RIVISTA POPOLARE 67 vero abisso: la loro biforcazione immediata dal punto di partenza si annunzia subit~ come assoluta irreconciliabilita. Considerate, infatti. Il teolocrismo governa o fa governare il popolo in nome di Dio;'"i' l mazzinianismo fa sì che il popolo, sia P?re in_nome di pio, si govern! da sè. Pel tro~ocr1smo, 11 popolo e l'eterno pupillo ; pel mazzrnia- ~ismo, il pQpolo è un maggiorenne, il quale ha solo bisogno di un tutore sup~emo, ma lontano, com~ Dio che non avendo mire mondane e mondani ' ' artigli, non può abusare mai della sua tutela .. Così il teologismo è, politicamente, t~ocraz1a o legittimismo; il mazzinianismo democrazia. Il teologismo è schiavitù; il mazzinianismo libertà. ~eco perchè il teologismo, quando al nostro pens1~r? laico rimprovera il fervore per Gi~s~ppe Maz~1111, credente ed incitare di credenze, e 1d10ta o finge di esser lo._Il teologismo ignora o finge di ignor~r~ che, a' fini ciYili, la dottrina di Giuseppe Mazzirn, non ostante la credenza, completamente gli sfugge. Giuseppe Mazzini non è punto Fiimer o De Maistre o qualsiasi altro tenebroso strumento della r~staurazione e della santa alleanza, che prostra 11 popolo davanti a Dio per meglio annichilirlo davanti al Papa. Giuseppe Mazzìni è la Rivoluzione, che i sia pure in nome di Dio, innalza il popolo al d1 sopra de'. suoi 6ranni, chiesastici. o secola~i !_ Per meglio valutare questa dottrina m~zzmiana -. che è in fondo una 0 urande credenza liberale - s1 ' ' , h ricordi che non sempre l'illuminismo filo_soti_co a significato liberalismo politico: spesso ha significato - ed è sua vergogna - tirannide po~itica. _Guardate gli Enciclopedisti. Essi - Voltaue, . D_1redot, D' Alembert pe' primi - mostrano del facile coraggio guerreggiando contro il cielo e ~ebellan~o Dio, che è una fantasma· mentre, con schiena flessibile; si chinano, riverenti, davan ti ai sovrani, anche tiranni, che hanno il potere e si fanno temere. <e E'. incredibile ma vero - scrive il Faguet - che gli Enciclopedisti, nella politica, nc:>r~ ~olam~nte sono stati poco avanzati ossia poco v1c1n1.a n~1, ma ~n:- che retrogradi. Essi sono stati degli aristocratici, deuli autori tarì de' monarchisti, de' despotisti. Nulla t, ' . ' egùaglia il loro disprezzo per il popolo o, se prn piaccia, la loro co~1vinzione è ,che il popol? _è un incapace ... Il loro vero maestro e Hobbes. Essi 1g:norano l'Incrhilterra e la sua costituzione o considerano questa come anarchica)). Quali gli enciclopedisti, tali i loro seguaci da Kant a Strauss, da Shopenhauer ad Haeckel, da Goethe ad Hartmann, ~a Comte a Renan. Essi si muovono, con molta libertà, nel dominio della vita rel_igio~~' ma arre-: stano subito le loro investigazio111 critiche davanti alle porte de' ri echi e de' potenti della ter:a. In particolare, il Renan - questo arbiter elegantzaru1:7 dello scetticismo moderno - segue uù vangelo risolutamente antidemocratico. Dopo Aristotele, crede che la maggior parte dell'umanità sia votata ad una servitù eterna; prima di Federico Nietzsche, concepisce il superuomo. Confessa, inoltre, non solo che avrebbe voluto godere, senza però usarne, del diritto di vita e di morte sui suo' simili, ma anche che avrebbe amato di possedere degli schiavi, sia pure per aver modo di essere estremamente dolce con essi e di farsi adorare. Nè si creda che questo sia soltanto passato: è pure presente e le at~uali tendenze imperialiste - sintomo infallibile d1 r~- gresso - suonano spirito antidemocratico ed antIliberale. Certamente, l'ideale civile si raggiunge quando l'illuminismo filosofìco è accompagnato dal liberalismo politico. Ma, disgraziatamente, questi due elementi possono andare disgiunti. Ebbene: allora, non può essere