RIVISTA POPOLARE 35 nostre coscienze; sono ben lungi però dal!' equivalere Rudinì e Zanardelli. Nella tua RilJista Popolare scrivi che Di Rudinì e Zanardelli furono ingannati << dalle menzogne narrate o telegrafate da Milano da Bava Beccaris, dai Bassano Gabba, dai Vigoni >>. Va bene ; ma appena Zanardeìli si accorse dell' inganno si ritirò ~al Ministero, il che si guardò dal fare il Rudinì, che sollecitò invece i processi e le condanne col mezzo del neo senaton: Bacci, strumento delle alte e basse giustizie medioevali di quel tempo. E allorquando il Sonnino eccitava il generale Pelloux a lacerare lo Statuto e sostituirlo colle leggi ecce· zionali, sorse Giuseppe Zanardelli, vindice del diritto che si tentava soffocare, e guidò le schiere dei deputati fuori della Camera per impedire che si compiesse il reato contro le guarantigie giurate per contratto bilaterale, e che, per quanto molto incomplete, costituiscono la sola legge che regga lo Stato italiano. Rudinì si trovava allora col Sonnino a lavorare insieme per lè leggi eccezionali; e tu scrivi che non si può condannare Sonnino alla segregazione perpetua dal potere solo perchè fu inspiratore del Pelloux. Eh via ! che desideri di più per formare giudizio su di un uomo politico? Chi studia propone, caldeggia - fino a spingere sull' orlo dell'abisso le istituzioni delle quali si dice tenero, - delle leggi che sopprimono 1 diritti fondamentali del l' uomo e del cittadino, - può, a seconda del vento che spira, cambiar linguaggio e gabellarsi per liberarle, - ma neli 'animo non muta; e appena l'occasione si presentasse tirerebbe fuori di nuovo le unghie del lupo. Lo chiami un errore politico. Ma vi sono errori politici che diremo così di seconda classe, che non intaccano la sostanza, e sui quali si può passar oltre; ma quando un legislatore propone di cancellare dallo Statuto le guarentigie sulle quali poggia tutto l'edificio o la baracca dello Stato, quel legislatore, che è il Sonnino, dimostra quale pensiero lo dirigerebbe ii giorno che diventasse ministro. E a te, che affrontasti sereno ogni sacrificio per mantenerti fiero difensore d' ogni libertà, non può sembrare <( grottesco 1) il tener lontano siffatte per• sone pericolose dal Governo. Tu non sei degli uomini « adattabili 11, nuova parola trovata ora per giustificare ìl trasformismo di quelli a cui i principii dan noia e risvegliano importuni ricordi ; e per questo sei, al pari di noi, sostenitore delle deliberazioni della Società Democratica lombarda che invocava un Governo tutto di un colore, senza sottintesi e senza equivoci che possa accingersi a un lavoro serio. Tu mi inse;1,ni che un Governo misto di uomini del Centre e di d<.:mocratici divisi da principii e da tendenze, non può condurre a termine nessuna riforma importante : son come due metalli che hanno diverse espansioni al calore, che se si vogliono unire insieme, si spezzano. E allora si continuerebbe l' accademia chiacchierina che affiigge oggi la Camera e fa sprecare il tempo. Non vi è via di mezzo per uscire dall'attuale marasma avvilente: o un ministero veramente conservatore o un ministero veramente democratico (democratico, non radicale) : - meglio, cred· io. quest'ultimo perchè impedirebbe di tornar indietro; - ma ad ogni modo un ministero di un sol colore che sarebbe sincero e quindi onesto. Tuo r. c. Anzi tutto mi piace di rilevare l'eloquente silenzio dell'amico Romussi sui signori .Marcorn, Mira e soci in radicalismo lombardo. Lo spiego nel senso che egli concorda pienamente nel mio giudizio; e se mi sbaglio mi corregga con chiarezza. Parecchie correzioni sono da fare a quanto l'amico e collega Romussi scrive sui rapporti tra Rudini e Zanardelli e sulle rispettive responsabilità. Una rettifica immediata gli venne dal Corriere della Sera (23 Gennaio) e la riproduco perchè da sola basterebbe a rimettere le cose a posto. Il giornale conservatore di Milano