosa di simile, ma sempre in proporzioni assai minori: nel crollo della mininiera di Mintinella (Girgenti) circa 30 anni or 8ono perirono nn centinaio <li persone ; e rrediamo che questa sia stato I' accidente piu spaventevole. A Oourrière.:; i mol'ti sono stati circa 1300 - quanti in una grande battaglia l Mintinella, però, va ricordata per questa infamia -capitalistico-giudiziaria. Allora non c'era alcuna legge sugli infortuni del lavori) e le famiglie dei poveri morti intentarono 11elle vie ordinarie nn' azione di danni aB;l' industriali, che coltivavano la miniera. Il 'l'rihu-

RIVISTA POPOLARE 143 nale di Girgenti 8Ssegnò L. 1000 alla famiglia di ogni morto ; ma la Corte di Appello di Palermo in nome di qnella cosa che si cLiama il dfritto riformò la Sentenza e ridusse il compenso per ogni vita umana spenta a... zero. Qnel diritto non era una infamia? Torniamo a Courrières. L' organo maggiore e più intelligente dell'alta borghesia e del capitalismo in ]?rancia, Le Temps, ha avuto il coraggio di ricordare che in seguito a quella catastrofe in Borsa le azioni della Compagnie des mines de houille de Cott1Tières erano discese d.a L. 3680 a L. 3050 segnando una perdita del 17 °/0 • Ma non ha soggiunto che quella Compag·nia iniqua è responsabile della morte di 1300 persone e che i suoi membri meriterebbero di avere colato fuso e bc,llente nello stomaco tutto l'oro, che la miniera ha loro fruttato dal 1857 in poi, cioè per 49 anni. Gli azionist-i della Compagnia sarebbero meritevoli di quella pena perchè è dimostrato che se la catastrofe avvenne in quelle terribili proporzioni ciò si avverò sopratutto per la ingordigia e per la trascuratezza della Compagnia. Lo hanno dimostrato i minatori tedeschi• della Wesfalia, che han.no fatto atto di pietosa solidarietà accorrendo da oltre Reno in Francia per contribuire ali' opera di salvataggio quando c'era ancora la fioca speranza di salvar.e qualcuno. Le 'lemps piange pel ribasso che in borsa subirono le azioni della Compagnie de Coitrrières. Quel ribasso segna la rovina dei povm·i capitalisti? Nel Cou1Tier EU1·opèen ha fatto questo esame Edgard Milhaud e vale Ja pena di riassumerlo qui. La Compagnie de Oour1·iéres fu fondata il 27 ottobre 1852 con un Ci:ipitale di L. 600,000 diviso in azione da L. 300 per una. Nulla fruttarono le azioni nei primi cinque anni perchè nello Statuto era stabilito che non si dovessero dare interessi sino a tanto che uon si era accumulato un fondo di riserva di lire 900,000. Il primo dividendo si dette nel 1857 e fu di L. 150 -- con l' interesse del 50 °/ 0 ! - e crebbe vertiginosamente sino a L. 2300 nel 1891. Ciò che fruttarono queste azioni da .L. 300 per una, che in seguito all' ultima catastrofe perdettero L. 600 rimanendo a L. 3000, cioè a dieci volte il capitale primi tivamen te versato I si può rilevare dal loro prezzo in Borsa: dal 187~ al 1881 furono quotate in media a Lire venticinquemilri per una ; nel 1875 si vendettero a Lire cinquantacinquemila ... C' è davvero da piangere non per i 1300 morti ma per la perdita dei poveri azionisti ! Questo contrasto spiega tutta la indignazione e l'ira dei lavoratori ; tra i quali con raro coraggio e colla coscienza di compiere un grande dovere dando un esempio di vero _ministro repubblicano I ha portato una parola santa di conforto in nome del governo Giorgio Clemenceau, che ha iniziato nobilmente la sua vita di ministro dell' interno correndo solo , senza soldati e senza gendarmi sul luogo del disastro affidandosi ai lavoratori. E questi hanno dato tregua al dolore per - manifestare entusiasticamente la loro ammirazione pel vacchio e fiero repubblicano. Ma il contrasto è stato tale, ripetiamo, da giustificare questo amaro e terribile confronto eh' è stato fatto da J ean Grave nel1' organo intellettuale dell'anarchis:110 francese: « Per « la bomba di Vaillant, egli ha scritto nei 'lemps Nou- « veaux, che scorticò una.colonna del Palazzo Borbone « ed un poco la pelli' dell' Abate Lemire, la Camera « dei Deputati del 1894 rinforzò le pen~ d'ella legge e contro la stampa nell'intento di colpire gli anarchici, « che avevano avuto il cattivo gusto di approvare o e almeno di non protestare contro un attentato, che e doveva colpire i mandatari del popolo. Sempre contro « gli anarchici si votarono le leggi scellerate, in oc- « casione di alcune bombe che avevano fatto del ru « more senza alcun danno e di quella di Emilio Henry, < che ferì o uccise tre o quattro persone. Si ricorda « ugualmente il movimento di orrore che si sollevò « contro Je idee anarchiche di Vaillant, <li Henry e « dei loro imitatori •. « 1n presenza della catastrofe che è avvenuta a , Courrières io domando quali misure si prenderanno « contro gli amministratori, gl'ingegneri e gli azionisti ~ di queste miniere, se è provato - come lo dimo • « strano i rapporti del delegato minatore Ricq-che que- « sta ca,tastrofe è dovuta alla rapacità di una direzione « e di una amministrazione, che preferivano mettere « in pericolo la vita dei loro operai piuttosto che fare « le spese necessarie pel mantenimento del la miniera~ . ~ Le mille e duecento vittime di Corrières fanno di. « men ticare gli attentati tanto rimproverati agli ~mar- « chici. E non è un vero delitto con premeditazione " questa incuria della Direzione della miniera