Rivista popolare di politica lettere e scienze sociali - anno XII - n. 2 - 31 gennaio 1906

34- L{1ViSTA POPOLARE colpevole di non las-:iarsi sgozzare tranquillamente e che osa opporre una qualsiasi resistenza, che in questo c1so sarebbe tata soltanto passiva. I socialisti rivoluzionari, che hanno affrontato la morte eroicamente, sono degni di ammirazione come i tanti martiri nihilisti, che li hanno preceduti. Ma non se ne potrà ammirare la sapienza politica e la conoscenza delle leggi della evoluzione umana. Pretendere che di un colpo la Russia popolata da contadilli analfabeti, immersi nella più crassa ignornnz:i. e nella superstizione più vergognosa, si tr:1sformasse in un fiat, con un vero colpo di bacchetta magica è stata una ver,1 follìa; pretendere che in Russia, dove l'industria vive di capitale straniero e di protezione altissima, possa essere adott:tta la giornata di lavoro. di otto ore, che non hanno ottenuto ancora i lavoratori degli Stati Uniti, della Fr,111cia, della Germania, dell'Inghilterra-dove nel 1897 falli il grande sciopero dei m ccanici , che sono i più fortemente organizzati e che lottarono per 10 mesi e spesero 15 milioni dì lire per ottenerlo -- è d:1 dementi; domandare il suffragio universale per la Russia, dove rn1 moderatissimo regime costituzionale incontrerebbe gravi ostacoli per tunzionare rettamente, e quando non I' hanno ancora la Svezi:1 e l'AustriaUngheria, il Belgio, la Prussia e l'Italia, ci sembra addirittura la conseguenza di un perturbamento intellettuale, che non consente <li vedere la realtà. Questi funesti per quanto eroici..errori dei socialisti rivoluzionari banno dato buon giuoco alla reazione; la qliale non avrebbe osato o n0n avrebbe potuto riguatLignare terreno e com mettere le nuove scelleratezze cbe ha commesso senza di essi. Ristabilito l'ordine, se pur vi si riuscirà, saranno mantenute le promesse del manifesto del 30 ottobre? rimarrà al suo posto \Vitte? e se rimarrà al potere starà colla costituzione o colla reazione? Noi non osiamo fare previsioni; o meglio non ne azz::ndi::rno che un:1 sola: se domata la rivoluzione si ritornasse aU' autocrazia, allo czarismo puro e semplice di una volta si può essere sicuri, che a breve scadeuza ricomincerebbero le attuale convulsioni rivoluzionarie e reazionarie e si arriverebbe :1lla dissoluzione della compagine dell'Impero. Ciò che forse sarebbe un bene, se non d tosse il pericolo di una nuov:i spartizione deila Polonia a benefizio della Germania e senza aicun gu:1tbg1w pei pobcchi; se non ci fosse il pericolo di vedere perpetuata la guerra civile più sanguinosa nel Caùcaso tra Tartari, Armeni, Kirgisi, Georgiani ecc.; tra cristiani delle varie sette e musulmani; se non ci fosse la sicurezza che noi assisteremmo al gigantesco, all'i111mane massacro dei cinque milioni di Ebrei, che sono sparsi nell' im1nenso 1mpero. Certamente il Witte resistendo alla terribile tormenta dell' ora presente ha mostrato eh' eali noo è t> un uomo comune; tra breve , se saprà scartare la rcazion,e e far trionfare la costituzione, sapremo se egli potrà essere annoverato tra i politici più eminenti e tra i grandi uomini. Com unqne le giornate del 21 e 22 gennaio 1905, che tutto il mondo civile - e specialmente l'Italia e la Francia - ha commemorato con solennità ed entusi:1smo, rimarranno come una grande data storica, non inferiore a quella della caduta della Bastiglia. Con quelle giorn:ae s'iniziò la nuova .fase della vita di un Impero di circa 140 milioni di abitanti -- quanti forse non ne contava l'Europa all'inizio della rivoluzionç fomcese; esse saranno il