132 RIVISTA POPOLARE di produzioni a costi differenti e la rendita intensiva, che dipende dalla decrescente produttività del capitale e del lavoro applicati su una medesima terra. Tratta dei miglioramenti agrari, combattendo - con ragione, secondo noi - la fidueia in miglioramenti progressivi, che annullino la legge di produttività decrescente; « la legge di produttività decrescente non è dovuta solo a eventuale imperizia umana , sibbene a circostanze natnrali , che hanno radice nella limitazione della fecondità della terra (p. 347) >. L'A. tratta poi della rendita mineraria, della rendita edilizia e, della rendita di monopolio. L'importante quistione se la rendita entri o no nel prezzo dei prodotti è accennata appena: I' A. afferma troppo recisamente che la rendita fondiaria non esercita alcuna iuiiuenza sul valor normale dei prodotti: naturalmente risposta contraria è data per la rendita di monopolio (p. 380). B) Sull'interesse l'opera di maggior polso, come è noto, è la st01·ia critica, del Bohm seg11ita dalla sua Positive 1heorie des Kapitales. Il Bohm distingue vari gruppi di teorie: della produttività, dell'utilizzazione, dell'asti- · nenza, del lavoro, dello sfru.ttamento, e le respinge tutte per proporre una sua teoria dell' aggio, che si può così riassumere: Secondo le stime subbietti,ve attuali, i beni presenti valgon più dei beni futuri di uguale qualità e quantità, e poicbè il valore oggettivo risulta dalle valutazioni subbiettive, il valor di scambio di ricchezze attuali s11pera quello di ugnali ricchezze fnture. I/interesse è un aggio, chenas;e dallo scambio di beni presenti con beni futuri. Per tre moti vi i beni fu t11ri valgono me no dei beni presenti: 1 °J i beni attuali possono d.•stinarsi ai biscgni più urgenti, siano presenti, siano futnri, mentre i beni futuri non possono appagare i bisogni attuali, per quanto intensi questi siano; 2°) i bisogni futuri, essendo lontani e ince1·ti, han110 un' imporfanza attenuata di fronte ai bisogni attuali; 3°) i beui attuali posso110 ad1bir~i alla p1'0duzfone di nuove ricchezze, poichè constntono di J .rol un gare i processi prrdu tti vi. Si noti che nella teoria del Bohm questa produttività obietti va o tecnica è solo uno dei fattori-e non indispensabile-della produttività subbiettiva del capitale. Ora la teoria del Bohm non può accettarsi per due motivi, rilevati dall' Hobson. In primo luogo essa non dice da quale fondo si trarrà l'interes,e obbiettivo: se no~ vi fosse un sistema organizzato di produzione, la svalutazione subbiettiva dei beni futuri, fatta dal prestatore, non gli consentirebbe di ricevere alcun bene materiale rappresentante questo aggio, che chiama-.1i interesse. In secondo I uogo la teoria del Bohm è in sostanza una teoriH. di costo, esser;do lo sconto dei piaceri futuri _semplicemente un mezzo, mercè cui si presenta il costo o dolore dell'astinenza allo spirito del ris]?armiatore: ora il costo è un solo determinante dei prezzi, come sappiamo, e una teoria che poggia il prezzo dell'uso dei capitali sul solo costo è unilaterale. Veramente il Graziani sfugge a queste cri tiche perchè non accetta integralmente la teoria del Bohm. Egli comincia coll'esporre la correzione del Ric,]a-Salerno, secondo cui a spiegare l'interesse serve non la differenza assoluta di valore soggettivo tra beni attuali e beni fu tiri, ma la differenza relativa, il divario nei gradi comparati di ut lità marginale; la differenza delle valutazioni reciproche quali sì presentano nella p-;iche dei contraenti marginali. Siamo così tornati a una teoria scientifica della domanda e offerta dei capitali. L' A. analizza acutamente il lato della domanda, rilevando l'influenza della produttivilà marginale del capitale: non 111ancava che un'analisi analoga sull' offerta e quindi sull' astinenza mi'lrginale p~r render completo lo stuàio. (Ofr. oltre. l'Hobson, il Contributo allo studio dell'interesse del Prof. Ulisse Gobbi p. 23 e il 60 capitolo della Distribution of wealth dél OarvAr). O) Il profitto è secondo l' A. il reddito indivisibile dell'imprenditore; reddito unico e non riferibile all'uno o all'altro dei singoli elementi astratti della produzione. Nella legge dei profitti l' A. segue in gran µarte le· orme del Ricardo. Il profitto, che si ottiene nelle industrie le quali producono i beni componenti i salari reali, si stabilisce e prevale, per effetto della libera concorrenza, in tutte le altre industrie. Questo profitto è fatto consistere dal Ricardo in quello che si ricava dalla produzione agricola meno efficiente, o~sia dalla terra marginale, cbe non dà rendita. Prescindendo dalla rendita i redditi fondamentali si risolvono in profitti e salari. E quindi il profitto varia in direzione opposta alla somma dei salari e il saggio dei profitti varia in senso contrario al costo dt>l lavoro per l'intraprenditore ossia al rapporto tra salari e prodotto totale. Il Graziani riconosce che q nesta teoria non è esauriente, perchè non pone in rilievo tutte le condizioni, da cui il rrofitto dipende e suppone costanti l' .interesse e la rendita di monopolio. Noi aggiungiamo che essa non foddisfa perchè dà al profitto il carattere di residunl claimant , venendo in sostanza a dichiarare che, data la somma, il resto aumenta se diminuisce il 8ottraendo. D) Pei salari la teoria dominante per un certo tempo fu quel la del costo, inteso ora come Subsistenzminimum ora come lo standm·d of life, a cui la classe operaia sa elevarsi. Ora in primo luogo vi sono salari, che non bastano a mantenere in vita gli operai: si pensi al lavoro delle donnt.'. Se poi si adotta la seconda formula, essa è tropp0 vRga, nè si ve-fo perchè il salario non possa e8::;ere inferiore. L' al r rn teoria della domanda e offerta dt,l lavoro o del fondo dei e-alari fo criticata in mille modi. La terra teoria della produttività del lavoro, a cui si riannoda il salario naturale del Tbiinen, ma che fu so~ten,1 ta in tempi più vicini del Walker e riconnessa dal Olark alla legge di produttività decre:-1cente, svolge un soh lato del problema. L' A. combatte la teoria della produttività e ne propone in vece un' altra, che pare ispirata a quella del Oairnes. Di vide la ricchezza in tre parti come fa il Oossa: ricchezza disponibile, fondo di consumo e capitale. Il salario è pagato dal capitale, che si suddivide appunto in capitale tecnico e capitale salario. La ripartizione del capitale ne' suoi due rami dipende dalla natu1·a dell'industria, dall'offerta di lavoro e dal saggio del pro- . fitto, ma non essendovi rigide distinzioni tra le varie destinazioni della ricchezza, un aumento di capitale
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