Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XII - n. 5 - 15 marzo 1906

130 RIVISTA POPOLARE analitica minuziosa e acutissima dell'economia ortodossa. 1'alvolta il Cannan si mostra troppo severo coi suoi connazionali, ma se l'ammirazione per Smith, Ricardo, Malthus, Senior e Stuart Mill non deve fa.rei tutto accogliere senza discutere, non dobbiam negare che il Cannan, profondo conoscitore del suo argomento, spesso colpisce nel segno. Nè ci accadde di veder citat0 il Lehr, i cui Grundbegriffe der Nationaloekonomie, recentemente ristampati dal von Heckel, sono forse la migliore opera di scienza economica pura, che conosca la Germania; la quale asserzione non deve stupire chi ricordi che la maggior parte dei pe;anti trattati tedeachi (escludiamo la scuola austriaca) sono opere di sociologia, di storia, di politica economica, più che di economia pura. Infine un libro, a cui non può negarsi il merito della originalità, The economics of dist?-ibution dell'Hobson, a cui ci ispireremo in alcune delle pagine succes::1ive, nemmeno fo accolto nella bibliografia del nostro A. Ci si perdonino questi appunti forse pedanti e accademici, ma l'indice alfabetico del Graziani è come un archivio· di economisti e noi lo vorremmo, per quanto è possibilt>, completo. ♦ I vari schemi di partizione della materia tenta ti o proposti dagli economisti rossono ridursi a tre ti pi principali. •. La partizione tradizionale cbe rimonta a Giov. Battista Say, è in quattro libri, che trattano rispettivamente della produzione, della circolazione, della distribuzione e del consumo delle ricchezze, e sembra la più naturale, poichè gli uomini cominciano col produrre la ricchezza; la scambiano, essendo la produr.ione divisa; se la distrib.ii::icono e infine la cons.nr!ano. Una seconda divisione, che non obbedisce a ragioni genetiche, ma classifica la materia secoudo un concetto di maggiore o minore generalità. è dovuta al Ferrara. Vi 1:1onoleggi comuni alla produzinne, al consumo, alla circolazione e alla distribuzione, giacchè in fenomeni di tutte e quattro queste branche si possono ravvisare fenomeni di scambio; leggi che vigono cosi per un'economia isolata come per un' economia sociale ed è meglio trattarle a parte sotto il nome di economia individuale. Vi sono poi leggi meno generali, che suppongono la contemporanea esistenza di più nomini cooperanti e la divisione del lavoro e le permute ed ecco l' economia nazionale, che studia gli scambi nei mercati aperti. Infine vi sono leggi ancor meno generali, che implicano l'esistenza di una moltrplicità di mercati chiusi ed esse trovano la loro sede natnrale nell' economia internazionale, ultima grande divisione dell' economia politica. Il terzo disegno di partizione, dovuto al Olark (Distrib. of. wealth Oh. III.), ha qualche cosa in comnne col precedente e si fonda suHe seguenti considerazioni: Le relazioni elementari ·tra l' uomo e la natura non richiedono un' organizzazione sociale. Nel modo primitivo di vita si svolgono le leggi più fondamentali dell'economia: la decrescente utilità dei beni; la decrescente produttività del lavoro ; la necessità di ripartire il lavoro tra vari usi in modo che i gradi marginali di produttività siano nguali e di ripartire i consumi in modo che siano uguali le ofelimità elementari. Queste leggi sono universali e riguardano la p·oduzione e il consumo : i soli fenomeni veramente essenziali di ogni economia. Esse cadono nella prima gran divisione della scienza economica: l' economia generale o universale Vi è un altro nucleo di teorie, che studiano l' argomento del la produzione: la formazione dei gruppi e sottogruppi industriali, la groupand sub group-distribution, ossia la. formazione di valori di mercato e la final dist1·ibution in salari e interessi. Q11esto secondo nucleo di teorie costituisce la economia sociale statica. Ma calllbiano continuamente e i gusti degli uomini e l'ammontare della popolazione e l'ammontare del capitale complessivo e le dimensioni dell'azienda ti pica e i ·metodi e proces~i dell'industria: di qui oscillazioni dei prezzi e delle ri1uunerazioni attorno a certi livelli tipit:i, e sp0stamento di que.:iti li velli stessi: di qui la necessità di studiare anche l' economia sociale dinamica. Que::it' ultimo schema di partizione a noi St mbra il più razionale, ma è prematuro, giacchè l' economia dinamfoa è ancora agl'inizii. Oggi gli eco- ;1omisti trattano promiscuamente probleLni statici e dinamici, sicchè la classificazione consigliabile è sempre la prima, modificata in modo da far saltare aglj occhi la posizione centrale e dominante della teoria del valore. 11 Graziani nel ripartire la materia si è ispirato al Marshall, i cui P1·inciples of economics sono senza discussione il miglior trattato, che si conosca. Però il uostro A. ha dato minur larghezza alla teoria della domanda e offerta e ha aggiunto un libro sulla circo !azione, che manca nel l\larshall e che tuttora si aspetta da que::;to insigne scienziato. Sicché, oltre una introduzione, il volume di Graziani comprende cinque libri: I. Nuzioui elementari. - II La produzione. - III. Valore di scambio - IV. La distribnzione delle rie• chez,-:;e.-V. Gli strumenti della circolazione. Noi daremo qualche cenno dei libri II, III e IV, in cui si addensano le quisti0n i teoriche più elevate e più controverse dell' economia, convinti come siamo che la scienza purG1. è più importante dell'arte economica, a cni la prima offre il fondament-o. ♦ Il lJbro della produzione segue la tripartizione classica dei fattori produttivi in terra o agenti naturali, capitale e lavoro. Questa è ancora la divisione migliore, qualora non si voglia trattare separatamente come quarto fattore l'organizzazione industriale, che è in certa guisa identificabile coll'att,ività dell'imprenditore. Non ci sembra upportuno riguardare il tempo come un fattore produttivo: il tempo iu ultiwa analisi viene a significare una sottoforma del capitale cioè il capitale di anticipazione. Nè ci sembra accettabile il consiglio del Wicksteed di trattare come fattori di produzione tutte le circostanze, che contribuiscono ad aumentare le rendite. Il Montemartini è così arrivato a enumerare tredici fattori della produzione. (Inti-od. allo stu,dio della disti-ibuzione p. 149). Tutt' al più si può com,;-:"rare come un fattore separato il capitale di anticipazione (Wicksell, Barone), che serve a mantenere durante il periodo produttivo

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