Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XII - n. 3 - 15 febbraio 1906

64 RIVISTA POPOLARE anche poco essere fattore di una civiltà: occorre essere fattore di civiltà. La vera grandezza é, insomma, universale: deve, cioè, essere espressione d' un'idea o d' un sis:ema di idee, che, dovunque e sempre, siano capaci di portare la luce quando imperversano le tenebre o di rendere ancora più intensa e più diffusa la luce che vi risplende. Continuiamo, dunque, per altre vie, rispetto a Giuseppe Mazzini, il già iniziato lavorio di elevazione: compia:no, anzi, questo lavorio, spostando la grande figura dalla poli tic a alla scienza, dal fenomeno storico all' idea pura, dal particolare al1' universale, dal tempo all'eternità. Ciò è, fortunatamente, possibile perche Giuseppe Mazzini non fu soltanto azione, ma fl:1anche pensiero; non fu soltanto l' apostolo dell' applicazione alle sorti della patria nostra divisa ed incadaverita d' una rigeneratrice dottrina civile, ma anche autore d'una dottrina civile, che è, alla sua volta, capace di suscitare, in ogni tempo, simili apostolati pel risorgimento di mille patrie. E' questa la dottrina, che un Ministro italiano volle, con esempio nuovo e in conformità d'un voto patriottico di Giosuè Carducci, introdurre nelle scuole primarie e secondarie e che, invece, è tale da dare diritto a chi l'ha concepita ed edificata di entrare, trionfante, nelle aule universitariie e di starvi da dittatore. Accenno, evidentemente, una sua classica dottrina del dovere. Sia esse presentata, senza preconcetti e senza servilismi, per la sua valutazione sç_ientifica, nel tempio della scienza. Dovremo fare, forse, in omaggio al vero o a quello che tale ci sembra, alcune necessarie riserve s11l suo fondamento; ma, certo, entro da ti confini e considerata nella sua sostanza, non potremo che fìnire additando, in questa dottrina, la più no bile e la più feconda frlosofia della vita ìndividuale, sociale, politica ed economica. I. Diciamolo subito. Davanti al Tribunale della Sien:t:a, che è lo stesso tribunale della Ragione, Giuseppe Mazzini comincia col presentarsi in mala compagnia: si presenta, cioè, a braccetto con Dio. Questo fatto, che non può revocarsi in dubbio, costituisce una grave pregiudiziale per lo studio scientiiìco della dottrina mazziniana. Anzi, su questa, ch'è stata chiamata cc la teologia politica di Giuseppe Mazzini », abbiamo da Carlo Pisacane e Michele Bakounine a Giovanni Bovio, tutta una letteratura che suona, per lo più, rimproveri astiosi o rigide messe in istato d'accusa e, solo rare volte, · rammarichi pro.fondi e benevoli compatimenti. Ma rossequio doveroso verso il Grande, oltre che il senso dell'equità, impone l'obbligo tassativo di procedere, nella critica, con la massima circospezione e co' massimi riguardi, essendo eminentemente complesso il problema che ci si para davanti e potendosi nutrire la sicura speranza di trovare una soluzione tale da rendere tranquilla, davanti a Lui, la nostra coscienza moderna. Effettivamente, come ricerca del punto fondamentale; Giuseppe Mazzini rappresenta, non tanto un arresto del progresso, quanto un regresso vero e proprio. In lui, per circostanze storiche e psicologiche che studieremo, tutta l'evoluzione del pensiero subisce una decisa involuzione. Egli ha un concetto sacro del mondo; il mondo è tutto un 'infusione del divino; il mondo, per lui, come per Platone, è la lettera di Dio. Son sue queste parole: « Dio esiste. Noi non dobbiamo, nè vogliamo provarvelo: tentarlo ci sembrerebbe bestemmia, come negarlo follia. Dio esiste perchè noi esistiamo. Dio vive nella nostra coscienza, nella coscienza dell'umanità~ nell'universo che ci circonda. La nostra coscienza lo invoca