Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XII - n. 3 - 15 febbraio 1906

62 RIVISTA POPOLARE se mi offrisseroil Ministero dei Lavori pubblici. Preferiva questo Ministero, perchè egli credeva che avrebbe potuto e saputo organizzare meglio che non abbia fatto il Tedesco l'esercizio di·Stato delle ferrovie eh' era una delle sue, o meglio delle nostre comuni .. passioni. Cosi oggi è andato volentieri al Ministero dell'Agricoltura e Commercio, d' onde dovrà venir fuori un Ministero del lavoro , perchè è convinto che da quel posto egli potrà fare tutto ·quel bene che se ne ripromette e che propone colla colonizzazione interna, coll'assicurazione per la vecchiaia , con tanti altri provvedimenti sociali , che devono riuscire di grande profitto al paese in generale, alla Sicilia e al mezzogiorno in particolare. Escluso, come lo escludono quanti conoscono da vicino il Pantano, ogni basso movente nella determinazione· grave di un passaggio dal campo repubblicano, dopo averlo tenuto con tanto onore per circa quarantacinque anni, in quello monarchico, mi sembra doveroso, più che a sua difesa, pel culto alla sincerità, a cui non sono mai veuuto meno, di dare la spiegazione del mutamento , quale a me pare evidente. In due ordini di mot1v1 essa va cercata : uno, per cosi dire interno e subbiettivo; e l'altro esteriore ed obbiettivo. ' Accennai alla differenza di temperamento tra me e lui e mi è d' uopo insistervi. Edoardo Pantano visse per l'azione; non comprende che l'azione; non ama che l' azione: studente, medico , industriale, giornalista, deputato egli agi sempre energicamente; gli stessi suoi discorsi erano materiati di azione ed erano preparazione e stimolo all'azione. Il rimanere nel partito repubblicano gli sembrava condannarsi alla inazione per non dire al!'onanismo politico; e l'inazione io riduceva alla tristezza e quasi alla paralisi intellettuale; poichè il fosforo del suo cervello non da scintille se non quando esso e eccitato dallo attrito dell'azione. Nel suo temperamento espansivo, fattivo e che si compiace della convivenza e della cooperazione degli altri e cogli altri, quindi, sta la prima ragione del suo passaggio. Credutosi condannato all'inazione nel campo repubblicano è passato nel campo monarchico pur .di fare ed agire. Le condizioni del partito in cui militò sino a poco tempo fa rappresentano i motivi esteriori, obbiettivi. Edoardo Pantano era repubblicano perchè nella repubblica scorgeva il mezzo per rinnovare il popolo italiano, per migliorare le condizioni economiche , intellettuali e morali del paese. Il tentativo per migliorarle lo riteneva doveroso, necessario ed anche urgente; ma la repubblica tardava a venire e i repubblicani d' Italia , che non sono riusciti sinora - e mi auguro che riescano al più presto - a trovare una somma relativamente meschina per fondare un giornale quotidiano in Roma a lui è sembrato - ed a me non sembra diversamente - che non abbiamo alcuna fretta per farla venire, per prepararla. Edoardo Pantano ha fatto suo il pensiero e il proposito che Felice Cavallotti esprimevami nella lettera che pubblicai il 30 marzo 1898 in questa stessa rivista ed armonizzando il pensiero coll'azione , anzi in nome delle conseguenze logiche del primo , è divenuto Ministro del Regno d' Italia. Quale il pensiero di Cavallotti giova oggi tornare a far conoscere. Egli a proposito dei rapporti intimi stabiliti con Di Rudinì alla vigilia delle elezioni del 1897 in quella lettera in cui esplicitamente dichiaravami che i metodi e gl' ideali dei repubblicani non erano i suoi, scrivevami: « L'opera « ;nia da vari anni non è che uno sforzo continuo, « febbrile, per vedere di scuotere la fibra del paese « e per rialzarne le energie nei soli modi che credo « possibili, poichè · in un paese che non si è rivol- « tato neppure dopo Abba Carimé-Ìè ridicolo sperare « che si rialzi da sè col metodo rivoluzionario ». Non insisterò su questa convinzione , che si era fatta nell'animo di Cavallotti e che è arrivata alle logiche esplicazioni in quello di Edoardo Pantano, perchè questo tasto per me è doloroso ; insistervi riesce per me come se con un ago punzecchiassi i bottoni carnosi di una pi~ga sul mio corpo ! Ma spiegato nel modo che a me pare il più naturale il mutamento avvenuto nell'attitudine politica di Edoardo Pantano devo render conto del merito o del demerito che nell' avvenimento 1111 viene assegnato. Credono alcuni, avversari ed amici politici , che io ho incoraggiato col mio esplicito consentimento l'atto che l'amico mio ha compiuto; e gli uni me ne danno lode, gli altri biasimo. Non merito nè l'una nè l'altro. _ Coloro che pensano che una mia parola avesse potuto modificare in un senso o in un altro la determinazione di un uomo qual' è Edoardo Pantano non conoscono quanto piccola sia la mia forza persuasiva e quale la tempra del suo carattere. Se avessi dovuto incoraggiare o consigliare, poi, quanti mi conoscono sanno che meglio che colle parole avrei potuto farlo coll'esempio: lo avrei preceduto o mi apparecchierei a seguirlo nella nuova via sulla quale si è messo. Quando conobbi la sua determinazione, che non potevami riuscire nuova ed improvvisa per le ragioni che ho esposto, non detti una approvazione eh' era superflua ; non un biasimo, che lo avrebbe addolorato senza farlo recedere dal suo proposito. Aggiungo che non mi sentivo il diritto , se ne avessi avuto il potere, di far mutare di avviso chi vuol compiere un atto che crede utile al proprio paese. Per poter esercitare tale diritto avrei dovuto essere sicuro della mia infallibilità. Che io dovessi dubitare fortemente della mia infallibilita me lo imponeva il fatto che mentre io e pochi altri ci ostiniamo a rimanere quel che fummo, l'Italia nella sua grande maggioranza si è inchinata ed ha plaudito a coloro eh~ mutarono; ciò che mi fa oggi rimanere scettico, incredulo di fronte a certi serotini scoppi di moralità politica e . di apologia del carattere, che hanno tutta l' apparenza di essere suggeriti dall' invidia , dalla innata malignità , da tutto ciò che non è bello e non è buono- da tutto meno che dalla sincerità e dalla elevatezza dell' animo. Una domanda mi fece Edoardo Pantano, alla quale detti risposta, che mi può essere rimproverata, e della quale assumo, com'è doveroso, tutta la responsabilità : Credi conveniente, egli mi chiese, che io entri in un ministero presieduto da Sonnino ? Ed io conoscendo appieno quali erano i prop0siti dell'amico mio specialmente per quanto si riferisce al risorgimento della Sicilia e del mezzogiorno; ed essendomi convinto , specialmente frequentando

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