66 RIVISTA POPOLARE e alla protesta può unirsi, occorrendo, la violenza, potendosi giungere - non per iniziativa individuale, ma per ctecreto della nazione - a rovesciare la tirannia e ad uccidere il tiranno. Egli è ben vero, d' altra parte, che Nicola Spedalieri, dopo avere innalzato questo grantico edificio di Diritto naturale, torna a Dio. Ma ( notatelo bene perchè qui naufragano tutti gli infanti della critica spedalieriana) un ritorno siffatto, che potrà produrre qualche beneficio, non sarà mai nocivo. Il benefìcio consisterà nel compiere un' altra rivoluzione costringendo ogni religione in generale ed il cristianesimo in particolare ad essere liberale, dovendo, necessariamente, rispettare la libertà nata prima e fuori di ogni fede. Il ritorno, poi, non sarà nocivo perchè non può essere mai nocivo l'irrompere dell' immaginazione dopo che la realtà è stata posta al sicuro. Quando il deicidio è stato consumato tra le strette della legge naturale, la risurrezione è impossibile o semplicemente fantasmagorica: è la galvanizzazione d' un cadavere. Ed aggiungete che, quì, non trattasi, nè poteva trattarsi d' un ritorno .puro e semplice. Assicurato il predominio alla natura cd alla ragione, Nicola Spedalieri non poteva non far ritornare Dio in condizione subordinata e quasi di tolleranza. Inoltre, essendo termini contradittorì quelli di natura e di grazia, di ragione e di fede, Nicola Spedalieri, per coerenza filosofica, non poteva attribui re alla grazia cd alla fede lo stesso valore primario ed universale attribuito, già, alla natura ed alla ragione. Ond' è che egli si limita ad invocare il rispetto di Dio e della religione non in quanto possano essere veri (cosa, ormai, insostenibile), ma in quanto possano essere utili, anche se ritenuti prodotti di sogno o d' impostura. Insomma, ne invoca il rispetto in ricambio d' un servizio cioè dell' utile funiione, che possono esercitare nella società. E' qucsto (voi lo vedete) un concetto politico, non teologico della religione: è lo stesso concetto, che nutriva la romanità e che è divenuto tradizione italica da Nicolò Machiavelli e Giordano Bruno a Giandomenico Romagnosi. Dopo ciò, voi pç>tcte arrivare, religiosamente, sino alla infallibilità del Papa; ma, filosoficamente, non potete più scuotere il giogo della legge naturale, che vi si è imposto per sempre; come, politicamente, non potete più scuotere il predominio dell' idea civile, che è lo stesso trionfo della natura. Ecco perchè un simile ritorno - che noi naturalisti e razionalisti non preoccupa -- non è, nè può essere accetto a quelli stessi, pe' quali è stato fatto: questi, an?i, se ne reputano, teologicamente compromessi e, politicamente, ridotti all' estrema impotenza. Da ciò l'origine triplice dell'odio del teologismo - non meno feroce di quello del dispotismo -- contro Nicola Spedalieri, reo, per esso, di avere edificato un sistema senza Dio, di avere degradata la religione sino a considerarla come una forma dell'utile politico e, infine, di aver fatti ribelli le coscienze pie, che il fervore religioso aveva rese vili e precorilmente rassegnate alla servitù. E' chiaro così, che, nel sistema di 1icola Spedalieri, Dio non è un elemento necessario e fondamentale cop1e in quello di Giuseppe Mazzini, ma sussidiario e transitorio. Togliete dal sistema di Giuseppe Iazzini Dio e, a rigore, non dovrebbe restare nulla. Togliete, invece, Dio dal sistema di Nicola Spcdalicri e la dottrina civile, col suo lecito e col suo illecito, con suo' diritti eco' suoi doveri, colle sue pretensioni e colle sue obbligazioni, nonchè colla maestà della Legge naturale, rimane integra, immota ed irremovibile. Si afferma in tal modo, con