RIVISTA POPOLARE 81 porti difficili con l'arte. Esso vuol. essere puro cnst1anesimo e il cristianesimo nella sua forma pura non abbisogna di arte. Dio è spirito e vuol essere adorato in ispirito. A una tal religione non occorrono templi e, a rigore, nemmeno luoghi di riunione e preghiera; e ad essa non occorrono immagini nè umanizzazioni di Dio, nessun culto sensibile, ed è logico che la Riforma creasse anche delle sette iconodaste per orrore di ogni feticismo. E tuttavia abbiamo oggi un'arte protestante; ma lo i'.: p1u di nome che di spirito giacchè essa vive di eredità cattolica. Anche alla comunità evangelica, se non µer ragioni di culto come abbiamo detto, almeno per ragioni pratiche occorre un luogo di riunione. E perchè non avrebbe ad essere questo una opera d'arte? Ed ecco quì affacciarsi la i:1uestione di un' architettura protestante. In generale ancor oggi si deve dire che la chiesa prote:;tante vien costruita << cattolicamente ii. Dove l'altare rin1ane il punto dominante dell'interno, il punto a cui tendono le linee architettoniche e su cui debbono raccogliersi gli sguardi , il r,unto che si palesa immediatamente come il più sacro nel luoao sacro t, ' abbiamo chiesa, architettura cattolica anche se vi si esercita culto protestante; dove:: invece il punto architettonico saliente quello che dà misura e direzione al complesso, è il pulpito, ivi è chiesa .evangelica. Qualche tentativo in questo senso si fa secondo il così detto sistema di Wiesbaden con costruzioni prive di colonne nel cui asse mediano sorgono l' uno sull'altro altare pulpit~ e organo. Già con quest' ordine si eressero piccole chiese o sale poco dopo la Riforma, e chiese simili sorsero al tempo del risveglio filosofico (Aufklarung) chiese da predica, schiette e nude come lo spirito della ragione. Ma la chiesa non può rinunziare a un certo elemento mistico e simbolico - E qui, dopo le difficoltà della architettura veniamo a quelle della pittura. Che cosa si può dipingere in una chiesa evangelica? Al pittore mancano le grandi risorse dei santi , delle madonne, delle umanizzazioni di Dio; non gli rimane che la parte storica del cristianesimo; ma nemmen la ehiesa pro•.estante può volere:: la pura storia , vuole le figure idealizzate, vuole il senso del divino; ora, rendere ciò con le solite aureole non è che un'imitazione dell'arte cattolica. Abbiamo dei nuovi pittori religiosi come Thoma, Gebhardt, Uhde e Steinhausen che dipingono un Cristo fuori d'ogni tempo con una religiosità troppo veramente evangelica pe::r poter venir accolta nella chiesa evangelica (Uhde ad t.:s. rappresenta Gesù che entra nella casa di un moderno operaio). Tutto ciò che è detto della pittura vale anche per la scultura. Ma fortuaatamente non vale per la musica. La musica non è un'arte che debba imporsi delle restrizioni confessionali; è la più religiosa e la men confessionale delle arti, ma per la gro fondità del sentime::nto di religiosità personale che risveglia può dirsi protestante. Ed è rallegrante vedere come si vengano aprendo frequentemente le chiese a una pura elevazione musicale - Ma ciò è ancora insufficienk. Percbè la chiesa non fa suo vVagner, perchè non offre almeno la gran scena della comunione del Parsifal ? Se la chiesa evangelica abbandonasse certe strettezze dogmatiche nel suo corredo artistico , quanta arte nuova potrebbe accogliere! S'accorgerebbe , ad esempio, che la cena di Gebhardt è più religiosa e cristiana di quella di Leonardo che ha le linee misurate di un simposio pfatonico. ( Kunstwart, gennaio). ♦ Dr. Otto Thilo: Tsctù-Tscttsù - Com'è noto, si vogliono attribuire ora le vittorie giapponesi a quella ginnastica che comincia a trovar favore anche in Europa e che porta il misterioso nome di tsciù-tscitsù. Non si tratta di una pura ginnastica, ma di un sistema che, oltre l'arte di abbattt.:re l' avversario, abbraccia o