clic.e: (( Zanardelli si dimise in fin di maggio, quando il Tribunaie di guerra aveva già esp:c:tato otto processi. Egli rimase ministro durante tutte le repressioni, e venti giorni ancora dopo che erano finite e che il direttore del Secolo era stato arrestato. Ci mise un pezzo ad accorgersi del!' errore! « Nè maggior rispondenza alla verità ha l'altra affermazione che Zanardelli sorse vindice del diritto contro Pelloux che voleva lacerare lo Statuto colle leggi eccezionali. Zanardelli rimase presidente della Camera, mentre i provvedimenti politici Pelloùx venivano discussi e approvati in prima lettura. Perchè non si dimise subito per combatterli? E' che la sinistra allora sperava di accappararsi l' on. Pelloux, e perciò l' on. Giolitti votò in prima lettura con molti altri cli sinistra i provvedimenti stessi. Il pensiero di Zanardelli, del resto, si desume dal voto favorevole dei suoi amici Gorio, Massimini, Carcano, Bonardi, ecc. il. (< E' possib:le a soli 6 anni di distanza alterar così fatti dei quali la memoria è vivissima in tutti ? Rievoco i ricordi delle conversazioni avute con Zanardelli e Rudini e delle polemiche posteriori e completo le rettifiche. 1.0 Zanardelli, appena seppe delle repressioni di Milano non accennò all'intenzione di lasciare il Ministero. Vi restò e cooperò allo studio di quelle leggi politiche ed economiche, che furono poi presentate da Rudioi alla Camera in compagnia del Bonacci. Chi non voleva restare era il Visconti Venosta, il qua_le prima dei moti di Milano, gli aveva date le dimissioni e che dopo i moti minava e rendeva impossibile la vita al Ministro. Ciò perchè dai moderati e dai reazionari si consideravano il Rudini e lo Zanardelli come complici di Cavallotti e di tutti i rivoluzionari. Il Presidente del Consiglio si credette nel dover_e, perciò di presentare lui le dimissioni per ricostituirne uno qualsiasi col quale si potesse presentare al Parlamento anche per farsi battere, come aveva fatto nel 1892. Rudioi svincolò Z,10ardelli dalle solidarietà ministeriale der debito di lealtà. Distrutta per opera del Visconti Venosta, la situazione parlamentare che aveva, condotto al connuSio Rudini-Z,rnardelli, il primo, credette doveroso restituire la sua piena libertà al secondo. Qnesta condotta legale spiega perchè le relazioni rimanessero ottime tra i due uomini politici; tanto ottime che lo Zanardelli nel Giugno dello stesso anno, in cui mori disse a me e ad altri, che dai Presidenti del Consiglio di Sinistra non aveva ::1:ai ottenuta tanta libertà di azione e tanta fiducia quanto ne aveva ottenuta da un Presidente di 'Destra. 2.0 In quanto ai Tribunali Militari è doveroso avvertire, ché11 Zanardelli non avrebbe desiderato che essi fossero com presi nei decreti sullo Stato di assedio. Ma una volta, che la cosa era stata annunziata ritenne che bisogmiva lasciarla stare. Però, perchè dimenticare che la vera funzione dei Tribunali Militari cominciò sotto Pelloux, cui spetta la responsabilità delle condanne? Perchè addossarla a Rudini? Non si giustifica il sospetto che ciò si fa perchè egli è nato a Palermo anzicchè in Lorn bardia? Non si abusa del deplorevole scetticismo del Rudini stesso, che non cura la propria difesa ? 3.0 Mi riusci davvero penosa l'accusa rivolta dall'amico Romussi al Rudini, cui attribui una qualsiasi cooperazione con Sonnino nei progetti liberticidi del Pelloux. Non parliamo della famosa prima lettura dei disegni di legge reazionari: Il Corriere della Sera ha già ricordato che quasi tutta la Sinistra, stupidamente, votò il passaggio alla seconda lettura. Ma la verità impone di rammentare che allora Rudini era nimicissimo di Sonnino e che egii parlò e votò contro i decreti. Non approvò l'ostruzionismo; nè c'è da meravigliarsene se si riflette eh' egli era stato due -1olte Presidente del Consiglio ed era cugino del Re. Ma
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