dinanzi e ai reclami del delegato e dei minatori che comincia- « vano a rifiutare di discendere?» Noi che abbiamo sempre combattuto gli anarchici e che non sapremmo del tutto trovare giuste le analogie stabili te da J ean Grave confessiamo, però, eh' egli ha ragione di protestare contro la parzialità della presente giustizia sociale. ♦- Progetti liberali. - È iniziata la discussione dei progetti presentati dall' on. Sonnino e forse mentre si pubblicheranno queste righe sarà st1;1.toapprova~o quello sugli scioglimenti dei consigli comunali. E grandissima l' importanza di questa riform?,; poichè disciplinando seriamente il diritto di sciogliere i consigli comunali si toglie dalle mani del governo un' arma formidabile che serve per esercitar6 una forte pressione sugli elettori e sui partiti amministrativi e per corrompere i depntati. Le voci corse sul mutamento del deputato Castellino nel voto del 1.0 febbraio ottenuto col1a promessa dello scioglimento del Consiglio comunale di Foggia, anche se fossero false, indicano quali mezzi può adoperare il governo .per asservire i deputati, per esercitare una indebita ingerenza nelle amministrazioni per corro1npere e fali:;arela vita pubblica italiana - specialmente nel mezzogiorno e in Sicilia. La commissione parlamentare, che ha esaminato que-· sto disegno di legge lo ha migliorato notevolmente soppriruendo l'articolo 4.0 che faceva rientrare dalla finestra l'arbitrio del governo eh' era cacciato dalla porta. Questa legge, specialmente se migliorata risanerà la vita politica e amministrativa del Mezzogiorno. C' è in vista, infine, la proposta di sottoporre al controllo del Parlamento l'impiego dei fondi segreti. Cavallotti, fece una decina di brillanti discorsi in fa. vore di un~ tale riforma, che non potè ottenere mai dai mini.,tri liberali. Auguriamoci cbe la conduca in porto il ministro reazionario. Anche la nomina dei sindaci da parte dei consigli comunali fu l'opera di un altro reazionario, dell' on. Di Rudinì. Nota. - All'ultima ora ci arriva una Ièttera di un nostro amico ed abbonato, Achille Mocchi, in senso pessimista, che pubblicheremo nel numero prossimo. ♦ Giustizia militare e giustizia civile in Francia. - ::,auno i nostri lettori della severa condauna. che colpi l' Hervé per avere propugnata una nefasta teoria contro la patria. Noi, avversari dell' Hervé, a suo_tempo biasimammo per vari motivi quella condanna, che pur emanava dalla giustizia popohtre: dai giurati. Le vicende tumultuose e sanguinose svoltesi nella stessa Francia per l' applicazione della legge di sepa1·azione della Chiesa e dello Stato hanno dato luogo ad altri processi e ad altre condanne che cosiituiscono uua mostruosità morale e rendono semplicemente scellerata la pena comminata contro il reato di antipatriottisruo e che vengono dai Tribunali militari. Riguardano quelli ufficiali dell'esercito, che si rifiutarono di fare

144 R 1-VI S T A P O P O L A R E rispettare la legge e che dai loro colleghi vennero condannati a pene assolutamente irrisorie. Per Hervé quatfro anni; per gli ufficiali un giorno di carcere... col perdono! Noi sentiamo il dovere dt riprodurre sull'argomento il giudizio, che contemporaneamente hanno emesso J au - rès nel!' Humanitè (20 Marzo) e Turot nella Petite 're - publique (20 Marzo). Nell'articolo Egalité J aurès dice: Per avel'd i;ous'gliata la disubbidienza militare, He1·vé ba avuto quattro anni di pt·igione; per averla praticata, gli ufficiali di S&int-Servan hanno avuto un giorno di prip:ione. Questa ormai è la giurisprudenza. Quan·lo gli ufficiali danno lo esempio dell'indisciplina a profitto delle caste reazionarie o clericali, gli uffiJiali che li giudicano dichiarano che questo è un pecC'atuccio veniale .... Siamo intesi; e noi sappiamo ciò che valgono le declamazioni dei patrioti professionali, degli amici patentati della disciplina e dell'esercito Quando essi vanno ripetendo al popolo che la disciplina è la forza degli eserciti, quando essi proclamano che la patria è perduta se tutti i cittadini non sono, sotto le bandiere, gli esecutori docili e ciechi delia legge, ciò significa semplicemente che essi vogliono fare dell esercito lo strumento inerte dei privilegiati soci;.di e degli interessi d-i classe dei possidemi. .... Ma appena essi hanno gettato al vento queste grosse parole di disciplina, di obbedienza, di patria, eccoli che insorgono contro la legge e si rifiutano sotto lo sguardo intenerito dei superiori, di deferirli alla giustizia civile. Perchè si deve salvare un privilegio di Chiesa e mantenere, contro la volontà n,azionale legalmente espressa, il dominio clericale, non c'è più per quasti reazionari, p~_1q·uesti ufficiali, nè legge, nè disciplina, nè esercito; essi lacerane- la bandiera e insultano la patria. E altri ufficiali, loro giudici, assicurano loro una impunità trioufale; essi schiaffeggiano col loro verdetto la legge oltraggiata dalla ribellione. Sta bene; il popolo ricorderà queste cose. Saprà qual'è il senso profondo delle declamazioni reazionarie. I giudici militari hanno detto al popolo : o voi capitole1·ete dinnanzi alla chouannerie, alla reazione , o voi non avrete esercito ,,. .... Oseranno ancora parlaÌ·e innanzi al suffragio universale di disciplina o dì patria f Queste parole non significano per essi che