Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XII - n. 5 - 15 marzo 1906

RIVISTA POPOLARE 133 tecnico può avvenire a spese della ricchezza disponibile o del fondo di consumo, anzichè dal capitale-salario. Perciò devono tenersi presenti anche: l'indirizzo dei co11sumi pubblici e privati, lo stato delle organizzazioni operaie, l'ammontarP della dissociipazwne e pP~·- sino il sa~gio dei sala,ri, che reagisce sulla quantità e q11alità del lavoro. Il ragionamento appare vizioso giaccbè si assume che il saggio dei salari concorra a determinare il fondo dei salari, e vi concorra pure il ::;aggio dei profitti, che si è fatto prima dipendere dai salari. Ma l'A. risponde che possiamo accontentarci di tali ded11iioni in una teoria, che mira a conoscere non il preciso ammontare dei redditi, ma la genesi e il movimento di essi. Sta in fatto però che le conci nsioni dell' A. lasciano insoddisfatte le menti, che desiderano un quadro siste matico e armonico di leggi, da cui partire verso le succe::isive appros:.imazioni della vita reale. Esse dimostrano la necessità di mezzi d'indagine più poderosi, quali solo il metodo ma tematico può offrire, mostrando la mutua dipendenza dei fenomeni economici e l'uguaglianza tra il numero delle relazioni logiche e il numero delle variabili economiche. ♦ Come si vede , per ogni reddito il nostro A. offre una teoria speciale. Eppure oggi noi possediamo studi sufficienti per coordinare le varie teorie distributive fra loro e connetterle alla teoria del valore. Solo così noi obbediamo a q nella tendenza, che è comune a tutte le scienze e si afferma ora pienamente anche in economia : coordinare i vari fenomeni in modo da i:µostrare che essi sono aspetti di altri fenomeni tipici, da cui si reputavan difformi e arrivare a leggi sempre più comprensive e generali. La scuola classica, enunciando una teoria talora di sussi8tenza, talora di domanda e offerta pel salario ; facendo una posizione privilegiata alla rendita; trattando il profitto da residual claimant, non era assorta ad ampie generalizzazioni ; anzi , osserva il Cannan , essa non si era nemmeno proposto nitidamente un problema distributivo, ma solo un problema pseudo-distributivo di successiva ripartizione nell'interno di ciascun fattore, determinando i salari pe'r capita, i profitti percentuali e le rendite per ettaro. Per avviarci alla coordinazione noi dobbiamo considerare non singoli operai , pezzi di terra , e capitali materiali, ma unità, di potere produttivo fisico. Per ogni gruppo di fattori tra l_oroconcorrenti stabiliamo una serie di tali unità tutte uguali fra loro e quindi capaci di dare uguali dosi di prodotti. Queste dosi però avranno, in un mercato di prodotti, prezzi di domanda decrescenti in virLù della legge di Gossen, che si ripercuote sulla legge di domanda. E però l'imprenditore offrirà prezzi uni tari sempre minori nel mercato dei fattori produttivi, quanto maggiore sarà il numero delle unità di fattori disponibili. D' altra parte le singole unità di potere produttivo fisico hanno costi disuguali e noi possiamo graduarle in ragione di coBti crescenti, da un costo iniziale minimo a uu costo finale massimo. Adunque in ogni gruppo di fattori concorrenti avremo una curva di produttività economica decrescente e una curva di costi crescenti. La prima esprime le valutazioni fatte dall'imprenditore, che è come il cons~matore dei servizi produttivi. La seconda esprime le valutazioni fatte dai singoli proprietari di fattori. L'11na è c trva di domanda, l'altra è curva di offerta dei servizi produttivi. Le due c11rve talora s'intersecano, e ·allora l'ordinata del punt0 comune è il prezzo di equilibrio: talora non s'intersecano, e allora il prezzo marginale di domanda s:1psrail prezzo marginale di offerta e il prezzo si fisserà fra qnei due limiti daL1doorigine a due gruppi di ren - dite marginali. A) La differenza tra il prezzo di mercato e il prezzo mm·ginale di offe1·ta è una rendita marginale o specifiM comune a tutte le unità del gruppo di fattore produttivo considerato. Questa rendita marginale si compone a sua volta di due parti: a) una è il fo1·ced gain, che è un prezzo di scarsità o monopolio ed è dovuto all'abilità di contrattare b) un'altra parte è imposta dal determinant ownèl' of' supply, osBia dalla persona, che era in grado d'impiegare a un u::10 alternativo la sua porzione di offerta. Quest~ seconda parte potrebbe forse chiamarsi rendita opzionale. Nell' interno del gruppo· si hanno poi rendite differenziali, dovute a disuguaglianze di costo. Le rendite differenziali non entrano nei prezzi dei prodotti, le rendite marginali sì. Tra i vari fattori di produzione deve comprendersi anche il lavoro compiuto ùagl' imprenditori; lavoro che essi vendono a sè stessi. Anche per questo fattore vi saranno curve di produttività e di costi e rendite marginali e differenziali. B) Le somme pagate dall'imprenditore per l'acquisto di vari fattori (compreso il suo lavoro) costitniscono le sue spese di produzione. Se egli vende i prodotti al prezzo previsto, o non farà alcun guadagno nel caso che le curve d.i dornaada e offerta dei fattori prodltttivi si intersecano, oppure guadagnerà una somma di rendite marginali costituite dalla differenza tra i prezzi di mercato dei vari fattori e i rispettivi prezzi mm·ginali di domanda. Si vede co::lì che i pagamenti che fanno i consumatori di prodotti comprendono ri) un fondo di sussistenza necessario a reintegrare il logoro dei singoli fattori e ad assicurare la continuità della loro opera, b) un fondo di monopolio (Patten), che è una somma di rendite marginali e differenziali dei singoli produttori. Ecco a grande linee la unificazione formale delle teorie distributive. Con che non si esaurisce lo studio del fenomeno distributivo, dovendosi ancora determinare il grado di scarsità dei singoli fattori e le variazioni dei singoli fondi di Si.1ssistenze e di rendite. ♦ Potremmo continuare a spigolare nel libro del Graziani, ma l' indole del presente articolo non lo consente. Un appunto generale, che forse si può rivolgere alla configurazione esteriore del libro, è che· 1, Autore nella sua cura scrupolosa di rimaner fedele agli scrittori citati e di fare la storia critica di ogni capitolo della scienza, lascerà tal volta smarrito il lettore profano, il quale sentirà vacillarsi la mente fra tanti nomi e tante ipotesi e deduzioni nè rintraccerà facilmente l'opinione personale dell' autore. A questa apparente

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