dubbia, per voi, la scelta tra coloro, che, illuminati in filosofia , sono servi o apologisti di servitù in politica e tra coloro, che, come Giuseppe Mazzini, un pò crepuscolari in filosofia, sono, in politica, sole raggiante di libertà. IV. Quando, nel 1791, all'Assemblea costituente di Francia fu presentato lo schema della Dichiarazione dc' diritti dell'uomo e del cittadino, sorsero alcuni a chiedere che, come complemento e come integrazione di essa1 si sanzionasse pure una Dichiarazione de' doveri. Ma, allora, gli animi erano troppo effervescenti per pensare a' limiti delle nuove conquiste e la Dichiarazione fu de' soli diritti. Una Dichiarazione de' doveri venne più tardi ossia nel 1793, allorchè si formulò -la nuova costi_- tuzione intesa ad infrenare le impazienze popolan. Però questa nuova Dichiarazione rimase lettera morta, come cosa di cui non era sentito il bisogno. Così, nln?eno come risonanza, i diritti prevalser<? sui doveri o, meglio, da allora, si parlò sempre d1 diritti e mai di doveri. Ma i doveri, se erano sottintesi, non erano, per questo, meno reali; anzi i~ tanto esistevano i diriiti, in quanto esistevano 1 doveri. In questo senso - cbecchè siasi detto in contrario - la rivoluzione era stata completa, non implicava alcuna contraddizione e non poteva nascondere alcun pericolo. Essa non fu solamente demolizione del passato, ma anche costruzione dell'avvenire; bencbè mondo nuovo, era anche mondo etico; risollevando l'uomo, non aveva inteso di sfrenare l'uomo della selva; ponendo H contratto a carattere, se non a fondamento della società, aveva voluto assicurare le sorti della giustizia e della libertà. Ma la rivoluzione aveva molti nemici in buona ed in mala fede per potere riposare sugli allori ed essere sicura. Essa era insidiata da tutte le parti ; e, per iscreditarla e combatterla, si pigliava pretesto, perfino, da cert~ suoi atti interni. Non av~va essa fatto ricorso all Ente supremo dopo avere 111culcato, paganamente, il culto della Dea Ragione? Non tranquilla della Dichiarazione dei diritti, non aveva essa fatta pure la Dichiarazione de' doveri? Nè questo è tutto. Evidentemente, la rivoluzione aveva cambiati i consueti dati della vita sociale e politica. L'ordine pareva compromesso solo perchè non era effetto della compressione, ma della discussione; il regno della libertà sembrava anarchia solo perchè tanta parte era lasciata alla volontà ed al1' assenso de' cittadini. Si era ,avvezzi alla morte, e si considerava come veleno la vita; si era assuefatti alla stasi e pareva vortice soffocatore il movimento. La libertà fu considerata sinonimo di arbitrio; la legge della maggioranza legge di predominio asso-:- luto, che all'arbitrio de' pochi sostituiva quello dei molti; il trionfo dell' individuo guerra di tutti contlìo tutti. Si arrivò a tal punto, in cui, di fronte a qualche fatto innegabile, ma più di fronte a v1s10ni di fantasie esaltate dalla paura, si potè far vedere la salute nella tirannide e nella schiavitù ricosti. tuite. Vi spieghi questo come alla rivoluzione potè succedere la controrivoluzione nella scienza e nella vita e come la maestà del popolo sovr~no potè essere detronizzata dalla Santa alleanza. E preso particolarmente di mira quello, che chiamasi <e idolatri~ del contratto sociale>>. Abbiamo, così, con alcum, Dio, che è lo Stato; con altri, lo Stato, che è Dio. Quando la libertà è soppressa, il teologismo _e l' i~- luminismo assolutista si equivalgono, come s1 eqmvalgono i Joro rappresentanti: De Mais tre ed Hegel, De Bonald ed Haller, Comte e Muller. E questo l'ambiente, in cui _si aprì la mente di Giuseppe Mazzini. Questo ambiente, che doveva ve-
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