il dominio brutale di una casta. La sfida lauciata alla Francia moderna dagli ufficiali della cho rAannerie, dalla reazione. e dai giudici loro complici , sarà senza dubbio pei cittadini, che si erano lasciati stordire dalle declamazioni militariste e clericali, un avvertimento e un risveglio. Grazie, signori! Henry Turot rincalza scrivendo degli antimilitaristi: Vi son-o oramai due categorie di antimilitaristi ... I primi souo dei civili che emettonrJ sulla disciplina militare delle idee assai sovversive, ne convengo. Ma la loro propaganda si limita all'espressione di opinioni che ciascuno può discutere a mvdo suo senza esserne particolarmente impressionato, i loro autori non essendo investiti di alcuna funzione pubblica, non disponendo di alcuna autorità e non avendo altra responsabilità se non quella di semplici cittadini, liberi di pensare e di scrivere. Gli altri, al contrario, sono degli ufficiali che non solamente rifiutano in servizio l'ubbidienza agli ordini dati, ma che pt·oclamano in piena udienza la loro ribellione contru la legge. Essi affermano il loro diritto di discutere, oppongono al dovere della disciplina i I grido delle loro coscienze e protestc1no con veemenza contro la passività chu si pretendeva esigere da loro. Essi aggravano la loro tesi antimilitarista colle ingiurie al governo e qualificano come un impresa da teppisti (a,paches) l'opera ad essi confidata delle autorità civili e dai loro capi gerarchici. I primi sono dei propagandisti collo scritto o colla parola: essi consigliano. I secondi sono dei partigiani della pl'Opa· ganda col fatto: essi agiscono. Quelli s'indirizzano solamente , al passante che un caso fe1·ma innanzi ad un manifesto. Questi predicano coll'esempio innanzi alle loro proprio truppe e vestiti dell'uniforme che dà tanto prestigio, essi i'nse11;uano ai loro uomini attenti che l'ohhed·en1.a passiva può ,:ondu1·re al disonore ti che la ù1sciplioa è una 111eoiogna sociale colitro la quale devono insorgere lè coscienze illuminate. Pèr gli uni anni di galera; pt'r ;::-lialtt·i no giorno di ~rigione col perdono! Nulla a-ggiu ngiam , del nostro. Il contrasto stridentissimo è nelle coRe; e tra la giustizia civile e la militari; è tra l'anti111ditarismo verbale dei liberi cittadini e l'antimilitarismo a fatti degli ufficiali. Tutto ciò serve, infine a confermare, che l'ufficialismo francese è clericale, è n:azinnario; ciò che si sapeva dal processo Drnyfus. E tutto ciò dimostra sempre più quanto in lispensabile sia in Francia nello interesHe della civiltà e della repubblica la lotta contro il clericali::1mo. ♦ La reazione in Russia ed in Ungheria. - Non abbiamo seguito da parecchio te111pogli avvenimenti di Russia e del!' Ungheria. perchè ci ~embrava cosa del tutto inutile ripetere variazioni sulla identica nota fondamentn.le: la reazione. Fummo soli, o qnasi, e fn:umo profeti - lo ricordiamo per ridestare un poco il_ buonumore di Ettore Ciccotti - , a non lasciarci illudere dalla annunziata imminenza di una rivoluzione trionfante. E noi che crediamo che !'-i debba and,ne troppo cauti nel fare previsioni politiche e s11cia!i_,-,nll'avvenire a riguardo del grande Impc'l'O de\l!Europa ecitrema fommo alqnanto recisi, più del solito, nel prevedere che la rivoluzione sarebbe manc,1ta. Non 1-1Ti1.mmop,erchè tenemmo conto delle condizioni econoiuiche, intellettuali, morali. demografiche ed etniche di q ud vasto conglonierato di 140 milioni di abitanti, che c0:;tituisce l' Impero degli Czars. Come avevamo previsto ci furono episodi tragici, eroismi ed impazienze di 8ingo,i individui e di gruppici fnrono molti,,simi episodi delle Iacqueries; ma mancò la rivoluzione non ostante il concorso rivoluzionario di molti reparti delii esercito e della flotta, malgrado il malcontento generale, e l' anarchia e l' inettit11dine o la complicità nelle truppe, tra i capi militari e tra. i funzionari civili. Oggi giornali e riviste dedicano articoli pieni di sorpresa sulla mancata rivoluzione in Russia; ma 110n e' è la menoma ragione a sorprendersi: ba~ta studiare le condizioni df>ll' Impero per convincersi, che rivolu zione vera non ci poteva essere. Ora la realta di tali condizioni più che agli Europei pare che sia ignota ai Russi - fatta eccezione di alcuni sommi come Struve, come Kowalewski e-1 altri pochi, la cui mentalità si è svolta all'estero e che ha.uno imparato a conoscere meglio il paese natio, guardandolo da loutano. I Rus8i rivoluzionari, socialisti e democratici, infatti s' iilusero terribilmeu te snlla propria forza e domandarono cento, g_uando non p:->tevano acqui::,tare dieci e dovevallo contentar::;i del poco clie ,Vitte aveva strapµato all' autocrazia µer poterlo consolidare prima e svolgere gradatamente dopo. L'intransigem~a e l'e3agerazicne dei rivoluzionari che volevano in Ru::isia. eh' è indietro almeno di un secolo agìi altri Stati di Europa, ciò che non hanno ottenuto ancora la Francia, l'Inghilterra, la Svizzera, gli Stati Uniti ridette tutto il prestigio e tutta la forza che pareva avea:se perd11ta alla reazione impersonata in Dournovo. E Witte? Pare che sia divenuto un satellite del triste reazionario ed è rimasto al µotere. Che cosa ci rei,ta a fare? Se resta per salvare q nel poco che si può del le concessioni del 30 0ttobre 1905 e del le successive strappate allo Czar, perdendo complétamente la popolarita, potrà essere giudicato benevolmente dalla storia ; ma se la sua azione non si esplicherà in tale senso egli verra confuso tra f<li opport1tnÌ;:,tl e i ciarlatani, che si mettono al servizio di chi vince, comun -