ne' momenti più solenni di dolore e di gioia. L'umanità ha potuto trasformarne, guastarne, non mai sopprimerne il santo nome. L'universo lo manifesta con l'ordine, con l'armonia, coll'intelligenza de' suo' moti e delle sue leggi. Non vi sono atei fra voi : se ve ne fossero, sarebbero degni non di maledizione, ma di compianto. Colui, che può negare Dio davanti una notte stellata, davanti alla sepoltura de' suoi più cari, davanti al martirio, è grandemente infelice o grandemente colpevole. Il primo ate..) fu, senza alcun dubbio, un uomo, che aveva celato un delitto agli uomini e cercava, negando Dio, liberarsi dell'unico testimonio a cui non poteva celarlo e soffocare il rimorso, che lo tormentava >>. Certamente, il danno sarebbe assai limitato se questo fosse solamente una convinzione religiosa; se questo fosse solamente fede. Invece, è e vuole essere anche filosofia; è e vuole essere anche scienza. Peggio ancora, disfacendosi l'opera di eroici sforzi secolari, vengono di nuovo a confondersi idee e cose che dovevano, perlomeno, stare in, eterno, separate. Tali il cielo e la terra, la natura e la grazia, la 1 agione e la fede, la filosofia e la teologia. Più tassativamente, viene cancellata~ così, la pagina più gloriosa della scienza del Diritto naturale; la quale, non solo per sè stessa, ma anche e principalmente per le più benefiche conseguenze d'ordine civile e poli tic o che doveva produrre, allora nacque o rinacque, ricollegandosi col pensiero pagano, quando potè affermare la sua indipendenza assoluta da ogni concetto o preconcetto teologico. Ricordate, in proposito, che Ugone Grozio - il primo e già maturo frutto giuridico della rinascenza filosofica - pur difensore della divinità della religione cristìana, additò, proprio nell'ateismo, l'autonomia e la grandezza del Diritto naturale, alto proclamando che il Diritto naturale, discendendo direttamente dalla natura, esisterebbe anche se Dio non esistesse. Questo ritorno alla natura, questo predominio del naturalismo nel campo delle idee morali non era soltanto un' esigenza fìlosofica, indispensabile pel concetto scientifìco del mondo; era, anche, un'esigenza politica, indispensabile pel trionfo totale della libertà. Il diritto, confuso con la fede e, peggio, da essa dipendente, ci aveva dato, in genere, la supremazia della Chiesa sullo Stato ed, in ispecie, la tirannide. Se tutto era opera di Dio, se tutto era espressione della sua volontà, l'uomo era nulla; e, nel mondo, erano destinati a predominare ed a prepotere prima i ministri di Dio e, poi, quelli, ai quali questi ministri, a nome di Dio, concedevano, graziosamente, l'investitura de' poteri terreni. I ministri di Dio prepotevano su i principi, i principi su' cittadini e la duplice tirannide, chiesastica e politica, aveva quest' unica fonte: la fede in Dio. Vedete, da una parte, a Canossa, il sire alemanno prostrato a' piedi del Pontefice; vedete, dall'altra, Luigi XIV, che, reputandosi unto del Signore e padrone de' suoi sudditi come di un branco di pecore, dice che lo Stato è lui. Sono queste le più caratteristiche e.spressioni del Medio Evo politico; ma esse, quando i tempi saranno maturi, troveranno la loro tomba nella Rivoluzione. Ora, come se non avessimo avuta questa felice evoluzione di pensiero e di azione; come se non avessimo avuta questa esperienza dolorosa del passato, Giuseppe Mazzini, forse non inutilmente pel problema specifico del risorgimento d' I~alia,_ma certo assai incautamente, torna a dare, 111 pieno secolo XIX, una base teologica al diritto, al dovere, alla legge, all'autorità pubblica, alla libertà. Così egli parla: udite: <J. L'origine de' vostri doveri sta in Dio. Senza

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