Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XII - n. 3 - 15 febbraio 1906

RIVISTA POPOLARE DI Politica, Lettere e Scienze Sociali Direttore: P1·of. NAPOLEONE COLA.JANNI (Deputato al Parlamento) Esce in Roma il 15 e il 30 d'ogni mese Jt,alia: anno lire f>; semestre lire 3,50 - Estero: anno lire 8; semestre lire 4,50 Un numero separato Cenr.-30 Amministrazione: C01·so Vittorio Emanuele, n.0 115 - NAPOLI Anno XII - Nnm. 3 ABBONAMENTO POSTALE ltoma, 15 Febbraio 1906 SOMMARIO: Noi: Gli avveulmentl e g·li uomini: (Le virtù cristiane dei clericali francesi-I risultati definitivi delle elezioni inglesi e le forze dei div~rsi partiti nella Camera dei Comuni - L'Austria contro Trieste - Come si discreditano le leggi e le autorità. Il caso F0rtezza - Origini plebee dell'aristocrazia inglese - L'esercizio di Stato delle ferrovie in !svizzera) - Dott. NapoleoneColajanni: Pantano ministro -Giuseppe Cimbali: Giuseppe Mazzini e la filosofia de.I dovereSperimentalismo sociale - Vezio: Per le nostre colonie - Dr. AngoloAbisso: I fattori sociali della delinquenza - Mario Pilo: Stelloncini letterari - H,ivista delle ltl viste : ll dietroscena della Rivoluzione russa (La Revue)- Degli Esami. Valore pedagogico (La Lectura) - La Germanizzazione del Brasile (Fornigh.tly Review) - Nemici ali' intorno ( Dien Gren 1 boten) - Confutazione di Taine (Mercure de France) - Arte protestante (Kunstwartì - Tsciù-Tscitsù (Die Umschau) - Gli effetti nelle assicurazioni ~Sozialpolitische Monatshefte) - Il problema dei disoccupati '(Empire Review) ·- Recensioni. GLI ftVVENIMENTI e GLI UOMINI Le virtù cristiane dei clericali francesi. In applicazione della leg-ge di separazione della Chiesa dallo Stato il governo della repnbblic-a francese ha iniziato l'inventario dei beni di tutte le chiese. Nessuna opposizione fecero ì Protestanti e gli Ebrei ; ma i Cat tolici a Parigi ed i_n gran parte della Francia hanno opposta una energica resistenza. Le Chiese sono state barricate, gli ufficiali del governo sono stati insultat.i e bastonati e quasi dapertutto contro i cattolici faziosi si sono adoperate le pompe da incendio, la cavalleria ed anche le sciabolate e le focilate. Gli arresti sono stati, in conseguenza, molti numerosi e sono stati seguiti rapidamente da processi e da condanne severe. In tutti i tafferugli della capitale la parte principale è stata rappresentata da beghine dell' high life, da scapestrati aristocratici del ti po di Boni de Castellane, colui che ha vendnto il corpo ad una milionaria americana e che l'ha costretta pel suo mal costume e p•'W la sna pazzesca prodigalità a domandare il divorzio. I Larochefoucault ed altri nomi storici della Franc;a figurano tra i più attivi promotori di disordini, tra coloro che vorrebbero trasformare le Chiese in tanti forti Chaòrol. Il movimento non è nè serio, nè decente: nulla ha del furore sincero della Vandea, e non sarà seguito, perciò, da repressioni sanguinose. Ma esso serve mirabilmente a discreditare la Chiesa c~ttolica ed a mostrMe che la rassegnazione , l' u bbidienza ai superiori etiam disculi, tutte le pretese virtù cristiane in Francia sono divenute una buffa menzogna. f!,astignac nella T1·ibuna ha consacrato un gustoso articolo a questi crociatini, coprendoli di ridicolo e mostrandone tutta la malignità. Egli si è domandato qual'è la ragione di questo movimento ed ha risposto: Per far chiasso. Il chiasso per il chiasso : il disordine pel disordine, la discordia per la discordia : chi sa dal fermento delle passioni popolari eccitate possa venir fuori qualche grosso danno alla Repubblica ! Lo stesso procedimento, come vedete, degli anarchici. E non si capisce come gli Stati abbiano soltanto paura degli anarchici ! Quale organizzazione più anarchica della Chiesa, quando non si sente più padrona e sign!)ra di uno Stato, di un paese, di una nazione? Se voi subordinate i vostri interessi a quelli di lei, l'avrete aiutatriçe e confortatrice di tutte le vostre nequizie; ma se ve ne scostate , se vorrete seguire la vostra via, indipendentemente da lei, ve la troverete sempre fra i piedi , ostacolo permanente a tutta la vostra attività politica , morah: , sociale ; maestra di intrighi fuori, di inganni dentro; apportatrice di discordia nelle famiglie, come fra gli Stati alleati : un tempo , ora· non può più, istigatrice di stranieri contro la pattia. Oggi è la volta della Francia. Che cosa è lo Stato, che cosa è più la Repubblica, oggi che non serve più ai fini della Chiesa'? Leone XIII aveva fatta la teoria del potere costituito. Ma che serve più quella teoria, se il putere costituito discioglie le congregazioni, e abolisce il Concordato? Guerra, dunque ! Anzi, crociata contro la Repubblica! Piccola crociata, s'intende, come son piccoli gli eroi che la combattono. Coi crociati cominciava la gloria della Chiesa e la gloria della nobiltà francese. Coi crociatini delle parrocchie di San Tomaso d'Aquino e di San Pietro e della Maddalena, finisce l'una e l'altra. Miserere nobis ! Questi tentativi di ribellione sono stati tanto sciocchi che provocarono il biasimo degli stessi giornali conservatori autorevoli, quali il Temps e il Jou1·nal des Débats, che combatterono il combismo e la legge di separazione. Ve1ine annnnziato che il Papa avrebbe, anche lui, pronunziata, una parola di calma e di pace ~ ma Pio X, o chi per lui, pare che nulla comprende dei veri interessi della Chiesa cattolica in· Francia ; molto meno può comprendere quali sono i doveri di chi parla in nome di Cristo, perchè da secoli la parola del Vangelo è misconosciuta nel Vaticano. ♦ I risultati definitivi delle elezioni inglesi e le forze dei diversi partiti nella Camera del Comuni. - Per eomprendere quale spostamento abbiano prodotto le ,iltime elezioni in Inghilterra ci dob-

58 RIVISTA POPOLARE biamo riportare alle elezioni del 1900. Allora i conservatori occupavano 402 seggi, i liberali 185, i nazionalisti irlandesi 82. Lo Speaker, non è compreso nè tra gli uni, nè tra gli altri. Colle elezioni del h-06 i liberali hanno ottenuto 429 rappresentanti, i conservatori 157, i n<>zionalisti irlandesi 83 e gli operai 54. Lo Speaker rimane sempre fuori del computo. Allora i conservatori contro tutti gli altri partiti riuniti avevano una mag• gioranza di 165 voti ; oggi i liberali l' ha.nno di 189. Hanno una certa importanza gli spost ..aenti avve nuti secondo la loro topografia. Si potranno avvertire da questo specchietto : 1900 1906 Conservatori Liberali Conservatori Liberali Londra 53 8 20 41 Galles 4 20 30 Scozia 36 34 13 57 Inghilterra: Borghi : >4 41 42 123 " Contee ltj,. 