RIVISTA POPOLARE 145 que vinca e qualunque sia il premio della vittoria. La ::;everità del giudizio che potrà darsi contrv Witt., non diminuisce di una linea la rei,;ponsabi lità dei ri voluzionari. dei socialisti e dei democratici - tutti irnbevnti della storia del!' 89 o della Comune parigina, che t'.ltoltamente credettero di potere ripetere in Russia.- RiLnaue più che enigmatico poi prete Gaponi, che non si sa ancora se sia 1rn agente provocatore o nn mistico squilibrato. Intanto la reazione ha reso una indecente e scellerata turlupinatura le elezioni della Dotima: ()'li elettori erano p0chissimi ; si Hssottigliano colle deportazioni· i c~ndidati. i~visi si tolgono ~i mezzo imprigionandoli'; ed e la polizia che fa le elez10ni. I lavoratori si asten. gono ; e forse non hanno torto. Quest·a. cifra vale per molte pagine di descrizione: a, Kadiukoxo sopra 4265 eletton soltanto 53, la maggior parte preti, votarono e come conseguenza forono eletti delegati 16 preti. Questa generale ast~nsione assicurerà una forte maggioranza conservatrice nell<i Duuma. E la reazione trionfa eontemporaneamente in Un. gheria, dove _la rivol11zione parte dal governo imper- ::;onato nel FeJerwary, c:lie \'OITebbe fare le elezioni coi metodi Russi dopo avere ::;ciolto la Camera, dei deputati coi metodi borboni'!i. Anche in U1wlieria la situazione è jrnbrogliatissima; e noi ad e:::::,a, 0 appena avremo un pò di spazio consacreremo un apposito articolo. Non e' è premura perchè non sembra illl minente il mòmento ri.solutivo. L'articolo poi voglia.mo fa.rlo quanto più esatto per noi si possa perchè gli affari dell' Un. gheria interessano l'Italia più di guanto si possa immaginari"'. NOI J~atìni ed Jtnglo-sassoni di N. COLAJANNI (1) I giudizi Gli Anglo-sassoni che accoisero con tanto entusiasmo i libri italiani e francesi , che facevano la denigrazione propria e; li tradussero, anche quando privi di ogni valore e sconfessati pili tardi dai loro autori , non possono a vere alcuna simpatia per quest'opera di Colajanni , cbe mett..: le cose a posto e dimostra le deficienze loro e le loro colpe antiche e moderne. Giornali e riviste di Anglo sassoni , per..:iò o tacciono o ne parlano a denti stretti. Qualche rivista, però, vi ha accennato onestamente. Così l'autorevolissima rivista: The annals of the american academy (settembre r 905) pubblicò questo breve cenno: (( Il volume pubblicato da Felice Akan nella Biblioteque scientifique internationale è una eccellente traduzione del Prof. l. Dubois della seconda edizione italiana Jel libro del Prof. Colajanni. L'autore vi studia la quistionc della superiorità ed inferiorità delle razze. Egli discute la quistione delle differenze anatomiche e non trova alcuna evidenza di prove sulla superiorità di un tipo su di un altro. La Grl!(tJ, Roma, Venezia, l'Inghilterra, l'America, l'Italia moderna sono passate in rassegna e dapertutto trova che la decadenza segue al progresso, senza riscontrare presso alcun popolo i segni inerenti alla superiorità della razza. Le opinioni di Demolins e di altri vi sono così vigorosamente confutate. Anche l'Italia eh' è risorta da recente è più grande è più forte d;:gli antichi Stati, che la componevano. Viene dimostrata la tenJenza ad una più stretta unione tra i popoli nello interesse della pace e del progresso del mondo. La tesi è interessante e il libro merita di essere meditato ,i. ll) Un vo_lume in ottavo di 450 pagine. Prezzo L. 6 00 in Italia· ~- 8,00. all' Este1~0. Per gli abbonati della Rivista pop~lare: L. 2 75 rn I taha; L. 3,7o all' Esrero. , Il dissidio socialista La rivista si è occupata molte volte della diversita delle tendenze e dei metodi tra i socialisti ita1 iani, che venivano acuite dalla diversita dei temperamen!i ed anche dai risentimenti e dalle antipatie personall: Non ostante la finalità comune il collettivismo, e l'adozione nominale dell,1 lotta 'di classe come metodo, la differenza nella interpretazione e nella pratica di questo metodo a nostro avviso è più che sufficiente a stabilire una divisione tra le scuole che prima si dissero riformista e rivoluzionaria e che ora pare che si voo-liano nominare socialiasta e sindacalista. b Per noi quanto più presto e quanto più lealmente av~errà la scissione, tanto migliori nello avvenire saranno i buoni rapporti e la cooperazione su certe questioni tra le due parti. La divisione, pensammo sempre, che doveva essere preceduta da un esame di coscienza, che doveva collocare ciascuno nel posto che realmente gli spetta e che risponde ai suoi studi, al suo carattere, alle sue convinzioni. Cosi ci parve _ s_empre che Enrico Ferri allogato tra i rivoluzionari fosse uno sproposito , che ne falsificav,1 completamente la fisonomia. Ciò che apertamente o-li disse l' on. Colajanni il 18 aprile 1905 in piena °Camera P.rovocandone un fine sorriso, che parve a molti di srncerò assentimento. Alta divisione aperta non si è Venuti mai, perchè assegnando maggiore importanza alle parole vane anzichè alle cose, le due parti vollero mantenere l' unità del