Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XII - n. 4 - 28 febbraio 1906

110 H.IVISTA della necessit~l della conferenza maro--:..:hina e seguita ad affermare che sarebbe bastato un'intesa tra Francia e Germania. Quest'opinione è falsa. Se la Germania ha voluto una conferenza internazionale ha proceduto, in contrapposto alla Francia , per la via dritta , per quanto qualche suo passo possa biasimarsi. Sul programma di riforme che la Francia si pre • parava ad attuare nel Marocco dopo l'accordo coll' Inghilterra , il libro bianco ci ha dato notizie sufficienti a dimostrare come la Francia tendesse. realmente a I protettorato. Le riforme nell'esercito ad esempio tendevano a porre un francese a capo d'ogni battaglione e un algerino a capo di ogni compagnia, e gli algerini avrebbero dovuto essere tutti i sottufficiali ; così francesi e algerini avrebbero dovuto venir posti a capo della polizia. Le proposte tinanziarie ed e--:onomiche poi miravano ugualmente a una situazione di monopolio per la Francia. Per far .accettare quest~ proposte non mancarono moniti che si potrebbero meglio chiamare rninaccie. Non è certo se il rappresentante francese abbia vantato un man. dato europeo; il governo marocchino lo afferma; Taillandier lo nega, ma con riserve. Si è rimproverato al governo tedes--:o di non aver protestato sin da principio, ma d'essere intervenuto solo più tardi. Ma il fatto si giustifica se si pen:,i che il trattato in sè, toltone la fissazione di soli :)o anni di libertà commerciale, non pareva minaccioso per gli interessi altrui. Solo quando si viJe come la Francia interpreta va quel trattato, la ·minaccia apparve evidente. Gli interessi economici della Germania furono lesi nel fatto che la Francia si .lisponeva a crearsi una posizione di monopolio. Fra la Germania e ìl Marocco c'è un trattato del I giugno 1 890 garententc i diritti della nazione più favorita. Il sultano non poteva anche perciò aderire alle domande economi--:he della Francia. Gli interessi di diritto della Germania e del sultano vennero lesi del fatto che la b'rancia, consultati alcuni stati, si l.'.redette autorizzata a procedere contro la sovranità del Marocco internazionalmente riconosciuta. Ora i rapporti fra il Marocco e gli altri Stati sono· regolati nella convenzione di Madrid dd r 880 La sola via lecita per intraprendere un 'azione riformatrice nel Marocco è dunque la convocazione di una nuova conferenza con la parte..:ipazione di tutte le potenze firmatarie dellla convocazione el 1 880. L' intesa franco-germanica del 28 s. ttembre scorso facilitò alla Francia l'adesione alla conferenza internazionale. Giacchè, commesso l' errore, non era facile. per la Francia di tornare indietro senza nuocere alla propria autorità di fronte al governo marocchino. Con il provvisorio accordo con la Germania si riaJlermò che solo una conferena internazionale poteva mu. tare lo statu quo in Maroc..:o, ma nello stesso tempo si ricono~be, come ..:oncessione alla Francia, la necessit~l di un mutamento. E' da desiderare che la conferenza si accordi su un programma, giacchè se si sciogliesse senza risultato , la Francia verrebbe a trovarsi in una situazione ditlicile. Da una parte è certo che la Francia ha interesse urgente aqe riforme, d'altra parte queste non possono attuarsi senza il consenso delle po· tenze. Q_ualche stato, 'come l' Inghilterra, vedrebbe forse vo• lontieri la conferenza fallire o portare a risultati inaccettabil per la Francia. Ma se il desiderio dell'accordo è sincero, malgrado t11tte le reali difficolt;t esistenti particolarmente nella questione della polizia, l' accordo verrà raggiunto. (Sorialistische Nlonatshefte. Febbraio). Pre,r/hianw viva1nente gtz· abbonati, per evitare involontari rz"tardz' nella spedz"zzone dellll Rivista, ttz· unire sempre la fascetta colla quale si"spedisce z'lgiornale quando chiedono varia zù,nz' d' t'ndzrz"zzo. POP() LARE RE C E.N SI ON I FRANyOISCoSENTlNI: La sociologie genetique. Paris' Akan ) 1905. - 3 fr. 75· I coltivati giardini ddla Sociologia e della Preistoria son diventati campi amenissimi per le libere scorrerie fantastiche di tutti qudli che si son serviti del comodo ed autorevole blasone delle scienze per ammassare ipotesi deduzioni e ragionamenti che hanno il marcio del!' arbitrio dell'inconseguenza e ddla superficialità. L'uomo primitivo è sempre qud comodo fantoccio impastato di chiacchere e d' "Ssami, quel burattino ipotetico