78 55 179 Irlanda 19 82 18 83 Università 9 9 Come si vede soltanto le Unh ·sità restarono completamente fedeli ai Conservatori; il Galles passò tutto ai liberali. La riunione del Parlamento, le prime discussioni e le prime votazioni potranno rettificare queste previsioni ; ma si tratterà sempre di rettifica di poca importanza. Bisogna intendersi però sulla deputazione operaia ; la quale era di 8 nel 1900 ed è di 54 nel 1906 ed è stata tutta compresa tra i liberali. Ma- politica.mente essa non è del tutto omogenea e tenendo conto della or= gine degli eletti essa si divide in tre gruppi. Il primo è quello dei Labour-liberals, che conta 14 eletti. La maggior parte di essi app8,rteng( '10 alla Camera precedente ; il più noto è J on.l Burns , l' eletto di Battersea, che oggi è entrato nel ministero; votano quasi sempre coi liberali. Il secondo gr )po è costituito dalla r" ppresentanza dei mi Jori ; non è nuovo nemmeno esso. I deputati minatori Mno alla Camera dei Comuni da circa 20 anni. Burt, unt li essi, fu sottosegretario di Stato del Commercio nell'ultimo ministero di Gladstone. La maggior parte di questi deputati minatori appartengono, come i primi, al partito liberale. Al Labowr party appartengono circa ~8 eletti e formano il terzo gruppo, che av·eva prima Keir Hardie alla Camera come rappresentante clell' Independent Labour pa'rty e che nelle ultime elezioni ha avuto i maggiori successi, sebbene inferiori a quelli che sperava. L' Independent Labour pm·ty si formò nel 1893 in seno delle T1·ades Unions ed aveva tra i suoi uomini principali Keir Hardie e Tom Mann. E' di socialisti moderati, riformisti. Numericamente non è forte ; conta appé 6,000 membri, che pagano regolarmente i loro cont:.. ·. Gli errori dei conservatori e il tentativo di ab .;ere il Trades-Unionismo gli hanno dato una grand forza e l'hanno fatto entrare in iscena nella Camera dei Comuni, dove la loro azione e il loro nu-- mero è assai probabile che crescerà nell' avvenire. Per intendere come sia venuto su il Partito indipendente del lavoro bisogna ricordare che il T1·ades unionismo per molto tempo non volle saperne di lotte politiche; ma nel 1900 sopraggiunse l'affare famoso del Taff Vale, seguito da altri analoghi, che produsse un profondo n utamento. L'affare det l'aff Vale, cui spesso si accenna nei nostri giornali fu il seguente. Il personale del1e ferrovie delle 1 aff Vale nel 1900 si pose in isciopero e la Compagnia chiamò in giudizio per danni e interessi la T'rade Union che provocò e sostenne lo sciopero. Doryo varie vicende giudiziarie in ultimo la Camera de1 Lords colla sua funzione di Corte Suprema con• dannò definitivamente la Trade Union a pagare alla Compagnia ferroviaria L. 575,000 di danni. Successivamente la Federazione dei minatori del Paese di Galles fu condannata a pagare per lo stesso motivo dei danni arrecati dagli scioperi L. 1,425,000; fu più duramente colpita la Federazione dei minatori del Yorkshire e cosi altre. L' allarme nel T1·ades unionismo fu grandissimo e nei Congressi del 1903, 1904 e 1905 si discusse lungamente sulla necessità di opporsi· a questo tentativo del capitalismo e dei conservatori di ridurre le Unioni all'impotenza. Fu riconosciuta la necessità della lotta politica ; e certamente nella sconfitta. dei conservatori è entrato per molto il movimento del Trades unionismo, che vuole neutralizzare con delle leggi le conseguenze della giurisprudenza stabilita dalla Camera dei Lords nel caso dello sciopero delle Taff Vale. Cosi nacque il Labou1· party, che intende fare una politica di classe indipendente dai liberali e dai conservatori. Esso è distinto dal partito socialista propriamente detto, la Social Democratic Fede1·ation , il cui capo è Hyndman, benchè abbiano molti punti in comune ed alcuni membri affiliati ai due partiti; i due partiti ebbero anche uu candidato comune, Will Thorne, che fu eletto a. South West Ham. Il Labou1· ;."'m·ty venne costituito definitivamente il 16 febbraio H 05 per un accordo tra il Comitato parlamentare dellt, Trades Unions, la Federazione generale delle Trades Unions e il Comitato per la rappresentanza degli operai in Parlamento. Dopo si unì ad esso l' lndependent Labour Party di Keir Hardie. Oggi vi hanno aderito quasi tutte le T·rades Unions e non sono rimaste fuori che le Unioni dei minatori. Una forza che conta circa due milioni di membri è entrata in iscena e tra non guari capi:alisti e conservatori si pentiranno forse di averla provocata coll' affare di Taff Vale. Il gruppo parlamentare del pm·tito del lavo1·0 si è riunito ed ua letto come suo capo , leade1·ship , Keir Hardie ; ha deciso di mettersi all'opposizione. L'avvento degli operai con fisonomia propria nel Parlamento costituisce secondo il Mc. Karthy , il grande storico irlandese, l'avvenimento più importante del principio del secolo. Quali siano i propositi di questo ;"'l'Uppodel lavoro i nostri lettori lo apprenderanno dagli articoli che andremo riassumendo nella Rivista delle riviste. ♦ L'Austria contro Trieste. - Il governo austriaco non contento di negare a Trieste italiana e centro morale e intellettuale dei 700 mila Italiani , che vivono agglomerati ai confini del nostro regno sotto gli Absbnrgo, non contenta di negarle, ripetiamo, la soddisfazione del suo legittimo desiderio di avere una Università, come l'hanno le altre nazionalità dell' Impero, le ha arrecato da recente una offesa grave: le ha tolto tntti i poteri delegati dal governo centrale, che si riferivano a varie funzioni d'indole amministrativa; e cioè: politiche di prima. istanza, industriali e scolastiche. Con ciò non è stata realmente offesa l'autonomia della . città nobilissima ; poichè lo Stato può a suo libito delegare o non certe sfere di attività, che sono di sua competenza. Ma quelle facoltà Trieste le aveva avute delegate esplicitamente collo Statuto civico del 1850 e di fatto le esercite.va da secoli: sin dai tempi della dedizione all'Austria. L'atto menoma. sempre l'importanza della città e ne offende la dignità, perché esso è compiuto in odio alla sua italianità e come una eccezione veramente odiosa. Nella forma in cai venne compiuto, poi, ci si è voluto mettere dal Luogotenente Principe Hohenlohe tutta la villania possibile affinch è esso riuscisse più sgradito e più offensivo pel Podestà di Trieste. I giornali ufficiosi austriaci cercarono subito giustifi-