partito ; ma nel partito la divisione si accentuava sempre più sopratutto dopo che sullo orizzonte del socialismo italiano prese consistenza il cosidetto sindacalismo , delle cui finalità scrisse Enrico Leone che n'è uno dei migliori interpètri nel Num. 23 del 1905 di questa rivista. Coll' apparizione del sindacalismo che in parte risponde al socialismo veramente rivoluzionario ed in parte è un travestimento del vecchio anarchismo, la scissione diviene assolut:1mente fatale; e ad essa ci avviciniamo a grandi passi. La scissione, che potrebbe essere un divorzio con mutuo consentimento delle parti, oramai la proclamano necessaria Turati da un lato e Leone dall'altro. Da un pezzo rivoluzionari e sindacalisti hanno smesso di prendersela coi riformisti ed hanno accentuato con accort,1 tattica i propri attacchi <.:ontro ì' ..Avanti! e contro il rivoluzionarismo christophle di Errico Ferri; e gli attacchi non si può dirè che siano stati vani : il loro successo sta in rapporto diretto colla ignoranza delle masse socialiste, co tla energia di parecchi ambiziosi ed anche col sincero entusiasmo di alcuni altri; è staro favorito sopratutto cblle non poche contraddizioni di Ferri e dalla incertezza d'indirizzo dell'Avanti! Il terreno in favore dei rivoluzionari e dei sindacalisti, adunq ue , era stato preparato e seminato da un pezzo. Agli uni e agli altri parve che fosse venuto il momento di raccogliere e d'intensificare l' attacco ad un tempo contro il riformismo genuino di Turati e di Bissolati, contro il rivoluzionarismo artificiale di Ferri e contro il confusionismo dello Avanti! Occasione o pretesto abilmente scelto fu l' atteggiamento , e la relativa giustificazione, del gruppo parlamentare socialista verso il Ministero Sonnino; il quale atteggiamento provò ciò che molti

146 RIVISTA POPOLARE intravvedevano e cioe: che quasi tutti i deputati socialisti in fondo inclinano al metodo del riformismo, che ha - lo sanno 1 lettori della Rivista -le nostre simpatie. Ma se i sindacalisti e i rivoluzionari capitanati da Leone e Sabatini• a Roma, da Mocchi e Lazzari a Milano, avevano scelto bene il momento e il pretesto dell'attacco generale, furono pero cosi violenti e cosi gauches nelle manovre, che dovettero finire in una umiliante ritirata. Infatti in una specie di conciliabolo segreto in casa di Walter Mocchi a Milano pare che sia stata decisa la immediata convocazione del Congresso, la scomunica del gruppo parlamentare socialista e la consegna del!' .Avanti! a loro o meglio ad Arturo Labriola, che della mossa pare che non era inteso. La direzione del partito si riuni a Roma ed in grande maggioranza si mostro favorevole agli insorti del partito socialista. Ma qnesti suscitarono vive proteste a Milano, a Torino, nell'Emilia, nella Lombardia, a Genova, insomma dovunque il socialista e seriamente organizzato anche tra molti che non erano entusiasti del riformismo e di Ferri. Sicche quando i rivoluzionari e i. sindacalisti di Milano dovevano dare l' ultimo assalto alla breccia aperta con tanta violenza e con tanta sgarberia, Mocchi e Lazzari, che dovevano venire a Roma a portare lo aut aut alla Direzione del partito, mandarono una lettera, eh' e una vera meschina ed umiliante ritirata, colla quale pel bene del partito, per mantenere l'Unione ( ! ? ! ) ecc. rinviavano la battaglia generale al prossimo Congresso. Cosi stanno Je cose in seno del partito socialista; ma cosi non potranno restare. E noi consci della importanza del movimento abbiamo pensato di farlo conoscere appieno ai nostri lettori con un articolo di Enrico Leone che rappresenta il sindacalismo rivoluzionario e con uno di lvanoe Bonomi, eh· e tra 1 più convinti riformisti. A loro la parola (1). La Rivista ( 1) L~ ragioni del riformismo con quella convincente semplicità e bonomìa , che lo distinguono sono state esposte da Oddino Morgari in un simpatico dialogo tra il Direttore dd Semp1·e avanti e un uomo disceso dalla luna.. Lo riprodusse r Avanti! di Roma. • • cr1s1 del rartito socialista Intorno a questa crisi, che tocca oggi la sua fase più acuta, si è oramai così scritto , così parlato , cosi « intervistato > che è difficile dire cose nuove. Mi sia concesso adunque di dare qui non nn giudizio, che per avventura potrebbe essere molto simile a qualcun altro dei tanti che sono stati pronunziati in questi giorni, ma sibbene una delucidazione, quanto più è possibile obbiettiva, dello stato di fatto del socialismo italiano, delle sue attuali tendenze e del loro vario convergere e divergere. È questo forse il modo migliore di soddisfare la curiosità dei lettori ed anche quelr eterna insoddisfatta che è la Verità. ♦ È noto che il Partito socialista porta entro il suo grembo capace ben tre « tendenze» o fazioni o parti politiche : i1 Centro , la Destra e la Sinistra. Volendo adottare una nomenclatura ormai ufficiale, si può dire che esso contiene integralisti, 'rifo1·misti e sindacalisti. Fra i primi (poichè i nomi proprii servono, meglio di ogni discorso, :1. caratterizzare le cose) spicca.no il Cabrini, il Morgari, il Rigola ed ora anche il Ferri; fra i secondi il Turati, il Bissolati, il Prampolini; fra gli ultimi Arturo Labriola, Walter Mocchi ed Enrico Leone. Vediamone ora i caratteri differenziali. I sindacalisti, che sono quelli che più divergono