Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XII - n. 5 - 15 marzo 1906

114 RIVISTA POPOLARE aveva con discorsi e conferenze diffnsa nell'Inghilterra e nel la Scozia la conoscenza della questione italiana, giongeva in Italia per cooperare ai preparativi della spedizione nel Napoletano con Pisacane. Coinvolta nella cospirnzione genovese fu trattenuta in carcere. Fu precisa mente nelle carceri geno~esi di S. Andrea, ora in demolizione, che ella conobbe Alberto Mario; nei lunghi ozi della prigionia presero a scambiarsi lettere intorno alla letteratura e alla storia d'Italia; e tra le invo• cazioni alla libertà sbocciò il loro amore, che li strinse in vita e in morte. Appena liberata fece ritorno a Gosport , ove sposò Alberto Mario. Ma nell' anno seguente compiendosi le profizie di Garibaldi ella fu l'an - gelo consolatore dei feriti nelle battaglie del '60 e in tutte le altre spedizioni garibaldine sulle balze trentine, a Mentana, nei Vosgi fino a Digione. E fu arnmirata non solo per l'abnegazione, per la pietà e per le elette doti femminili, ma anche per un coraggio più che virile. Nella campagna dei Vosgi la J essie raccolse le salme di Giorgio Imbriani e di Giuseppe Cavallotti. Sulla campagna dei Vosgi occorre questa particolalarità. Mario, memore di Mentana non volle seguire . Garibaldi ; la J essie più generosa corse in Francia non solo per seguire come sempre il Garibaldi; ma anche perchè nella lotta contro la Germania vedeva la difesa della repubblica e della libertà. Dalla sua campagna dei Vosgi, di cui disse nei Garibaldini in Francia trasse questo insegnamento che consacrò in tale libro e che deve riescere tanto gradito a noi italiani: « Riguardando la campagna nel suo complesso, parmi un gran bene per l' Italia che gl' italiani, i quali si stimarono sempre da meno dei francesi, 8iensi provati al loro fianco su terreno esclusivamente francese, abbiano maneggiato lo chassepot contro il fucile ad ago, operando ben altre meraviglie che quelle di Mentana contro i catenacci dei garabildini. . e Confesso che se dapprima amavo gl' italiani, e ne ammiravo i perseveranti sacrifici e il valore per riuscire alla emancipazione della patria, la generosità che spingevali a combattere a favore della repubblica in Francia, la loro pazienza nel soffrire le privazioni d'ogni genere, il substrato di buon senso e l'inalterabile buon umore, che li salvò dal naufragare fra gli elementi dissolventi on1tt'erano circondati, e sopratutto l'altezza di animo colla quale soffersero la ingratitudine dei francesi, m1 destarono un sentimento d{ profondo rispetto per essi, e ferma fede nel glorioso av~enire della loro nazbne >. Donna gentile ed eroica, ella - pur serbando un'immutata devozione alle dottrine e ai propositi di Maz zini - militava intrepidamente sotto l' insegna d'Italia e Vittorio Emanuele, fedele compagna anche in ciò al marito, che, federalista e repubblicano, seguiva la formula.: l' unità prima e la libertà poi. Quando le armi tacevano , scorreva la penna. Ella fu la costante collaboratrice di Alberto Mario, che anche morto fu p1esente al suo cuore, e scrisse numerosi articoli e libri in italiano e in inglese per onorare gli autori o le opere del nostro Risorgimento, come la biografia di Garibaldi, di Mazzini, di Cattaneo. Temperamento di giornalista, non le era però ignota la dura fatica della lima e la meditazione , che costa il libro ; perciò non sembrano esagerate le lodi che di lei scrissero Mazzini e Giosuè Carducci per non dir dei minori. · Dieci anni fa aveva accettato la cattedra di letteratura inglese all' Istituto superiore di Magistero femminile di Firenze. I soliti botoli ringhiosi gridarono all'apostasia. Ma anche insegnante la Mario dette nobile esempio di diligenza e di abnegazione e negli ultimi mesi benchè indebolita nella salute mal ferma non voleva abbandonare le sue dilette giovani. Jessie White non posava µn istante, era la negazione aell' inerzia e quando non assisteva moribondi e feriti sui campi di