RIVISTA POPOLARE 59 care ]a misura affermando che il Municipio di Trieste per lo esercizio di queste funzioni delegate dallo Stato si serviva di Italiani del Regno e che qnesti funzionari fossero i più attivi nella propaganda -irridentista. Tale spiegazione venne due volte ripetuta dal ministro dell'Interno nel Reichstag; dove eloquentissima si levò la voce del deputato triestino Attilio Hortis. Ciò che se non è assolutamente falso è almeno moltissimo esagerato. Il vero è che lo Stato togliendo alla città di San Giusto quella facoltà , che lascia a tutte le altre grandi città dell'Impero, ha inteso munirsi di un mezzo mercè il quale potrà in una certa misura slavizzarla o germanizzarla , affidandole a funzionari slavi o tedeschi. La condotta del governo austriaco è inspirata alla convinzione che c', è in certe sfere che l' Italia non pensa ad altro che a prepararsi alla guerra contro l'alleata d'oltre Isonzo e che nella preparazione il Municipio di Trieste tenga il sacco. Questa convinzione oggi con nostro dolore la vediamo pure divisa da un autorevole giornale di Vienna, Die Zeit, che per lo pas~ato e nella quistione dell'Università specialmente, aveva spiegato le sne simpatie per gl' Italiani del1' Impero. A Trieste, intanto, è argomento di maggior dolore che non sia la condotta del governo imperiale quella dei socialisti. Questi che sono numerosi e bene orga:- nizzati togliendo a pretesto parole imprudenti ed offensive per loro che avrebbe pronunziato un consigliere comunale in una riunione privata, hanno fatto una violenta dimostrazione contro il Municipio patriottico, invocando il suffragio universale. Essi hanno imitato i socialisti ungheresi , che fecero il giuoco dei reazionari e del governo austriaco; il quale, naturalmente, ha accordato a loro una illimitata libertà di manifestazione che non avrebbe concesso per una dimostrazione in senso italiano. Le dottrine di Hervé , che nega ogni concetto di patria hanno trovato un'applicazione a Trieste, che sinora era stata il focolare del più puro e nobile patriottismo... Triste, triste assai ! ♦ Come si discreditano le leggi e le autorità. li caso Fortezza. -Uno dei guai della vita politica italiana è la credenza generale che mercè l'intercessione delle persone infittenti, si possano ottenere provvedimenti che calpestano le leggi e violano gli Statuti e i regolamenti ih favore di questo o quell'altro beniamino. Lo sanno sopratutto i deputati che di continuo ricevono lettere dai loro elettori per ottenere svariate concessioni tassativamente negate dalle leggi e dai regolamenti; anzi gli elettori mlsurano la potenza del loro rappresentante e i suoi meriti non dalla forza dei suoi discorsi , dalla rettitudine dei suoi voti inspirati all'interesse pubblico, ma dalla qualità e quantità dei favori illeciti ottenuti: quanto più grosse sono le porcherie fatte in tale campo tanto più egli sarà apprezzato! Ai deputati pervengono frequenti le domande di studenti e dei loro genitori per ottenere dispense di esami; per potere ripetere, senza perdere l'anno, quelli nei quali sono caduti; per abbreviare i termini di un corso ec. ec. Si deve riconoscere che Facoltà, Consigli di professori di ogni sorta e Ministri da molto tempo si mostrano inesorabili e fermi nel voler vedere rispettate le leggi da tutti, dai grandi e dai piccoli. Le loro concessioni si limitano a favori d'indole fiscale. Ma di tanto in tanto sopraggiunge qualche caso che serve a ribadire la Comune credenza nella possibilità di riuscire in tutto pur di essere validamente protetti e raccomandati. Restando nel campo degli studi ricorderemo che molti anni or sono si gridò allo scandalo perchè il ministro Baccelli ammise un certo Straticò nella Scuola veterinaria di Napoli senza la licenza liceale, ma a condizione che se ne fosse provveduto durante l'anno. Il favore no11 era piccolo , ma lo si denunziò come scandalosamente ottenuto mercè una discreta sommetta divisa tra un noto affarista napoletano ed una più nota signora che in Napoli viveva. Era al governo Francesco Crispi; e tutto si credeva possibile Ma il caso Straticò doveva essere superato dal ,:aso Fortezza assai più enorme. Eccolo in tutta la sua interezza , come ce lo ha riassunto persona che lo conosce appieno. Il signor Fortezza, già aj utante allievo del Genio Civile, licenziato per riduzione di organico, esercitò abusivamente per molti anni la professione d'Ingegnere. Fu denunziato all' autorità giudiziaria per tale abuso e fu condannato dal Tribunale, ma assolto dalla Corte di Cassazione la quale emise al riguardo una sentenza inesplicabile perchè affermò essere lecito a chiunque attribuirsi il titolo d'Ingegnere che dal Vocabolario del Fanfani è spiegato come rit1·ovatod'Ingegni e macchine/ I Ma il Fortezza., in vista di una Legge presentata già alla Camera sull' esercizio della professione d' Ingegnere, volle trovar modo di garantirsi e lo trovò nella benevolenza del Direttore e di alcuni professori della Scuola di applicazione degl' Ingegneri di Napoli, specie nel Direttore Prof. Bruno; il quale nell' altra sua qualità di Direttore degli ufficii tecnici per il risanamento di Napoli, fu per qualche tempo, dipendente del Fortezza quando questi era Assessore municipale per i lavori pubblici. Il Direttore dunque ed alcuni Professori della scuola, su relativa domanda del Fortezza , opinarono di ammettere costui agli esami generali di Laurea di Architetto dispensandolo , non solo dall' obbligo della Licenza Liceale o di Istituto tecnico necessario per essere ammesso a fare i cinque anni di studio, ma anche dall' obbligo di fare tutti i relativi 33 esami speciali. Su tale decisione della Scuola il Ministro della P. I. on·. Bianchi aveva espresso il suo consentimento, ma, in seguito a reclami degli studenti della. Scuola di applicazione e di altri, sospese il provvedimento. Venuto alla Minerva l' on. De Marinis fu ripresa in esame la domanda Fortezza (la quale fin da principio aveva ottenuto anche il parere favorevole della Giunta del Consiglio superiore della P. I.) e fu autorizzata l' ammissione del Fortezza medesimo agli esami generali di Laurea. Per dimostrare l' iUegalità e la nullità dell' atto compiuto basta ricordare che l' art. 12'3 della Legge Casati, il quale si esprime cosi: e La. Laurea dottorale verrà conferita in tutte "le e facoltà, agli studenti che avranno superata la prova < degli esami speciali e generali, che sono richiesti per e questo grado accademico >. Tale disposizione non ha alcuna eccezione nella Legge medesima nè in altre successive anzi l' art. 140 della citata Legge dice che saranno dispensati dall' obbligo di fare esami speciali soltanto coloro che avranno dimostrato di avere effettivamente fatti gli studi e gli esami (richi~sti, per gli analoghi gradi nelle Università dello Stato) in altre Università nazionali od estere di maggior fama. E nel penultimo çapoverso dell' articolo medesimo è detto cha: e Per le persone considerate all' articolo 69 potrà e darsi dispensa anche dagli esami generali ; questa e concessione verrà fatta con Decreto reale previo il e parare del Consiglio superiore •. Sono dunque illegali i pareri della Giunta superiore e della facoltà s·1ll'ammissione del Fortezza. agli esami perchè non trovano alcun fondamento nella Legge. - Se il Ministro della P. I. avesse voluto laureare il Fortezza avrebbe dovuto applicare l'art. 69 della suddetta legge Casati. - Ogni altro provvedimento è illegale nella forma e nella sostanza.

