Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XII - n. 3 - 15 febbraio 1906

RIVISTA POPOLARE 59 care ]a misura affermando che il Municipio di Trieste per lo esercizio di queste funzioni delegate dallo Stato si serviva di Italiani del Regno e che qnesti funzionari fossero i più attivi nella propaganda -irridentista. Tale spiegazione venne due volte ripetuta dal ministro dell'Interno nel Reichstag; dove eloquentissima si levò la voce del deputato triestino Attilio Hortis. Ciò che se non è assolutamente falso è almeno moltissimo esagerato. Il vero è che lo Stato togliendo alla città di San Giusto quella facoltà , che lascia a tutte le altre grandi città dell'Impero, ha inteso munirsi di un mezzo mercè il quale potrà in una certa misura slavizzarla o germanizzarla , affidandole a funzionari slavi o tedeschi. La condotta del governo austriaco è inspirata alla convinzione che c', è in certe sfere che l' Italia non pensa ad altro che a prepararsi alla guerra contro l'alleata d'oltre Isonzo e che nella preparazione il Municipio di Trieste tenga il sacco. Questa convinzione oggi con nostro dolore la vediamo pure divisa da un autorevole giornale di Vienna, Die Zeit, che per lo pas~ato e nella quistione dell'Università specialmente, aveva spiegato le sne simpatie per gl' Italiani del1' Impero. A Trieste, intanto, è argomento di maggior dolore che non sia la condotta del governo imperiale quella dei socialisti. Questi che sono numerosi e bene orga:- nizzati togliendo a pretesto parole imprudenti ed offensive per loro che avrebbe pronunziato un consigliere comunale in una riunione privata, hanno fatto una violenta dimostrazione contro il Municipio patriottico, invocando il suffragio universale. Essi hanno imitato i socialisti ungheresi , che fecero il giuoco dei reazionari e del governo austriaco; il quale, naturalmente, ha accordato a loro una illimitata libertà di manifestazione che non avrebbe concesso per una dimostrazione in senso italiano. Le dottrine di Hervé , che nega ogni concetto di patria hanno trovato un'applicazione a Trieste, che sinora era stata il focolare del più puro e nobile patriottismo... Triste, triste assai ! ♦ Come si discreditano le leggi e le autorità. li caso Fortezza. -Uno dei guai della vita politica italiana è la credenza generale che mercè l'intercessione delle persone infittenti, si possano ottenere provvedimenti che calpestano le leggi e violano gli Statuti e i regolamenti ih favore di questo o quell'altro beniamino. Lo sanno sopratutto i deputati che di continuo ricevono lettere dai loro elettori per ottenere svariate concessioni tassativamente negate dalle leggi e dai regolamenti; anzi gli elettori mlsurano la potenza del loro rappresentante e i suoi meriti non dalla forza dei suoi discorsi , dalla rettitudine dei suoi voti inspirati all'interesse pubblico, ma dalla qualità e quantità dei favori illeciti ottenuti: quanto più grosse sono le porcherie fatte in tale campo tanto più egli sarà apprezzato! Ai deputati pervengono frequenti le domande di studenti e dei loro genitori per ottenere dispense di esami; per potere ripetere, senza perdere l'anno, quelli nei quali sono caduti; per abbreviare i termini di un corso ec. ec. Si deve riconoscere che Facoltà, Consigli di professori di ogni sorta e Ministri da molto tempo si mostrano inesorabili e fermi nel voler vedere rispettate le leggi da tutti, dai grandi e dai piccoli. Le loro concessioni si limitano a favori d'indole fiscale. Ma di tanto in tanto sopraggiunge qualche caso che serve a ribadire la Comune credenza nella possibilità di riuscire in tutto pur di essere validamente protetti e raccomandati. Restando nel campo degli studi ricorderemo che molti anni or sono si gridò allo scandalo perchè il ministro Baccelli ammise un certo Straticò nella Scuola