106 RIVISTA POPOLAR~ ma queste vengono da esse elaborate e formate. • Ciò è dire che il signor lVlonneret mi fa leggere, per combattermi, proprio ciò che implicitamente affermavo nel mio articolo del Pungolo e ciò che implicitamente egli veniva a criticare. forse senza accorgersene neppure! Dopo questo come non 1,ensare che nella sua mente dev'essere una confosione spaventosa, o che per lo meno un vento di follia ha dovuto travolgere il suo cervello nella paura di veder~i mancare, per colpa mia, l'agognata risposta del Croce? E come posso discutere con lui se egli adopera, per Cl)mbattermi, tutte le armi piccole e rugginose di cui solo dispone, senza riescire a distrugger seriamente una sola delle obiezioni fattegli? E tanto meno posso discutere quand'egli, dopo avermi attribuito la paternità di certe corbellerie fiorite soltanto nel cervello suo, 111i fa anche dire che « le nozioni tecniche non sono necessarie alla produzione dell'attività ·estetica ~ alla concezione della forma )) mentr' io affermavo che fra le cognizioni intellettive riferentesi a certe qualità della materia in cui opera l' artista ve ne sono di quelle puramente economiche, n~l senso più volgare di qnesta parola , che non entrano a far parte integrante della forma e cioè non costituiscono il mezzo d'espressione, l'elaborazione del fatto artistico, la tecnica insomma,-e davo l'esempio di Leonardo che, ueando nna disgraziata composizione a olio per dipingere a fresco il suo Cenacolo, ottenne che questo cominciasse a distruggersi appen~ nato; ma mostrandosi chimico mediocrissimo non cessò d'esser i-,er questo un grande creatore di forme. E dicevo ancòra e dico che se un tempio crolla per un difetto delle fondamenta o per Ja cattiva e non considerata qualità del suolo su cui poggia o altre cose simili, ciò non implica che quel tempio non fosse una forma artistica, ma solo che l'architetto fu un pessimo ingegnere. Questa mia osservazione d' à cotè non aveva dun1ue altra ragione che l'accenno a differenziazioni da farsi fra le cognizioni intellettuali che entrano direttamente e necessariamente nell' 11ttività estetica ert altre che sono necessarie sol tanto alla durata delle opere d'arte. E il signor Monneret che è stato così meschinamente maligno nel riferire come mie certe parole che non scrissi, lo è del pari attribuendomi l'ingènuità di non . pensare che un architetto debba costruir templi che non crollino, giacchè le mie stesse parole sottintendevano che un architetto dev'essere inpanzi tutto un ingegnere o qualcosa di simile, e che cioè l'architetto deve far presupporre l'ingegnere. Secondo il ragionamento del Monneret la cosa giusta sarebbe probabilmente l'inversa ! Ma i ragionamenti di questo signore mi attribuiscono finanche « l'estremo candore • di crederlo « tanto ingenuo ed universitario da sognare massime d'estetica per ogni singola arte. • E sia pur certo che egli pare (oltre a tutto il resto) anche tanto ing'enuo e tanto universitario, dal momento che in una quistione d' ordine generale fa insistentemente un « caso particolare » dell' architettura , e vuol opporsi appunto agli argomenti coi quali il Croce afferma che l'architettura è un'arte libera come -tutte le altre, contro un pregindi11io diffnsissirno nel passato e nel presente. E per concludere: l'intuizione artistica è sintesi di intuizioni che posson derivare da concetti , e non a dir vero", una sintesi di concetti. Ma in tanto (lasciando da parte la terminologia del Croce) io preferi!:lco ,di chiamarla pura soltanto quando la considero rispetto alla sua .finalità, che è in sè medesima, cioè nella sua forma, e non in utilità pratiche o scopi logici come quelle delle intuizioni inerenti all'attività pratica e scientifica. Ed ecco che il signor Monneret si scandalizza ancòra una volta e chiama questo mio particolare concetto della .pitrità dell'intuizione artistica una interpretazione(?,) personale(!) arbitraria(?) e poco precisa (?) atta a generar confusioni e non a chiarire una quistione ..... Naturalmente egli non ha saputo giustificare questo suo giudizio; e non si è nè pure accorto che a, quel punto io non volevo interpretare µna dicitura del Croce, nè chiarire alcuna cosa, - ma solo aggiungere una nota non necessaria ad una quistione per me già chiarita! Altre note avrei aggiunto allora, se avessi potuto prolungare il mio discorso ed ampliare il campo del dibattito: altre potrei aggiungerne ancor oggi , se non avessi di fronte un a vversario inetto. Napoli, 5 febbraio HJ06. ALDO DE RINALDIS ~IVl5TA DELLE 1'1Vl5TE G. Savitch: Tipi letterari della crisi t·ussa: l'Operaio. -- A·,viene spesso che idee giuste e vitali subiscono ecclissi momentanee, non più impressionando fortemente gli spiriti. Questo appunto fu il caso - una ventina d'anni fa - di quel democratismo contadinesco che , sotto diverse forme, dominò la vita morale della società russa in quasi tutto il secolo XIX. Quell'idea cessò momentaneamente di servire come stella indicatrice del cammino da seguire. Fu una specie di delusione intellettuale: Come per il passato si avrebbe voluto dat'. ogni forza al popolo, ma non si sapea come; e con la parola <( popolo >l si designava tanto la popolazione rurale quanto quella dei lavoratori della città , senza alcuna distinzione fra queste due categorie sociali. Questo stato d'anima, fatto d'an - goscia segreta e d'inquietudine, fu dipinto dal Veressaieff nella sua prima novella intitolata appunto Sen 1 a cammino ( 1894).- fn mezzo a simili circostanze morali si produsse, d'un tratto, un fatto sensazionale: il formidabile sciopero scoppiato in una delle più grande filande della Russia, seguito da ogni sorta di violenze e di repressione selvaggia. Per la prima volta l' oreraio s' imponeva all' attenzione generale : per la prima volta, infatti, un aperto conflitto, sotto forme così aspre, si dichiarava tra gli operai e le autorità, in piena reazione , in piena banca1otta degli intellettuali esauriti e sfiduciati da inutili lotte e caduti in una letargia così piena che pareva definitiva. L'ope - raio riprendendo per conto suo la battaglia sospesa apparve come l'incarnazione della democrazia rivoluzionaria - la vera democrazia , come si diceva. Così esso incominciò ad essere esaltato alle spese del mujilc che parea irrevocabilmente asso - pito nella sua indolenza. Rechetnikotf, morto a soli 30 anni, è il solo scrittore che ci abbia dato un quadro press' a poco completo degli dementi della società russa così com' essa si presentava all' indomani dell' abolizione del servaggio. Ma questo scrittore può esser chiamato sopra tutto il vero romanziert! del proletariato urbano, il primo e ancora il solo pitlore Jel lavoro - del lavoro
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