60 RIVISTA POPOLARE Crediamo assolutamente superflui i nostri commenti; ci auguriamo soltanto che possano almeno essere smentite le particolarità che rigu~rdano il Prof. Bruno, che occupa un posto eminente nel Municipio di Napoli e dirige la Scuola di applicazione degli Ingegneri. La laurea accordata al Fortezza in tali circostanze rappresenterebbe non solo una violazione di tutte le leggi; ma anche un premio a chi per tante anni le ha violate esercitando abu8ivamente una professione e facendo una sleale concorrenza ai professionisti, elle spesero tempo e quattrini non pochi per provvedersi del diploma. Siecbè riteniamo pienamente giustificata l' agitazione degli Studenti di Napoli e di Palermo e vorremmo che ad essi si unissero nella protesta. quanti sono in Italia ad esercitare la professione d'Ingegnere. ♦ Origini plebee dell'a-rlstocrazia inglese.- Nel Grand Jlagazine il signor ·w. Gordon :::11 è pres,t la pena di _notare 1'01:igine di alcuni campioni dell'aristocrazia inglese. Le notizie sono istruttive anche per gl'Ita.liani, i quali, in verità non tengono in gran conto la nobilta del sangue. Come e quanto sia plebeo il sangue che scorre nelle vene di molti aristocratici inglesi si apprenderà da questo quadro: Titolati attuali Origini Barone Ashburton Conte Northbrook Ba1·one Revelstoke Conte Cromer Duca di Nol'thumberland Duca di Leeds Duca di Bedford Marchese di Northampton Marchese di Ripon MarchHse di Bath Conte di Craven Conte di Denbigh Conte di Warwick Conte di Dudley Duca di Malborough Conte Spencer Conte Carriugton Conte di Radnor Lord Mountstepen Lord Strathcona l da John• Bao·ing, sa,to da Hugh Smithson, merciaio ,, Edward Osborne, mercante ,, Henry Russell, barca iuolo ,, John Speucer, sarto ,, Robinson, commerciante ,, John o' th'Inne, !pubblicano ,, William Craven, flttaiuolo ,, Godfrey Fielding, merciaio ,, William Greville , merciaio ,, William Ward, orefice } ,, John Speucer , ingrassatore di bestiame ,, John Smith, mere. di panni ,, Lawrencede Bouverie , apprendi sta mercante } figli di pastori. ♦ L' esercizio di Stato delle ferrovie In Isvizzera. - Da recente abbiamo rilevato i buoni risultati che l'esercizio di Stato delle ferrovie ha dato in Isvizzera nell'anno 1904. Ma giaccbè e in Italia e altrove ci sono ancora uomini a.:cec~ti dalle teorie liberiste o dagli interessi lesi che si divertono ad an• nunziare il fallimento dell' e8perimento nella vicina repubblica crediamo oµportuno ritornare sull'argomento! eh' è di vera attualità in Italia, per fare conoscere 1 risultati del 1905. Non è male rirordare i dati del 1904. In tale anno il numero dei viaggiatori su quello precedente aumentò di sei milioni, cioè del 12 °/ 0 ; gl'introiti aumentarono da L. 43,909,319 a L. 45,427,883. Per il 1905 l'Amministrazione contava sopra un aumento di L. 1,150,000 cioè del 2 1/2 °/ 0 ; invece l'aumento fu di L. 8,700,000 cioè del 5,9 °/ 0 • In due anni il numero dei viaggiatori si elevò da 48 milioni e mezzo a 59 milioni. Bisogna agginngere che i risultati sono migliori in quanto l'Amministrazione, come ha rilevato Le Journal de Gèneve ha versato somme eccessive al suo fondo di rinnovamento. Ma se lo Stato ha fatto un buon affare l'hanno fatto migliore il commercio, l'industria, l'agricoltura, i viaggiatori, il personale,. tutto. Infatti le Ferrovie di Stato della Svizzera hanno ridotto da l :d a l l ore la giornata di lavoro degli operai e degli impieg,1ti; hanno aumentato i congedi annuali_. elevati i salari, aumentato il personale; hanno rjdotto le tariffe delle merci e dei viaggiatori. Ma i1 guadagno più colossale è quello che si verificherà tra 56 anni. La Repubbiica per riscattare le ferrovie ha emesso un miliardo di titoli di rendita; ora nelle spese vanno comprese le quote annue di ammortamento di detto debito e i relativi interessi. Il debito di un miliardo sarà completamente ammortizzato in 56 anni. Allora la Repubblica si troverà padrona di una rete di un miliard<J su cui non deve pagare più un centesimo d'interes::ie. E a sentire i piagnoni dell'individualismo e del liberismo la Svizzera si è.... rovinata! NoI Pantano ministtto Il 21 Luglio 1866, poche ore dopo terminata la battaglia di Bezzecca, la stanchezza per una marcia ·disastrosa da Ponte Storo al campo, l'esaurimento prodotto dalle emozioni di una giornata in tutti i sensi calda e dalla deficiente alimentazione faceva sdraiare alla rinfusa sulla nuda terra i garibaldini, ufficiali e soldati. Vicino a me e a parecchi miei compagni della 3.a éompagnia dei carabinieri genovesi di Mosto , dal grigio e severo uniforme, richiamava l' attenzione un giovane ufficiale dall'occhio vivissimo e dalla barbetta nera che dai nostri compagni di battaglione si distingueva per la camicia rossa e per la bianca bournouse. Egli impegnò subito una amichevole conversazione coi miei commilitoni e dall'accento compresi subito che era un siciliano. Ce n'erano pochissimi nel battaglione Mosto e non avevo mai saputo che vi fossero degli ufficiali originari della mia isola natia. Ciò valse a stuzzicare la mia curiosità e benchè fossi un vero provinciale timido e impacciato, che sentiva il dovere di tenersi a distanza dalla differenza del grado - poichè io non sono stato sèmpre e ic tutti i campi che un semplice soldato abbastanza indisciplinato -- osai chiedergli chi fosse. Seppi che eali era Edoardo Pantano, mandato da pochi giorni d~ Ao<ìstino Bertani, direttore capo dell'ambulanza aaribfldina, nel nostro battaglione a sostituirvi il ~1edico improvvisamecte ammala tosi. Diverse circostanze - la comune origine isolana; la vicinanza dei due nostri paesi natii, Assoro e Castrogiovanni; l'essere egli medico ed io studente di secondo anno di medicina - avrebbero dovuto contribuire a stringere immediatamente i nostri leaami ed a trasformare la casuale conoscenza in qualche cosa che si rassomigliasse all'amicizia. Ma io ero troppo timido e lui mi. sembr~lVa tr~PP? or~ goglioso; perciò, non ostante che nei pochi g10rn: nei quali riman~mmo in contatto egli spesso 1111 rivolgesse la parola con cordialità, mi mostrai sempre freddo ed anche scortese, quan tunq ue da studente lo avessi conosciuto per nome per l' agitazione pro-Polonia , nella quale egli in Palermo era stato pars magna e lo avessi ammirato .nelle_aspr~ . contese politiche tra il colonnello Badia e 1 suoi avversari, per la lettura dei discorsi universitari di una eloquenza caldissima, nei quali brillava sempre