dal1' antica concezione del partito socialista, dovrebbero, per la stessa natura del loro appellativo, rappresentare la corrente schiettamente operaia, una corrente cioè materiata di sindacati. E che que::,ta sia l' aspirazione dei sindaèalisti è indubitato. Essi si proclamano ad ogni ora i rappresentanti genuini della classe proletaria; essi fondano le loro teorie avveniristiche sullo sviluppo delle organizzazioni operaie; èssi non riconoscono altra autorità che quella che emana da queste organizzazioni e quindi ripudiano il « partito » e anche il partito socialista, a cui muovono l'accusa di essere un vivaio di borghesi intellettuali. Fin qui parrebbe, dunque, che il sindacalismo italiano fosse un'importazione del t1·adunionismo inglese. Anche quello è un genuino movimento di classe, non è al le dipendenze di alcun partito, non ammette intellettuali borghesi, e fa direttamente la propria politica con elementi puramente operai. Ma invece il sindacalismo italiano non ha af · fatto i caratteri dell' inglese. Basta, infatti, osservarlo nella sua composizione e nei suoi condottieri: mancano gli operai e abbondano i professori e i filosofi, mancano i sindacati e abbondano i piccoli ce~acoli intellettuali. Ora questa contraddizione curiosa è dovuta ad un fatto che dà la chiave dell' enigma. Il sindacalismo italiano non assomiglia per nulla all'inglese (eminentemente riformista) perchè esso vuol essere rivoluzionario. Cerchiamo di chiarire questo suo rivoluzionarismo. Secondo il pensiero concorde dei Labriola e dei Leone -i due massimi pontefici della nuova dottrina-la lotta di classe va intesa nel suo significato più rigido ed assoluto.· Da una parte la borghesia, dall'altra il pro-- letariato ; la prima ha foggiato per la sua esistem.a leggi, abitudini, organi, istituti, il secondo foggia ora per la sua vittoria altre armi, altri organi, altri istituti. La borghesia ha il suo Governo, il suo Parlamento le sue scuole, la sua scienza; il proletariato ha le sue organizzazioni di classe: il suo (per usare il gallicismo di moda) sindacato. Tra gli organi e le abitudini del1' una e gli 0rgàni e le abitudini dell'altro non ci può . essere, non solo conciliazione transitoria, ma neppure rapporti di buon vicinato. Il Sindacato è l' eterno nemico del Governo, del Parlamento, della Legge, come il Governo, il Parlamento , la Legge sono gli eterni nemici del Sindacato. Ceci tue1·a cela. Da queste premesse teoriche derivano poi alcune applicazioni pratiche che occorre ricordare di passata. Per esempio: poichè lo Stato è , secondo queste premesse, l'organo per eccellenza della borghesia , esso va combattuto con lo stesso accanimento con cui lo combattono gli individualisti. Quindi la statizzazione delle ferrovie, l' avocazione delle scuole elementari allo Stato, l'Ufficio

RIVISTA POPOLARE 147 governativo del Lavoro, trovan~ nel sindacalismo rivoluzionario un'implacabile avversario. Inoltre, dato che il Parlamento deve considerarsi come un organo della borghesia, è naturale che il sindacalismo sia antiparlamentare E::;so, infatti, proclama che l'orgauo per eccellenza della classe operaia è il sindacato e che nel sindacato non nel Parlamento oi difendono gli interessi proletari e si lotta contro la borghesia, 0' è un'agitazione dei ferrovieri per 11nsalario più alto? La lotta -. proclama Leone - non si combatte nella Camera, ma fuori, con la pressione dei sindacati, cioè con lo sciopero generale. Dopo ciò parrebbe che la logica doveHse condurre a questa illazione: che la lotta parlamentare non conta n1dla e che unica arma del proletariato è lo sciopero generale. Ma qui s' arresta ancora incerta la dottrina sindacalista: e mentre alcuni, come il Dì~ale, hanno sa] tato il fosso e si sono confusi con l'anarchismo corporativista, i Labriola e i Leone ammettono ancora la utilità di penetrare nei poteri pubblici per denudarvi gli irreconciliabili antagonismi di classe. Funzione questa affatto negati va, che non pnò mai tradursi in azione positiva. · ♦ Più breve discorso può essere sufficiente a caratterizzare la Destra socialista, ossia i 1·iformisti. 11 loro pensiero si riassume in questa. constatazione storica: l'avvento della democrazia in quasi tutti i grandi paesi d'Europa ha distrutte le antiche formule rivoluzjonarie ed ha permesso la maturazione lenta e graduale del movimento operaio. Così lo Stato non è più il comitato esecutivo della borghesia da quando il suffragio allargato od universale ha introdotto nelle Assemblee legislative i rappresentanti di tutti i ceti e di tutte le classi. E il Governo può quindi essere - come oggi in Francia -- per uove decimi borghese e per un decimo socialista, cioè il programma del Governo, invece d'essere d'una tinta uniforme, può riuscire un mosaico policromo dove anche la rappresentanza proletaria introduce il suo frammento socialista. Questo frammento socialista poi - leggi per la pro tezione dell' operaio , per le pensioni operaie , per lo sviluppo delle cooperative. per la nazionalizzazione delle grandi industrie, ecc. - assume pei riformisti nn va lore ereativo immenso. Il movimento operaio, sospinto da q 11estiaiuti che es:;o chiede ed ottiene, a0q uista di vastità e di attività: e::1Bosi rafforza e si affina, crea i germi degli organi nuovi della produzione e del cousumo, crea