questo filosofo-martire, in mezzo a sanguinose difficoltà e provocando tragici contrasti, la provvida dottrina antropocentrica: - l'uomo, che, prima, era nulla, è, ora, tutto e fabbrica, colle risorse della natura e della ragione, il proprio libero destino! lll. Si diminuisce non si esalta Giuseppe Mazzini, quando, per coprire o per compatire il suo teologismo iniziale, si dice che egli, non è filosofo, ma sale più alto perchè è apostolo. No: Giuseppe Mazzini non è soltanto apostolo: è anche filosofo. E' apostolo come azione ; ma è, come pensiero, filosofo. La scienza sarebbe bigottismo se, condannando, come condanna, il fondamento primo della dottrina mazziniana, che è pnramente teologico, condannasse la dottrina stessa, che, come vedremo, è puramente civile. Sarebbe come condannare il Pantheon, San Pietro, La TrasGgurazione, il Mosè e tutta la musica del Palestrina, solo perchè questi inestimabili capilavori d' arte debbono l' esistenza loro ad una ispirazione religiosa. Voi ne ammirate la bellezza dimenticando la sorgente, donde scaturiscono. L'opera d' arte è come Cesare, che dà il calcio alla madre, che lo partorisce, afferma subito la sua autonomia e s' impone da sè e per sè alia considerazione generale. Così è della dottrina mazziniana. In essa è, più che provvido, necessario distinguere tra la natura della causa e la natura dell' effetto ossia tra la dottrina ed il suo principio generatore. è sembri questo un audace tentativo di salvataggio e, tanto mer10, una sottigliezza metafisica. La distinzione ha base positiva; e, per molti giustificati motivi, che in nulla ledono il principio di causalità, noi possiamo avere, così fisiologicamente come mentalmente, tanto padri incorrotti di corrotti figli, quanto figli incorrotti di corrotti padri. E' quest' ultimo i 1 caso della dottrina mazziniana. Per quani·o sia teologiGo e, quindi, antisccnti(ìco il principio da cui, trac origine, essa, nella sostanza sua, è non solo d' indole schiettamenfe civile, ma anche non risente in alcun modo i malefici influssi teologici. Per questo, dicevamo che essa si· salva di fronte alla scienza, come salva pure la libertà. Già il Dio di Giuseppe Mazzini, per quanto soffuso di profumo cristiano, non è il Dio di alcuna delle superstizioni dominanti. Esso è un termine vago, a cui può aderire qualunque coscienza di credente. E' l'in<licazione generica d'una forza sovrumana, che si rivela, per virtù propria, a' volenterosi e che, per spandere i suo' benetìci in seno dell'umanità, non ha bisogno d'intermediarì, nè di quelle sante· botteghe, che sono l'esponente del culto esterno. Questo Dio ha un unico tempio aperto a tutti: l'universo. L'idea di questo è pura; e, avendosi un contatto immediato tra esso ed il popolo, non può aver luogo nessuna di quelle_ c_ontam~nazioni, che hanno fomentato, per secoli interminabili lo strazio più misero del genere umano. Non dov'endo tale idea incarnarsi per opera delle mani pollute di alcun sacerdozio, non è possibile alcuna nefanda speculazione a danno del popolo e delle libertà popolari. Così, nella dottrina di Giusepp~ Mazzini, Dio è una forza, non una debolezza: e come l'espressione de' bisogni, degli ideali, ~ell~ aspirazioni, de' diritti del popolo .. Questo D10 e fatto per dare al popolo, non per ricevere e, tanto meno, per rubare: è, pel popolo, uno Stato senza l'aaente delle tasse. Esige solamente una cosa, che no~ costa nulla: la fede· in lui. D'altro lato, pur partendo 9"iuseppe ~azzini da Dio come ne parte il teologismo, le vie, per le ' . . quali l'uno e l'altro s'incamminano, sono pro~ondamente diverse: sono separate da un propno e
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