RIVISTA POPOLARE 61 la fede _repubblicana e l'entusiasmo per Ginsèppe Mazzini. Scorso poco più di un anno e' incontrammo di nuovo in apoli, reduci entrambi dall'agro romano, dopo che a Mentana aveva avuto termine il secondo tentativo di Giuseppe Garibaldi di ridare Roma al1' Italia. C'incontrammo accidentalmente nel Caffè Testa d' Oro, dove allora conveniv~rno gli elementi più avanzati, la sera del 5 novembre dopo ch'era _stata sciolta coll'intervento della cav,1lleria una delle tante dimostrazioni clamorose contro la viltà del governo italiano che colla sua inerzia aveva permesso agli chassepots francesi di fare le sapute Merveilles sui petti dei garibaldini quasi inermi. I nostri animi vibravano all' unisono ed erano saturi <l'ira e <lisdegno contro Vittorio Emmanuele 2° e Napoleone 3°, che odiavamo ugualmente e consideravamo come4Ì peggiori nemici della nostra unità e della nostra libertà. Incontrarci, avvicinarci e unirci in amicizia, che da allora in poi anzichè affievolirsi cogli anni è di venuta sempre più salda, indissolubile, fraterna, fu tutt'ullo. Tale si mantiene da circa quarnnt'anni, attraverso ad una serie straordinaria di vicende politiche, economiche e familiari e non ostante alcune divergenze politiche, ch'erano accentuate all'inizio e che si sono alquanto attenuate: infatti Pantano era un fervente unitario con una lieve tinta di misticismo religioso, di cui dette un saggio con la brillante pueblicazione sulla discussione avvenuta nel 1868 nel Senato imperiale francese intorno al materialismo: era un mazziniano tipico. Io invece e:a un convintissimo federalista ed un ag~ostico; seguivo Cattaneo, Ferrari e Gabriele Rosa. Erano anche diversi sotto molti aspetti i nostri temperamenti, perciò più facilmente tra loro, per cosi dire, sl compenetrarono e questa diversità valse a stringere viemmaggiormente i nostri legami. Ciascuno ammirava nell'altro ciò che a Jui· mancava e che credeva di scorgervi ; cosi mentre Pantano m'invidiava la pazienza nello studio e nella ricerca, io mi credevo addirittura un essere inferiore a lui perchè mancavo della rapidità della percezione, della facilità e calore straordinario della parola, della vivacità dell'immaginazione, della esuberanza dei confronti e dei paragoni vivi e impressionanti. Ogni g:orno avevo prove della forza di queste sue smaglianti qualità, e ad ogni nuova prova cresceva la mia ammirazione pt-r lui, che arrivò al fanatismo quando nel Decembre dello stesso 1867 , .se non erro, lo sentii parlare, freneticamente applaudito, sul feretro di Raffaele Di Benedetto caduto eroicamente a Monte San Giovanni; quando mi lesse l'opuscolo 7 raditi e spergiuri, che il governo italiano si affrettò a sequestrare·, e che equivaleva ad una battaglia contro il Papato e contro la monarchia sabauda. Questa lettura m'indusse a pregarlo di convivere insieme - preghiera, che venne accettata con espansione sincera - in Napoli; dove secondo la nostra intenzione ci eravamo fermati per continuare i nostri studi di medicina e dove, invece, (onsacrammo tutte le nostre forze ad una cospirazione repubblicana che condusse me prima in Febbraio e lui in Aprile 1869 in prigione e dove restammo sino alla nascita dello attuale Re d'Italia, in occasione della quale fummo amnistiati. E fummo insieme nelle vicende della industria zolfìfera , che condusse me alL1 miseria e scosse fortemente la sua fortuna; insieme nelle proteste della Sicilia contro la minacciata restrizione della sua libertà nel 1875; insieme nel congresso repubblicano del 1878 in RQma , al Comizio dei Comizii, promosso da Alberto Mario nella stessa Roma nel 1881; insieme nd Fasciodella Democrazia e nella vigorosa camp,1gna contro la politica coloniale iniziata coll:t occupazione di Massaua e contro le infauste convenzioni ferroviarie del 1885; insiame nella lotta contro Crispi; insieme nella difesa sincera e continua degli interessi del Mezzogiorno e della Sicilia. E mai , mai , mai , in quaran t'auni di vita non platonica, ma viva e attraversata da mille incidenti, una nube venne ad offusctre la nostra fraterua amicizi:1. Fummo uniti nella vita politica per quarant'anni e la costituzione del Ministero Sonnino è venuta a dividerci ... Poichè da oggi in poi , almeno nelle manifestazioni esteriori, in politica io continuerò a battere l'antica via; egli ne batterà una nuova, nella quale trepidando. lo seguirò coll' occhio e col cuor.e facendo voti ardentissimi, che possa trovarvi quella fortuna, che pur troppo non potemmo 1ncontrare sino a quando, uniti ne percorremmo 11na diversa. Questa separazione puo diminuire di una i!-1fìnitesima parte l'affetto e la stima, che sempre nutrirò per lui? Neppure per sogno. Devo aggiungere che se tale menomazione non è, non sarà possibile, ciò si rleve non a ragioni sentimentali, ma alla profonda convinzione che io ho della rettitudine delle sue intenzioni e dell' animu suo ; convinzione che si è formata in me per lo appunto dalla lunga, quarantenne dimesticheZZél, che mi ha permesso di conoscerlo intimamente, vorrei dire sino nei più intimi meandri del suo cuore e della sua mente. Questa conoscenza mi ha permesso di seguire la lenta preparazione di quel mutamento. che a tanti è apparso improvviso, inatteso; che molti, anzi, malignamente con, iderano e dicono tale, pur non essendone convinti, per poterne fare alte meraviglie e trarne argomento, a econda del diverso colore politico, o ad ironico compiacimento o a non sentita indignazione. Per parte mia intravvidi il mutamento sin dal 1891-92, sin da quando, cioè, lo sospettai in Felice Cavallotti ; e il sospetto feci palese nell'Isola di Palermo , che dirigevo. Nel sospetto mi andai ser~1pre più confermando nelle intime espansive conversazioni e specialmente negli ultimi tempi in occasione del rifiuto del portafoglio delle Finanze oflertogli dal ministero Giolitti. Questo rifiuto con lealtà esplicitamente accertato nei corridoi di Montecitor:o da Angelo Majorana è un indice assai convincente degli intendimenti che guidarono Edoélfdo Pantano nel passo fatto testè e dell'assenza di volgare ambizione eh' era ed è in lui. Per coloro che tengono ad una speciale gerarchia nella importanza dei ministeri quello delle Finanze vale di più di quello dell'Agricoltura e Commercio; per chi va al governo per ambizione volgare o per vanità, quindi, il primo è sempre preferibile al secondo. Cosi non poteva e non doveva essere per Edoardo Pantano che nel potere scorgeva un mezzo, uno strumento per fare, per agire nell'interesse del paese. Perciò egli discorrendo con me della offerta ripetutamente venutagli soggiungeva: forse accetterei

