120 l{ l V I S T A P O P O L A l{ E 10 abbia ripetuto accuse contro il partito che gli vengono anche dai monarchici. Ma il Severini meglio avrebbe fatto a dimostrare che le accuse sono infond:ite ; se esse poi, rispondono al vero dovrebbe preferire che vengano dagli amici anzichè dai nemici: un partito che non sa fare l' ,1utocritica, che non si accorge dei propri difetti e della propria deficienza non può vivere e progredire; peggio ancora se ne accorge e non confessa ; peccherù di reticenza , d' ipocrisia e non preparerà la propria correzione E"levatrice. In quanto al secondo ho poco da discutere. Ho errato non facendo tacere ogni mio affetto, non stigmatizzando Pantano con violenza? Credevo che per compiere il mio dovere bastasse annunziare il distacco politico. Si pretendeva che io mi mostrassi eroico cancellando i ricordi radicati - si , amico Severini, profondamente radicati - nel mio cuore. Ebbene non fui eroe e non invidio chi in condizioni analaghe, non contento di compiere il proprio stretto dovere, volesse esserlo. Aggiungo, poi, che la parola severissinu che da me si pretendeva , non potevo e non dovevo pronunziarla una volta che in me non era venuta meno la stima per Edoardo Pantano. E del mio avviso su per giù sono stati Ghisleri, Budassi, il gruppo parlamentare repubblicano, nei quali non parlavano i sentimenti sviluppatisi e· consolidatisi nella quarantenne amicizia. •· E vengo all'altro, al Gau<lenzi. Riproduco integralmente il brano che mi riguarda : e, Antonio Fratti, che testimonio col sacrificio la fede nell' Idea repubblicana, sentirèbbe un profondo rammarico e pronunzierebbe giudizi severi ed inesorabili contro certe aninie fiacche e contrn certi decadenti superuomini, i qudi osano ineolpare d'inerzia il nostro partito stando comodamentefuori delle file , e screditare la Romagna nostra , accusandoladi inettitudinepolitica , per scusare , per giustificare , per difendere l' apostata. (< No, no, non è contro Edoardo Pantano che i repubblicani di Romagna e d'Italia tutta debbono volgere gli sdegni e le ire: è contro. questi piccoli grand'uomif.li che disprezzanl> h « troppa politica romagnola » e dubita~o della fede che dicono di professare ..... perchè « l'Italia nella sua grande mag- « gioranza si è inchinata ed ha plaudito a coloroche « mutarono ! ». « I repubblicani di Romagna possono rispondere alle insensate accuse additando l'indefessa operosità rinnovatrice dei loro Comuni e lo sviluppo progressivo delle loro organizzazioni politiche ed e..::onomiche, per cui resistevano vittoriosamente alla reazione clericale e monarchica , mentre nelle altre regioni d'Italia la democrazia veniva clamorosamente battuta - e possono rispondere che se tutta Italia fosse come 1a Romagna,Edoardo Pantanonon sarebbe ora ministro della Monarchia ..... per il semplice fatto che la Monarchia non ci sarebbe più». « E i repubblicani d' Italia concordi debbono dichiarare, come dichiariamo noi, ai difensori dell' apostata - qualunque nome portino costoro e qualunque valore intellettuale nascondano od ostentino - che è giunta l' ora di guardarci bene in viso e di sciogliere ogni vincolo fra quei che sono stanchi di aspettare la Repubblica e vogliono assidersi con la grande maggioranza al banchetto della Monarchia - e quelli che, disposti all'attesa e al sacrificio, si onorano di combattere con la piccola maggioranza, incuranti di ostacoli e di ·seduzioni , poichè hanno fede ancora ed avranno sempre fede nell'Ideale)). In questo articolo non sono nominato; ma nessuno può non riconoscere me nell'anima fiacca, nel decadente superuomo; ogni dubbio vien tolto dall:t citazione del brano del mio articolo Pantano ,ninistro che dice: « l'Italia nella sua grande maggioranza si è inchinataed ha plaudito a cùlorochemutarono >>• Anzitutto un breve commento a questo mio giudizio, che in forma privata ed affettuosa è stato oppugnato da amici carissimi quali il Ghisleri. Mi limito a domandare: è vero che l'Italia nella sua grande maggioranza si è inchinata ed ha applaudito a coloro che mutarono ? Per negarlo bisogna cancelbre la storia d' Italia dal 1864 in p.)i e tutti gli avvenimenti che si svolsero attorno a Crispi, a Nicotera, a Fortis, a molti altri minori. Non vale la como·la di~tinzione tra l' Italia ufficiale e l'Italia reale. . Dove e quando l'Italia reale fu ed è repubblican:1 non s'inchinò e non plaudi a chi 111 uto e seppe figurare come l' Italia ufficiale. Ebbene tra i cinquecento otto collegi d'Italia non ne conosco che uno solo, che seppe punire chi mutò : il collegio di Forlì che dette il b:tndo ad Alessandro Fortis. Nella stessa Romagna il collegio di Faenza rielesse Caldesi passato nel partito rJdicale ; quando il Caldesi si ritirò lo sostitui con nn reazior11rio. Non faro la storia di t:tnti altri collegi ; ma proprio nel 1110men to attuale non posso- ucere dei due colkgi dell.1 provincia di Sondr~o: nominarono due repubblicani, Marcora e Credaro; li rinominarono mon:trchici e senza competitori. Si puo adunq ue da una sola eccezione infirmare la regola? Sarebbe una logica che non sarJrei consii;liare ai miei studenti di statistica. t ,) Mi si dimostri del resto che ho sbagliato nell' apprezzamento e con viva gioia recitero il mea culpa. Voglio sperare che nè Ghisleri , nè altri , vorrà addurre come riprova il baccano che i monarchici hanno organizzato contro Pantano: per convincersi che l'omaggio al carattere non ha che vedere nello charivari che si fa dentro e fuori della Camera, basta osservare che nella Camera i promotori di esso sono i signori De 'Bellis , Guastavino, :MontiGuarnieri e comp. e fuori Edoardo Scarfoglio, che furono e sono gli apologisti scalmanati di Crispi, di Fortis, di Marcora ecc. tutti ex repubblicani e che hanno financo ammirato un De Marinis, che in un decennio ha' vinto il record delle trasformazioni si da battere nel paragone quel Fregali, che pareva insuperabile. Chiarito questo punto che mi pareva il più contestabile domando a Giuseppe Gaudenzi- cui non voglio avvelenare la gioia che egli prova facendo h concorrenza a Monsignor de h Palisse quando fa la peregrina scoperta che l' Italia non è, politicamente, la Romagna e che l'Italia se non fosse monarchica ... sarebbe repubblicana-dove mai ho screditato la Romagna che ho difeso energicamente anche in qualche libro quando molti la denigravano; che ho sempre amato ed ammirato, pur deplorando certe deficienze nella coltura della parte repubblicana. Giuseppe Gaudenzi affermando che ho voluto discreditare h Romagna ha mentito scioccamen_te. Giuseppe Gaudenzi mi biasima perchè incolpo d' inerzia il partito stando comodamente
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