Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XII - n. 3 - 15 febbraio 1906

7(' RIVISTA POPOLAR.E rente di affari che torna di comune interesse alle nazioni. Dovrebbero interessarsi a pers11adere le graduali facilitazioni doganali per la importazione di articoli necessari ai connazionali, in vista della ricchezza che determinauo nel paese o\·e portano l'opera loro produttiva , ricchezza che venendo tassata diminuisce in quei governi la necessità di basare il bilancio dello Stato sui soli provendi doganali. Ottenendo dai nostri comµa.triotti quell'autorità che concede la stima dovrebbero s.piegare la loro azione in favore degli istituti di educazione, delle Società di previdenza, ed indirizzare le Camere di commercio a studiare la organizzazione dei nostri maggiori e diretiti rapporti commerciali, difendendoli dalle concorrenze e facendo ::;Ì che le Banche costituite con capitali italiani non risultino semplice strumento locale, ma quale meccanismo utile per la provvista di mercanzia dalla madre patria. Ciò facendo , badiamo b1:rne, non consiglieranno nulla di nuovo , ma di modellarsi a quello che fanno le Banche di nazionalità europea pari men ti colà impiantate. Questo e ben altro dovrebbe fare il personale consolare adoprandosi perchè la massa dei nostri emigrati porti beneficio di ricchezza e civiltà in stranieri paesi pure mantenendo alla patria considerazione ed affetto; ma gli uomini danno quello che possono 'e difficilmente compiono di propria iniziativa quel tanto che sarebbe il contenuto della loro missione officiale. E siccome i Consoli sono unità lanciate dal nostro Governo , in sua rappresentanza, per tutelare gli interessi nazionali, è certo che dovrebbero essere tassativamente richiesti di patrocinare quelle cose che hanno- finalità morale ed economica. La critica non può arrestarsi dunque a quegli Agenti che possono avere più o meno elevato sentimento patriottico, maggiore o minore attitudine a disimpegnare lo ufficio di Console, ma deve risalire al Governo che manca di tracciare il lavoro con norme ben determi nate e precise. Manca a noi un ufficio coloniale con programma deciso e disimpegnato da persone pratiche dei paesi ove abbiamo colonie, tanto da capire , ben chiaramente e senza perniciose titubanze, lo indirizzo politico e commerciale cui dobbiamo· informare e contenere l' azione nostra. Egregie persone, onestissime quanto mai disimpegnano alti uffici dopo aver lodevolmente fatta la loro carriera , come suol dirsi , fra q"attro mura. Mancando però di pratica conoscenza, dal lato politico come dal lato sociale e commerciale, delle nazioni americane si arrestano a teorizzare ed a complicare burocraticamente le cose; di modo che al pensiero mai segue I 'azione, si arruffa e non si di pana la matassa che a noi dovrebbe dare il filo per ordire la tela di vitalissimi interessi. Sia pure che i Con:soli risultino in generale dei militi mediocri; ma con una buona direzione e con una buona disciplina anco i soldati poco buoni si fanno filare diritto , ed i Consoli si faranno servire fino a che non disporrà l'Italia _di funzionari meglio adatti e più evoluti ai sistemi moderni. E' quindi da augurarsi che In ufficio coloniale venga provveduto di personale adatto a ri :erca.re dai Consoli quell'azione di interesse eminentemente commerciaie che è, o meglio dovrebb3 e::;::;ereil toaggi0re coeftfriente della politica nostra. Del resto è c,ra da ritenersi che nelle nostre colonie e presso i governi del Sud A111erica, meglio dei funzionari di carriera, cbe hanno tutto il bagaglio vizioso della vecchia burocrazia, certo per le cariche maggiori varrebbero de~li nomini politici aventi speciali at.titudini, nome rhiaro per abilità e patriottismo onde conseguire presso i Governi dei paesi che ospitano le no~tre colonie quel felice acJordo di rapporti che porta vautaf[gio diretto ai nostri connazionali, e quindi Vl\O• taggio morale ed economico al paese nostro. Pre,r;ki'anto vi·vamente /1 li' abbonati'. per evitare involontari· rz'tardz' nella spedi'zz'one della Rivista, di' unire se;npre la fascetta colla quale si' spedisce z'l giornale quando chi'edono varùtzù,nz' d'lndù·i'zzo. I fattori sociali ~lla òelin~u~nza (Continua 1 . ))edi n.0 preced.) Aitri fattori di delinquenza sono la guerra ed il militarismo, che costituiscono come una grigia nube che offusca gli splendori della nostra civiltà. In qual modo la guerra possa far regredire verso una morale selvaggia non è il caso di dimostrarlo: basta dire che in una recente battaglia navale della guerra russo-giapponese gli ufficiai: russi ordinarono di gettare a mare tutti i loro feriti che coi gemiti e coi movimenti spasmodici turbavano il coraggio degli altri soldati e ne ingombra vano i lavori. Spettacolo miserando di cui si vergognerebbt: qualsiasi tribù antropofaga del cuore del!' .\.frica i Il militarismo poi dissangua e deprime le economie nazionali, distogle dalle feconde occupazioni del lavoro molte migliaia di energie che si trovane spostate per avere abbandonato ogni utile esercizio e per aver perduto quella :Jera di rapporti e di clientele, faticosamente conquistata ; senza dire cht:, come dice Guglielmo Ferrero , la morale della caserma rende schiavi e vili di fronte ai superiori e prepotenti e sopraffattori verso gli inferiori e quindi mentre nulla giova alla dìsciplina contribuis-.:e a rilasare i vincoli della solidarietà umana. Alquanto militarista è l 'illustriont: delle nostre scuole dove le nozioni storiche i rrazionalmente impartite altro non sono che l'apoteosi di quegli eroi che, al dire di Victor Hugo sono una varietà dell'assassino. Io mi auguro adunque collo Spèncer, che il militarismo possa rapidamente essere sostituito dall'industria'.is1no. La stor:a e le cronache giudiziarie ci ammaestrano come il clero abbia sempre influito nel far degt:nerare i costumi. Vi ha chi ritiene che il lungo ed opprimente dominio dei roghi e dell'inquisizione abbiano impt!dito atra Spagna d'innalzarsi a 1 livello di civiltà delle altre nazioni. ' La .più grande potenza della chiesa cattolica coincide col più basso grado della ricerca scientifica e della moralità in generale. Inoltre i preti sono co - stretti dalla disposizione raffinatamente immorale del celibato ad insinuarsi nell'intimo santuar:o della famiglia e qui sviluppando una speciale fecondità essi fanno ereditaria in una di-

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