le maestranze dell' avvenire ed educa .le capacità tt-cniche per la futura gestione collettiva. Di più, nella sua marcia ascendente, e::;soinfluenza, come fa la calamita col ferro , tutti i ceti affini : intellettuali, professionisti r impiegati, artigiani, piccoli proprietari. Tutti costoro si poiarizzano cosi intorno alle rivendicazioni proletarie . e permettono che il proleta- . t nato penetri sempre più addentro negli orgaui direttivi della società, finchè venga il giorno in cui la coa• 1izione di tutte le forze produttrici - 11Onescluse ·1e forze intellettuali - possa aver ragione dello forze parassitarie e perciò degenerate. Da tale concezione è evidente che deri vauo atteggiarnenti tattici opposti a quelli del sindacalismo rivoluzionario. Il socialismo riformista si giova tanto della pressione esterna quanto dell'azione parlamentare per ottf1nere le riforme che gli giovano, mentre il rivoluzionarismo non crede che alla pressione dello sciopero e reputa le riforme legislative inefficaci ad ogni evoluzione progressiva. Il riformismo chiede allo Stato armi n 10ve pei suoi sindacati, e il rivoluzionarismo non ricouosce lo Stato che per combatterlo. Il riformismo deve nel Parlamento destreggiarsi per ottenere quanto µiù gli è possibile, e il rivoluzionarismo accetta di entrare nel Parlamento soltanto per documentare, con la sua opp')sizione perpetua, l'irreconciliabilità degli antagonismi di classe. Vi è, dunque, fra l'uno e l'altro ben maggiore differenza di quella che non corra fra due opposti partiti borghesi. Ora, di fronte a qnesta diversità sostanziale di azione non è possibile che esista nn vero e proprio Centro socialista. Q11ella frazione centrale, che ba voluto intitolarsi « integralista » quasi a significare che integra la unilateralità dell'uno e dell'altro estremo, è in so- ::;tanza un'appendice o meglio una variante della concezione riformista. E non è difficile darne la prova. Angiolo Cabrini-e con lui il Rigola e il Morgariè uno dei più caldi fautori della legislazione sociale. Egli parteeipa a tutte le maggiori Commissioni delegate a studiare i problemi del lavoro. e in esse egli non si arresta a docun1entare gli antagonismi di classe, ma cerca di strappare quante più concessioni è pos~ si bi]e ottenere J_Jeril movimento operaio. Enrico Ferri poi è evoluzionistc1, per convinzione scientifica. Egli non ha mai aderito n quella dialettica hegeliaua -- così connaturata alla fraseologia marxista - per cui il p1·Ogresso avviene per l' urto dei contrarii, ma è sempre riwasto fedele, auche in sociologia, all'evoluzionismo s penceriano. Dei più tutti , riformisti e centrai oli , ritengono che nel Parlamento occorra fare non solo opera di propaganda ma al tresi opera posi ti va, sospingendo, stimolando, aiutando se occorre, le frazioni rueno reazionarie o piu democratiche della borghesia. La ragione dell' esistenza di questo Centro « integralista • fra la Si•nistra e la Destra del socialismo italiano, non va dunque cercata in una differenza ài concezione e di metodo ma in un'esigenza psicologica. Le schiero che forma1io la nostra organizzazìone operaia non souo dovunque guarite dalle abitudiuì mentali della vecchia demagogia. Per esse il Governo è il newico , e quindi votare per il Governo è tradire il poJJOlo, appoggiare l' autorità - qualunque autorità - è venir meno agli ideali della rivoluzione. Per siffatte masse la concezione posi ti va del socialismo, che pro- _ cede strappando riforme con tattica accorta e che delle riforme fa un' arma per conquiste successive,. riesce una tale novità che non sanno rassegna!'si ad intenderla. Perciò tutte le volte che !'esigenze della tattica vogliono una transitoria alleanza con partiti affin ~ e lllagari con il Governo, occorre che la « novità ,. si presenti come un « caso eccezionale" come un fatto straordinario che va giudicato con criteri straordinari. Tutto l'atteggiamento odierno del Centro, tutto l'ingegnoso sforzo di Enrico Ferri per vincere, girandolo

148 R I V 1S T A P O P O L A RE ' alle spalle, il misoneismo delle folle, deriva da una opportunità psicologica di cui. forse non si sono resi ancora ben conto gli uomini del Centro. Ma q,iando la crisi odie1·n~ sarà snperata anch' essi dovranno riconoscere che il cosi.detto " integralismo > o tendenza centrale non è che una mossa fatalmente necessaria e perciò utile, per acclima tare nel le m,\S::leil socùdisrno riformista, ossia - per essere più esatti - il socialismo prevalente in tutti i paesi democratici di Euro_pa. ♦ · . Tratteggiate così le tre correnti che si muovono entro il Partito socialista, è agevole scorgere i liuea menti della crisi attuale. La crisi odierna ba le sue origini nel Congresso sucialista d' Imola del 1902. In quel Congresso i socia listi italiani battagliarono intorno ad un fatto concreto: l' appoggio parlamentare al Gabinetto Zanardelli Gio . I litti. Quelli che sono oa-Q"siindacalisti rivoluzionari era n~ I naturale che a\·veraassero fin d' allora la transitoria alleanza d~i socialisti coi borghesì liberali. Quindi, contro la formula del socialismo democratico (cioè del sociali~mo che si giova dei mezzi offertigli dalla democrazia) essi innalzarono la bandiera dell'opposizione perpetua, premessa iogica del1' antistatismo ri voluzio nario odierno. Enrico