98 RIVISTA POPOLARE lità di sfruttare impunemente il laYoro, meritevole, alla sua volta, di essere dalla legge presidiato a questo iìne. Così, da questo punto di vista ed in un senso più particolare, Carlo Marx, mente quanto altro mai equilibrata, non è che nella stessa via di Giuseppe Mazzini. Dati questi capisaldi, Giuseppe Mazzini non può, come accennavasi, che rigettare tutti i sistemi economici , che li rinnegano. Egli , pertanto, rigetta così quelli che, in nome della libertà, vorrebbero fondare l'anarchia; come quelli, che, negando la libertà, negano l'individuo, chiudono la via al progresso e « impietrano >>la società. Più particolarmente ancora, rigetta quei sistemi(che, con la compressione da esercitarsi dallo Stato, << trasformerebbero, com' egli dice, la vita degli uomini in vita di castori>>. Di alcuni sistemi socialisti e comunisti afferma çhe essi, <e se potessero essere applicati, costituirebbero un rinnovamentodell'anticascbiavitù >>. Così egli descrive tutti gli errori e tutti gli orrori dell'idea comunista: cc No: il comunismo non conquista l'uguaglianza fra gli uomini del lavero; non aumenta la produzione perchè, fatta sicura la vita, la natura umana, come s'incontra nei più, è soddisfatta e l' incentivo a un accrescimento· di produzione da diffondersi su tutti i membri della societa diventa sì piccolo che non basta a scotere le facoltà; non migliora i prodotti ; non conforta al progresso nelle invenzioni. Ai mali, che affaticano i Ggli del popolo, il comunismo 11011 ha un rimedio pPr proteggerli dalla fa-me>>. E questo è troppo poco per quello che costa! Giuseppe Mazzini vuole, bensì, assicurati « il diritto alla vita ed al lavoro dell'operaio>> ; ma vnole, prima di tutto che questo si faccia e< senza sovvertire tutto quanto l'ordine sociale, senza interdire la produzione, senza inceppare il progresso, senza cancellare la libertà dell'individuo in un ordinamento soldatesco e tirannico ... L' umanità è e sarà sempre ribelle a disegni siffatti: il tempo speso attorno a queste illusioni sarebbe tempo perduto>>. Quale, dunque, sarebbe, secondo Giuseppe Mazzini, il rimedio a' mali deplorati? Questo solo, perchè consentaneo alla natura, alla ragione, alla libertà : cioè cc unione del capi tale e del lavoro nelle stesse mani; emancipazione dalle esigenze d' un capitale arbitro d' una produzione, alla quale il lavoro rimane estraneo; far sì che i frutti del lavoro rimangano al lavoro >>.Non è questo, senza dubbio, un rimedio eroico e, tanto meno, catastrofico; ma è l' unico rimedio possibile; l'unico, anzi, che, dall' epoca di Mazzini ai nostri giorni, abbia partorito qualche notevole beneficio, com' é provato dalla storia delle cooperative di produzione e di consumo e di altre istituzioni, come Banche di anticipazione e Banche del popolo, per le quali è così benemerito, tra noi, Luigi Luzzatti - grande maestro di color che sanno. D' altra parte, Giuseppe Mazzini, intelletto onniveggente, non poteva illudersi che questo rimedio potesse avere un'applicazione integrale assorbendo tutte le forme della produzione. Egli sapeva che, a causa del dominio della grande industria, il lavoro sarebbe stato sempre alle prese col capitale. on poteva, quindi, non vedere la possibilità della lotta, che ora chiamasi lotta di classe. Questa lotta. però, coerente a tutto il suo sistema, voleva entro i limiti del giusto e dell' onesto, divenendo, altrimenti, violenta, barbarica e disturbatrice delr ordine; e dava, con ciò, prove sicure di sincerità. on ugualmente amici sinceri degli operai si sono manifestati coloro, che tale lotta hanno spinta oltre quei limiti con tanto danno comune. Proprio a questo si deve la preparazione di ciò, che Giuseppe Mazzini, in uno de' suo pw solenni momenti di santo sdegno, chiamò « il più grave de' delitti sociali >>ossia « la guerra civile tra classe e classe >>. La questione economica, che, pe' riformatori moderni, è, come la chiamano, « questione di ventre ))' è, per Giuseppe Mazzini, p:·ima che di benessere materiale, questione di moralità, di giustizia, di decoro personale. Ecco perchè a Ruggiero Bonghi - ingegno caustico - Giuseppe Mazzini sembrava cc tanto nobile >>quanto cc plebei >>gli sembravano i rivoluzionarì venuti dopo di lui. Per Giuseppe Mazzini, la dottrina del dovere deve avere la sua efficacia non soltanto quando si tratta di rispettare la libertà altrui, ma anche qL1ando si tratta di rispettare l'altrui proprietà. Ora è questa, prima che alta sapienza, alta coscienza civile. Fuori di essa, non potete avere che violenza e barbarie. . Da Genova, città della nascita; da Pisa, città, in cui egli esalò il suo spirito magno; da Roma, citta che vide i giorni gloriosi della sua repubblica e che accoglierà, tra breve, il monumento della riconoscenza nazionale affidato alla genialità artistica di Ettore Ferrari, Giuseppe Mazzini non parla, soltanto, a noi, che da lui siamo stati redenti, ma alle genti tutte. La sua non è s:>lamente la voce del passato, incarnata nel gran fatto dell'unità della· patria, ma anche la voce dell' avvenire, necessaria per la risurrezione di tutte le patrie oppresse. Egli non è soltanto fattore della nostra civiltà; è fattore di civiltà. Se la sua azione ha limiti insorpassabili dalle Alpi hl Capo Passero, il suo pensiero è universale e si riassnme nell'imperitura e fatidica parola : DOVERE ! GrnsEPPE CrnBAU Spe11irnentalisrno soeiale Le condizioni del lavoro e il movimentooperaio in Germaniadurante Il 1905 (1) Era stato il 1904 nn anno di cosi mediocre pro• gresso economico, che l'anno 1905 parve sin dapprincipio destinato a scuotere le intorpidite. energie e sorse -infatti - quasi per reazione, sotto gli anspici di migliori destini. In realtà un bene!ìco , sensibile influsso, nel senso di questo miglioramento, fu apportato dalla fine della terribile guerra russo-giapponese, la quale riammetteva nel movimento economico jnternazionale due grandi mercati. La statistica dei disoccupati, riportata dal < Bollettino uffeciale del lavoro • (Reichsarbeitsblattes), ci presenta al 30 settembre la cifra di 1,4 °/ 0 di disoccupati (contro la. cifra di 1,8 °/0 nell' anno precedente) la quale è la più bassa degli anni notati nel detto Bollettino ; e la statistica sulle condizioni del lavoro in Germania, secondo quanto fu pubblicato nel!'< Arbeitsmarkt • mostra un ribasso del numero di operai in cerca di lavoro; da una media, dei mesi gennaio-novembre, di 129.5, nell'anno l 904, ad una media di 114,2 nell'anno 1905, per ogni cento (l) Queste notizie sono state desunte e riassunte direttamente dagli Organi delle Associazioni dei lavoratori tedeschi: dal Reichsa1·beit~blatt, dall' Arbeitsmarkt, dalla V{ frtsschaftliche Rundschau, e specialmente dal " Co1·respondenzblatt der Generalkommission der Gewe1·kschaften Deutschlands ,, (n. 0 l, 16 J ahrgang). La traduzione ne è spesso letterale ed i concetti ed i pareri 1ono espressi in forma diretta.
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