veterinaria di Napoli senza la licenza liceale, ma a condizione che se ne fosse provveduto durante l'anno. Il favore no11 era piccolo , ma lo si denunziò come scandalosamente ottenuto mercè una discreta sommetta divisa tra un noto affarista napoletano ed una più nota signora che in Napoli viveva. Era al governo Francesco Crispi; e tutto si credeva possibile Ma il caso Straticò doveva essere superato dal ,:aso Fortezza assai più enorme. Eccolo in tutta la sua interezza , come ce lo ha riassunto persona che lo conosce appieno. Il signor Fortezza, già aj utante allievo del Genio Civile, licenziato per riduzione di organico, esercitò abusivamente per molti anni la professione d'Ingegnere. Fu denunziato all' autorità giudiziaria per tale abuso e fu condannato dal Tribunale, ma assolto dalla Corte di Cassazione la quale emise al riguardo una sentenza inesplicabile perchè affermò essere lecito a chiunque attribuirsi il titolo d'Ingegnere che dal Vocabolario del Fanfani è spiegato come rit1·ovatod'Ingegni e macchine/ I Ma il Fortezza., in vista di una Legge presentata già alla Camera sull' esercizio della professione d' Ingegnere, volle trovar modo di garantirsi e lo trovò nella benevolenza del Direttore e di alcuni professori della Scuola di applicazione degl' Ingegneri di Napoli, specie nel Direttore Prof. Bruno; il quale nell' altra sua qualità di Direttore degli ufficii tecnici per il risanamento di Napoli, fu per qualche tempo, dipendente del Fortezza quando questi era Assessore municipale per i lavori pubblici. Il Direttore dunque ed alcuni Professori della scuola, su relativa domanda del Fortezza , opinarono di ammettere costui agli esami generali di Laurea di Architetto dispensandolo , non solo dall' obbligo della Licenza Liceale o di Istituto tecnico necessario per essere ammesso a fare i cinque anni di studio, ma anche dall' obbligo di fare tutti i relativi 33 esami speciali. Su tale decisione della Scuola il Ministro della P. I. on·. Bianchi aveva espresso il suo consentimento, ma, in seguito a reclami degli studenti della. Scuola di applicazione e di altri, sospese il provvedimento. Venuto alla Minerva l' on. De Marinis fu ripresa in esame la domanda Fortezza (la quale fin da principio aveva ottenuto anche il parere favorevole della Giunta del Consiglio superiore della P. I.) e fu autorizzata l' ammissione del Fortezza medesimo agli esami generali di Laurea. Per dimostrare l' iUegalità e la nullità dell' atto compiuto basta ricordare che l' art. 12'3 della Legge Casati, il quale si esprime cosi: e La. Laurea dottorale verrà conferita in tutte "le e facoltà, agli studenti che avranno superata la prova < degli esami speciali e generali, che sono richiesti per e questo grado accademico >. Tale disposizione non ha alcuna eccezione nella Legge medesima nè in altre successive anzi l' art. 140 della citata Legge dice che saranno dispensati dall' obbligo di fare esami speciali soltanto coloro che avranno dimostrato di avere effettivamente fatti gli studi e gli esami (richi~sti, per gli analoghi gradi nelle Università dello Stato) in altre Università nazionali od estere di maggior fama. E nel penultimo çapoverso dell' articolo medesimo è detto cha: e Per le persone considerate all' articolo 69 potrà e darsi dispensa anche dagli esami generali ; questa e concessione verrà fatta con Decreto reale previo il e parare del Consiglio superiore •. Sono dunque illegali i pareri della Giunta superiore e della facoltà s·1ll'ammissione del Fortezza. agli esami perchè non trovano alcun fondamento nella Legge. - Se il Ministro della P. I. avesse voluto laureare il Fortezza avrebbe dovuto applicare l'art. 69 della suddetta legge Casati. - Ogni altro provvedimento è illegale nella forma e nella sostanza.

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