presuppone una profonda conoscenza della anatomia, un' alimentazione razionale del corpo, ed altre regole di vita e norme sull' uso dell'aria e dell'acqua ecc. Si tratta dunque di una ginnastica simile in un certo senso a quella dei vecchi greci. Anchc: quella non si limitava a prepara:·e alla lotta nelle arene, ma tendeva allo sviluppo del coraggio personale e della forza fisica mediante tutta un 'educazione e un sistema di vita e di nutrizione che rendessero atto i! corpo a straordinarie:: fatiche e abituassero I' anim0 a non far conto eccessivo della vita. Gli eroismi greci nelle guerre persiane furono il frutto di quella educazione. E gli eroismi dei giapponesi al Jalu a Port Arthur ecc. testimoniano di una secolare t::ducazione del corpo e dello spirito , giacchè a tanto non si arriva dall'oggi al domani. La storia del Giappone ce ne dà la conferma. Da tempi lontanissimi sono in uso gli esercizi di lotta con armi o senza. Tsciù-tscitsù è solo uno Jei tanti; esso è in uso da trecento anni ed è prescritto agli ufficiali , ai soldati e alle guardie di polizia. Ora, a quanto sembra, lo si impara nelle polizie di Londra , di Parigi e nelle scuole militari d' America; e nelle riviste europee son descritte e rappresentate k lottt:: vittoriose dei piccoli giapponesi contro i grossi campioni del no:;tro atlelisrno. Pel meJico e::pel naturalista è particolarmente interessante la nutrizione degli allievi del tsciù-tscitsù, il loro indurirsi contro bagni straordinariamente caldi come contro il freddo, e la loro stupefacente resistenza contro colpi, urtoni e altri assalti del- !' avversasio. Tsciù-tscitsù significa letteralmente rompt::re i muscoli. Sotto questo nome s' intende ora l' arte di sfugg1re all' attacco del1' avversario per coglierlo poi e vincerlo con un abile colpo. li tsciù-tscitsù si è sviluppato nella casta guerriera dei Samurai. In questa casta era proibito, pena l'esclusione, l'unirsi in matrimonio con membri delle caste inferiori, e i deboli erano condannati al celibato. Ogni Samurai sentiva il dovere di sviluppare e migliorare ie qualità ereditati:: per mezzo di questa selezione disciplinata. li giapponese Lnazo N:tobe seri ve: (< 11nostro corpo è uno strumento destinato a scopi superiori di quelli di colui che lo possiede. Va considerato come una cosa che ci è stata presentata, un recipiente per iI nostro spirito. Le leggi igieniche non sono seguìte perchè hanno buon risultato, ma perchè la nostra salute è una fonte di gioia per i nostri genitori e perchè essa è necessaria a rendere servizio al nostro signore n. Questa sapienza mongolica costituisce una gran forza per lo Stato, e quando è superiore allo sciocco individualismo dei nostri superuomini. Tale concezione di vita condusse a un regime molto sobrio. Un giapponese può vivere di pochissimo. Ecco quel che mangia un ricco giapponese. Prima cola 1 ione: frutta, una tazza di riso, una piccola porzione di pesce cotto e una tazza di thè. Seconda cola1ione: di frequente soltanto frutta, tratto tratto anche riso o un po' di legumi con riso o senza. Pasto principale: Riso con pesce fresco e legumi di due o tre sorta, come pomodoro, cipolle, sedani, spinacci, rape, cavolo ecc. cotti o non cotti; oltre a ciò, s'intende, thè. Questo regime è razionale; ma la maggior parte degli europei non potrebbe adattarvisi. Il nostro stomaco e il nostro intestino sono abituati a quantità maggiore. Se tali quantità venissero improvvisamente ridotte, stomaci e intestini europei andrebbero in rovina non saprebbero più funzionare. Lo si vede da certe cure dei << medicì naturali >l. Stomaci e intestini giapponesi vi sono abituati da ·millennì. Gli europei che volessero imparare la ginnastica giapponese dovrebbero sottoporsi a una lunga preparazione. Ad esi::mpio dovrebbero esercitare il mignolo e l'orlo della mano a una tale
RkJQdWJsaXNoZXIy MTExMDY2NQ==