battaglia, quando non visitava tuguri, miniere, ergastoli, scriveva e seri veva, corrispondenze ai giornali e alle riviste d'Inghilterra e del Nord America e libri. Es5a scrisse la VitaJ di Giuseppe Mazzini, La Vita di Giuseppe Gm·ibaldi, La Vita di Gu - stavo Modena, La Vita di Agostino Bertani, La Vita di Giovanni Nicote1·a oltre quello citato.sui Gm·ibaldini in Francia- Curò la pubblicazione di alcuni scritti di Carlo Cattaneo; insieme a Carducci aveva iniziato Ja pubblicazione e il riordinamento di quelli del suo diletto Alherto. Sono di grande interesse: La miseria a Napoli (lettere primitivamente pubblicate nel Pun: golo)- uno dei primi e vigorosi gridi di allarme sulle condizioni spaventevoli della grande e bella città, che visitò per consiglio di Pasquale Villari -, uno studio sul Domicilio coatto e sulle Zolfa1·e e sulla vita dei zolfatari in Sicilia, che pubblicò nella Nuova Antologia. Essa amava moltissimo la Sicilia e vi tornò spesso per studiarne le condizioni ; s' interessava alla quistione del latifondo. Nel 1892 era raggiante di gioia perchè potè constatarne i progressi nella Esposizione nazionale di Palermo. E vengo al punto più caratteristico: ai suoi rapporti con Alberto Mario. La J essie lo amava, lo idolatrava; e bisogna averla vista negli ultimi tempi della terribile malattia , che rapì ali' Italia ancora nel vigore degli a11ni il gentile cavalie're della Democrazia, con quanta cura lo Hssisteva ! Ma J essie White e Alberto Mario erano profondamente diversi , in certi punti antitetici. Il contrasto cominciava nell'aspetto fisico: Mario era bello nel senso vero della parola e di una gentilezza sq11isita, quasi femminea, come dice l'Italico; la J essie era piuttosto d'ingrato aspetto, a tratti angolosi e con occhio grigio d' onde traspirava la volontà ferrea. La Jessie era mazziniana ardente e unitaria intransigente; Alberto seguiva Cattaneo e Ferrari ed era federalista logico e convinto ; le tendenze e la coltura della J essie erano essenzialmente moderne; la coltura di Mario era so• pratutto classica - d' onde l'amicizia e la simpatia, che strettamente lo legavano a Carducci, che gli consacrò una magnifica epigrafe ; la J essie era portata a preferenza agli studi sociali ; Mario a quelli politici o letterari: era un antisocialista ed un individualista fanatico. Ricordo che nelle nostre amichevoli conversazioni una sola volta riuscii a scuotere la sua fede sull'individualismo: qu.ando gli ricordai l'evoluzione, che aveva subito il pensiero di Stuart Mili, pel quale aveva una sconfinata ammirazione, e che poteva rile . varai Jai Frammenti sul socialismo e dall' Autobiog1·afta; la J essie era indulgente verso Crispi e non ne negò mai le benemerenze patriottiche e l'opera legislativa; Mario n'era critico spietato e talora ingiusto (l); in fine mentre Alberto Mario, pur consigliando ai repub blicani di entrare in Parlam~nto e prestarvi giuramento si mantenne sempre intransigente ed eletto a Noto non volle accettare il mandato, _Jessie White, invece, non solo consigliava l'accettazione, ma desiderava che i repubblicani avessero accettato il potere pel bene del paese. Essa diffidente dei letterati e dei poeti non spe• rava molto in Cavallotti, benchè ne preconizzasse sicuro l'arrivo al potere. Più volte mi scrisse raccomandandomi calorosamente d' indossare la livrea di ministro della monarchia e negli ultimi giorni di sua vita mi mandò (1) L'Italico (Primo Levi) che nella Tribuna dedicò un bell'articolo alla White ad un certo punto accennando al suo sp;rito battagliero dice: "nella stampa ella non fu forse senza influenza su qualche atteggiamento che parve rendere, ad istanti, Alberto Mario meno equanime che per natura non fosse, e fu forse il suo spirito volontario in qualche accentuazione di quella Lega della democrazia su cui Alberto Mario mori,,. Egli s'inganna. L'azione della White fu sempre moderatrice; specialmente per quanto si riferisce a Crispi.

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