punto di partenza di una difficile ma grandiosa evoluzione o il primo atto di una colossale tragedia rivoluziona ria. La Rivi.8ta Per la verità sul passato e per la logica nel presente L'amico Romussi nel Secolo fece un accenno molto inesatto all' articolo della Rivista del 30 Dicembre scorso (L' uttima commedia parlamentare), che provocò una mia lettera pubblicata nel Secolo del 22 Gennaio, cui seguirono alcuni commenti dtl Direttore del Giornale democratico di Milano. L'rnt,l e gli altri riproduco qui, aggiungendovi po• chi altri chiarimenti, nella speranza, anzi colla sicurezza, che l'amico Romussi vorrà prenderne nota in omaggio alla ve·rità, alla giustizia ed alla logica. Nel Secolo, adunque, si legge: Una lettera di Colajanni L'amico Colajanni ci scrive la seguente epistola nella quale r:sponde a un inciso che lo riguardava in una nos•.ra lettera aperta all' on. Turati del Secolo 6 gennaio : e la pubblichiamo ben volentieri perchè la polemica con Colajanni è utile a chiarire sempre mi_:glio le idee. Napoli, c7 gennaio 1906. C.iro Romussi, Assai tardi - e non tt: ne so1prenderai tu che conosci le svariate occupazioni mie - ho letto la tua lettera a Tu.rati nella quale mi presenti sic et simpliciter come un difensore di Sonnino e di Di Rudinì. Tu che ricorderai come male vennero interpretate le insinuazioni dei nostri avversari quando presentavano te e me insieme come difensori della Francia; consentirai quindi che io faccia brevemente conoscere ai lettori del Secolo in quale senso ho difeso Sonnino e Di Rudinì. Nell'articolo della mia Rivista Popolare, cui tu ti riferivi, dimostrai che in quanto a colpe ed errori politici Sonnino e Fortis, Di Rudinì e Zanarddli si equivalevano e che trovavo strano ed ingiusto che si adoperassero due pesi e due misure nel giudicare gli uni e gli altri. E tutto questo anche a parte di ogni considerazione sul funzionamento del regime rapprest:ntati vo eh' è assolutamente impossibile quando le maggio ranre sono del genere Ji quella affermatasi sul voto politico del 17 dicembre e di cui si vuole difendere l'esistenza. Questa la difesa da me fatta di Sonnino e Di Rudinì. Non altra. Tu hai trovato delle attenuanti per Zanardelli. Non voglìo lesin;1re sul loro valore, tanto più eh 'egli non è più. Ma puoi trovarne per Fortis? Soggiungi che il Secolo non lo ha difeso. Lo so ; nè io dissi cosa diversa : avvertii che gran parte di quella democrazia lombarda che fa capo al Secolo lo sostiene. L'esattezza delle mie affermazioni non puoi negarla; e se, per un momt:nto, te nt: dimenticasti ti ricorderei Marcora, Mira e, il primo voto equivoco della Società democratica di Milano, che indusse alla dimissione il suo Consiglio direttivo, che come me la pensa. Tu. infine rivolgendoti all'amico Turati vuoi stabilire una differenza tra l'attitudine sua e la mia. Rileggi il mio articolo e ti persuaderai, che ti sei sbagliato. Nel giudicare la situazione parlamentare attuale l' accordo tra me e Turati non potrebbe essere più completo. Il criterio direttivo è perfetta mente identico ; il modo di esporlo è alquanto diverso risentendosi delle diversità dei temperamenti e della forma lette• rari a eletta che è proprio dell' amico deputato per Milano e, che a me, disgraziatamente manca. Credimi sempre. tuo a.ffer_ionatissimo N. COLAJANN[ Permettemi, caro Colajanni, di rispondere direttamt:nte. D'accordo che (( quanto a colpe e ad errori politici, Sonnino e Fortis si equivalgono n e per parte nost1a li abbiamo combattuti entrambi, e nessuno voto favorevole ad essi pesa sulle

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