che si muove e .si contorce secondo il piac\!re di chi ce lo rappresenta fiaccamente ed anche, ahimè. psicologicamente col suo potere nflessivo, ,on la sua potenzialità imaginativa, con le sue· tendenze morali e--:c. ecc. [o ho un enorme rispetto per •la Sociologia e per la Preistoria; ma un invincibile terrore mi inspirano parecchi dei loro apostoli legiferanti. Fra questi il Cosentini ha la virtù di mostrarci ben poco della sua indi· vidualità sentenziosa e il torto di raccogliere ed ordinare mol·.a roba stantìa che meriterebbe d'essere scartata per sempre più tosto che ripetuta. L' A. dice di aver voluto sistematizzare tutti i più valevoli e recenti risultati cui son pervenute la biologia, I' archeologia , la storia del linguaggio delle credenze e dei costumi , per condurre il nostro spirito a considerare le prime tappe <ldl' umanità, la vita dell'uomo primitivo, delle società primitive, le concezioni mitologiche e religiose, l' attività artistica primordiale , ecc. ecc. Le pagine migliori sono naturalmente quelle ove si ripetono cose già da tempo riconosciute ed accettate con benefizio d' invt:ntario: le altre (e seno le più numerose) riflettono in vece tutte le amenità pseudoscientifiche e tutto il vecchiume delle argomentazi:::ni sconnesse che in vario tempo e in vario modo furono esibite alla stupefazione delle oenti. Non mi fermo sui capitoli dedicati alla religione e alla O mitologia (che meriterebbero un ben più largo e profondo sviluppo, specialmente per quanto riguarda le rappresentazioni mitologiche naturalistiche), e nè pure ~u quello d~- dicato al linguaggio (dove l' A. conclude essere 11 lmp~ag~10 (< una produzione dello spirito collettivo e non dello spmto mdividuale n) : mi fermo in vece sul capitolo dedicato all' arte a\l' industria ed. al commercio. Il trinomio ond' è formato il t;tolo di queste ultime pagine, poste a conclusione del volume co·me uno scolatoio di argomentazioni quintessenziale , fa già comprendere che l' A. confonde l'attività pratica dell'uomo con la sua attività estetica. Difatti egli afferma che (( l'origine dei primi tentativi artistici non è puramente estetica : il loro fine è e~senzialmènte pratico e la preoccupazione del bello non è venuta che più tardi )). Dove si vede che I' A. - guardandosi bene dal dirci quando e come sia sorta ~rna tale ~reoccupazione nello spirito umano - dà il nome d1 arte a c10 che non è arte; e non sa che questa comincia apµuntr> con_ la preoccupazione del bello, o meglio con il senso estetico, 1I quale è estetico in guanto non è pratico , e nasce con l' uomo , e l' uomo differenzia dalle bestie più recisamente e profondamente d'ogni altra cosa. Ma l'A. non ha mai sospettato c_oteste c~se> ed agoiunoe (( l'arte ne' suoi principii è una funzione sociale b b 1 . indispensabile, una delle armi della lotta per a vita, un mezzo di sodJisfare ai bisogni cieli' umanità primitiva '.>. _E anc_òra : (< se noi analizziamo lo sviluppo d'un' arte quals1as1, troviamo eh' essa ha per base ua bisogno sociale ll : e furbescamente cita l'architettura. Ma questa non ha origine nel bìsogno sentito dall' uomo di costruirsi un ricovero, sì bene in tutto ciò che l' uomo ha aggiunto alla propria abit~zi_one come abb~ll!- mento, cioè non per i suoi bisogni matenah ma per. la g101~ de' suoi occhi e del suo spirito. Se così non fosse, 1 passen le talpe ed i coniali farebbero opera architettonica quando costruiscono i loro ~idi o le loro tane; e quindi o l'architettura non è arte , o I' arte è un' attività coml ne agli uomini e a quelle bestie. E quale bisogno pratico, individuale o sociale, si manifesta nei disegni di figure d'uomini o d'animali onde sono intagliati i manici dei pugnali preistorici? Non insisto , frattanto , su le povere ccse che l' A. afferma facendosi docile e cieco racéoglitore di argomentazioni prive d'ogni ~eriet~. E ~on insisto, tanto più che le cose dette, e che potrei ancora dire, non sono invenzioni mie,· ma appunto i risultati conclusivi cui è- pervenuta la scienza alla quale l' A. dice di essersi partico larmente inspirato. Gli fo osservare che si trova in ritardo. . A. d. r. ARTURO Rocco - La responsabilità dello Stato nel diritto processuale penale....:_ Torino, Unione tipograficq-editrice, 1904. Questa responsabilità, la quale si concreta nella riparazione o nell'assistenza verso le vittime degli errori giudiziari, è una

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