72 RIVISTA POPOLARE frequente del fenomeno cnm111oso nella loro cerchia , ma il volerne farne una classe di delinquenti a me sambra assurpo. Ma se la minore delinqm:nza della donna non ce la spiegano scientificamente le due su accennate opinioni non ci resta che attribuirla alle sue condizioni sociali. A questo ci conduce l'osservare che: la donna in certi reati in cui trova condizioni favorevoli per perpretarli uguaglia e talvolta supera la delindell 'uomo (es. infanticidio, aborti, furti domestici, veneficio); e l'osservare inoltre che nei paesi dove si sono fatti molti passi verso l' emancipazione della donna , la criminalita muliebre è aumentata. In fnghilterra infatti dove le condizioni muliebri si sono livdlate con quelle dell' uomò e dove i1 terzu sesso abboudantissimo cioè le zitellone spiegano un' attività non meno libera di quella maschile (( cominciano a mostrarsi frequenti le false monetarie, le spergiure, le calunniatrici ed aumentano un poco le omicide (Lombroso op. cit. III 225). Ma se è evideute che la quantità minore di reati dalle donne commessi rispetto a quella degli uomini devesi riferire alla differenza nelle condizioni sociali dei due sessi e che quindi cesserebbe colla loro uguaglianza, anche la più delicata ma moralità devesi considerare come il prodotto del complesso di abitudini tra le quali vive, di quell'atmosfera sociale in cui essa svolge la sua attività quando diventa moglie. La donna sta ali' ombra del marito, segue ansiosamente le sue vicendi!, è stretta a lui da gratitudine per la protezione che le viene accordata essa prodiga tenerezza ai figli e vivifica in mille guise il santuario della famiglia: l'amore per la donna è tutta la vita; pc:r l'uomo e la più possente delle espansioni spirituali ma talvolta è anche un semplice episodio. (( Il progresso moraÌe dell'umanità non non si rivela meglio in altro modo che col porre a raffronto la posizione delle donne tra i selvaggi colla loro posizione tra i più progrediti popoli civili (Spencer 50 1) i>. Dal trionfo dell'emancipazione della donna, mentre fiera rugge la lotta per la vita io temo di vedere abbassato il suo livdlo morale : così si spegnerebbero quegli ultimi sprazzi d' idealità che tuttora s'irrad:ano sulle miserie umane ! Ponendo termine a questa prima parte del mio lavo.ro in cui ho tentato di esprimere alcune mie incrollabili convinzioni, dirò che manifestamente prevalente mi sembra l'influenza del fattore sociale nella genesi deila delinquenza. lo consiglio dunque agli antropologi criminalisti di trastullarsi un po me110 nella scoperta di ultra-brachicefalie e di ultra dolicocefalie per nor:. distogliere l'attenzione dalle sorgenti vere della criminalità e soggiungo ·col Tarde t! col Colajanni, che se la scuola penale positiva, si è sinora inebriata del vino delle scit:nze naturali, le è ora necessario di mangiare il pane secco ma sostanziale delle discipline storiche e sociali, e non soltanto giuriJicht:, se essa vuole evitare gli eccessi Ji ciò che si potrebbe chiamare l'alcoolismo filosofico. È da deplorarè che la scuola Lombrosiana abbia voluto spit.:gare la 'diversa delinquenza delle varie regioni d' Italia con una cervellotica differenza di razze, essa però non è stata più fortunata dell'antica arte magica che riteneva i pezzi invasati da spiriti maligni. I seguaci nel Lombroso si sono bendata, l'intelligenza per non vedt.:rt: l'enorme differenza nelle industie, nei commerci nelle strade ferrate nelle condizioni agrarie tra le regioni meridionali e settentrionali differenza in gran parte ingiustamc:nte create dai varii governi d'Italia. Come spiegare coi soli indici cefalici la diversa delinquenza della Sicilia e della Lombardia quando quest'ultima con una popolazione , quas·i uguale ha una ricchezza che ascende circa al doppio ed è meglio distribuita , siccome ha dimostrato il Nitti nel suo ultimo libro: La ricchena delle varie regioni d'Italia (Pag. 59)? Io dico d'altro canto ai giuristi classici che è