62 RIVISTA POPOLARE se mi offrisseroil Ministero dei Lavori pubblici. Preferiva questo Ministero, perchè egli credeva che avrebbe potuto e saputo organizzare meglio che non abbia fatto il Tedesco l'esercizio di·Stato delle ferrovie eh' era una delle sue, o meglio delle nostre comuni .. passioni. Cosi oggi è andato volentieri al Ministero dell'Agricoltura e Commercio, d' onde dovrà venir fuori un Ministero del lavoro , perchè è convinto che da quel posto egli potrà fare tutto ·quel bene che se ne ripromette e che propone colla colonizzazione interna, coll'assicurazione per la vecchiaia , con tanti altri provvedimenti sociali , che devono riuscire di grande profitto al paese in generale, alla Sicilia e al mezzogiorno in particolare. Escluso, come lo escludono quanti conoscono da vicino il Pantano, ogni basso movente nella determinazione· grave di un passaggio dal campo repubblicano, dopo averlo tenuto con tanto onore per circa quarantacinque anni, in quello monarchico, mi sembra doveroso, più che a sua difesa, pel culto alla sincerità, a cui non sono mai veuuto meno, di dare la spiegazione del mutamento , quale a me pare evidente. In due ordini di mot1v1 essa va cercata : uno, per cosi dire interno e subbiettivo; e l'altro esteriore ed obbiettivo. ' Accennai alla differenza di temperamento tra me e lui e mi è d' uopo insistervi. Edoardo Pantano visse per l'azione; non comprende che l'azione; non ama che l' azione: studente, medico , industriale, giornalista, deputato egli agi sempre energicamente; gli stessi suoi discorsi erano materiati di azione ed erano preparazione e stimolo all'azione. Il rimanere nel partito repubblicano gli sembrava condannarsi alla inazione per non dire al!'onanismo politico; e l'inazione io riduceva alla tristezza e quasi alla paralisi intellettuale; poichè il fosforo del suo cervello non da scintille se non quando esso e eccitato dallo attrito dell'azione. Nel suo temperamento espansivo, fattivo e che si compiace della convivenza e della cooperazione degli altri e cogli altri, quindi, sta la prima ragione del suo passaggio. Credutosi condannato all'inazione nel campo repubblicano è passato nel campo monarchico pur .di fare ed agire. Le condizioni del partito in cui militò sino a poco tempo fa rappresentano i motivi esteriori, obbiettivi. Edoardo Pantano era repubblicano perchè nella repubblica scorgeva il mezzo per rinnovare il popolo italiano, per migliorare le condizioni economiche , intellettuali e morali del paese. Il tentativo per migliorarle lo riteneva doveroso, necessario ed anche urgente; ma la repubblica tardava a venire e i repubblicani d' Italia , che non sono riusciti sinora - e mi auguro che riescano al più presto - a trovare una somma relativamente meschina per fondare un giornale quotidiano in Roma a lui è sembrato - ed a me non sembra diversamente - che non abbiamo alcuna fretta per farla venire, per prepararla. Edoardo Pantano ha fatto suo il pensiero e il proposito che Felice Cavallotti esprimevami nella lettera che pubblicai il 30 marzo 1898 in questa stessa rivista ed armonizzando il pensiero coll'azione , anzi in nome delle conseguenze logiche del primo , è divenuto Ministro del Regno d' Italia. Quale il pensiero di Cavallotti giova oggi tornare a far conoscere. Egli a proposito dei rapporti intimi stabiliti con Di Rudinì alla vigilia delle elezioni del 1897 in quella lettera in cui esplicitamente dichiaravami che i metodi e gl' ideali dei repubblicani non erano i suoi, scrivevami: « L'opera « ;nia da vari anni non è che uno sforzo continuo, « febbrile, per vedere di scuotere la fibra del paese « e per rialzarne le energie nei soli modi che credo « possibili, poichè · in un paese che non si è rivol- « tato neppure dopo Abba Carimé-Ìè ridicolo sperare « che si rialzi da sè col metodo rivoluzionario ». Non insisterò su questa convinzione , che si era fatta nell'animo di Cavallotti e che è arrivata alle logiche esplicazioni in quello di Edoardo Pantano, perchè questo tasto per me è doloroso ; insistervi riesce per me come se con un ago punzecchiassi i bottoni carnosi di una pi~ga sul mio corpo ! Ma spiegato nel modo che a me pare il più naturale il mutamento avvenuto nell'attitudine politica di Edoardo Pantano devo render conto del merito o del demerito che nell' avvenimento 1111 viene assegnato. Credono alcuni, avversari ed amici politici , che io ho incoraggiato col mio esplicito consentimento l'atto che l'amico mio ha compiuto; e gli uni me ne danno lode, gli altri biasimo. Non merito nè l'una nè l'altro. _ Coloro che pensano che una mia parola avesse potuto modificare in un senso o in un altro la determinazione di un uomo qual' è Edoardo Pantano non conoscono quanto piccola sia la mia forza persuasiva e quale la tempra del suo carattere. Se avessi dovuto incoraggiare o consigliare, poi, quanti mi conoscono sanno che meglio che colle parole avrei potuto farlo coll'esempio: lo avrei preceduto o mi apparecchierei a seguirlo nella nuova via sulla quale si è messo. Quando conobbi la sua determinazione, che non potevami riuscire nuova ed improvvisa per le ragioni che ho esposto, non detti una approvazione eh' era superflua ; non un biasimo, che lo avrebbe addolorato senza farlo recedere dal suo proposito. Aggiungo che non mi sentivo il diritto , se ne avessi avuto il potere, di far mutare di avviso chi vuol compiere un atto che crede utile al proprio paese. Per poter esercitare tale diritto avrei dovuto essere sicuro della mia infallibilità. Che io dovessi dubitare fortemente della mia infallibilita me lo imponeva il fatto che mentre io e pochi altri ci ostiniamo a rimanere quel che fummo, l'Italia nella sua grande maggioranza si è inchinata ed ha plaudito a coloro eh~ mutarono; ciò che mi fa oggi rimanere scettico, incredulo di fronte a certi serotini scoppi di moralità politica e . di apologia del carattere, che hanno tutta l' apparenza di essere suggeriti dall' invidia , dalla innata malignità , da tutto ciò che non è bello e non è buono- da tutto meno che dalla sincerità e dalla elevatezza dell' animo. Una domanda mi fece Edoardo Pantano, alla quale detti risposta, che mi può essere rimproverata, e della quale assumo, com'è doveroso, tutta la responsabilità : Credi conveniente, egli mi chiese, che io entri in un ministero presieduto da Sonnino ? Ed io conoscendo appieno quali erano i prop0siti dell'amico mio specialmente per quanto si riferisce al risorgimento della Sicilia e del mezzogiorno; ed essendomi convinto , specialmente frequentando

