RIVISTA POPOLARE 63 Montecitorio in questi momenti di crisi, eh' era irrealizzabile il mio desideratum di un ministero di colore , tutto democratico o tutto conservatore - e dopo venti anni di sinistra e di trasformismo, lo avrei preferito conservatore - risposi decisamente che anche io sarei and~to con Sonnino, come non avrei esitato ad andare con Giolitti o con Di Ru- <lini dato e non concesso, che mi fossi deciso ad ' . assumere la croce del potere. Nel momento in cm c'è il supremo bisogno nell'interesse dell'unità della patria, di provvedere alla Sicilia e al Mezzoo-iorno Sonnino mi pareva più indicato perchè egli ha studiato quel problema trent'anni or sono quando pochi si erano accorti della sua esistenza; perchè è uomo di energici propositi e lo credo capace di mantenere ciò che promette. Ma i progetti Pelloux? Sono la pagina nera di Sonnino. Ma qual'è l'uomo politico italiano in condizioni di assumere la Pr~sidenza del Consiglio che non ha la sua ? Sono convinto che Sonnino ministro saprà cancellare la memoria di ciò che fece Sonnino ispiratore dei progetti reazionari del 1899-900; sono inoltre convintissimo che la presenza di Pantano e di Sacchi nel ministero sara un ostacolo ad ogni menoma riviviscenza dello spirito reazionario ; e che se questa si presentasse la loro uscita pronta e brutale sarebbe il ~egnale di allarme pel paese. Un' ultima parola i miei amici e lettori hanno il diritto di sentire da me e ad una critica che mi verrà mossa da avversari e forse da amici ho il dovere di rispondere. Quale impressione riporto dall' assunzione di Edoardo Pantano a ministro della monarchia? Certamente mi produce un senso· di pe11a, quale deve arrecarlo la separazione dopo una lun~hissima convivenza. In certi momenti nei quali 1 a sua parola energica ed incisiva mi ridava forza e coraggio mi sentirò solo e della solitudine avrò quasi paura. Il conforto lo avrò nella certezza che le opere sue saranno buon e ed utili al paese e che accelereranno, creando condizioni opportune di svolgimento, la marcia della democrazia, che per me si deve impersonare e culminare nella repubblica. Forse dagli amici e sicura men te dagli avversari mi verrà il rimprovero che io di fronte al caso Pantano non mostro quelle severità di apprezzamento , che anche da recente ho adoperato e che quindi anche io ricorro ai due pesi e alle due misure , che, usate da altri , hanno fatto rivoltare la mia coscienza. Non mi nascondo che il rimprovero nella parte formalistica sembrerà pienamente giustificato; ma non me lo muoverà chi terrà conto delle circostanze speciali che ho esposto e che servono a caratterizzare e distinguere il caso presente da qualche altro. Amici ed avversari dovranno infatti ricordare che alla discriminazione oggi non ricorro per comodità di difesa , ma che l' ho fatta in tempi, in cui non prevedevo, non sognavo possibile l'evento odierno. L'ira e lo sdegno mio contro l' apostasia sistematica , per voluttà di negare ogni criterio morale, per vanità deplorevole, per ambizione sfrenata,- non esplosero impetuosi quando si verificò il caso Fortis , il caso Ferrari , il caso Sacchi, il caso Marcora, il caso Credaro ecc. ecc. quantunque di questi casi non potessi darmi la spiegazione, che mi dò del caso Pantano. Potrò ingannarmi sui risultati benefici che avrà !")elpaese e per la democrazia il passo fatto da Edoardo Pantano ; afironterei qualunque tormento, come afl:ronto il giudizil) avverso di coloro che interessatamente non vorranno prestarmi fede, pur di afiermare con serenità la bontà e la elevatezza delle sue intenzioni. DorT. N. CoL ~r Le _oi:ioranze, tributate:recentemente a Giuseppe Mazz1m nella ricorrenza del primo centenario della sua nascita, si sono distinte e rimarranno memor~bi~i,, più che per la loro grandiosita, per l' una111mita del sentimento, che le ha ispirate ed accompagnate. Esse, com' è nel grato ricordo di tutti, v~nnero degnamente suggellate dalla presenza del g10vane Re alla commemorazione che d fìero ed irreconciliabile repubblicano fu fatta, nr' la gran sala del Collegio romano, in una f!iornata ~1edirò storica? da chi (Er~esto Nathan) è, al tempo stesso, ~ut~ntlco depositano del pensiero del Maestro ed 111s1gnerappresentante dell' idea democratica nel nostro paese. FL questa una conciliazione tra cose - principato J libertà - che Tacito chiamò dissociabile~? ~ quest_a domanda inopportuna rispondete recisamente di no. Prima di tutto in virtù dei moderni regimi de' quali pur noi b~nefìciamo non ci troviamo più di fronte al vecchio e, ormai,' sorpassato antagonismo tra i due principi, finito colla prevalenza finale e stabile dell' uno sull'altro. La liber_tà_che è sovranità popolare - conquista intangibile - anzichè essere schiacciata o semplicemente menomata dal principato, crea, con un atto d~l _suo vo~ere, il principato e può, quando lo creda, disfarlo. D. altra parte, pur ridotta la contesa alla pura quest10ne della forma del governo, ognuno, d?po quell' avveni1, .-:!nto,rimase nella propria opip10ne e 1:ella propria convinzione. Che se tutti fummo ~onco_rdi:1ell' apoteosi, ciò avvenne perchè tutti, bene illuminati, considerammo il Grande non in quello, che poteva dividerci, ma in 1 uello che poteva e doveva unirci: cioè nell'amore immenso verso l'ltalia nostra, del cui risorgimento politico egli fu u~10 de' pochi supremi fattori. E' questo, senza dubb10, un beneficio del tempo trascorso, che consente di ·considerare in modo sereno ed obbietti_~o- sine ira et studio - le fìgure storiche; ma c10 non deve in nulla diminuire in merito della a!Ilmirabile e commovente spettacolo di patria carità che, i1l un'occasione tanto solenne, abbiamo sapùtO dare al mondo intiero. Se non che, non basta, per la gloria di Giuseppe Mazzini, che i partiti militanti si siano, per un momento, fusi davanti alla sua memoria. Per quanto nel modo più degno, rimaniamo, così, nel campo politico, che è il campo spicciolo del dibattito del giorno, il campo delle contingenza, il campo limitato nello spazio (l'Italia) e nel tempo (il secolo XIX). In un campo siffatto, il valore (anche massimo) è relativo, passeggiero ed anche mortale perchè destinato, prima o dopo, come tutte le opere umane, a finire con l' avvenimento, in cui si è incarnato ed esaurito. Da questo punto di vista (voi ne converrete) è poco far risorgere una nazione: occorre possedere il segreto di far risorgere le nazioni E' ( r) Prolusio,1e al corso di filosofia del diritto tenuta nella R. Università di Roma l' 11 dicembre 1905.
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