Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XII - n. 5 - 15 marzo 1906

RIVISTA POPOLARE 131 e gli operai e gli altri partecipanti alla produzione. Sicchè al massimo i fattori sono cinq ne e cioè: Agenti naturali; attività dell'imprenditore; lavoro dell' ope· raio; capitale tecnico; capitale di anticipazione. Nella teoria del capitale, che è certo la più difficile, l' A. rimane fedele alle teorie clas3iche. La definizione clas:,ica è q nel la del Cossa; è capitale ~a parte di prodotto, che serve come strumento di una produzione successiva (Saggi, p. 162). V'è stato un contiuuo lavorio per allargare il concetto di capi tale. L'Hermann per es. cominciò col cancellare la distinzione tra ricchezze prodotte e non prodotte per includere fra i capitali anche le terre, e vi comprese ancora i beni di consumo ceduti a prestito fruttifero e persino i beni di consumo goduti direttamente dal proprietario, ma durevoli. Per il Fisher spariva addirittura la distinzi.one tra beni produttivi e beni di consumo e diventava capitale lo stock delle riechezze esistenti in un dato momento; una somma di beni economici, da stimare con misure fisiche. Da altre va rti si seguiva la stessa opera di espansione, ma ricorrendo a valu tazi0ni economiche, e il Menger chiama va capi tale ogni ricchezza in vestita nella prod11zione, purchè stimata in danaro, e il Fetter applicava il concetto della stima econoo1ica alla definizione del Fialier e finiva col dire capitale ogni ricchezza espres~a in una unità generale di valore. ( lYlontemadini, Oap·itale § 5, 6 e 11;-l!-,etter, Principles p. 115). Il Graziani ripudia queste generalizzazioni: tien distinto il capitale dallft. terra e dai beni di consnmo non impre.:;tati e definisce il capitale a) in senso µiù esteso come un prodotto impiegato a com;eguire un nuovo prodotto bj in senso più ristretto come un prodotto destinato a nuova produzione. La differenza è espressa poco felicemente. Meglio era accettare Henz' altro la primit definizione pel capitale generale e soggiungere che questo dividesi in capitale socili.le e in prodotti di consuwo ceduti a prestito dal proprie· tario: capitale p1'oduttivo e capitale acquisitivo, secondo la terminologia del Bohm ( Positive Theorie, 2a ediz. pag. 39 e 64). Trattando degli uffici del capit~le, l' A. segue fe. delmente lo Stuart .M:ill, di cui accetta. i quattro teo remi : che il capitale limita l'industria; che il capitale è H riaultato del risparmio; che il capitale agisce consumandosi, e che la domanda di pro,.iotti non è domanda di lavoro. ♦ Assai bene l' A. distingue un valor corrente da u11 valor norIQale. La teoria del valor corrente è veramen te completa. Le varie ipotesi della permuta, della concorrenza uni laterale e bilaterale, sono logica men te coordinate, citando gli esempi famosi del Bohm e le tabelle mengeriane e distinguendo i prodotti divisibili dagli indivisibili-e certo non si poteva far di meglio, data la mancanza di diagrammi e di equazioni. Però l' egregio A. avrebbe dovuto almeno accennare che nel caso di concorrenz~ bilaterale, ossia perfetta, e di merci infinitamente di visibili, le valutazioni delle dosi marginali, fatte dalle coppie marginali, coincidono in un punto solo, che è dato dalla intersezione delle due curve continue di domanda e offerta -intese queste alla ma· niera del Marshall, giacchè per es. nel sisterna Walrasiano non può parlarsi di curve ma di ipersuperficie algebriche. Nel caso poi di merci non divi:,ìbili l' A. avrebbe dov11to insistere s·il concetto del forced gain derivante dall'abilità di contrattare ( slcill in bargaini11g) e dalla conoscenza delle posizioni dell'avversario. Que8to fo1·ced gain ·serve a spiegare alcuni fenomeni d is tributi vi. D.,po un elaborato capitolo sui prodotti di monopolio, l' A. passa al valore normale dei beni prodotti in condizioni di libera concotTènza. Se la t$3oria del valor corrente è una teoria pura dello scambio, questa del valor normale offre una teoria della proàuzione. L'A è seguace della scuola classica e ammette che il valor normale è dato dai co:;Li: s'intende dai costi marginali. Non avendo simpatia pel metodo matematico, l' A. non può mostrare la mutua dipendenza tra utilità e costi mediante la coordinazione tra la teoria classica dell'offerta e la teoria a11~triaca della domanda: coordinazione, cbe è 11na del le ma~giori glorie del Marsball. Nè l'Autore p11ò rilevare che la legge del costo dominerebbe i valori di scambio solo in una società stazio1ia1·ùt. ove la libera concorrenza aves,.,e agito completamente in tutti i ra111i del\' industria e fra tutti i fattori prcduttivi e per ,m tempo sufficiente a ugnaglinre prod11tt1vità e co::iti. Ma poichè qnesta è un'ipotesi irreale accettabile sole come prima a1-1prossirnazione, un largo campo deve lasciarsi alle rendite , e poichè l' A. non disting·1e le società statiche d::i lle dinamiche, avrebbe aln,eno c1ovut•) accennare alla classificazione marsballiana di problemi di valore secondo -i periodi di tempo, a cni si riferi::'lcono. Assai ampia è l't-sposizione delle teorie snl costo, seb• bene non abbiam visto citati .i sricrifici, messi in luce dal P»tten, per es. l'inte1·ference in consumption, il sacrifice of c,mfinement, nè l'opportiinity-cost del Green. L' A. no1t trascura di notare che, oltre al costo inteso come nna somma di sforzi e sacrifici, il co:,to propugnab òal Cairues (the snm uf lubou·r and abstinence di Senior) vi è un costo dell'imprenditore, inteso alla ma_niera di Stuart Mili , 11n costo che è una somma di spese di ·produzione in moneta, compresi i profitti. In sostanza il concetto del costo di prod'-izione è 11110dei prn complessi della scienza_ e può corn,iderarsi in tre direzioni come fa il Par'3to ( Oours § 78; 103, 714) : un costo psicologico -in ofelimità; un costo in numerario un costo tecnico in coefficienti d1 produzione ( J annaccone: Costo d-i p1·od. p. 67). E nelle varie teorie economiche occorri~ tener presente ora l' ima ora 11 al tra specie di costo ( 1). ♦ Nel libro della distribuzione, dopo di aver parlato egregiamente della proprietà e del reddito in genere, l' A. svolge le teorie dei singoli redditi: la rendita, l' interesse, il profitto, il salario. A) Circa la 1·endita egli, seguendo il Ricardo, analizza la rendita estensiva, derivante dalla coesistenza (1) Notiamo però che nel suo recentissimo rna,iuale di economia politica a p. 215 il Pareto ripudia il costo in ofelimità,

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