RIVISTA POPOLARE 63 Montecitorio in questi momenti di crisi, eh' era irrealizzabile il mio desideratum di un ministero di colore , tutto democratico o tutto conservatore - e dopo venti anni di sinistra e di trasformismo, lo avrei preferito conservatore - risposi decisamente che anche io sarei and~to con Sonnino, come non avrei esitato ad andare con Giolitti o con Di Ru- <lini dato e non concesso, che mi fossi deciso ad ' . assumere la croce del potere. Nel momento in cm c'è il supremo bisogno nell'interesse dell'unità della patria, di provvedere alla Sicilia e al Mezzoo-iorno Sonnino mi pareva più indicato perchè egli ha studiato quel problema trent'anni or sono quando pochi si erano accorti della sua esistenza; perchè è uomo di energici propositi e lo credo capace di mantenere ciò che promette. Ma i progetti Pelloux? Sono la pagina nera di Sonnino. Ma qual'è l'uomo politico italiano in condizioni di assumere la Pr~sidenza del Consiglio che non ha la sua ? Sono convinto che Sonnino ministro saprà cancellare la memoria di ciò che fece Sonnino ispiratore dei progetti reazionari del 1899-900; sono inoltre convintissimo che la presenza di Pantano e di Sacchi nel ministero sara un ostacolo ad ogni menoma riviviscenza dello spirito reazionario ; e che se questa si presentasse la loro uscita pronta e brutale sarebbe il ~egnale di allarme pel paese. Un' ultima parola i miei amici e lettori hanno il diritto di sentire da me e ad una critica che mi verrà mossa da avversari e forse da amici ho il dovere di rispondere. Quale impressione riporto dall' assunzione di Edoardo Pantano a ministro della monarchia? Certamente mi produce un senso· di pe11a, quale deve arrecarlo la separazione dopo una lun~hissima convivenza. In certi momenti nei quali 1 a sua parola energica ed incisiva mi ridava forza e coraggio mi sentirò solo e della solitudine avrò quasi paura. Il conforto lo avrò nella certezza che le opere sue saranno buon e ed utili al paese e che accelereranno, creando condizioni opportune di svolgimento, la marcia della democrazia, che per me si deve impersonare e culminare nella repubblica. Forse dagli amici e sicura men te dagli avversari mi verrà il rimprovero che io di fronte al caso Pantano non mostro quelle severità di apprezzamento , che anche da recente ho adoperato e che quindi anche io ricorro ai due pesi e alle due misure , che, usate da altri , hanno fatto rivoltare la mia coscienza. Non mi nascondo che il rimprovero nella parte formalistica sembrerà pienamente giustificato; ma non me lo muoverà chi terrà conto delle circostanze speciali che ho esposto e che servono a caratterizzare e distinguere il caso presente da qualche altro. Amici ed avversari dovranno infatti ricordare che alla discriminazione oggi non ricorro per comodità di difesa , ma che l' ho fatta in tempi, in cui non prevedevo, non sognavo possibile l'evento odierno. L'ira e lo sdegno mio contro l' apostasia sistematica , per voluttà di negare ogni criterio morale, per vanità deplorevole, per ambizione sfrenata,- non esplosero impetuosi quando si verificò il caso Fortis , il caso Ferrari , il caso Sacchi, il caso Marcora, il caso Credaro ecc. ecc. quantunque di questi casi non potessi darmi la spiegazione, che mi dò del caso Pantano. Potrò ingannarmi sui risultati benefici che avrà !")elpaese e per la democrazia il passo fatto da Edoardo Pantano ; afironterei qualunque tormento, come afl:ronto il giudizil) avverso di coloro che interessatamente non vorranno prestarmi fede, pur di afiermare con serenità la bontà e la elevatezza delle sue intenzioni. DorT. N. CoL ~r Le _oi:ioranze, tributate:recentemente a Giuseppe Mazz1m nella ricorrenza del primo centenario della sua nascita, si sono distinte e rimarranno memor~bi~i,, più che per la loro grandiosita, per l' una111mita del sentimento, che le ha ispirate ed accompagnate. Esse, com' è nel grato ricordo di tutti, v~nnero degnamente suggellate dalla presenza del g10vane Re alla commemorazione che d fìero ed irreconciliabile repubblicano fu fatta, nr' la gran sala del Collegio romano, in una f!iornata ~1edirò storica? da chi (Er~esto Nathan) è, al tempo stesso, ~ut~ntlco depositano del pensiero del Maestro ed 111s1gnerappresentante dell' idea democratica nel nostro paese. FL questa una conciliazione tra cose - principato J libertà - che Tacito chiamò dissociabile~? ~ quest_a domanda inopportuna rispondete recisamente di no. Prima di tutto in virtù dei moderni regimi de' quali pur noi b~nefìciamo non ci troviamo più di fronte al vecchio e, ormai,' sorpassato antagonismo tra i due principi, finito colla prevalenza finale e stabile dell' uno sull'altro. La liber_tà_che è sovranità popolare - conquista intangibile - anzichè essere schiacciata o semplicemente menomata dal principato, crea, con un atto d~l _suo vo~ere, il principato e può, quando lo creda, disfarlo. D. altra parte, pur ridotta la contesa alla pura quest10ne della forma del governo, ognuno, d?po quell' avveni1, .-:!nto,rimase nella propria opip10ne e 1:ella propria convinzione. Che se tutti fummo ~onco_rdi:1ell' apoteosi, ciò avvenne perchè tutti, bene illuminati, considerammo il Grande non in quello, che poteva dividerci, ma in 1 uello che poteva e doveva unirci: cioè nell'amore immenso verso l'ltalia nostra, del cui risorgimento politico egli fu u~10 de' pochi supremi fattori. E' questo, senza dubb10, un beneficio del tempo trascorso, che consente di ·considerare in modo sereno ed obbietti_~o- sine ira et studio - le fìgure storiche; ma c10 non deve in nulla diminuire in merito della a!Ilmirabile e commovente spettacolo di patria carità che, i1l un'occasione tanto solenne, abbiamo sapùtO dare al mondo intiero. Se non che, non basta, per la gloria di Giuseppe Mazzini, che i partiti militanti si siano, per un momento, fusi davanti alla sua memoria. Per quanto nel modo più degno, rimaniamo, così, nel campo politico, che è il campo spicciolo del dibattito del giorno, il campo delle contingenza, il campo limitato nello spazio (l'Italia) e nel tempo (il secolo XIX). In un campo siffatto, il valore (anche massimo) è relativo, passeggiero ed anche mortale perchè destinato, prima o dopo, come tutte le opere umane, a finire con l' avvenimento, in cui si è incarnato ed esaurito. Da questo punto di vista (voi ne converrete) è poco far risorgere una nazione: occorre possedere il segreto di far risorgere le nazioni E' ( r) Prolusio,1e al corso di filosofia del diritto tenuta nella R. Università di Roma l' 11 dicembre 1905.