indispensabile che essi discendano dalle vette nebulose dove li han trasportati la rivelazione della loro coscienza od i sillogismi della loro ragione, per attingere allo studio delle condizioni di esistenza la essenza vera del fenomeno criminoso onde attuarne un '11luminata profilassi. Questa necessita e stata intraYista da qualcuno dei più illustri rappresentanti della scuola classica, come dal Prof. Pessina, il quale in un discorso sul naturalismo e le scienre giuridiche tpag. 19ì sostenne la necessità per le scienze giusidkhr:: « di rinnovare le ioro dottrine nelle onde pure del naturalismo e del sapere positivo per tener conto delle condi ;,ioni reali della vita degl'individui e delle nazioni e per sostituire alle ipotesi astratte uno studio profonJo sui fatti ii. \fa dallo studio dei fatti non si riceverà che questa conseguenza: :( che i delitti non sono solitarie eruzioni di nequitose o traviate nature ma prendono tomento dallo stato intimo della società (Cattaneo, citato da Colajanni, voi. 2° pag. 456). Le pene comminate dai codici non possono agire che come controspinte psicologiche all'attività criminosa; c:sse però non eliminano nè attenuano quei difetti della costituzione sociale che sono il terreno fecondo in cui germoglia il delitto. Come è provvedimento più salutare imporre ai proprietari di prosciugare le paludi anzichè di somministrare i medicinali ai lavoratori allorchè siano stati colti da malaria; così sarebbe illuminata opera lt!gislativa smussare gli angoli dell'ingiustizia civile· per prevenire le manifestazioni delittuose anzichè con postuma repressione tentare la cura di un male che si rinnoverà sempre perchè è un corollario fatale della costituzione della società. La repressione di cui sinora tanto si è pensato e si è scritto dovrà essere sostituita dalla prevenzione, funzione elevatissisima -la quale sinora è stata abbandonata quasi per intera all'iniziativa privata e cui dallo stato non si provvede che in maniera saltuaria: più nel senso di una semplice misura di polizia che nell'altro più nobile di prevenzione veramente sociale (Colajanni lf, pag. 448). La perequazione economica che sola può tradurre nella realtà della vita quella giustizia umana che finora è stata troppo compressa nelle vuote formale dei giuristi sarà la vera valvola di sicurezza contro l'esplosione della attività criminosa, dappoicbè questa (< più abbonda dove più difettiva è la ragione civile (Bov;o). DR. ANGELO .-\.BISSO XXVI. li Santo - Demopsicologia - Filosofia retrospettiva - Pudore ed impudicizia - Ricordi di viaggio - Letteratura drammatica - Romanzi e novelle - Passioni illustri -- Stilistica e critica - Pei vostri figliuoli. (( Passata la festa, gabbato il Santo n, dice il proverbio: ma questo di cui parlo è un Santo che non si lascia affatto gabbare, e di cui bisogna, anche tardi, sotto pena di parer reticenti e pusillanimi, parlare, pro o contro, assolutamente. Parliamo dunque noi pure, e dopo tutti gli altri, di questo clamorosissimo (( Santo >l (editori Baldini e Castoldi, a Milano) di Antonio Fogazzaro, così portato alle stelle, com'è del caso, da metà della critica , e così precipitato all' inferno, come se si trattasse di un malfattore, dall'altra metà. Ora, per me, e schiettamente, questo romanzo non merita <( ni cet excès d'llonneur, ni cette indignite n: non questo eccesso d'onore, perchè, tutto sommato, si tratta d'un' opera ibrida ed equivoca , troppo discorsiva , troppo polemica pc:r l' arte pura , e troppo estetica, troppo romantica, per la pura filosofia; poi, perchè, considerata dal lato concettuale, è sbagliata del tutto: quel santo lì, quel Maironi, quel Bt:nedetto, che s'agita e s'arrabatta per riform~re la Chiesa e lo Stato , per conciliare il dogma e la scienza, oggi, al principio del ventesimo secolo, è uri anacronismo psichico, è un essere atavico, uno squilibrato, un paranoico , un mattoide : oggi , dico , perchè il concetto
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