Ferri, presentendo la immaturità di molte masse per le quali la tattica. nuova poteva parere eresia, passò - egli, che pure aveva votato per il Ministero di Siniistra - fra le sch;ere dell' intransigenza rivoluzionaria. Però anche la sua adesione, non salvò queste séhiere dalla sconfitta. Più tardi, al Congresso di Bologna del 1904, le correnti si differenziarono con maggiore precisione di con - torni. Gli attuali sindacalist,i si affermarono sulla cosidetta mozione di Bre::icia per la quale e ogni attività riformatrice in regime borghese, anche se mossa dalla pressione proletaria e anche se parzialmente utile ai lavoratori , è sempre imperfetta e non intacca mai il meccanismo fondamentale della produzione capitalistica» onde si rende necesser:o e ogni mezzo di attacco e di difesa contro lo Stato ed il Governo• non escluso « l'u:::10 della violenza.,, I nformisti si contarono sopra un ordine del giorno Bissolati che teorizzava la pratica con· , tingente e mutevole di appoggiare quei Governi che permettono un waggior svi! uppo del movimento opt:iraio. Gli attuali centraioli infine si divisero in due correnti rispetti\·amente più vicine alla Destra o alla Sinistra. Il centro destro riunì i Cabrihi, i Morgari, i Rigola; il Centro sinistro Ferri, Gatti ed Agnini. Il risultato fu questo : per la Sinistra 7410 inscritti, per il Centro sinistro 8894, per la Destra 12255 inscritti e per il Centro destro 2589 i nscri-tti. Ma nella votazione di bai lottaggio, essendosi alleata la Sinistra con il Centro sinistro, q nesta coalizione ebbe Ja maggioranza e si spartì i posti della Direzione del Partito e dell'Avanti I Ma che era e che rappresentava la coalizione rivoluzionaria di Bologna? Per chiarire questo punto bisogna ricordare la situazione politica del 1903-4. La Sinistra giolittiana era. allora al potere , ed era al potere in gran parte per virtù dei socialisti che avevano indicato il Giolitti come il più adatto a soddisfare a1 bisogni del paese. È vero per altro che i socialisti, disgustati dal modo di co:npo::;izione del Mi11istero e dalla sua inerzia colpevoìe, lo avevano :rnbito abbandonato al suo destino, ma i riformi::,;ti, che avevano cooperato alla fortuna del Giolitti, non pote-,ano condurre contro di lui la ca:11pag11arumorosa che aveva invece iniziata il Ferri. Naturalmente questa campagna rumorosa era molto adatta a procnrare al Ferri le :-1impatie ri voi uzionarie e a farne il simbolo battagliero eontro i « trn· dimenti )) dei riform sti. ~d ecco come un' oppo.:;izione parlamentare potè servire di para.ventJ a.d u·uèl.levata di scudi rivol11zionaria, e come dietro l' antigiolittismo di Ferri e perfino di Gug:ielmo Ferrero potè crescere e proa pera re i I sindaca lii;mo ri voluzion;trio di La brio la e di Leone. Ma oggi, a due anni di distanza àal Congresso di Bologna, la situazione politica è mut1t,i. Il giolittismo non è piu al potere, e al potere è in vece il Sonnino Ora il Ferri che, cGmbattendo Gi,J!itti ha aiutato Sonnino (in politica si è :-iempre i ministeriali di qualcuno!) non poteva lasciare-che il .Ministero nuovo fosse strozzato in irnl nascere dai ueiniei di ieri. Qnindi il fa. moso ordine del giorno Ferri H pprovato dal Gruppo parlamentare socialista e c0me c.,nseguenza, l'insurre- · zione dei sindacalisti, la r,Jttur<t della loro alleanza C')l Ferri e .la convocazione pro::,isi,nadel nuovo Congre,,so. Il quale evidentfmen 1c r·i farà assistere a questo spettacolo: il Centro ferriano uu11 graviterà più verso la Sinistra ma benf<Ì \·erso la De::;tra, e Destra e Centro coalizzati batteranno agev0lmei1 te la frazione sinda calista. .♦ Senonehè è evidente che qui siamo di fronte_ a qualche cosa di ben più grave e 1;r0fuudo cbe non sia. il prevalere di questa o quella frazione in un Congresso. Per quello che siamo andati dicendo, 11na concentrazione degli integralisti coi riformisti rappresenta una alleanza logica e custit•,isce un gruppo di forze omogenee. Nell'ora attuale poi, in cni non è alle viste neppure un transitorio dissenso sul :oodo di considerare la situazione parla.mentare, l'alleanza si tradnce in un accordo pressochè perfetto. Parimenti, contro queste forze, il gruppo sindacalista - se non vuole per vi.vere perdere le ragioni del vi - vere - deve schierare in batta~;l'a non un malcontento indefinito ma una dottrina ben cli i ara e precisa. Esso, se è logico e sincen, deve prep:-1rarsi a combattère non un semplice atteggiamento parlamentare, ma la concezione tattica del partito socialista e la stessa esistenza de~ partito. In una parola fss0 deve fare ogni sforzo per dissolvere il panito, che: accusa infetto di lue politicante, a profitto delle orgauizzazioni di clas::;e o meglio a profitto di un corporativismo rivol11Zionario. Perciò se il Partito socialista, nelle sue varie gradazioni - da Morgari a Bissolati, da Ferri a '.I'uratiriesce a difendersi dall' opcrn disssolvente dei sindacalisti e ad afferma,·e il sno wet I lo vario e complessJ di fronte all' antiparia.rnenta1·i.-; 110larvato degli apologisti dell'azione diretta, vona,1.10 e potranno costoro sottomettersi alla volontà della maggioranza? Vorranno e potranno i Leone , i La.briola, i Mocchi , che hanuo già fondato giornali e centri di propaganda e d'azione,

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