64 RIVISTA POPOLARE anche poco essere fattore di una civiltà: occorre essere fattore di civiltà. La vera grandezza é, insomma, universale: deve, cioè, essere espressione d' un'idea o d' un sis:ema di idee, che, dovunque e sempre, siano capaci di portare la luce quando imperversano le tenebre o di rendere ancora più intensa e più diffusa la luce che vi risplende. Continuiamo, dunque, per altre vie, rispetto a Giuseppe Mazzini, il già iniziato lavorio di elevazione: compia:no, anzi, questo lavorio, spostando la grande figura dalla poli tic a alla scienza, dal fenomeno storico all' idea pura, dal particolare al1' universale, dal tempo all'eternità. Ciò è, fortunatamente, possibile perche Giuseppe Mazzini non fu soltanto azione, ma fl:1anche pensiero; non fu soltanto l' apostolo dell' applicazione alle sorti della patria nostra divisa ed incadaverita d' una rigeneratrice dottrina civile, ma anche autore d'una dottrina civile, che è, alla sua volta, capace di suscitare, in ogni tempo, simili apostolati pel risorgimento di mille patrie. E' questa la dottrina, che un Ministro italiano volle, con esempio nuovo e in conformità d'un voto patriottico di Giosuè Carducci, introdurre nelle scuole primarie e secondarie e che, invece, è tale da dare diritto a chi l'ha concepita ed edificata di entrare, trionfante, nelle aule universitariie e di starvi da dittatore. Accenno, evidentemente, una sua classica dottrina del dovere. Sia esse presentata, senza preconcetti e senza servilismi, per la sua valutazione sç_ientifica, nel tempio della scienza. Dovremo fare, forse, in omaggio al vero o a quello che tale ci sembra, alcune necessarie riserve s11l suo fondamento; ma, certo, entro da ti confini e considerata nella sua sostanza, non potremo che fìnire additando, in questa dottrina, la più no bile e la più feconda frlosofia della vita ìndividuale, sociale, politica ed economica. I. Diciamolo subito. Davanti al Tribunale della Sien:t:a, che è lo stesso tribunale della Ragione, Giuseppe Mazzini comincia col presentarsi in mala compagnia: si presenta, cioè, a braccetto con Dio. Questo fatto, che non può revocarsi in dubbio, costituisce una grave pregiudiziale per lo studio scientiiìco della dottrina mazziniana. Anzi, su questa, ch'è stata chiamata cc la teologia politica di Giuseppe Mazzini », abbiamo da Carlo Pisacane e Michele Bakounine a Giovanni Bovio, tutta una letteratura che suona, per lo più, rimproveri astiosi o rigide messe in istato d'accusa e, solo rare volte, · rammarichi pro.fondi e benevoli compatimenti. Ma rossequio doveroso verso il Grande, oltre che il senso dell'equità, impone l'obbligo tassativo di procedere, nella critica, con la massima circospezione e co' massimi riguardi, essendo eminentemente complesso il problema che ci si para davanti e potendosi nutrire la sicura speranza di trovare una soluzione tale da rendere tranquilla, davanti a Lui, la nostra coscienza moderna. Effettivamente, come ricerca del punto fondamentale; Giuseppe Mazzini rappresenta, non tanto un arresto del progresso, quanto un regresso vero e proprio. In lui, per circostanze storiche e psicologiche che studieremo, tutta l'evoluzione del pensiero subisce una decisa involuzione. Egli ha un concetto sacro del mondo; il mondo è tutto un 'infusione del divino; il mondo, per lui, come per Platone, è la lettera di Dio. Son sue queste parole: « Dio esiste. Noi non dobbiamo, nè vogliamo provarvelo: tentarlo ci sembrerebbe bestemmia, come negarlo follia. Dio esiste perchè noi esistiamo. Dio vive nella nostra coscienza, nella coscienza dell'umanità~ nell'universo che ci circonda. La nostra coscienza lo invoca ne' momenti più solenni di dolore e di gioia. L'umanità ha potuto trasformarne, guastarne, non mai sopprimerne il santo nome. L'universo lo manifesta con l'ordine, con l'armonia, coll'intelligenza de' suo' moti e delle sue leggi. Non vi sono atei fra voi : se ve ne fossero, sarebbero degni non di maledizione, ma di compianto. Colui, che può negare Dio davanti una notte stellata, davanti alla sepoltura de' suoi più cari, davanti al martirio, è grandemente infelice o grandemente colpevole. Il primo ate..) fu, senza alcun dubbio, un uomo, che aveva celato un delitto agli uomini e cercava, negando Dio, liberarsi dell'unico testimonio a cui non poteva celarlo e soffocare il rimorso, che lo tormentava >>. Certamente, il danno sarebbe assai limitato se questo fosse solamente una convinzione religiosa; se questo fosse solamente fede. Invece, è e vuole essere anche filosofia; è e vuole essere anche scienza. Peggio ancora, disfacendosi l'opera di eroici sforzi secolari, vengono di nuovo a confondersi idee e cose che dovevano, perlomeno, stare in, eterno, separate. Tali il cielo e la terra, la natura e la grazia, la 1 agione e la fede, la filosofia e la teologia. Più tassativamente, viene cancellata~ così, la pagina più gloriosa della scienza del Diritto naturale; la quale, non solo per sè stessa, ma anche e principalmente per le più benefiche conseguenze d'ordine civile e poli tic o che doveva produrre, allora nacque o rinacque, ricollegandosi col pensiero pagano, quando potè affermare la sua indipendenza assoluta da ogni concetto o preconcetto teologico. Ricordate, in proposito, che Ugone Grozio - il primo e già maturo frutto giuridico della rinascenza filosofica - pur difensore della divinità della religione cristìana, additò, proprio nell'ateismo, l'autonomia e la grandezza del Diritto naturale, alto proclamando che il Diritto naturale, discendendo direttamente dalla natura, esisterebbe anche se Dio non esistesse. Questo ritorno alla natura, questo predominio del naturalismo nel campo delle idee morali non era soltanto un' esigenza fìlosofica, indispensabile pel concetto scientifìco del mondo; era, anche, un'esigenza politica, indispensabile pel trionfo totale della libertà. Il diritto, confuso con la fede e, peggio, da essa dipendente, ci aveva dato, in genere, la supremazia della Chiesa sullo Stato ed, in ispecie, la tirannide. Se tutto era opera di Dio, se tutto era espressione della sua volontà, l'uomo era nulla; e, nel mondo, erano destinati a predominare ed a prepotere prima i ministri di Dio e, poi, quelli, ai quali questi ministri, a nome di Dio, concedevano, graziosamente, l'investitura de' poteri terreni. I ministri di Dio prepotevano su i principi, i principi su' cittadini e la duplice tirannide, chiesastica e politica, aveva quest' unica fonte: la fede in Dio. Vedete, da una parte, a Canossa, il sire alemanno prostrato a' piedi del Pontefice; vedete, dall'altra, Luigi XIV, che, reputandosi unto del Signore e padrone de' suoi sudditi come di un branco di pecore, dice che lo Stato è lui. Sono queste le più caratteristiche e.spressioni del Medio Evo politico; ma esse, quando i tempi saranno maturi, troveranno la loro tomba nella Rivoluzione. Ora, come se non avessimo avuta questa felice evoluzione di pensiero e di azione; come se non avessimo avuta questa esperienza dolorosa del passato, Giuseppe Mazzini, forse non inutilmente pel problema specifico del risorgimento d' I~alia,_ma certo assai incautamente, torna a dare, 111 pieno secolo XIX, una base teologica al diritto, al dovere, alla legge, all'autorità pubblica, alla libertà. Così egli parla: udite: <J. L'origine de' vostri doveri sta in Dio. Senza

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